Notiziario dell'Unione per la lotta
contro l'emarginazione sociale
TELEFONO
AZZURRO: PRECISAZIONI E PROPOSTE
Riportiamo
una nota sull'incontro avvenuto fra il Prof. Ernesto Caffo, Promotore del
Telefono azzurro ed i Signori Giorgio Pallavicini, Francesco Santanera e Frida
Tonizzo dell'ANFAA e dell'ULCES. L'incontro ha avuto luogo il 31 marzo 1988 su
richiesta del Prof. Caffo.
Il prof. Caffo ha esordito segnalando l'attività del «Telefono
azzurro», i vincoli posti dai giornalisti (che preferirebbero riferire su casi
singoli, se possibile eclatanti) e dalla RAI-TV (idem c.s.). Ha inoltre
segnalato alcune strumentalizzazioni, come quella dell'Assessore regionale che
intenderebbe affidare la gestione del «Telefono azzurro» ad un gruppo di
«volontari» del suo partito.
Riconosce che l'iniziativa del «Telefono azzurro» può
essere strumentalizzata dagli enti pubblici, (v. l'esempio di cui sopra) siano
essi Regioni, Comuni, USL.
Da parte di Pallavicini, Tonizzo e Santanera viene
precisato quanto segue:
1) vi sono violenze inflitte ai bambini da familiari
su cui occorre intervenire. Non vanno però dimenticate le cause socio-economiche
che influiscono su queste violenze (mancanza della casa, del lavoro, carenze
dei servizi sanitari, sociali e assistenziali, ecc);
2) vi sono violenze inflitte da enti pubblici e
privati: si citano i 65 mila minori ricoverati in istituti di assistenza
(secondo i dati ISTAT aggiornati al 31-12-84) senza che siano assunte iniziative
previste dalla legge 184/83 (aiuto alle famiglie d'origine, adozione,
affidamento a scopo educativo, comunità alloggio). Si citano inoltre i 100 mila
bambini e ragazzi che evadono la scuola dell'obbligo;
3) sulle violenze di cui sopra e sulle altre (carenza
o più spesso assenza di interventi nei confronti di minori handicappati,
mancanza o scarsità di iniziative di prevenzione del disagio minorile,
deportazione assistenziale ecc.), finora il prof. Caffo e gli addetti al «Telefono
azzurro» hanno taciuto;
4) si riconosce l'utilità di un servizio cui segnalare
situazioni di abusi e violenze sui minori. Questo servizio, per evitare
possibili strumentalizzazioni da parte delle Regioni, delle USL e degli enti
locali, dovrebbe essere autonomo rispetto ai suddetti enti. Dovrebbe quindi
essere una delle attività dell'Ufficio di pubblica tutela;
5) mentre si riconosce che vi sono difficoltà da
parte di molti giornalisti della radio e delle televisioni, l'esperienza
dell'ANFAA, dell'ULCES e del CSA dimostra che è possibile ottenere anche la
pubblicazione di notizie riguardanti aspetti e responsabilità sociali;
6) si è fatto presente al prof. Caffo che Prospettive assistenziali è a
disposizione per pubblicare uno o più suoi articoli;
7) nel convegno di Sirmione e in quello di Torino
del 23-24 gennaio 1988 «Disagio dei minori - Disagio degli operatori»,
organizzato dalla associazione operatori contro l'abuso ai minori, non sono
state chiamate in causa le responsabilità gravissime e lampanti che gli
Amministratori delle Regioni, delle Province, dei Comuni e delle USL hanno nei
confronti delle carenze dei servizi assistenziali e nel disimpegno degli altri
servizi sociali (assistenza scolastica, sanità, casa, formazione
professionale, lavoro, ecc.) nei confronti dei minori privi di un adeguato
sostegno da parte dei familiari.
C'è un grosso rischio che «Telefono azzurro» continui
a presentare i problemi socio-assistenziali come problemi risolvibili
intervenendo esclusivamente a livello tecnico, sottovalutando o dimenticando i
condizionamenti politici sulle scelte operative. Al riguardo Pallavicini, Santanera
e Tonizzo sottolineano che la pluralità di enti che dovrebbero intervenire
(Comuni, Province, USL) e la non chiarezza delle rispettive competenze è un
problema tecnico che però «Telefono azzurro» ha finora ignorato.
Viene anche segnalato il ruolo che il volontariato,
soprattutto quello familiare e promozionale (e non gestionale), può svolgere (e
ha svolto) per il cambiamento culturale e operativo, se opera assumendo come
riferimento le esigenze ed i diritti dei minori.
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