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RISOLUZIONE DELLA
FEDERAZIONE MONDIALE DELLE CITTA’ UNITE SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Al termine
dei lavori della Conferenza «Handicap e città» è stata approvata la
risoluzione che riportiamo integralmente.
La Conferenza «Handicap e città» si è tenuta ad
Helsinki dal 18 al 20 maggio 1988. Ringraziamo l’Organizzazione delle Città Unite,
l'Associazione delle Città Finlandesi, la città di Helsinki, l'Associazione
Nazionale degli Handicappati e tutte le altre Associazioni che hanno
contribuito al successo di questa manifestazione.
A conclusione dei lavori la Conferenza ha adottato
la seguente risoluzione:
- gli handicappati devono avere gli stessi diritti
degli altri cittadini. Per raggiungere questo risultato è necessario garantire
la loro autonomia, la loro integrazione sociale;
- il progresso scientifica e tecnico può diminuire
gli ostacoli che gli handicappati incontrano nella loro vita quotidiana. Ne
risulterà un miglioramento nella vita di tutti i cittadini;
- l'handicappato ha diritto ad una abitazione dove,
con o senza aiuto, possa essere autonomo nella vita quotidiana. Si devono
rendere accessibili sia agli handicappati che alle persone anziane tutte le
abitazioni nuove o vecchie;
- gli handicappati devono potersi muovere in tutta la
città senza rischio di incidenti. Devono accedere, come chiunque, a qualsiasi
tipo di trasporto, sia esso pubblico o privato ed il costa deve essere uguale
a quello degli altri cittadini. È fondamentale eliminare gli ostacoli causati
dall'altezza dei gradini e dagli altri dislivelli. È necessario riadattare
tutto ciò che costituisce barriera architettonica ed è altresì importante
installare segnalazioni acustiche e tattili;
- la loro autonomia dipende dalle possibilità di
accedere a tutti gli immobili, quelli amministrativi e ricreativi in
particolare;
- l'abolizione di ostacoli nella vita quotidiana
implica l'adozione di misure che favoriscano la comunicazione. I mezzi di
informazione e le moderne tecnologie possono garantire ad ognuno, indipendentemente
dalla natura del proprio handicap, di capire ed essere capiti. Deve essere
considerato alla stregua degli altri cittadini nei suoi rapporti con le
pubbliche amministrazioni e con i servizi sociali. Il diritto ad un lavoro
retribuito è la vera garanzia dell'integrazione sociale dell'handicappato;
- bisogna prevedere particolari disposizioni per
adeguare posti di lavoro sia con i mezzi tecnici sia con il sostegno personale
al fine di assicurare le stesse possibilità di lavoro. I giovani e i bambini
non devono essere isolati a causa del loro handicap;
- l'integrazione si deve iniziare fin dalla più
giovane età con una serie di provvedimenti: adattare l'architettura, fornire
un adeguato supporto tecnico ed assicurarsi che le risorse personali disponibili
siano sufficienti;
- è in aumento il numero delle persone anziane e le
loro infermità si accrescono rapidamente con l'età. Molto simili a quelli
degli handicappati sono i problemi posti dalle persone anziane; spesso l'età
avanzata si accompagna a difficoltà nello spostarsi nella città e ad un calo
delle percezioni sensoriali. Le misure adottate per diminuire la dipendenza
fisica e sociale degli anziani sono simili a quelle che devono essere prese per
gli handicappati;
- una completa integrazione sociale presuppone la
partecipazione di tutti alle attività culturali e politiche della città;
- non basta sopprimere gli ostacoli che impediscono
l'attività dell'handicappato e favorirne l'autonomia;
- è compito di ciascuno e di tutti riconoscere il diritto
civico di ogni persona e, ovviamente, dell'handicappato. Ogni Comune deve
fornire le informazioni sui servizi indispensabili per l'esercizio di questo
diritto;
- se vogliamo che gli handicappati possano prendere
parte, a tutti gli effetti, alla vita sociale può essere necessario fornire
loro l'assistenza personale per attività come la cura dell'igiene personale,
le attività domestiche, il lavoro, lo studio, il tempo libero ed i viaggi.
Questi servizi devono essere assicurati garantendo alla persona interessata la
gestione della propria vita;
- le città hanno un ruolo di primo piano da svolgere
per migliorare la situazione degli handicappati e le loro condizioni di vita.
L'amministrazione locale può influire direttamente sulla vita quotidiana degli
handicappati in quasi tutte le loro attività. Gli Stati devono sostenere questo
sforzo creando il quadro legislativo adeguato e le condizioni economiche
appropriate;
- nella progettazione architettonica e nei piani
regolatori bisogna prevedere tutti gli accorgimenti tecnici necessari per gli
handicappati, tenendo conto delle differenze in tutte le sfere di attività
della città. Tutta la popolazione trarrà beneficio da queste disposizioni;
- le città devono fare tutta ciò che compete loro per
ridurre gli ostacoli fisici e sociali imputabili all'handicap. Ciò significa
tener conto dell'handicap, sia nella costruzione che nell'organizzazione dei
servizi, sia quando la città diventa datore di lavoro, sia nella istruzione che
forma il comportamento. Bisogna migliorare non solo la situazione degli
handicappati ma la città deve dare l'esempio della loro integrazione;
- gli handicappati hanno il dovere e il diritto di
partecipare alle attività della città;
- nella città una vita serena ed armoniosa è
possibile solo se diversi gruppi di popolazione ed i loro specifici bisogni
sano tenuti in considerazione in tutte le iniziative.
CIRCOLARE
DEL MINISTERO DEL LAVORO SULL'ISCRIZIONE NEGLI ELENCHI DEL COLLOCAMENTO
OBBLIGATORIO DEGLI HANDICAPPATI CON UN GRADO DI INVALIDITA’ DEL 100%
Pubblichiamo
il testo della circolare n. 5 emessa dal Ministero del lavoro e dalla
previdenza sociale in data 5 gennaio 1988.
Sono stati, da più parti, rivolti alla scrivente
quesiti e richieste di chiarimento in ordine alla possibilità di iscrivere,
negli elenchi di cui all'art. 19 della legge 2.4. 1968 n. 482, invalidi in
possesso di certificazioni rilasciate dalle competenti commissioni sanitarie
attestanti il riconoscimento di stati invalidanti quantificati nella misura
percentuale del 100%.
Questo Ministero aveva avuto, a suo tempo (circ. n.
6/13966/A del 28.10.1969), occasione di pronunciarsi in materia, esprimendo
l'avviso che «anche i minorati ad altissima percentuale di invalidità (talora
anche del 100%), possono se oculatamente utilizzati, svolgere sia pure eccezionalmente
determinate attività lavorative e quindi essere dichiarati collocabili».
Tale indirizzo è stato successivamente più volte
confermato in occasione di singoli quesiti. Nel merito, occorre - innanzi tutto
- tener presente che le tabelle in base alle quali viene attribuita la
percentuale di invalidità sono state dal legislatore predisposte non solo per
accertare la residua capacità dei soggetti interessati ma anche e
prevalentemente al fine di stabilire per gli stessi il diritto alla percezione
di pensioni, assegni e rendite di natura assistenziale e previdenziale
(assegni e pensioni agli invalidi civili, rendite per infortuni sul lavoro
ecc.).
Premesso: quanto sopra, ne consegue che non si può in
via assoluta escludere che, anche in presenza di certificazioni sanitarie che
riconoscono una invalidità dal 100%, non possano permanere in capo
all'invalido effettive residue capacità lavorative, che possono essere anche
consistenti relativamente ad attività in cui la minorazione incide in misura
modesta.
In tal caso, poiché gli Uffici Provinciali non sono
competenti a valutare se, in concreto, la suddetta condizione sussiste,
qualora gli invalidi in possesso di certificazioni di invalidità nella misura
del 100% richiedano l'iscrizione negli elenchi del collocamento obbligatorio,
gli Uffici stessi li inviteranno a rivolgersi all'organo sanitario competente
affinché specifichi se effettivamente sussistano residue capacità lavorative.
Solo in presenza di tale dichiarazione gli Uffici Provinciali del Lavoro
potranno, pertanto, procedere alla iscrizione degli interessati negli elenchi
di cui sopra.
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