Prospettive assistenziali, n. 83, luglio-settembre 1988

 

 

Notizie

 

 

RISOLUZIONE DELLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE CITTA’ UNITE SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE

 

Al termine dei lavori della Conferenza «Han­dicap e città» è stata approvata la risoluzione che riportiamo integralmente.

 

La Conferenza «Handicap e città» si è tenuta ad Helsinki dal 18 al 20 maggio 1988. Ringrazia­mo l’Organizzazione delle Città Unite, l'Associazione delle Città Finlandesi, la città di Helsinki, l'Associazione Nazionale degli Handicappati e tutte le altre Associazioni che hanno contribuito al successo di questa manifestazione.

A conclusione dei lavori la Conferenza ha adot­tato la seguente risoluzione:

- gli handicappati devono avere gli stessi di­ritti degli altri cittadini. Per raggiungere questo risultato è necessario garantire la loro autono­mia, la loro integrazione sociale;

- il progresso scientifica e tecnico può dimi­nuire gli ostacoli che gli handicappati incontra­no nella loro vita quotidiana. Ne risulterà un mi­glioramento nella vita di tutti i cittadini;

- l'handicappato ha diritto ad una abitazione dove, con o senza aiuto, possa essere autonomo nella vita quotidiana. Si devono rendere accessi­bili sia agli handicappati che alle persone anzia­ne tutte le abitazioni nuove o vecchie;

- gli handicappati devono potersi muovere in tutta la città senza rischio di incidenti. Devono accedere, come chiunque, a qualsiasi tipo di tra­sporto, sia esso pubblico o privato ed il costa deve essere uguale a quello degli altri cittadini. È fondamentale eliminare gli ostacoli causati dall'altezza dei gradini e dagli altri dislivelli. È ne­cessario riadattare tutto ciò che costituisce bar­riera architettonica ed è altresì importante instal­lare segnalazioni acustiche e tattili;

- la loro autonomia dipende dalle possibilità di accedere a tutti gli immobili, quelli ammini­strativi e ricreativi in particolare;

- l'abolizione di ostacoli nella vita quotidia­na implica l'adozione di misure che favoriscano la comunicazione. I mezzi di informazione e le moderne tecnologie possono garantire ad ognu­no, indipendentemente dalla natura del proprio handicap, di capire ed essere capiti. Deve essere considerato alla stregua degli altri cittadini nei suoi rapporti con le pubbliche amministrazioni e con i servizi sociali. Il diritto ad un lavoro retri­buito è la vera garanzia dell'integrazione sociale dell'handicappato;

- bisogna prevedere particolari disposizioni per adeguare posti di lavoro sia con i mezzi tec­nici sia con il sostegno personale al fine di assi­curare le stesse possibilità di lavoro. I giovani e i bambini non devono essere isolati a causa del loro handicap;

- l'integrazione si deve iniziare fin dalla più giovane età con una serie di provvedimenti: adat­tare l'architettura, fornire un adeguato supporto tecnico ed assicurarsi che le risorse personali di­sponibili siano sufficienti;

- è in aumento il numero delle persone an­ziane e le loro infermità si accrescono rapida­mente con l'età. Molto simili a quelli degli han­dicappati sono i problemi posti dalle persone anziane; spesso l'età avanzata si accompagna a difficoltà nello spostarsi nella città e ad un calo delle percezioni sensoriali. Le misure adottate per diminuire la dipendenza fisica e sociale degli anziani sono simili a quelle che devono essere prese per gli handicappati;

- una completa integrazione sociale presup­pone la partecipazione di tutti alle attività cul­turali e politiche della città;

- non basta sopprimere gli ostacoli che im­pediscono l'attività dell'handicappato e favorir­ne l'autonomia;

- è compito di ciascuno e di tutti riconosce­re il diritto civico di ogni persona e, ovviamente, dell'handicappato. Ogni Comune deve fornire le informazioni sui servizi indispensabili per l'eser­cizio di questo diritto;

- se vogliamo che gli handicappati possano prendere parte, a tutti gli effetti, alla vita socia­le può essere necessario fornire loro l'assisten­za personale per attività come la cura dell'igiene personale, le attività domestiche, il lavoro, lo studio, il tempo libero ed i viaggi. Questi servizi devono essere assicurati garantendo alla perso­na interessata la gestione della propria vita;

- le città hanno un ruolo di primo piano da svolgere per migliorare la situazione degli han­dicappati e le loro condizioni di vita. L'ammini­strazione locale può influire direttamente sulla vita quotidiana degli handicappati in quasi tutte le loro attività. Gli Stati devono sostenere questo sforzo creando il quadro legislativo adeguato e le condizioni economiche appropriate;

- nella progettazione architettonica e nei piani regolatori bisogna prevedere tutti gli accor­gimenti tecnici necessari per gli handicappati, tenendo conto delle differenze in tutte le sfere di attività della città. Tutta la popolazione trarrà beneficio da queste disposizioni;

- le città devono fare tutta ciò che compete loro per ridurre gli ostacoli fisici e sociali impu­tabili all'handicap. Ciò significa tener conto dell'handicap, sia nella costruzione che nell'orga­nizzazione dei servizi, sia quando la città diventa datore di lavoro, sia nella istruzione che forma il comportamento. Bisogna migliorare non solo la situazione degli handicappati ma la città deve dare l'esempio della loro integrazione;

- gli handicappati hanno il dovere e il diritto di partecipare alle attività della città;

- nella città una vita serena ed armoniosa è possibile solo se diversi gruppi di popolazione ed i loro specifici bisogni sano tenuti in conside­razione in tutte le iniziative.

 

 

CIRCOLARE DEL MINISTERO DEL LAVORO SULL'ISCRIZIONE NEGLI ELENCHI DEL COLLOCAMENTO OBBLIGATORIO DEGLI HANDICAPPATI CON UN GRADO DI INVALIDITA’ DEL 100%

 

Pubblichiamo il testo della circolare n. 5 emes­sa dal Ministero del lavoro e dalla previdenza sociale in data 5 gennaio 1988.

 

Sono stati, da più parti, rivolti alla scrivente quesiti e richieste di chiarimento in ordine alla possibilità di iscrivere, negli elenchi di cui all'art. 19 della legge 2.4. 1968 n. 482, invalidi in possesso di certificazioni rilasciate dalle com­petenti commissioni sanitarie attestanti il rico­noscimento di stati invalidanti quantificati nella misura percentuale del 100%.

Questo Ministero aveva avuto, a suo tempo (circ. n. 6/13966/A del 28.10.1969), occasione di pronunciarsi in materia, esprimendo l'avviso che «anche i minorati ad altissima percentuale di invalidità (talora anche del 100%), possono se oculatamente utilizzati, svolgere sia pure ecce­zionalmente determinate attività lavorative e quindi essere dichiarati collocabili».

Tale indirizzo è stato successivamente più volte confermato in occasione di singoli quesiti. Nel merito, occorre - innanzi tutto - tener presente che le tabelle in base alle quali viene attribuita la percentuale di invalidità sono state dal legislatore predisposte non solo per accer­tare la residua capacità dei soggetti interessati ma anche e prevalentemente al fine di stabilire per gli stessi il diritto alla percezione di pensio­ni, assegni e rendite di natura assistenziale e previdenziale (assegni e pensioni agli invalidi ci­vili, rendite per infortuni sul lavoro ecc.).

Premesso: quanto sopra, ne consegue che non si può in via assoluta escludere che, anche in presenza di certificazioni sanitarie che ricono­scono una invalidità dal 100%, non possano per­manere in capo all'invalido effettive residue ca­pacità lavorative, che possono essere anche consistenti relativamente ad attività in cui la minorazione incide in misura modesta.

In tal caso, poiché gli Uffici Provinciali non so­no competenti a valutare se, in concreto, la sud­detta condizione sussiste, qualora gli invalidi in possesso di certificazioni di invalidità nella mi­sura del 100% richiedano l'iscrizione negli elen­chi del collocamento obbligatorio, gli Uffici stes­si li inviteranno a rivolgersi all'organo sanitario competente affinché specifichi se effettivamente sussistano residue capacità lavorative. Solo in presenza di tale dichiarazione gli Uffici Provin­ciali del Lavoro potranno, pertanto, procedere al­la iscrizione degli interessati negli elenchi di cui sopra.

 

 

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