LE «BADANTI» IN OSPEDALE: UNA
SPERIMENTAZIONE INNOVATIVA
LINO NARDOZZI (1) - AUGUSTO ZAPPI (2) - MASSIMO PIERATELLI (3)
L'impressione che si ha quando si affronta la
tematica dell'assistenza negli ospedali italiani è che sembra esserci una
discrepanza fra il numero di persone in servizio e i livelli di assistenza
erogati. Infatti, nonostante si siano raggiunti valori medi intorno all'1,7-2
addetti per posto letto (in molti casi al di sopra della media europea di
1,5-1,6) e che si sia anche fatto un notevole sforzo per qualificare detto
personale con un obiettivo miglioramento quali-quantitativo globale, la
popolazione denuncia continuamente una insufficienza nell'assistenza
particolarmente nei settori non intensivi.
Le maggiori lamentele non riguardano tanto la fascia
di assistenza specializzata, quanto l'«assistenza di base», volendosi
intendere con questo termine l'assistenza alle funzioni più semplici in
pazienti non autosufficienti (l'alimentazione, l'igiene personale, il riordino
dei letti, la sorveglianza continuativa ecc.).
L'incapacità della struttura ospedaliera a dare
autonomamente risposte soddisfacenti all'assistenza di base ha spinto la
popolazione a ricorrere sempre più di frequente all'utilizzo di «badanti» a
pagamento. Si è creato un fiorente mercato per l'assistenza di base
integrativa a pagamento con la formazione di vere e proprie professioniste
del settore ed addirittura di cooperative specifiche di servizio.
Per porre nella giusta ottica il fenomeno va subito
rilevato che l'ospedale, sin dalle sue origini ha sempre fatto ricorso ad
aiuti esterni per le funzioni assistenziali più semplici. Tale funzione, sino
a pochi decenni fa, era svolta quasi esclusivamente dai parenti dei pazienti o
tutt'al più da amici o conoscenti.
I cameroni di degenza affollati di familiari che
facevano assistenza più o meno continuativa ai propri congiunti in ospedale
sono ben documentati anche nelle foto d'epoca.
Il rapido passaggio da una società contadina ad una
industriale e post-industriale ha in pratica provocato la scomparsa dei nuclei
familiari molto numerosi nei quali alcuni componenti si dedicavano ad
accudire gli altri membri lavoratori. Il nuovo modello micro-familiare,
composto quasi esclusivamente da unità tutte lavorative, non ha più permesso
una distinzione dei ruoli e pertanto anche l'assistenza a propri congiunti
ricoverati è stata affidata a mano d'opera extra-familiare, che è stato
possibile remunerare grazie al maggior benessere economico raggiunto. Il fenomeno
nuovo in ospedale è quindi il pagamento delle assistenze di base e non la
presenza di persone deputate a svolgere l'assistenza integrativa.
Negli ultimi decenni è anche notevolmente cambiata la
tipologia del paziente ricoverato negli ospedali e di conseguenza sono mutati
i bisogni assistenziali.
Le cause di ciò possono individuarsi in:
a) invecchiamento della popolazione per l'aumento
della vita media;
b) prevalenza delle malattie cronico-degenerative
rispetto a quelle acute;
c) sviluppo tecnologico della medicina sia in termini
diagnostici che curativi;
d) ricorso sempre più frequente alla spedalizzazione.
Tralasciando di approfondire tali temi su cui esiste
una abbondante letteratura, va rilevato come l'incremento del personale
avvenuto in questi anni sia andato a potenziare prevalentemente i settori che
più promettevano di elevare i livelli di salute (settore diagnostico ad alta
specializzazione, interventistico ecc.) e in misura minore i settori
assistenziali non intensivi. Se è pur vero che anche in questi settori
l'assistenza è di norma migliorata in termini quali-quantitativi, essa non è
certo ancora sufficiente per coprire la fascia assistenziale svolta dai
familiari o dai loro vicari (badanti).
A tutto ciò si deve aggiungere che il trend di
sviluppo professionale degli operatori paramedici iniziato negli anni '60, con
il conseguente allineamento agli standard europei, ha portato in Italia
all'abolizione di figure intermedie assistenziali quali l'infermiere generico
che, proprio per il suo background culturale, era particolarmente impiegato nei
compiti di «assistenza di base».
La richiesta che viene attualmente avanzata a gran
voce dalla popolazione è che il servizio sanitario nazionale si faccia carico
integralmente dell'assistenza ai ricoverati coprendo anche la fascia di
«assistenza di base» attualmente a carico delle famiglie.
La richiesta trova fondamento ideologico nel continuo
espandersi negli ultimi decenni dello «Stato sociale».
La riforma sanitaria, che in effetti è uno dei pilastri
del «Welfare state» italiana, ha dato
ancora maggiore impulso all'idea di uno Stato che debba rispondere ad ogni
bisogno.
Purtroppo sino ad oggi lo risorse attribuite al S.S.N.
sono assolutamente insufficienti per rispondere ad una domanda così
generalizzata. Tant'è che la riforma risulta addirittura disattesa in molte sue
parti, e la medicina incapace di tenere il passo con gli sviluppi tecnologici.
In queste condizioni non si possono certo ipotizzare livelli assistenziali
più alti degli attuali. Indubbiamente, se i finanziamenti fossero tali da
permettere uno sviluppo dello «Stato sociale» a così ampio respiro, la
copertura adeguata anche dall'«assistenza di base» da parte del S.S.N. potrebbe
essere considerata un canale prioritario sia per importanza che per criticità,
per l'allocazione di nuove risorse.
Al contrario le ultime leggi finanziarie, che definiscono
tra l'altro livelli assistenziali abbastanza bassi, il blocco ormai
pluriennale degli organici, il costante aumento di vincoli normativi, le varie
ipotesi di «riforma della riforma» che stanno circolando, vanno tutte nella
direzione di ipotizzare un indirizzo strategico di contenimento della spesa
sanitaria e non fanno presagire per il futuro una ulteriore espansione dello «Stato
sociale», limitando anche fortemente i margini di manovra per una riconversione
delle risorse.
Certo che, se si dovesse rispondere a tutta la
domanda della popolazione (tutto, gratis, subito, a tutti e ad alto livello
tecnologico), bisognerebbe investire in Sanità una quantità di risorse ipotizzabile
intorno al 9% del reddito nazionale lordo, risorse queste che invece sembra
vengano giudicate al momento incompatibili con i piani di sviluppo di un Paese
in era post-industriale.
D'altro canto anche in altri Paesi, con un S.S.N.
simile al nostro, si sono avuti mutamenti di indirizzo tendenti alla selezione
del bisogno rispetto alla domanda sanitaria, con conseguente allocazione
prioritaria delle risorse nei settori a più alto «rischio sociale» (ospedali,
prevenzione, fasce protette ecc.) e con ridimensionamento di quelli con un
minor rapporto costo-benefici verificabile.
Le «assistenze di base», pur non rientrando
attualmente nell'ambito dei flussi di spesa prioritari, potrebbero però già
considerarsi un problema con maggior criticità e importanza rispetto ad
esempio alla risposta indiscriminata e gratuita alla domanda di esami di
laboratorio e farmaci.
Risulta chiaro comunque come «l'assistenza di base»,
e più in generale l'aumento quali-quantitativo dei livelli assistenziali in
ospedale, sia una tematica che per essere affrontata richiede, oltre che
l'allocazione di nuove risorse, anche un radicale ripensamento della struttura
di base e dei modelli organizzativi dei reparti, rimasti immutati ormai da
troppo tempo.
A Ravenna negli ultimi anni il fenomeno delle «badanti»
in ospedale aveva assunto dimensioni veramente preoccupanti per cui l'Amministrazione,
falliti tutti i tentativi di migliorare la situazione attraverso
regolamentazioni o contributi sociali alle famiglie, ha avviato una sperimentazione
che risolvesse in modo radicale il problema fornendo direttamente assistenze
gratuite in tutti i casi in cui se ne fosse ravvisata la necessità.
È stata pertanto attivata una convenzione con due
cooperative specializzate che fornissero il personale necessario (4). II
budget assegnato è stato di 50 milioni mensili per un totale di 600 milioni
annui. Ciò ha permesso di usufruire di operatori per la copertura di 7 turni di
24 ore o più turni di 12 ore secondo le necessità..
Ogni unità lavorativa non poteva assistere più di 4
pazienti contemporaneamente.
Si è creato un apposito sistema per la valutazione
delle richieste che venivano filtrate attraverso i responsabili di reparto, le
Assistenti sociali e la Direzione sanitaria.
Ovviamente le risorse sono state utilizzate
soprattutto da quei reparti a maggior bisogno di «assistenza di base»
(Medicine, Neurologia ecc.) e solo marginalmente dagli altri reparti.
Dopo circa un anno di sperimentazione si possono
trarre già le prime conclusioni. L'esperienza di Ravenna essendo unica in
Regione, ed a quanto ci consta, unica anche in Italia, assume grande interesse
sia dal punto di vista culturale, che da quello della valutazione del
costo-benefici dell'operazione. Inoltre l'introduzione di questa nuova forma
assistenziale ha portato ad un ripensamento globale della problematica dell'assistenza
in ospedale ed a formulare anche una ipotesi concreta di riorganizzazione per
l'ospedale di Ravenna.
Le indicazioni scaturite dalla sperimentazione
possono essere così riassunte:
A) la popolazione ha accolto ovviamente con favore
l'iniziativa con un notevole aumento degli indici di gradimento per il servizio
pubblico. Infatti molti pazienti non sono più voluti andare in casa di cura
privata convenzionata, anche se in essa veniva garantito un maggior confort
alberghiero, proprio perché non era presente il servizio di assistenza
continuativa;
B) l'esperienza ha rilevato un'oggettiva deficienza
dell'assistenza di base erogata nei reparti, proporzionale alla presenza di
ricoverati con vari gradi di non autosufficienza ed ha confermato un
soddisfacente livella dell'assistenza specialistica infermieristica, che è
peraltro ulteriormente migliorata grazie allo sgravio dell'attività svolta
dalle assistenze di base nei reparti ove esse erano presenti;
C) con il budget
stanziato si è riusciti a soddisfare solo il 60% del bisogno reale assistendo
di media una trentina di pazienti al giorno contro circa i cinquanta
individuati;
D) si è creata una discreta conflittualità fra coloro
che potevano usufruire delle assistenze continuative ed il restante 40% escluso
da esse in quanto in condizioni meno critiche o per gravità o per bisogno
sociale;
E) non è stato quindi possibile eliminare completamente
le badanti in ospedale anche se il problema è stato notevolmente
ridimensionato;
F) l'integrazione tra il personale USL e convenzionato
è risultata molto bassa, nonostante la buona volontà di tutti, proprio perché
il modello istituzionale, con la rigida differenziazione della dipendenza
giuridica e della distribuzione delle mansioni e dei compiti, non ha permesso
di attenuarne i livelli;
G) l'infermiere professionale per il suo background culturale, e quindi per il
livello professionale e scientifico raggiunto, mal si presta a ricoprire la
fascia dell'attività di assistenza di base, inoltre, in un corretto rapporto
costo - benefici, appare obiettivamente uno spreco utilizzare infermieri
professionali per compiti a scarso contenuto tecnologico;
H) per svolgere l'attività assistenziale di base,
che comunque richiede una certa qualità della mano d'opera, si è utilizzato
personale esterno con scarsa esperienza (cooperative).
La soluzione del problema non sta solo nel semplice
incremento delle risorse assistenziali, bensì è il modello organizzativo e la
struttura nell'assistenza di base nei reparti che deve essere rivista.
Attualmente infatti l'assistenza in ospedale viene
erogata basandosi su standard rigidi di riferimento e non sul tipo di
patologia presente in reparto, che invece richiede anche livelli qualitativi
di assistenza differenziati.
La tipologia del lavoro nei reparti può essere
sintetizzata in quattro grandi fasce di attività:
1) fascia di
assistenza specialistica intesa come mansioni professionali dirette sul
paziente in fase acuta e attività diagnostico - terapeutica integrata con
l'équipe medica;
2) fascia di
assistenza di base intesa come attività che prevede compiti assistenziali
elementari quali il lavaggio e pulizia dell'unità paziente, ma anche come
supporto a quei pazienti che mostrano livelli di non autosufficienza nelle loro
funzioni vitali (alimentarsi, vestirsi ecc.);
3) fascia di
attività di «raccordo» intesa come attività di collegamento e di supporto
(trasporto provette, barellamento, approvvigionamenti ecc.);
4) fascia di
attività di pulizia. Queste fasce sono distribuite in misura diversa
all'interno delle singole unità operative ed affidate a più figure
professionali. Attualmente gli infermieri professionali svolgono in tutti i
reparti sia le attività di assistenza specialistica sia, in misura minore,
quella di base, coadiuvati al momento nella sperimentazione dal personale
convenzionato (ove questo è presente). Gli ausiliari svolgono tutta l'attività
di raccordo e di pulizia dei servizi e di quasi tutti i reparti. La restante
attività di pulizia (spazi comuni, percorsi ed una piccala percentuale di
reparti in forma sperimentale) è svolta da ditte esterne specializzate
convenzionate con l'USL.
Si può tentare di esprimere in percentuale il bisogno
lavorativo delle diverse fasce di attività secondo il tipo di reparto
considerato:
Assistenza
Attività
specialistica di base raccordo pulizia
A) Reparti di terapia intensiva 70% 20% 5% 5%
B) Reparti specialist. 60% 30% 5% 5%
C) Reparti medici 40% 40% 10% 10%
Partendo da questa analisi e tenendo presente quanto
affermato in premessa, si può tentare di tracciare un nuovo modello teorico di
assistenza con le seguenti caratteristiche:
a) l'attività assistenziale a pazienti ricoverati
deve essere svolta da una équipe unica con identica dipendenza giuridica per
raggiungere buoni livelli di integrazione nelle diverse fasi dell'attività
seppure, in alcuni settori, con assegnazione di mansioni e compiti a diverse figure
professionali;
b) è necessaria una distribuzione del personale più
coerente con le esigenze dell'assistenza e quindi con la tipologia dei
reparti;
c) occorre affidare all'infermiere professionale
mansioni più congrue con i livelli culturali e scientifici raggiunti da questa
figura ed affidare compiti a minor contenuto tecnologico (assistenza di base)
ad altra figura professionale;
d) esiste oggi, alla luce delle normative vigenti,
un profilo professionale idoneo per assolvere compiti di «assistenza di base»
identificabile con la figura dell'ausiliario socio-sanitario specializzato,
che dovrebbe essere distolto da? compiti di pulizia ed inserito nell'attività
assistenziale dei reparti.
Per il raggiungimento degli obiettivi sopra riportati
bisognerà in primo luogo appaltare completamente le pulizie di tutto
l'ospedale (esclusi alcuni settori poi specificati) a ditte esterne per
liberare gli ausiliari attualmente impegnati in detta attività; quindi, grazie
all'introduzione di queste figure professionali nell'attività di assistenza,
andare al superamento della convenzione delle cooperative, che hanno fornito
nella fase sperimentale «l'assistenza di base». Non si rende necessario
nell'ipotesi seguente alcun incremento di personale infermieristico o ausiliario
per cui le piante organiche attuali rimarrebbero immutate (457 infermieri
professionali e 176 ausiliari). Una riattribuzione di mansioni e compiti ed una
diversa distribuzione dei vari profili professionali nei reparti può essere
ipotizzata secondo il seguente schema:
1) Dipartimento di emergenza e Divisioni specialistiche.
Attribuzione dell'assistenza specialistica e di
quella di base ad équipes esclusivamente infermieristiche in quanto
l'assistenza di base necessaria è assai modesta e difficilmente divisibile dal
resto della attività. Di conseguenza non appare opportuna l'introduzione in
questi reparti di ausiliari specializzati anche in considerazione della
altissima prevalenza di patologie in fase acuta. Attività di raccordo affidata
ad una squadra centralizzata. Appalto delle pulizie a ditta esterne;
2) Divisioni di medicina generale, Neurologia,
Oncologia, Malattie infettive.
Creazione di équipes miste di infermieri professionali
ed ausiliari socio-sanitari con funzioni solo assistenziali. Appalto delle
pulizie G ditte esterne. Attività di raccordo affidate ad una squadra esterna
centralizzata;
3) Sale operatorie, laboratori (analisi, anatomia,
patologia, centro trasfusionale), farmacia, trasporto rifiuti.
In questi settori e servizi dell'ospedale che
presentano o problematiche particolari o attività polifunzionali specifiche e
particolarmente accentrate, appare più opportuno mantenere organici ausiliari
destinati con compiti misti di raccordo, pulizie e attività tecniche;
4) Costituzione di una squadra centralizzata per
l'espletamento di tutte le attività di raccordo tra i reparti ed i servizi sia
sanitari che econormali (barellamento dei pazienti, trasporto provette e
materiali, distribuzione del vitto, interventi di disinfezione,
approvvigionamento di materiali ecc.). Ciò permetterebbe l'ottimizzazione
dell'utilizzo delle risorse oggi fortemente disperse in quanto ogni singola
unità operativa deve impegnare autonomamente proprio personale per i compiti di
raccordo.
Mentre nei reparti in cui sono presenti solo
infermieri professionali verrebbe mantenuta la turnistica attuale, in quelli
dove si è individuata utile la creazione di una nuova équipe a cui affidare la
funzione differenziata per l'assistenza di base, si dovrebbe attuare una
turnistica integrata (24 ore) composta da turni di infermieri professionali e
da turni di ausiliari socio-sanitari specializzati.
In alcuni casi ciò dovrebbe permettere il recupero
di qualche unità infermieristica con il conseguente potenziamento di quei
settori in cui vi è maggiore necessità di questa figura professionale (terapie
intensive, sale operatorie, emergenza ecc.).
L'unità operativa centralizzata addetta a compiti di
«raccordo», (barellamento e disinfezione ecc.) dovrà essere attiva 24 ore su 24
ed eventualmente suddivisa nelle fasce diurne in subsettori in grado di
servire zone prestabilite dell'area ospedaliera in funzione dei diversi flussi
di attività.
Pertanto la nuova distribuzione del personale nei
reparti con doppia figura assistenziale dovrebbero avvenire secondo, la
tabella di seguito riportata:
Attuale Proposta
infermieri ausiliari infermieri ausiliari
professionali professionali
- 1ª Divisione medica 26 7 22 24
- 2ª Divisione medica 24 7 22 24
- Neurologia 13 7 12 12
- Malattie infettive 12 3 12 6
- Oncologia medica 12 2 12 6
- Altri (1) - - - 6
(1) Queste unità formeranno un turno di 24 ore per
rispondere alle esigenze estemporanee di assistenza di base di quei reparti
dove l'assistenza è affidata esclusivamente a personale infermieristico.
Verrebbero impiegati per l'attività assistenziale 78 ausiliari su un totale di
176 unità.
Il personale, secondo la turnistica prevista avrebbe
la seguente concentrazione per fasce orarie:
Attuale Proposta
infermieri ausiliari infermieri ausiliari
professionali professionali
Divisione di Medicina generale
Mattino 6 3 6 6
Pomeriggio 6 3 5 4
Notte 4 - 3 4
Neurologia,
Oncologia, Malattie infettive
Mattino 3 1 3 3
Pomeriggio 2 1 2 2
Notte 2 - 2 2
Rispetto alla situazione attuale risulterebbero a
disposizione 11 infermieri professionali da ridistribuire come già accennato
nei settori a maggior specializzazione e nelle attività dell'emergenza.
Per ciò che concerne invece il personale ausiliario
rimarrebbero a disposizione 98 unità (176-78) da destinarsi nei settori a
gestione autonoma individuati secondo lo schema:
- attività di sala operatoria 29
- attività di trasporto rifiuti e disinfezione 10
- attività nei servizi (laboratorio analisi, ecc.) 11
- attività di raccordo 28
- attività di barellamento 20
––––
98
Nella nuova distribuzione, a fronte di una diminuzione
dei minuti di assistenza specialistica erogata da infermieri professionali,
peraltro contenuta entro gli standard minimi previsti a livello nazionale
(contati secondo la canonica regola di considerare solo quelli erogati da
infermieri professionali), si avrebbe invece un notevole incremento in termini
reali dei livelli assistenziali grazie all'inserimento turnistico degli
ausiliari nell'assistenza diretta di reparto, così come dimostrato dalla
seguente tabella:
Reparti Minuti
di assistenza
Attuale
Proposta
Infermieri ausiliari Infermieri ausiliari
professionali professionali
Medicina 1ª 83' - 70' 75'
Medicina 2ª 95' - 88' 95'
Oncologia medica 106' - 106' 53'
Neurologia 100'
- 91' 91'
Malattie infettive 104' - 104' 49'
Nella proposta vengono contati anche i minuti erogati
dagli ausiliari in quanto la loro attività sarebbe tutta assistenziale diretta
a differenza dell'attuale.
Occorre ora completare l'analisi prendendo in esame
la parte relativa ai costi rapportandola ai benefici che deriverebbero dalla
nuova organizzazione.
Allo stato attuale al costo fisso del personale in
pianta organica vanno aggiunte le seguenti voci di spesa:
- Assistenza di base 600
milioni
- Pulizie appaltate 350
milioni
–––––––––
950
milioni
La spesa per l'appalto completo delle pulizie,
esclusi i servizi autonomi dovrebbe aggirarsi intorno ai 1.350 milioni (+1000
milioni).
L'incremento globale assoluto sarebbe però solo di
circa + 400 milioni venendo a sparire la voce di spesa delle assistenze di base
(–600 milioni).
I benefici ottenibili sono di notevole rilevanza: a)
aumento notevole dei minuti di assistenza reali;
b) miglioramento dei meccanismi operativi e
dell'organizzazione del lavoro nei reparti;
c) rivalutazione dei ruoli di infermiere professionale
e dell'ausiliario socio sanitario;
d) razionalizzazione dei compiti di raccordo;
e) probabile scomparsa completa delle badanti grazie
alle maggiori risorse impiagate per la «assistenza di base».
Si tenga conto inoltre che un'ipotesi futuribile è
anche quella di affidare alcuni servizi generali (es. lavanderie) a ditte
esterne specializzate con rapporti di convenzione.
Il sistema proposto sarebbe in grado di riassorbire
in questa eventualità il personale recuperato, ovviamente dopo opportuni corsi
di aggiornamento e riqualificazione.
Come si può evincere dalla presente analisi, il
rapporto costo-benefici dell'operazione appare estremamente favorevole e l'ipotesi
sembra in grado, sia di dare risposta ai bisogni di miglioramento e
razionalizzazione della situazione attuale, sia di sviluppare le incongruenze
evidenziate nella sperimentazione.
Non va tuttavia taciuto che, tra i maggiori costi da
pagare per un'operazione di questo tipo, non va solo calcolata la spesa di +
400 milioni, ma anche la difficoltà organizzativa, culturale e sindacale di
superare modelli di lavoro cristallizzati ormai da troppi anni.
DELIBERAZIONE
16 APRILE 1986 DEL COMITATO DI GESTIONE DELL'USL 35 DI RAVENNA (')
Il
Comitato di gestione
Richiamato l'atto deliberativo n. 39787/2018 del
31/12/85, esecutivo per decorrenza dei termini il 18/2/86, con il quale veniva
disposto l'utilizzo di personale qualificato presso questa USL, mediante
convenzione fra le altre con le Cooperative ASCOR e CERCHIO di Ravenna;
Vista la relazione del Direttore sanitario f.f. con
la quale evidenzia l'esigenza di offrire al malato privo di assistenza di
famiglia a di assistenza privata, oltre che l'assistenza sanitaria anche la
assistenza psicologica e morale;
Richiamato l'atto deliberativo n. 1088/22050 del
24/7/85 reso esecutivo per decorrenza di termini il 30/9/1985 con il quale
veniva istituito dalla Scuola infermieri di questa USL un corso di studi per
la formazione di personale assistente di base per l'utilizzo all'interno dei
presidi ospedalieri, ai sensi della L.R. n. 39 del 2/11/1983;
Atteso che la formazione del suddetto personale
consiste in una assistenza di base a pazienti ricoverati non autosufficienti
nel quadro dell'umanizzazione delle degenze rivolta principalmente verso
l'assistenza psicologica e morale del malato stesso;
Verificato che nella media giornaliera dei ricoverati
nei presidi ospedalieri circa il 3% corrispondenti a n. 20/25 circa pazienti
rientrano tra quelli abbisognevoli di assistenza psicologica e morale come
sopra indicato;
Tenuto conto che l'USL nella sua complessa
'organizzazione pur essendo tenuta a soccorrere su problemi di ordine
psicologico il malato, è sprovvista delle figure operative come sopra individuate
e che pertanto non è in grado di fornire al malato stesso, oltre l'assistenza
sanitaria, anche quella psicologica e morale a completamento indispensabile in
taluni casi;
Considerato che il Servizio sociale ospedaliero può
garantire solo parzialmente il tipo di assistenza di cui sopra;
Ritenuto di dovere utilizzare gli operatori come
sopra qualificati ed in possesso di adeguata ed idonea capacità attitudinale
come rilevasi dall'apposito attestato in loro possesso;
Interpellate all'uopo le cooperative di intervento
sociale Ascor e Cerchio di Ravenna, specializzate a fornire personale come
sopra richiesto, le quali già convenzionate con questa USL si sono dichiarate
disponibili a fornire la loro collaborazione mediante allargamento della convenzione
in atto con personale in possesso della idoneità richiesta, mediante una retta
giornaliera di L. 64.885 + IVA;
Tenuto conto che da una approfondita indagine è
risultata la necessità di assistere giornalmente n. 20/25 pazienti per una
spesa approssimativa mensile di L. 50.000.000;
Ritenuto di poter fronteggiare la spesa approssimativa
di L. 50.000.000 mediante l'utilizzo della somma prevista dal Cap. 080 «Assistenza
sanitaria erogata da altre strutture convenzionate» iscritta nel bilancio di
previsione per l'esercizio finanziario 1986, in corso di approvazione da parte
dell'Assemblea dei Comuni;
Che tuttavia, data la particolare natura dell'assistenza
richiesta e fornita dalle Cooperative suddette, appare necessario limitare la
sperimentazione per un periodo non superiore a mesi 6 e quindi prevedere la
spesa conseguenziale di L. 300.000.000;
Preso atto del parere favorevole del Direttore
sanitario f.f. nonché dei primari interessati, rispettivamente sia sugli
schemi di norme interne per l'organizzazione dei servizi tecnici sanitari, nonché
sull'attività e sulla disciplina del suddetto personale che verrà inserito
nelle proprie divisioni o servizi, previa verifica delle attitudini e capacità
corrispondenti del personale inserito;
Visto il riferimento del servizio bilanci in ordine
al finanziamento della spesa;
Preso atto del parere favorevole dei Coordinatori
sanitario e amministrativo, presenti in seduta;
A maggioranza di voti palesi espressi a termini di
legge (astenuti Foschini e Siboni):
DELIBERA
1) di estendere la convenzione in atto con le
Cooperative Ascor e Cerchio di Ravenna come da allegato, facendo parte
integrante della deliberazione stessa, per le ragioni di cui in narrativa ed
alle seguenti condizioni essenziali;
A) mediante pagamento di una retta giornaliera di L.
64.885 + IVA per paziente per l'assistenza di n. 20/25 pazienti circa;
B) la convenzione avrà la durata per un periodo
sperimentale di mesi 6;
C) la spesa complessiva approssimativa non dovrà
comunque per detto periodo superare l'importo di L. 300.000.000;
2) autorizzare il Presidente pro-tempore alla stipula
delle convenzioni di cui trattasi alle condizioni con i termini indicati nel
suddetto allegato;
3) di prevedere un limite massimo di spesa di L.
300.000.000 previsto in maniera approssimativa per un periodo di mesi 6
mediante prenotazione dell'impegno di spesa al Cap. «Assistenza sanitaria
erogata da altre strutture sanitarie», con riserva di conferma dello stesso a
seguito della approvazione del bilancio di previsione per l'esercizio 1986;
4) di trasmettere copia del presente atto al Collegio
dei Revisori ai sensi e per gli effetti del penultimo comma dell'art. 17 della
legge 22/12/ 1984 n. 887 (Legge finanziaria 1985).
CONVENZIONE TRA L'USL N. 35 DI RAVENNA
E LE COOPERATIVE A RESPONSABILITA LIMITATA «IL CERCHIO»
E «ASCOR» DI RAVENNA
PER L'ASSISTENZA PSICO-MORALE A PAZIENTI NON
AUTOSUFFICIENTI
Tra l'USL n. 35 di Ravenna (in seguito denominata
USL) in persona del suo presidente pro-tempore e non altrimenti Sig. Spizuoco
Ing. Ernesto e le Cooperative a responsabilità limitata «Il Cerchio» e l'«Ascor»
(in seguito denominate Cooperative) in persona del loro rappresentante rispettivamente
Sig.ra Cortesi M. Grazia per «Il Cerchio» con sede in Ravenna Via Faentina 106
e Sig.ra Marisa De Renzi per l'«Ascor» con sede in Ravenna in Via Baccarini 40;
premesso
- che la Direzione sanitaria degli stabilimenti
ospedalieri di Ravenna-Cervia-Russi ha riscontrato la necessità di soccorrere
il malato non autosufficiente su problemi di ordine psicologico e morale;
- che le cooperative «Il Cerchio» e «Ascor» come
sopra costituite e rappresentate, tramite personale abilitato all'assistenza
di base ai sensi della L.R. 39 del 2/11/83 ed in conformità al proprio statuto
si prefiggono di fornire congiuntamente l'assistenza di base in ordine
psico-morale al malato non autosufficiente, mirata a favorire un rafforzamento
del livello di autonomia dell'utente nel contesto della degenza ospedaliera e
comunque nel rispetto della sua autodeterminazione;
- che l'Unità sanitaria locale n. 35 come sopra
costituita e rappresentata, riconosciuta nella sua complessa organizzazione la
mancanza delle figure professionali richieste dagli organi sanitari, nonché la
validità delle suddette cooperative congiuntamente a fornire il tipo di
assistenza individuata a soccorso del malato non autosufficiente;
Premesso quanto sopra, tra le parti si conviene e si
stipula quanto appresso:
Art. 1 - Le Cooperative come sopra costituite e
rappresentate si impegnano congiuntamente a mettere a disposizione della USL
n. 35 personale abilitato all'assistenza di base per soccorrere il malato non
autosufficiente con problemi di ordine morale e psicologico, previa consultazione
delle Capo Sala addette al controllo ed alle direttive per le incombenze di
natura organizzativa-tecnico-sanitaria;
Art. 2 - Al fine del coordinamento e dell'organizzazione
tecnico-sanitaria del servizio o reparto, gli operatori inseriti nei presidi
ospedalieri dovranno sottostare alle disposizioni impartite dal responsabile
del servizio o reparto, secondo apposito disciplinare debitamente verificato e
riconosciuto valido dalle cooperative interessate;
Art. 3 - Per il tipo di assistenza come sopra configurata,
le Cooperative congiuntamente si obbligano a mettere a disposizione della USL
n. 35 n. ..... unità operative, come sopra qualificate, allo scopo di fornire
l'assistenza giornaliera (24 ore su 24) a numero ..... malati;
Art. 4 - L'USL si obbliga di corrispondere alle cooperative
per gli interventi di cui al punto 3 una retta giornaliera massima di L.
1.666.000 + IVA, corrispondente a lire ...... per ogni assistito;
Art. 5 - Su richiesta dell'USL, ai fini gestionali, le
cooperative congiuntamente a fine di ciascun mese comunicheranno il numero di
interventi effettuati ed altro elemento amministrativo e contabile atto ad
evidenziare la qualità e l'adeguatezza del servizio;
Art. 6 - Il pagamento delle rette verrà effettuato dalla
USL congiuntamente alle cooperative a 90 giorni dalla ricezione dei rendiconti
mensili su presentazione fattura. Gli eventuali interessi di mora verranno
riconosciuti alle cooperative in caso di ritardo del pagamento: nei limiti
previsti dalla Legge regionale 29/3/80 n. 22;
Art. 7 - Eventuali inadempienze alla presente convenzione
saranno contestate dalla USL per iscritto e con fissazione del termine perché
le stesse siano rimosse, pena la risoluzione della convenzione; trascorso
inutilmente tale termine l'USL, avrà facoltà di ritenere risolta la convenzione
ai sensi dell'art. 1453 del Codice civile anche prima della scadenza di cui al
successivo art. 8;
Art. 8 - La presente convenzione ha la durata di mesi sei a
far data ...... e si intende tacitamente erogata per uguale periodo qualora
non venga disdetta da una delle due parti contraenti almeno un mese prima
della scadenza con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, salvo quanto
previsto al precedente art. 7;
Art. 9 - L'USL si riserva la facoltà, ai sensi dell'art.
1473 del Codice civile, di recedere dalla convenzione ancor prima della sua
scadenza con preavviso di un mese nel caso in cui non riterrà più valida
l'esperienza assistenziale di cui agli articoli precedenti o verranno a cessare
le esigenze e le necessità assistenziali sopra indicate;
Art. 10 - La presente convenzione vincola fin da ora le
cooperative verso l'USL mentre questa ultima rimarrà vincolata solo dopo
l'approvazione della presente convenzione dall'organo di controllo;
Art. 11 - La presente convenzione sarà registrata a cura
dell'USL secondo le procedure previste dalla legge. Le spese di bollo, di
registrazione ed ogni altra spesa attinente alla stipula della stessa sono a
carico delle Cooperative.
(1) Direttore sanitario Ospedale
Santa Maria delle Croci di Ravenna.
(2) Vice-Direttore sanitario Ospedale
Santa Maria delle Croci di Ravenna.
(3) Vice-Direttore sanitario USL 36,
Lugo di Ravenna.
(4) In allegato sono riportate la
deliberazione dell'USL 35 e la convenzione.
(*) La convenzione con le Cooperative
Ascor e Cerchio è stata rinnovata con deliberazione del Comitato di gestione
del 5 maggio 1987 (spesa L. 425 milioni per il periodo1.4.87/31.12.87) e del 15
febbraio 1988 (spesa presunta L. 600 milioni per il 1988. A modifica dell'art.
4 della convenzione verranno corrisposte per ogni turno di 24 ore L. 225.000
se si seguono 3 pazienti, L. 210.000 per 2 e L. 150.000 se si segue un
paziente).
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