MOLTO FUMO E POCO ARROSTO AL TERZO
CONVEGNO NAZIONALE DI AOSTA
ANNA ADORNI
(*)
Un problema caldo: i servizi sociali
Era partita bene questa idea, promossa dalla Lega
delle Autonomie Locali, dalla Città di Aosta e dalla Regione Autonoma, di darsi
appuntamento ad Aosta, ogni anno, per un incontro nazionale sul problema caldo
dei servizi sociali.
E caldo lo è senz'altro, soprattutto per i milioni di
utenti (minori, handicappati, anziani, ecc.) che, potendo, dovrebbero
addentrarsi nel labirinto dei referenti. Compito non facile anche per un «normale»
perché, a seconda delle realtà locali, i referenti cambiano: Comune, USL, USSL, Province, Comunità montane e, in alcuni casi, anche Regione.
Un'occasione mancata: Aosta laboratorio sperimentale
Era l'occasione per approfondire, per fare chiarezza,
per dare indicazioni al Governo e al Parlamento. Non solo, ma il tutto
prevedeva - ciliegina sulla torta per gli aostani - la possibilità di fare di
Aosta la sede di un laboratorio sperimentale di risposte nuove alle necessità
sociali, perché Aosta - si era detto - per le sue possibilità economiche e la
sua composizione sociale, umana, evidenzia in piccolo le stesse problematiche
che devono affrontare le grandi città italiane.
Questa possibilità aveva creato un notevole interesse,
soprattutto per quei gruppi di solidarietà e di volontariato sociale che da
anni fanno da aghi indicatori per le necessità emergenti.
Questa aspettativa è stata disattesa. Ad Aosta, in
questi anni, non si è visto sperimentare proprio nulla, anzi si resta con i
problemi di sempre ed in più le amministrazioni comunale e regionale si
accollano la non indifferente spesa (più di 200 milioni) dell'organizzazione
del convegno.
Le cose non dette
Quest'anno ci si sarebbe aspettati un approfondimento
dei grossi problemi aperti negli ultimi tempi dallo smacco della sentenza
della Corte costituzionale (riprivatizzazione delle IPAB, sottratte al
patrimonio pubblico), dalla destinazione dei 140.000 posti letto (contesi tra
la Sanità e la Assistenza) e dalle proposte di legge quadro sull'assistenza.
Si è preferito invece glissare e affrontare tutto un
altro aspetto sociale: quello del disagio giovanile, dando al convegno un tema
«Disagio sociale», che non rende appieno le gravi ed estreme condizioni di
emarginazione in cui vivono quotidianamente migliaia di bambini e ragazzi nel
nostro paese (per esempio i 60.000 ancora negli istituti).
Un principio dimenticato: i diritti della persona
Non si è neppure salvato il concetto importantissimo,
emerso fin dal primo incontro, nella relazione introduttiva dell'Assessore ai
servizi sociali del Comune di Aosta, Egidio Lanivi, di salvaguardarle i
diritti fondamentali delle persone (riconosciuti dalla Costituzione e dalle
leggi vigenti, ma troppo spesso disattesi), che dovrebbero essere punto di
riferimento costante per legislatori, operatori e amministratori pubblici;
principi capaci di tutelare gli individui e indispensabili per affrontare
dignitosamente tutto l'arco della vita.
Infatti le conclusioni tirate l'ultimo giorno del
convegno da Ranci Ortigosa, li hanno tranquillamente dimenticati.
Una delusione: idee scontate, nessuna soluzione
pratica
Vi è stata, in sostanza, una grossa delusione sui
contenuti emersi da questo convegno, che doveva tracciare «percorsi di
approfondimento per le politiche sociali delle Autonomie locali». Infatti non è
stato approfondito il discorso su quello che gli amministratori già devono
fare; non sono stati proposti concretamente nuovi risvolti operativi; non sono
uscite indicazioni importanti forse anche a causa dell'impossibilità per i partecipanti
di dibattere durante gli incontri plenari proposti invece sotto forma di tavole
rotonde.
Il tutto è stato considerato prevalentemente da un
punto di vista tecnico e in definitiva non è neppure stato chiarito il ruolo
delle amministrazioni locali.
Sul tappeto è rimasto anche il problema importantissimo
su chi dovrà gestire i servizi: se le Unità socio-sanitarie locali come da
tempo andiamo auspicando.
Ci pare evidente che quando le leggi regionali danno
incarichi di assistenza sociale ai Comuni (compresi quelli con poche centinaia
di abitanti) poco resta alle USSL per realizzare interventi alternativi; così
come è evidente l'impossibilità dei piccoli Comuni di dare risposte adeguate e
tempestive alle necessità emergenti.
Un convegno-passerella: e la prevenzione?
Nei lavori di gruppo, che si alternavano alle tavole
rotonde, si è avuta soltanto una carrellata di esperienze singole, molte delle
quali lombarde e quindi non facilmente rapportabili a realtà locali
profondamente diverse.
Gli Assessori comunali ai servizi sociali, riunitisi,
hanno fatto il solito pianto greco, imputando per ciò che riguarda carenze e
mancanza di servizi, la legge quadro dell'assistenza, che tarda ad arrivare,
la legge finanziaria, che crea di fatto ancora l'impossibilità di assumere
altro personale, ecc.
L'attenzione dei lavori, anche quelli a livello di
gruppo, ci è parsa, da subito, centrata più sulle risposte
riparative-ricreative che sui problemi della prevenzione (casa, istruzione,
lavoro, ecc.) per i quali ci si è limitati, ancora una volta, alle semplici
enunciazioni.
L'unica proposta nuova: l'autorganizzazione in un
diverso modello di sviluppo
Questa considerazione è stata fortunatamente
sviluppata all'ultimo momento, ma purtroppo con scarsa partecipazione di
pubblico, dal rappresentante della Lega nazionale Cooperative e Mutue, Pollo,
che ha evidenziato - fatta gravissimo - l'atteggiamento emergente di
considerare il disagio giovanile come ineluttabile conseguenza dell'attuale
modello economico.
Egli ha affermato che il disagio giovanile è lo
specchio della condizione adulta e ha evidenziato la necessità di sviluppare
una nuova cultura che coniughi insieme impegno sociale e sviluppo economico,
dando centralità al sociale e riequilibrandolo con l'aspetto economico.
Quest'interessante intervento ha aperto anche grossi interrogativi come:
«produrre a che fine?» e «il produrre è un valore in sé?».
Il relatore ha infine suggerito il concetto nuovo di
autorganizzazione dei bisogni e del sociale, concetto che introdurrebbe nuovi
tipi di solidarietà e toglierebbe gli utenti dall'attuale isolamento.
Un concetto, emerso da altri relatori, è stata la
necessità di concepire una diversa politica che consideri risorsa ciò che
attualmente è considerato «scarto», per esempio tutti i diversi.
Le promesse di Lanièce
L'Assessore della Regione Valle d'Aosta alla sanità e
assistenza Angelo Lanièce, intervenuto per ultimo, ha riconosciuto la necessità
che la Regione operi più intensamente ed ha preannunciato la predisposizione
di un disegno di legge regionale che abbia come finalità principale quella di
promuovere iniziative e servizi. L'obiettivo è quello di prevenire e superare,
almeno in parte, la situazione di disagio che rappresenta un rischio quotidiano
per le nuove generazioni.
L'Assessore si è impegnato, inoltre, a promuovere un
intervento legislativo che incentivi processi di interazione su queste
tematiche fra le varie componenti regionali, gli enti locali e il privato
sociale. Verrà quindi istituito un Osservatorio regionale sulle problematiche
giovanili, di coordinamento dei Comuni, che diventeranno punto di osservazione
della realtà locale.
Di seguito, ma anche parallelamente, sarà possibile
fornire ai Comuni le indicazioni operative per avviare servizi sperimentali nel
campo del recupero scolastico, della animazione del tempo libero,
dell'informazione per i giovani, dell'avviamento al lavoro, potenziando e
migliorando contemporaneamente i servizi già operanti.
In questo quadro - ha sottolineato Lanièce -
diventerà indispensabile coinvolgere i giovani stessi o per lo meno quelli che
fanno esperienze di associazionismo.
Dare voce a chi non ce l'ha
Una scelta questa, a nostro avviso, che non dà spazio
e voce ai bisogni e all'infelicità dei minori valdostani ricoverati negli
istituti fuori valle, di quelli inseriti nei convitti perché non sono state
approntate soluzioni alternative al loro disagio, di quelli incapaci di
manifestare le loro necessità perché troppo piccoli o troppo handicappati.
E proprio nell'ottica «di avere garanzie, di essere
aderente con la realtà e quindi efficace», suggeriamo all'Assessore Lanièce di
coinvolgere nel sua progetto di politica giovanile (che dovrebbe a nostro
avviso coprire la fascia di età 0-18 anni) tutte le forze sociali esistenti sul
territorio valdostano.
Si è trattato quindi di un convegno squilibrato,
scontato, rituale, frequentato quasi esclusivamente da operatori, privato di
un vero confronto fra tutte le forze sociali. Peccato!
(*) Sezioni di Aosta
dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie e dell'Unione per
la lotta contro l'emarginazione sociale.
www.fondazionepromozionesociale.it