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INACCETTABILE PROPOSTA DELLE
FERROVIE DELLO STATO IN MATERIA DI ACCESSIBILITA’ DEI TRENI
Il giorno
8.11.1988 il gruppo di lavoro per l'eliminazione delle barriere
architettoniche ha avviato una campagna per ottenere l'installazione di
elevatori negli ottanta vagoni, recentemente acquistati dalle FFSS e di quelli
di futuro acquisto. In seguito alle proposte presentate dai tecnici delle
FFSS relative ad installazioni di elevatori mobili situati nelle stazioni, il
gruppo di lavoro ha presentato un documento unitario che riportiamo
integralmente.
I sottoscritti, membri della «Commissione interministeriale
per la elaborazione ed il coordinamento delle politiche inerenti i portatori
di handicap» istituita dal Ministero per gli Affari Sociali Rosa Russo
Jervolino, rilevano con soddisfazione che in data 28.7.1988 il Consiglio di
Amministrazione delle FFSS ha deliberato l'approvazione di quanto segue:
1) programma di utilizzazione di 80 carrozze UIC-Z1
adattate al trasporto di invalidi in carrozzella, da utilizzarsi su varie
linee ferroviarie di notevole importanza a partire dall'orario estivo 1990, in
adempimento dell'art. 20 del DPR 384/78;
2)
esecuzione per l'adattamento e l'attrezzaggio delle relative stazioni
terminali.
I sottoscritti, sottolineando che ciò deve essere
considerato come un primo, seppur importante, passo cui dovrà seguire la
graduale ristrutturazione di tutte le linee e dell'intero comparto, precisano
quanto segue.
La soluzione proposta dalle FFSS di dotare le
stazioni di un elevatore per far entrare l'invalido in carrozzella nel vagone,
non è accettabile per i seguenti motivi:
a) il servizio dovrà essere usufruibile a tutti
coloro che non possono salire i gradini, anche se non invalidi in modo
permanente e quindi anche per gli invalidi temporanei, i nani, gli anziani,
gli asmatici, chi porta un bimbo in carrozzella, ecc. (Secondo i recenti dati
OMS e ISTAT, circa il 25% della popolazione);
b) in caso di sosta forzata durante il percorso,
l'invalido non sarebbe autosufficiente per scendere dal vagone;
c) la proposta delle FFSS prevede una spesa ingente
(elevatori, stipendi, ecc.) che dovrà essere sostenuta annualmente per sempre
poiché essa non costituirebbe investimento per modificare le strutture in via
definitiva: si tratterebbe di un assistenzialismo perpetuo anziché di una
integrazione definitiva;
d) in prospettiva, con l'adeguamento di tutte le
stazioni, la spesa proposta dalle FFSS aumenterà vertiginosamente.
Pertanto i sottoscritti chiedono con forza che i predetti
nuovi 80 vagoni - ed i prossimi acquistati - siano dotati di un elevatore
incorporato nel vagone (con prototipo già esistente presso il compartimento
FFSS di Firenze, costruito dalla Niccoli & Naldoli).
Bruno
Tescari «Lega Arcobaleno»; Tillo Nocera «Mov. Apost. Ciechi»; Amalia
Rossignali «Ass. Ital. Paraplegici»; Teresa Serra «Ass. Ital. Assist. Spastici»;
Cecilia Cattaneo «Un. Fam. Handicappati»; Laura Stopponi «Lega Naz. Dir.
Lavoro Handicap»; Fabrizio Vescovo «Debat - Anmic»; Paolo Meggiolaro «Ass.
Papa Giovanni XXIII»
LA CARITAS E LA CHIESA PER
LA DESTINAZIONE A FINI ASSISTENZIALI DEI PATRIMONI DELLE EX IPAB
Mons. Giovanni Nervo, Coordinatore della Conferenza
Episcopale Italiana per i rapporti ChiesaTerritorio, nell'articolo «La legge
quadro sull'assistenza e la questione delle IPAB», apparso su «Italia Caritas
Documentazione», n. 11, 1988, ha affermato quanto segue: «Come Caritas e come Chiesa mi sembra che dovremmo essere vigilanti e
decisi su di un punto: sia che i patrimoni delle IPAB passino ai Comuni, sia
che passino ai privati, è doveroso e necessario che venga rispettata la
volontà dei donatori e che i patrimoni rimangano destinati ai poveri. La cosa
non è scontata e finora non c'è nessuna garanzia.
«Non sarebbe
accettabile che il Comune nell'edificio della IPAB facesse il museo, o il
centro culturale, o il centro sportivo. Sarebbe ancora meno accettabile che il
Consiglio di Amministrazione di una IPAB privatizzata ne ricavasse un albergo,
o vendesse il patrimonio per investirlo in speculazione edilizia per altri
scopi e per interessi diversi da quelli fissati dal donatore.
«Certo le
finalità devono essere aggiornate e adeguate ai bisogni attuali, ma non
disattese stravolte.
«La Chiesa
su questo punto ha una precisa responsabilità morale perché questi patrimoni
sono stati messi a disposizione dai donatori nelle sue mani per i poveri».
I partiti ed i movimenti laici non hanno proprio
nulla da dire sui patrimoni delle IPAB? Fino a quando continueranno a tacere?
INFORMAZIONI SULL'ATASSIA
Che cos'è l'atassia
Indica
la mancanza di coordinazione dei movimenti muscolari volontari.
Le atassie ereditarie
Fra le malattie causate da errori metabolici
congeniti, le atassie ereditarie costituiscono un gruppo di forme morbose
progressivamente e gravemente invalidanti. I sintomi iniziali compaiono in età
compresa tra l'infanzia (Atassia di Friedreich) e l'arco dei quarant'anni
(atrofia cerebellare, olivocerebellare, olivoponto cerebellare, ecc.)
Le persone affette perdono gradualmente la capacità
di coordinare bene i movimenti, specialmente delle mani, di articolare bene la
parola, di mantenere l'equilibrio; e vedono diminuire la loro autonomia fino a
divenire completamente dipendenti.
La trasmissione della malattia è genetica. L'eredità
può essere recessiva (ed è il caso dell'Atassia di Friedreich): da due genitori
sani ma entrambi portatori dei geni della malattia possono nascere figli
ammalati; oppure può essere dominante (è il caso della maggior parte delle
atrofie cerebellari): basta che uno solo dei due genitori sia affetto perché
nascano figli ammalati.
La relativa rarità di queste malattie le rende anche
subdole, in quanto spesso si arriva tardi all'esatta diagnosi. Solo da pochi
anni un'intelligente forma di collaborazione internazionale - alla quale partecipa
anche l'Italia - ha consentito di avviare ricerche coordinate sulle atassie
ereditarie.
Nikolaus Friedreich
Medico tedesco, nato a Würzburg nel 1825, morto a
Heidelberg nel 1882. Ordinario di patologia medica e di terapia, direttore
della clinica medica di Heidelberg, Friedreich studiò in particolare le
malattie del cuore, dei vasi sanguigni e del sistema nervoso. È noto per aver
scoperto e descritto, nel 1863, l'atassia ereditaria che da lui ha preso nome.
Che cos'è l'A.I.S.A.
È abbastanza recente - a livello internazionale - la
nascita di associazioni volontarie che s'interessano delle sindromi atassiche.
L'Italia è stato uno dei primi Paesi a organizzare una propria associazione,
per iniziativa dei pazienti, famigliari e neurologi membri del gruppo internazionale
di ricerca sulle atassie ereditarie.
L'A.I.S.A. (Associazione Italiana per la lotta alle
Sindromi Atassiche) è nata nel 1982 con il fine di informare e sensibilizzare
l'opinione pubblica, la classe medica, gli enti cui sono affidati i servizi
sanitari.
L'A.I.S.A. si propone anche di organizzare attività
di carattere sociale per gli ammalati e di collaborare alla soluzione dei loro
problemi contingenti. L'associazione, inoltre, è impegnata a sostenere direttamente
la ricerca scientifica, contribuendo alla specializzazione di neurologi italiani
negli Stati Uniti. Recentemente, fra l'altro, l'A.I.S.A. si è dotata di un
potente elaboratore collegato con la banca-dati europea, cui affluiscono i
risultati delle ricerche internazionali.
La sede nazionale dell'A.I.S.A. è in Via Cattaneo
22, Magenta, Milano, Tel. 01-236004. Sono state costituite sezioni regionali in
Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Toscana, Campania, Puglia. Speciali
gruppi di lavoro sono attivi a Magenta, Agrate e Lissone, sempre nel Milanese.
L'Associazione pubblica anche un periodico
d'informazione: si chiama «Archimede» e ha cadenza trimestrale.
www.fondazionepromozionesociale.it