Prospettive assistenziali, n. 86, aprile-giugno 1989

 

 

Specchio nero

 

 

DUE PESI E DUE MISURE NEI CONFRONTI DELLA VIOLENZA AI MINORI

 

La pubblicità, specialmente quella televisiva, continua a bombardare la gente di messaggi con­tro la violenza ai minori. È ovvia l'esigenza di combattere ogni forma di violenza, specialmente nei confronti di coloro che non sono in grado di autodifendersi.

Vorremmo però sapere, per quale motivo, la pubblicità televisiva e telefono azzurro, mai e poi mai, dicono qualcosa contro la violenza del ricovero in istituto, nonostante che questa vio­lenza, spesso spietata, colpisca 50 mila minori.

 

 

TICKET NO, TICKET SI

 

Grandi proteste, articoli, cortei contro il ticket di 10 mila lire per ogni giornata di ricovero in ospedale, ticket da cui sono esenti i cittadini con bassi redditi.

Nessuna protesta, nemmeno da parte dei Sin­dacati pensionati e delle numerose organizzazio­ni di tutela dei diritti degli anziani, per il ticket di 30-50 mila lire al giorno per il ricovero in istituti di assistenza di anziani malati cronici non autosufficienti. Pagano anche coloro che hanno la misera pensione sociale di L. 250 mila al mese, pensione che viene incamerata dalle USL e dai Comuni.

 

 

QUANDO I SERVIZI FUNZIONANO MALE

 

Quando i servizi non funzionano può succedere che l'anziano «tutelato» e «rispettato» sulla car­ta, possa trovarsi da un momento all'altro sul lastrico.

Giovanni Farfoglia cardiopatico (classe 1919) bolognese dal 1961, per un «disguido burocratico» dal 27 marzo 1988 si trova in mezzo alla strada.

Il «Segretariato per i senza casa» (Strada Maggiore 13, Bologna, tel. 273.803) è interve­nuto sia presso l'Assessorato alle politiche so­ciali del Comune di Bologna (che non si è nep­pure degnato di un cenno di risposta) sia pres­so l'istituto Autonomo Case Popolari senza, al momento, nulla ottenere in favore di questo an­ziano. Si sono succedute a promesse, inviti alla pazienza; ma il Farfoglia la notte (da oltre un anno) è costretto a dormire in luoghi di fortuna.

Il fatto

Nel 1974 viene assegnato dal Comune di Bo­logna ad Alberto Cevenini ed a Giovanni Far­foglia un alloggio dell'I.A.C.P. in Via Stalingra­do 94. I due non sano legati da vincoli di pa­rentela. La convivenza col tempo ha qualche sfi­lacciatura e non è delle più facili. Nel frattem­po il Cevenini si ammala ed il Servizio sociale comunale si interessa presso l'IACP per otte­nere una nuova abitazione priva di barriere ar­chitettoniche (siamo nel 1987).

Il Servizio sociale nella richiesta di cambio di abitazione dimentica (?) che il «nucleo famiglia­re» è composto da due persone, cosicché nel nuovo alloggio viene trasferito solamente il Ce­venini (è il 22 febbraio 1988).

Il 27 marzo seguente gli addetti dell'IACP mu­rano l'ingresso dell'alloggio di Via Stalingrado, e mettono le poche masserizie del Farfoglia fuo­ri dalla porta.

Nel frattempo il Cevenini (autunno 1988) muo­re. L'IACP, sollecitato nuovamente, afferma che appena l'appartamento si renderà libero dalle cose del defunto farà entrare il Farfoglia.

Dal 27 marzo 1988, è passato un anno, il Far­foglia (70 anni) ha avuto un nuovo ricovero ospe­daliero per infarto e continua a dormire in luo­ghi di fortuna sempre in attesa che gli venga concesso di rientrare in possesso dell'alloggio di cui è legittimo assegnatario.

 

 

MILLANTATO CREDITO DELL'A.GE.

 

Nel proprio notiziario n. 12/13, 24-31 marzo 1989, l'Associazione Italiana Genitori (A.GE.) ha affermato che la sua «azione fu determinante per l'approvazione della legge sull'adozione e l'affidamento».

A parte il fatto che la legge 184 è del 1983, e non del 1982 com'è scritto nel notiziario del­l'A.GE., è la prima volta che si ha notizia della dichiarata, ma falsa, «azione determinante».

 

 

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