Prospettive assistenziali, n. 87, luglio-settembre
1989
STAGIONALITA’ DEI RICOVERI IN
OSPEDALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AGLI ANZIANI (*)
CARLO HANAU
(**) - ROBERTO MONETTI (**)
Periodicamente i mezzi di comunicazione di massa
dedicano la loro attenzione al problema della spedalizzazione degli anziani:
nel mese di agosto si ascolta di frequente la solita pietosa storia
dell'anziano abbandonato all'ospedale dai familiari, desiderosi di fare le
vacanze senza l'impaccio del congiunto. Giornali e televisioni traggono dall'avvenimento
la materia per ergersi a difesa dei sani principi della morale familiare: non
si abbandoni l'anziano all'ospedale, così come non si deve abbandonare
l'animale domestico sul balcone o in autostrada.
Sì può ammettere la veridicità di singoli casi
denunciati dal l'informazione, che andrebbero comunque accuratamente esaminati
prima di emettere un giudizio morale. Anzitutto si deve dire che si tratta di
anziani malati, non autosufficienti, dato che altrimenti il problema della
loro «sistemazione» neppure si porrebbe: allora se una famiglia si impegna
nell'amorevole cura di un malato non autosufficiente per undici mesi all'anno,
solitamente senza un valido aiuto da parte del servizio sanitario pubblico, non
si capisce perché tale spirito di abnegazione debba essere ricompensato con la
perdita del diritto alle vacanze. Al contrario, l'impegno continuato e senza
sosta, 24 ore su 24 e la tensione psicologica che deriva dall'assistenza
domiciliare per i familiari del malato, giustificano l'esigenza di un periodo
di vacanza, molto più che per altri tipi di lavoro, in fabbrica o in ufficio.
Colpevolizzando la famiglia si compie un atto
ingiusto e si copre la carenza di intervento sanitario dei pubblici servizi;
meglio sarebbe che i mass media informassero i cittadini sui diritti dei malati
e sulle loro applicazioni: fra queste, anche in Italia vi sono ormai esperienze
di ricovero temporaneo del malato gravemente non autosufficiente, onde
permettere che i familiari possano prendersi un periodo di meritate vacanze.
L'argomento di questa nota non riguarda i casi
singoli, ma cerca di indagare l'ampiezza del fenomeno dei ricoveri estivi
nella sua generalità, valendosi delle statistiche ISTAT sui dimessi nel!a
prima settimana di ogni mese. L'argomento si inquadra in una più vasta ricerca
di economia sanitaria, condotta col contributo del Comitato scienze economiche
del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che si svolge analizzando i dati delle
schede nosologiche dei dimessi riferiti a tutto il territorio nazionale, negli
anni 1972 e 1982 (ultimo disponibile).
Anzitutto occorre conoscere l'andamento dei fenomeno
dei ricoveri per la generalità dei cittadini, che viene rappresentato nella
tabella n. 1 e nel grafico n. 1 mediante la ripartizione percentuale dei
ricoveri mese per mese: se l'ospedale funzionasse a ciclo continuo e regolare,
senza alcuna influenza stagionale, ogni mese dovrebbe presentare una
percentuale di ricoveri pari a un dodicesimo del totale, eguale perciò a 8,7;
le differenze di lunghezza dei mesi vengono sterilizzate dal tipo di
campionamento, che consiste nel rilevare il movimento di uscita in una
settimana, la prima di ogni mese.
Dai dati generali emerge che l'andamento dell'attività
ospedaliera è molto discontinuo, e che tale variabilità, già consistente nel
1972, è andata successivamente aumentando, così come suggerisce il confronto
con i dati del 1982. Sia nel 1972 che nel 1982 le più elevate percentuali si
ritrovano nei mesi freddi di gennaio e febbraio, e quelle più basse nei mesi
caldi di luglio e agosto, ove si concentrano le ferie estive annuali.
Le variazioni di attività potrebbero essere spiegate
sia dal lato della domanda che da quello dell'offerta.
Dal lato della domanda occorre tener conto che vi
sono malattie stagionali, come l'influenza d'inverno e i colpi di calore
d'estate, che nei casi più gravi (sicuramente più frequenti nell'età avanzata)
aumentano le necessità dei ricoveri ospedalieri.
Dal lato dell'offerta sappiamo che gli operatori
della sanità tendono a mantenere, per quanto possibile, gli stessi ritmi delle
altre attività produttive e della scuola, e pertanto preferiscono fare le
ferie insieme agli altri, durante i mesi estivi più caldi (d'altra parte non si
può disconoscere che i pazienti stessi, quando non ritengono urgente
l'intervento, non amino farsi ricoverare durante le festività).
Quanto sopra spiega come la frequenza minima dei
ricoveri si riscontri nei mesi di dicembre, in quanto tale rilevazione
riguarda prevalentemente i ricoveri terminati nei primi sette giorni di
gennaio e iniziati prevalentemente nel precedente mese di dicembre, quando
hanno inizio le festività natalizie, che potrebbero far sentire due volte il
loro peso sulla rilevazione, riducendo anche l'attività ospedaliera e quindi il
numero dei dimessi nella prima settimana di gennaio: i dati dei mesi di
dicembre e di gennaio impongono un'analisi organizzativa del fenomeno, da
farsi in altra sede.
I mesi di luglio e di ottobre 1982 mostrano una
frequenza inferiore a quella di agosto e settembre, mentre nel 1972 l'andamento
era più stabile, con un minimo nel mese di agosto: più in generale si constata
un aumento della variabilità (cfr. grafico n. 2) fra i mesi del 1982, con una
tendenza che, se fosse ulteriormente confermata, sarebbe decisamente
preoccupante. Ne deriva che il tasso di utilizzazione dei posti letto,
accettato - spesso semplicisticamente - come indicatore di produttività, venga
pesantemente ridotto dalla stagionalità.
Da un anno all'altro può cambiare, anche di molto, il
mese nel quale incide la maggiore epidemia influenzale e la sua intensità:
questi fenomeni possono spiegare come il mese di marzo 1972 registri una delle
più basse frequenze, al contrario del mese di marzo 1982, che registra la
punta massima.
Dopo aver esaminato l'andamento mensile dei ricoveri
nella loro generalità, si può ora procedere all'analisi dei dati riferiti alle
classi di età dei pazienti, nel quadro fornito dalle tabelle n. 2 e 3.
A prima vista emergono andamenti stagionali
differenziati fortemente fra l'età infantile, l'età fertile, l'età adulta e
quella anziana, che dovranno essere attentamente studiati in altra sede, anche
nella loro evoluzione decennale. Qui preme fare un particolare riferimento
alla classe più anziana, formata da coloro che hanno compiuto ottanta anni, il
cui andamento è stata raffigurato nel grafico n. 2, che comprende i dati
riferiti al 1972 e al 1982.
Nel 1972 l'andamento mensile era quanto mai stabile,
con l'unica eccezione dei tre mesi invernali: minimo in dicembre e massimo in
gennaio, di poco superiore a febbraio; nessuna
punta si osserva nei mesi delle ferie estive.
Nel 1982, l'andamento mensile si frastaglia,
assumendo almeno in parte maggior variabilità di quello riferito alla totalità
dei ricoverati; tuttavia anche in questo anno non è dato rilevare nessun picco
in corrispondenza dei mesi estivi: al contrario, le rilevazioni riferite agli
ammessi in giugno, luglio e agosto (culmine delle ferie annuali) vedono una
progressiva diminuzione della percentuale mensile dei ricoverati della quarta
età nell'anno intera (anche se aumenta la percentuale di anziani sul totale
dei ricoverati nello stesso mese, per la riduzione del denominatore).
Resta quindi confutata dai dati l'ipotesi tanto
diffusa presso l'opinione pubblica (talvolta anche presso gli operatori
sanitari di ogni ordine e grado) secondo la quale si sarebbe diffusa in Italia
l'abitudine di «parcheggiare» l'anziano in ospedale per disporre con maggior
libertà delle proprie ferie.
Confrontando per l'anno 1972 e 1982 (cfr. grafico n.
3 e 4), l'andamento dei ricoveri della generalità dei pazienti con quello
della quarta età, emerge che questa classe di età assume in entrambi i periodi
un valore stabilizzante, che può far presumere una maggior aderenza ai reali bisogni
sanitari permanenti: un andamento meno influenzato da fattori sanitari
stagionali (come i ricoveri per parto) e da fattori sociali (come le ferie).
Da ultimo, prendendo in considerazione le due classi
di età comprese fra i 70 e i 79 anni, sia per l'anno 1972 che per l'anno 1982
(cfr. tabelle n. 2 e 3), si constata sempre e comunque una riduzione delle
frequenze dei ricoveri nei mesi di luglio e agosto.
Concludendo, dai dati presi in esame emerge
immediatamente la non fondatezza dell'opinione comune sul tema dell'ospedalizzazione
estiva degli anziani, collegato a quello più generale della ospedalizzazione
impropria (o incongrua), sul quale da circa un quindicennio andiamo compiendo
analisi scientifiche di natura economicoorganizzativa (cfr. da ultimo il «caso
Italia» in C. Hanau (a cura di), I nuovi
vecchi, un confronto internazionale, collana CIRIEC, Maggioli Editore).
Resta da spiegare, attraverso le categorie delle
scienze politico-sociali, se il formarsi dell'opinione comune errata sia dovuto
ad un abbaglio collettivo degli operatori sanitari, colpiti da pochi casi
eclatanti di mancanza di umanità e solitamente poco inclini a rilevazioni
statistiche sistematiche, oppure ad un consapevole o inconsapevole rigetto che
l'ambiente ospedaliero esprime nei confronti dell'anziano, identificato come
cronico, inguaribile, non autosufficiente.
Grafico 1 - Percentuali
degli ammessi in ospedale per mese di entrata
Grafico 2 - Percentuale
degli ammessi in ospedale per mese di entrata
Ultraottantenni
Grúftco 3 - Percentuali degli ammessi
Grafico
3 - Percentuale degli ammessi in ospedale per mese di entrata
ISTAT
1972
Grafico 4 - Percentuali degli ammessi
Grafico 4 - Percentuali
degli ammessi in ospedale per mese di entrata
ISTAT
1982
Tabella 1
- Percentuali degli ammessi in ospedale per mese di entrata (Rilevazione sui
dimessi
nella prima settimana di
ogni mese del 1972 e del 1982)
(Elaborazione su dati ISTAT)
Tabella 2
- Percentuali degli ammessi in ospedale per mese e classe di età (Rilevazione
sui
dimessi nella prima
settimana di ogni mese dell'anno 1972)
(Elaborazione su dati ISTAT)
Tabella 3 - Percentuali
degli ammessi in ospedale per mese e classe di età (Rilevazione sui dimessi
nella prima settimana di ogni mese dell’anno 1982)
(*) Sull'argomento si veda altresì
l'editoriale del n. 67, luglio-settembre 1984 di Prospettive assistenziali, Anziani cronici: obblighi dei servizio
sanitario e l'alibi dei figli «ingrati».
(**) Dipartimento di Scienze statistiche «P. Fortunati»
dell'Università di Bologna.
www.fondazionepromozionesociale.it