Prospettive assistenziali, n. 90, aprile-giugno 1990
Notizie
DIBATTITO IN MERITO ALLA LEGGE QUADRO SULL'HANDICAP E ALLE
NUOVE STRUTTURE DI RICOVERO
Importante seminario alla Camera
dei Deputati, sulla base di due documenti che riguardano la nuova cultura
dell'integrazione degli handicappati nella società e la legge-quadro
sull'handicap all'esame del Parlamento. Il 13 febbraio 1990, a Roma,
presso la Sala della Sacrestia di Montecitorio, si è svolto un incontro
pubblico sul tema:
«Handicappati e società: indicazioni e proposte per passare dai principi etici alla loro
applicazione. Legge-quadro
e
Finanziaria '88: 1 primi appuntamenti da non mancare».
L'iniziativa è stata promossa dal
Gruppo informale estensore del documento «Handicap e società: quali valori, quali diritti, quali
doveri»
(1). Nel corso dell'incontro, oltre al documento sopracitato, è stato
distribuito anche il «Secondo Dossier legge-quadro» predisposto - come numero
speciale - da «Handicap & Scuola»
(2).
Le ragioni
dell'iniziativa
Le ragioni dell'iniziativa erano
due: da un lato offrire un momento di dibattito culturale su queste tematiche,
dall'altro cogliere l'occasione della presenza dei Parlamentari per soffermarsi
su due temi importanti, che sono oggetto tuttora dell'attenzione del Governo e
del Parlamento: la legge-quadro e la Finanziaria 1988.
Il Gruppo informale si è reso
conto che il momento che stiamo vivendo è particolarmente delicato. Mentre ci
si sta impegnando nuovamente per un rilancio in tutti i campi dei diritti delle
persone handicappate, grandi decisioni assunte a livello di Governo rischiano
di non cogliere affatto né le istanze del movimento d'opinione, che sostiene
da sempre l'integrazione, né le conquiste positive realizzate in questo campo.
I Parlamentari presenti
(onorevole Lino Armellin, dc; onorevole Pinuccia Bertone, sinistra indipendente;
onorevole Leda Colombini, pci; onorevole Wanda Dignani, pci) sono stati
invitati a farsi portatori, nelle commissioni parlamentari in cui operano,
delle non lievi dissonanze che si riscontrano tra quanto espresso nel
documento citato, dai suddetti parlamentari sottoscritto e condiviso, e le
scelte amministrative e di indirizzo che Governo e Parlamento intendono invece
attuare.
I provvedimenti più
preoccupanti
Due sono i provvedimenti, in via
di definizione, che più di altri preoccupano, perché la loro applicazione,
così com'è ora prevista, può compromettere in modo decisivo l'impostazione
degli interventi che saranno destinati alle persone handicappate nei prossimi
anni, privilegiando il ricorso al ricovero in istituto, piuttosto che la
realizzazione di servizi di territorio più rispondenti alle esigenze di tutte
le persone, quindi anche delle persone handicappate.
Si tratta:
- della
legge-quadro
sull'handicap in
discussione in Parlamento;
- del decreto del Ministro della Sanità del 29 agosto 1989,
n. 321 attuativo dell'art. 20 della legge
finanziaria 11 marzo 1988
n. 67.
Gli organizzatori dell'incontro
hanno voluto richiamare l'attenzione dei partecipanti, peraltro numerosi,
soprattutto su due punti che richiedono senz'altro maggiori precisazioni per
evitare interventi equivoci:
1. l'art. 6, comma 1 della
legge-quadro prevede, infatti, la rischiosa formulazione di «centri socioriabilitativi
ed educativi a carattere diurno e residenziale»,
senza che siano precisati il numero
degli utenti e la tipologia dell'edificio;
2. parallelamente, il Decreto del
Ministro della Sanità stanzia 400 miliardi per strutture destinate ad
handicappati disabili per il primo triennio (1200 miliardi in nove anni);
3.
gli unici standard
di riferimento per tali strutture sono quelli previsti per le Residenze
sanitarie assistenziali per anziani non autosufficienti (RSA), che possono
arrivare fino ai 60-120 posti letto nei grandi centri abitati;
4. non si può non rilevare,
quindi, come questi provvedimenti, apparentemente lontani tra loro, in realtà
si intersichino perfettamente e, fatto più grave, si indirizzino esclusivamente
al ricovero in istituto delle persone handicappate (minori, adulti, anziani)
che non possono restare presso la propria famiglia.
Gli impegni assunti
dai parlamentari
È stato condiviso da tutti gli
intervenuti al dibattito (rappresentanti di organizzazioni sindacali e di
associazioni, operatori del settore) quanto sia pericoloso lasciare così com'è
l'art. 6 della legge-quadro. Non si può parlare genericamente di «centri socio-riabilitativi
residenziali» perché queste «strutture» di fatto possono rientrare molto bene
in quelle finanziate dal Ministro della Sanità, che ripropongono i vecchi
ricoveri assistenziali.
Per cui, se da un lato sono
emerse nel corso della discussione posizioni diverse circa l'attuale proposta
di legge-quadro (alcuni sostenevano la urgenza di approvarla così com'è, altri
di eliminare quegli articoli che richiedono finanziamenti e che, di fatto, ne
bloccano l'approvazione; altri ancora suggerivano di eliminare tutti gli
articoli riguardanti il capitolo del collocamento al lavoro) tutti hanno invece concordato sulla
importanza assoluta di un emendamento all'art. 6 perché sia chiaro che gli interventi
residenziali di cui si parla sono le comunità alloggio e, quindi, appartamenti
con un numero massimo di utenza (8-10 posti), inseriti in modo sparso nel
normale contesto abitativo.
Positivo è stato il riscontro,
sia da parte degli onorevoli intervenuti - che si sono impegnati a far proprie
tali richieste e a sottoporle alla Commissione Affari Sociali della Camera -
sia da parte dei numerosi rappresentanti delle associazioni che si sono
ripromessi di sollecitare il Presidente del Consiglio dei ministri per l'emanazione
di un decreto amministrativo che specifichi chiaramente la tipologia delle
nuove strutture per handicappati (comunità alloggio), senza possibilità di
confusione con le residenze previste per gli anziani non autosufficienti.
I SORDOCIECHI NELLA SCUOLA DI TUTTI
Anche i sordociechi possono
riuscire a frequentare la scuola di tutti. Sta a noi genitori e operatori,
sapere cosa fare e cosa non fare; nonché impegnarci a collaborare.
Prima di allontanare un bambino
sordo-cieco dalla sua famiglia e dal suo ambiente, facciamo tutto ciò che è
possibile fare.
Oggi è possibile fare molto. In
particolare:
1. Chiedere un aiuto per la
programmazione degli interventi, fin da quando viene posta la diagnosi.
2. Se il bambino sordocieco ha
meno di tre anni di età, bisogna programmare le attività di base in famiglia.
Attività di base, che sono appunto la base per l'apprendimento; di tutto l'apprendimento.
3. Se il bambino sordocieco è fra
i tre e i sei anni, bisogna programmare l'inserimento e le attività da fare
presso la scuola materna.
4. Dopo la scuola materna,
bisogna programmare l'inserimento e le attività da fare alla scuola
elementare. E così via.
5. In tutte queste attività e fin
dall'inizio, da quando il bambino sordocieco è piccolo, la famiglia è di
basilare importanza. Ma, bisogna subito aggiungere, la famiglia ha bisogno,
spesso, o sempre, di un aiuto continuo: di un
professionista impegnato, che sa cosa fare, per seguire il bambino
sordocieco.
Trovare e/o formare un professionista
serio che si prenda in carico il bambino sordocieco e lo segua per tutto il
tempo necessario, è una condizione di
base per riuscire ad educare tutti i bambini sordociechi senza allontanarli
dalla loro famiglia e dal loro ambiente.
(dal n. 16-17, 1989-90 di L'Arcobaleno, Periodico dell'Associazione
nazionale italiana fra genitori di sordo-ciechi - Servizio di consulenza - Via
Druso 7 - Trento 38100).
(1) Cfr.:
«Handicappati e società: quali valori, quali diritti, quali doveri.
Il
documento-base per
ricostruire la cultura dell'integrazione», in Prospettive assistenziali, n.
88,
ottobre-dicembre
1989.
(2)
Cfr.:
Handicap & Scuola, n. 1,
settembre
1989, numero speciale.
www.fondazionepromozionesociale.it