Prospettive assistenziali, n. 90, aprile-giugno 1990

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

LE FALSE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

 

Riportiamo integralmente il volantino distribuito dall'ANFAA davanti alla Camera dei depu­tati in data 3 aprile 1990. All'iniziativa ha aderito l'Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini.

 

Il Presidente della Camera dei deputati Nilde Jotti ha detto il falso in Parlamento davanti a milioni di telespettatori.

Infatti ha affermato che in materia di adozione vi sono stati magistrati che hanno separato «dei figli dai genitori perché disoccupati».

Questa dichiarazione irresponsabile è stata fatta dal Presidente della Camera dei Deputati durante il Convegno: «L'adozione: esperienze e prospettive» svoltosi nell'aula dei Gruppi Par­lamentari in data 21 marzo u.s., trasmesso in di­retta dal TG3.

Il fatto è ancora più grave, tenuto conto che il Convegno è stato organizzato dalla stessa Nilde Jotti, nella sua funzione di Presidente del­la Camera dei Deputati.

Le istituzioni non dovrebbero mai essere usate a fini personali e per sparare nel mucchio senza portare nessuna prova.

Nel citato Convegno del 21 marzo, l'arroganza del Presidente della Camera dei Deputati è ar­rivata al punto di non ritenere necessario repli­care a chi le aveva chiesto di precisare gli estre­mi dei provvedimenti che sarebbero stati assun­ti dai Tribunali per i Minorenni. dalle Corti d'Ap­pello o dalla Cassazione per togliere i bambini a genitori disoccupati allo scopo di darli in ado­zione.

La falsa dichiarazione del Presidente della Ca­mera dei Deputati non solo infanga l'operato dei giudici dei Tribunali per i Minorenni, delle Corti di Appello, di Cassazione e delle relative Pro­cure, degli Amministratori e degli Operatori, ma aizza anche l'opinione pubblica contro le famiglie adottive che si approprierebbero dei figli dei di­soccupati e dà un'immagine distorta e fuorvian­te della legge 184/83: «Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori» che viene presen­tata come lo strumento per strappare i bambini ai poveri per darli ai ricchi.

L'ANFAA (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie), gruppo di volontariato che opera dal 1962 per difendere il diritto ad una valida famiglia dei minori in situazione di abban­dono materiale e morale da parte dei genitori e parenti (diritto sancito dalla sopracitata legge 184/83), chiede che la Camera dei Deputati as­suma con la massima urgenza una iniziativa (ad esempio l'approvazione di un ordine del giorno) che ristabilisca la verità dei fatti, confermi il valore altamente umano e sociale dell'adozione e impegni tutte le istituzioni a combattere il mercato dei bambini italiani e stranieri. Si chie­de inoltre che a tale iniziativa la Camera dei Deputati dia ampia pubblicizzazione anche attra­verso la TV.

 

 

COME PROMUOVERE UNA CULTURA DELL'AFFIDO E DELL'ADOZIONE

 

Pubblichiamo le conclusioni del Gruppo 6 «I diritti del bambino: come promuovere una cultura dell'affido e adozione a favore del bam­bino prima che degli adulti», costituito in occa­sione del VI Convegno nazionale di pastorale familiare promosso dalla Commissione Episco­pale per il laicato e la famiglia e dall'Ufficio Na­zionale per la pastorale della famiglia - Roma, 27-30 aprile 1990.

 

1. È emerso che anche nella comunità cristia­na la disponibilità all'accoglienza e l'apertura ai bisogni dei fratelli è ancora molto scarsa. Quin­di è necessario un lavoro di sensibilizzazione e di informazione, in particolare sull'accoglienza dei minori e sul sostegno alle famiglie in diffi­coltà. Le realtà per cui si ricorre all'affido e alla adozione sono nella maggioranza dei casi situa­zioni di abbandono o degrado morale prima an­cora che materiale; tali carenze sono il risultato di una cultura cosiddetta del benessere poco at­tenta al valore della persona umana.

2. In questa situazione concreta si colloca poi un movimento culturale e di pressione politica tendente al recupero di quel potere che le ultime scelte legislative su adozione e affido hanno tol­to agli adulti a favore dei minori, in quanto con­siderati soggetti di diritto. In tale quadro si in­serisce il tentativo di sottrarre la responsabilità educativa delle famiglie ad ogni forma di con­trollo e di considerare la maternità e paternità identificate col possesso dei minori.

3. Nel dibattito sulla legge italiana che regola l'adozione e l'affido (n. 184/83) si sono recen­temente inseriti elementi di deregolamentazione e di discredito per gli operatori pubblici che de­vono allarmare la comunità cristiana per la pe­sante carica contenuta di ritorno indiscriminato al privato. Senza voler entrare nel merito del giudizio strettamente tecnico-giuridico sulla at­tuale legislazione, si deve sottolineare l'insieme dei valori profondi e condivisibili che stanno alla base di questa normativa.

4. Le sollecitazioni del magistero della Chiesa sull'apertura al prossimo sono spesso rimaste senza risposta, non trovando nelle comunità lo­cali un terreno preparato a svolgere un servizio complesso quale l'accoglienza di minori in diffi­coltà nella propria famiglia (vedi: A.A. 11e; Fa­miliaris Consortio).

5. La via da percorrere dalle comunità cristia­ne non è quella di creare strutture sostitutive, ma di stimolare e rivendicare l'intervento e la presenza sul territorio del servizio pubblico, che va costantemente richiamato all'adempimento del suo compito in un'ottica di interazione e complementarietà con il privato-sociale.

Questa scelta di stimolo deve essere privi­legiata dalle forze di volontariato onde evitare posizioni di supplenza e disimpegno delle strut­ture pubbliche, facendo invece crescere una cul­tura della disponibilità.

6. L'intervento primario è quello di realizzare una rete di servizi o supporti tendenti a preve­nire le necessità di allontanamento del minore dalla sua famiglia, mentre uno dei compiti della comunità cristiana deve essere la creazione di una rete di solidarietà verso le famiglie in diffi­coltà.

7. Contemporaneamente dovrebbe essere ri­volto alle comunità e alle famiglie cristiane l'in­vito a rendersi disponibili all'accoglienza segna­lando concretamente i propri nominativi ai ser­vizi sociali competenti.

 

 

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