Prospettive assistenziali, n. 91, luglio-settembre
1990
LA CARTA DI MALOSCO DELLA FONDAZIONE
ZANCAN
In occasione del 25° anniversario della sua costituzione,
avvenuta il 4 giugno 1964, la Fondazione Zancan, sulla base delle esperienze
maturate, ha redatto la «Carta di Malosco» (1) che contiene le linee fondamentali
etico-politiche riguardanti i servizi sociali.
Nei 25 anni trascorsi la Fondazione Zancan «ha sviluppato studi e ricerche, ha
elaborato metodologie e attuato sperimentazioni nel campo dei servizi sociali,
intesi nell'accezione più ampia del termine».
La situazione italiana viene così descritta:
«- profondi
squilibri economici e sociali (nuove disparità ed emarginazioni, differenze
sostanziali tra nord e sud, immigrazione dal terzo mondo, prevaricazione
dell'economia sulla politica), demografici (invecchiamento della popolazione,
composizione dei nuclei familiari), culturali e politici;
«- diffusa deresponsabilizzazione e
crisi della solidarietà;
«- estesa disoccupazione giovanile;
«- crescente invadenza della
criminalità organizzata;
«- informazione dominata da grandi
potentati economici;
«- crisi di fiducia nel partiti quali
oggi si presentano e nella funzionalità delle istituzioni».
Per il superamento di questa situazione occorrono
non solo «studi, impegno,
sperimentazione, interventi», ma vi è l'esigenza «di affrontare i problemi dello sviluppo nella loro dimensione
sovranazionale. Le prossime scadenze europee, in particolare, pur presentando
aspetti molto positivi, rischiano di rafforzare, con l'accettazione della
" società dei due terzi ", linee di tendenza emarginanti i soggetti
più deboli. Le inchieste sulla povertà nei Paesi della Comunità economica
europea denunciano chiaramente questo pericolo».
Nella
Carta vi è un forte richiamo ai principi morali:
«La
dimensione etica è una componente irrinunciabile della politica, se si vuole
che i valori non restino lettera morta.
«Vi è oggi
la tendenza a considerare la politica come riserva esclusiva dei partiti e
delle loro connessioni (mezzi di informazione, lobbies, clientele...). Va, invece,
ribadito il principio fondamentale che la politica interessa e coinvolge tutti,
perché tutti siamo responsabili di tutto.
«La dimensione etica della politica
viene a mancare quando:
- le
decisioni non tengono nel massimo conto le conseguenze sociali o accettano
meccanismi economici fondati sulla presunzione di uno sviluppo illimitato e
della inesauribilità delle risorse;
- la politica diventa luogo e strumento
di circuiti affaristici e di corruzione;
- i partiti
considerano le istituzioni come una priorità da spartire, facendo prevalere gli
interessi di parte sull'interesse generale;
- i politici
e gli amministratori, ma anche le categorie professionali più forti,
antepongono ai bisogni dei singoli e della collettività gli interessi
personali, corporativi, settoriali;
- i
cittadini, singoli o associati, considerano la cosa pubblica e i beni di cui
essa dispone non come un patrimonio comune di cui tutti sono responsabili, ma
come oggetto " di saccheggio ";
- gli
operatori e i dipendenti pubblici che, a qualsiasi titolo professionale, hanno
il compito di erogare i servizi, non offrono le prestazioni con la
sollecitudine e la diligenza alle quali gli utenti hanno diritto.
«L'educazione
alla responsabilità nell'esercizio delle proprie funzioni costituisce elemento
essenziale per una politica che vaglia affermare e trasmettere valori».
Precisato che «nella
nostra società una parte maggioritaria usufruisce di condizioni di benessere e
di servizi diffusi», viene rilevato che «una
consistente minoranza rimane ai margini sia del benessere, sia dei servizi
anche se assistita» e che «il
rispetto della dignità delle persone e delle famiglie richiede, invece, un
sistema sociale che garantisca a tutti l'accesso al lavoro, alla casa,
all'istruzione, la tutela della salute, l'autonomia economica e delle scelte
politiche. Queste garanzie possono trovare attuazione solo mediante precise
norme che trovino copertura nei bilanci dello Stato, delle Regioni e degli
Enti locali e disponibilità di risorse umane».
In base all'esperienza venticinquennale, la Carta di Malosco afferma che «la classificazione
in categorie delle persone in difficoltà, la loro assistenza in ambienti
separati, le iniziative in loro favore, sono spesso più funzionali alle
esigenze organizzative o di autoconservazione proprie di istituti ed enti che
alle risposte specifiche e mirate di cui vi è bisogno». Pertanto «gli interventi volti a promuovere i diritti
di tali persone devono stabilire un rapporto non con i problemi e i bisogni,
ma con le persone portatrici di problemi e di bisogni».
Il capitolo, riguardante i diritti negati, è così
redatto: «Frequenti e diffuse sono le
violazioni del rispetto dovuto alle persone:
«a) sul piano generale delle politiche
sociali, a causa di:
- ritardo o incompleta attuazione delle
riforme;
- legislazione frammentaria e carente;
- lentezza delle procedure;
-
insufficiente distribuzione delle risorse finanziarie e assurda accumulazione
di residui passivi;
-
insufficienza degli investimenti per la formazione degli operatori;
- interventi
assistenzialistici anziché di prevenzione e di promozione;
«b) sul
piano specifico dei servizi; a causa di:
- privilegi
riservati agli operatori a scapito degli utenti;
-
frammentazione e burocratizzazione degli interventi;
- demotivazione degli operatori;
-
atteggiamenti paternalistici.
«Queste
violazioni danneggiano soprattutto le persone in difficoltà e i gruppi più
deboli».
Circa gli orientamenti operativi, la Carta di Malosco
ribadisce il ruolo fondamentale del Comune, definito «istituzione pubblica primaria nella quale la comunità si riconosce e
opera».
È però necessaria la rifondazione del Comune al fine
di «costituire un livello politico-amministrativo
di autonomia locale, democratico, responsabile verso tutti i cittadini
dell'insieme delle scelte e adeguato - per ampiezza di territorio, globalità di
funzioni, disponibilità di risorse - alla programmazione, al coordinamento
degli interventi, alle relative verifiche».
Purtroppo
attualmente «persiste la logica che radicalizza
separatezza e contrapposizioni:
«- sul piano
istituzionale (rafforzando i ruoli operativi delle Province, proponendo la
trasformazione delle USL in aziende svincolate dal controllo dei Comuni,
ridando autonomia ai presidi ospedalieri...);
«- sul piano
della gestione del personale (ingiustificate differenziazioni contrattuali,
mancanza di basi comuni nella formazione delle varie figure professionali,
marginalità della formazione rispettò al lavoro...);
«- sul piano
delle risorse (bilanci separati per i vari servizi, squilibri nel riparto dei
fondi.:.);
«- sul piano
dell'organizzazione del lavoro (mancata attivazione dei distretti di base e dei
progetti-obiettivo, resistenza alla collegialità nella direzione dei
servizi...)».
Tenuto conto della «complessità dell'approccio ai problemi delle persone e delle
comunità», il documento della Fondazione Zancan richiama l'attenzione sulla
necessità della «integrazione dei
servizi, degli operatori, della formazione, dei diversi livelli organizzativi»,
integrazione che «si realizza sia nella
progettazione degli interventi, sia sul piano operativo con coraggiose scelte
istituzionali e con una radicale riorganizzazione del lavoro».
Gli altri argomenti trattati dalla Carta di Malosco
riguardano: la formazione degli operatori, la spesa sociale, l'efficacia degli
interventi, gli alibi e le iniziative, i costi e i benefici, l'informazione, il
terzo sistema.
Insieme alla Carta di Malosco, la Fondazione Zancan
ha curato una pubblicazione che illustra l'identità, la storia, le finalità e
la struttura della fondazione stessa.
Sono
anche descritte le attività svolte dal 1964 al 1989 nel campo delle politiche
sociali.
Inoltre sono elencate le attività editoriali comprendenti
il bimestrale «Servizi sociali» e le
collane «Quaderni di servizio sociale»,
«Documentazioni di servizio sociale», «Scienze sociali e servizi sociali»,
e «Nuova cultura dei servizi sociali».
In quest'ultima, aperta nel 1988 con l'Editore F.
Angeli di Milano, sono finora usciti i seguenti volumi:
1. IL LAVORO SOCIALE PROFESSIONALE TRA SOGGETTI E
ISTITUZIONI. DIALOGO TRA SERVIZIO SOCIALE, PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA
E. Bianchi - A.M. Cavallone - M. Dal
Pra Ponticelli - I. De Sandre - E. Gius - A. Palmonari;
2. CARCERE E TERRITORIO. I NUOVI RAPPORTI PROMOSSI
DALLA LEGGE GOZZINI ED UNA ANALISI DEL TRATTAMENTO DEI TOSSICODIPENDENTI
SOTTOPOSTI A CONTROLLO PENALE
a cura di A.
Lovati, con contributi di: A. Bachelet - G. Biondi - M. Creuso - L. Daga - E.
Damoli - M. Del Caro - B. Frediani - M. Gozzini - A. e M. Lovati - A.
Monticone - F. Scalvini;
3.
WELFARE STATE E POLITICHE SOCIALI IN ITALIA
a cura di E.
Ranci Ortigosa, con apporti di R. Artoni - V. Onida - A. Tosi - B. Dente - G.
Giorgi - P. Saraceno;
4.
LAVORO, EMARGINAZIONE; IMPRESA: LA PROPOSTA COOPERATIVA
a cura di F. Scalvini - G. Borzaga - G.
Bussolati - M. Matucci - G. Ponti.
(1) La pubblicazione, del marzo 1990,
può essere richiesta alla Fondazione Zancan, Via Patriarcato 41, Padova, tel.
(049) 663800.
www.fondazionepromozionesociale.it