Prospettive assistenziali, n. 92, ottobre-dicembre
1990
Editoriale
DIFENDERE CONCRETAMENTE I DIRITTI
DEGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI
Questo articolo comprende cinque parti:
1. la sintesi delle iniziative assunte in materia
negli ultimi anni;
2. alcuni dati sulla situazione attuale;
3. le proposte di legge regionale sugli anziani
cronici non autosufficienti: motivazioni, obiettivi, situazione attuale delle
iniziative;
4. i risultati positivi conseguiti dal CSA - Comitato
per la difesa dei diritti degli assistiti nell'azione di tutela dei pazienti;
5. i problemi aperti.
Sintesi delle iniziative assunte negli
ultimi anni
Per poter ottenere il riconoscimento delle esigenze
e dei diritti degli anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie,
comprese - occorrendo - quelle fornite dagli ospedali o da altre strutture,
sono state battute numerose strade.
Aspetti etico-culturali
Diverse iniziative sono state assunte nel campo
etico-culturale. Al riguardo ricordiamo fra i numerosi convegni, quello di
Milano del 20-21 maggio 1988 con la partecipazione, fra gli altri, del Filosofo
e Senatore a vita Norberto Bobbio e del Cardinale Carlo Maria Martini (1).
Segnaliamo inoltre il convegno di Roma del 13, 14 e 15 giugno 1988 «Non
autosufficienza dell’anziano: strategie operative e sistema sanitario nazionale
a confronto», organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore (2) e
quello promosso dalla Comunità di Sant’Egidio «Anziani tra violenza e
abbandono: perché non sia più così» (Roma, 16 gennaio 1990) (3).
Segnaliamo inoltre il documento della Conferenza
episcopale italiana «Anziani non autosufficienti: problemi e prospettive
pastorali» (4). Di particolare rilevanza i documentati interventi di Mons. Giovanni
Nervo, responsabile dell'Ufficio «Rapporti Chiesa-Territorio » della Conferenza
episcopale italiana (5), di Mons. Giuseppe Pasini, Direttore della Caritas
italiana (6) e di Giacomo Perico (Cfr. la post-fazione di «Eutanasia da
abbandono»).
Aspetti giuridici
Altro filone d'intervento è stato quello relativo ai
diritti. Il tema è stato trattato non solo nei convegni sopra ricordati (significative
le relazioni tenute al Convegno di Milano dai Giuristi Giorgio Battistacci,
Paolo Cappellini, Massimo Dogliotti (7), Pietro Rescigno), ma è stato particolarmente
sviluppato nel seminario della Fondazione Zancan tenutosi dal 22 al 26
novembre 1987 a Serramazzoni (Modena) sul tema «I diritti negati degli anziani
non autosufficienti» (8). Inoltre va ricordato il documento «Diritti ed
esigenze delle persone gravemente non autosufficienti» elaborato dal Gruppo
CSPSS-ISTISSS documento che ha raccolto numerosissime e significative adesioni
da parte di organizzazioni, di operatori e di volontari (9).
Aspetti medici
Sotto il profilo medico, molteplici e documentate
sono le argomentazioni scientifiche e tecniche portate a dimostrazione della
necessità di cure sanitarie, a volte anche intensive, da praticare agli
anziani e agli adulti cronici non autosufficienti.
Nessun dubbio dovrebbe, quindi, sussistere
sull'esigenza di adeguati interventi medici (10), infermieristici e
riabilitativi sia nelle situazioni di cronicità stabilizzata sia nei non
infrequenti episodi di riacutizzazione.
Affermano F. Fabris e E. Ferrario «Ben poche sono oggi le malattie che si
possono definire rigorosamente acute; abbiamo frequentemente degli eventi
acuti nel corso di malattie croniche: dall'ictus all'infarto, alla
riacutizzazione della bronchite, alla rottura dell'osteoporotico, all'evento
anemizzante nel neoplastico. È la nuova realtà della patologia prevalentemente
degenerativa rispetto a quella precedente prevalentemente infiammatoria. Deve
quindi modificarsi di conseguenza il "privilegio dell'acuto" che caratterizza
la mentalità medica, soprattutto, ma anche la mentalità generale» (11).
Circa la situazione sanitaria degli ospiti delle
cosiddette case protette, sono significativi i dati forniti dal Capo dei
servizio sanitario dell'Istituto di riposo per la vecchiaia, gestito direttamente
dal Comune di Torino. I 356 anziani ricoverati sono tutti non autosufficienti,
212 sono incontinenti, 185 in carrozzella, 109 da imboccare. Le patologie
croniche sono le seguenti:
-
Demenza senile n.
118
-
Cardiopatie e ipertensione arteriosa n.
118
-
Patologie osteo-articolari n.
105
-
Broncopneumopatie croniche n.
97
-
Esiti ictus n.
57
-
Cisto-pieliti n.
41
-
Diabete n.
40
-
Sindromi depressive n.
39
-
Patologie apparato gastroenterico n.
34
-
Parkinsonismi n.
34
-
Patologie epato-biliari n.
31
-
Patologie neurologiche n.
18
-
Neoplasie n.
14
-
Sindrome comiziale n.
13
L'85%
dei ricoverati ha 4 o più patologie.
Aspetti giudiziari
Come abbiamo più volte affermato, le leggi vigenti
assicurano il diritto degli anziani e adulti cronici non autosufficienti alle
necessarie cure sanitarie, siano esse domiciliari, ambulatoriali, ospedaliere
o di altra natura.
Alla magistratura amministrativa (T.A.R.) e civile
sono stati presentati ricorsi ed esposti riguardanti la violazione delle
disposizioni vigenti.
I risultati finora sono stati deludenti: o i giudici
hanno respinto le iniziative sulla base di considerazioni meramente formali o
hanno motivato i loro provvedimenti in modo assolutamente inaccettabile.
Ad esempio, in un esposto presentato dal Presidente
della Circoscrizione 7a di Torino (un medico) e dal Coordinatore
amministrativo della stessa, si segnalava che l'Ospedale Bosco aveva dimesso
senza alcun motivo plausibile un paziente molto malato; l'autorità giudiziaria
ne dispone l'archiviazione con la motivazione che, anche se l'intervento
chirurgico fosse stato «effettuato con esito
positivo», la dimissione non costituiva reato in quanto il paziente «nonostante l'intervento, era destinato a
morire» (13).
Ricordiamo, inoltre, la sentenza di assoluzione di
due operatori dell'ospedale Molinette di Torino, condannati in prima istanza
per aver dimesso un anziano di 94 anni «in
un giorno assai freddo del mese di febbraio, in ora tarda e buia ed essendo il
paziente vestito del solo pigiama e della vestaglia», senza che i
responsabili avessero accertato che l'interessato avesse l'autonomia
indispensabile di vivere da solo e se l'appartamento fosse in condizioni tali
da poter essere abitato. L'assoluzione è stata disposta dalla Corte di Appello
di Torino sulla base di presunti impegni assunti da una conoscente
dell'anziano, impegni che mai sono stati accertati, né dimostrati nel corso
delle indagini e durante i due procedimenti penali.
Altre iniziative
Numerose sono state le altre iniziative intraprese:
presentazione di deliberazioni, interrogazioni, articoli su riviste specializzate
e su altre pubblicazioni, servizi radiofonici e televisivi.
Valutazioni conclusive
Le attività informative e culturali rivolte a tutela
dei diritto degli anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie,
comprese - se necessarie - quelle fornite dagli ospedali o da altre strutture
sanitarie hanno determinato alcuni riflessi positivi.
In primo luogo, a parte la Regione Emilia-Romagna e
il Comune di Modena (14), praticamente nessuno sostiene più che i cronici non
autosufficienti non sono malati o sono pazienti di serie B, per i quali la
competenza del settore socio-assistenziale è adeguata e sufficiente, purché gli
interventi assistenziali siano integrati con le prestazioni sanitarie.
L'altissimo numero di convegni, di dibattiti, di articoli
testimonia non solo un positivo interesse nei confronti delle persone non
autosufficienti, ma dimostra, altresì, una crescente, anche se lenta
consapevolezza del problema, delle sue implicazioni etiche, giuridiche e
operative.
Osserviamo, ad esempio, che il Labos, che,
inizialmente si era schierato per la competenza del settore assistenziale in
materia di anziani cronici non autosufficienti, adesso sostiene quella del
comparto sanitario (Cfr. Guida per l'aggiornamento
degli operatori dei servizi per anziani, Suppl. a In-formazione n. 6, novembre-dicembre 1989, ed i n. 82 e 85 di Prospettive assistenziali).
Si è sviluppata, inoltre, la presa di coscienza sulla
esigenza e priorità degli interventi sanitari domiciliari, con particolare
riferimento al servizio di ospedalizzazione a domicilio che a Torino è stato
utilizzato da 700 malati e dalle rispettive famiglie (15).
La situazione attuale
L'attuale situazione continua ad essere caratterizzata
da una diffusa eutanasia da abbandono praticata nei confronti degli adulti e
degli anziani cronici non autosufficienti.
Al
riguardo è sufficiente riportare alcuni titoli dei giornali:
- «Orribile
morte di un anziano - Ospite di una casa di riposo di Bruino è giunto in ospedale
con piaghe piene di larve» (La Stampa,
27.10. 1987);
- «Abbandonata
su un'autoambulanza - L'odissea di un'anziana semiparalizzata - Dimessa
dall'ospedale di Campoligure ha vagato sette ore tra il San Carlo e il Martinez»
(Il Lavoro, 3.11.1989);
- «Le corsie
sono piene, muore - Genova, portata da un ospedale all'altro è spirata in ambulanza
- Negato tre volte il ricovero a una malata» (La Stampa, 5.1.1990);
- «Legati a una
sedia aspettando la morte - Viaggio nei gironi dei "Poveri vecchi" -
In un reparto 45 degenti e solo due inservienti per imboccarli. Troppi
silenzi sulle disastrose condizioni di assistenza» (La Repubblica, 18.1.1990);
- «Anziano
ottiene il ricovero, ma c'è voluto un ordine del magistrato - Respinto una
prima volta, un invalido di 78 anni ritorna al pronto soccorso di Garbagnate
accompagnato dai carabinieri» (Corriere
della Sera, 17.2.1990);
- «Poverissimi
vecchi - "Un milione al mese per non essere curati" - Quattro anziani
muoiono dopo il trasloco - I parenti vogliono denunciare gli istituti»: «le rette
sono illegittime» (La Repubblica,
24.2.1990);
- «Respinta
dall'ospedale anziana donna muore dopo due giorni - Sanremo, indaga il giudice» (Il Secolo XIX,
1.3.1990);
- «Infermieri
"puniscono" anziani - Gravissimo episodio in un ospedale di Firenze:
denunciate le protagoniste» (Il
Secolo XIX, 4.3.1990);
- «Morta la
vecchietta di Firenze picchiata da due infermiere» - Pugni nello stomaco e doccia
gelata per «punizione» (Il Secolo XIX,
6.3. 1990);
- «Milano -
In ospedale per un'iniezione la legano al letto nel reparto psichiatrico» (Il Manifesto,
6.3.1990);
- «Una lettera
- Ma è giusto che in un istituto manchi persino la biancheria?» (La Stampa, 7.4.1990);
- «Denuncia sull'assistenza
agli anziani - Fuorilegge 40 case di ricovero su 900» (Corriere della Sera, 18.4.1990);
L'eutanasia da abbandono viene praticata non solo nei
confronti degli anziani: sta estendendosi ai giovani.
Ad esempio, su La
Stampa del 22 ottobre 1989, con il titolo «Ragazza di Lecco - In coma viene
“sfrattata” dall'ospedale », viene riferito che l'ospedale di Lecco pretende
la dimissione di Laura, una ragazza di 21 anni, in coma vigile da 16 mesi, in
quanto «deve lasciare il suo letto perché serve a pazienti più gravi» (16).
Un'altra agghiacciante vicenda è quella di Alberto Q.
di 22 anni, malato di AIDS che «sta
morendo in una stanza della clinica per malattie infettive all'Amedeo di Savoia
di Torino» (17) e che l'ospedale vuole dimettere. Da notare che il padre
del giovane è ricoverato in ospedale per un tumore e che gli zii sono costretti
a pagare due infermiere private.
Altre drammatiche vicende sono descritte nei libri
«Vecchi da morire» e «Per non morire d'abbandono» editi da Rosenberg &
Sellier.
La politica dell'internamento
Occorre segnalare anche che le risposte delle
autorità competenti finora sono consistite nel finanziamento di quasi 10 mila
miliardi per la costruzione di 140 mila posti letto in residenze sanitarie
assistenziali (RSA), mentre nemmeno una lira è stata stanziata per gli
interventi domiciliari, ad esempio per l'istituzione dei servizi di
ospedalizzazione a domicilio.
A questo riguardo riportiamo integralmente il testo
della lettera aperta inviata in data 26 novembre 1990 al Presidente del
Consiglio dei Ministri e al Ministro della sanità:
«Il Gruppo
nazionale CSPSS-ISTISSS (18), con sede in Roma, Via della Paglia 14/c, ha nuovamente
preso in esame il problema dei 140 mila posti letto, allarmato dall'iniziativa
assunta dalla Italsanità per la preparazione del personale della gestione delle
residenze sanitarie assistenziali (RSA).
«Senza che
il Ministero della sanità abbia assunto alcun provvedimento in materia di requisiti
del personale delle RSA, l'Italsanità ha deciso sia la preparazione di base
necessaria per i suddetti responsabili, sia i contenuti formativi.
«Inoltre l’Italsanità
garantisce (Cfr. La Stampa del 13.11.1990) che "i primi 10 classificati -
in base al punteggio conseguito con esame sostenuto al termine del corso -
saranno assunti da Italsanità con regolare contratto e destinati, per lo svolgimento
delle prestazioni, in una delle RSA che verranno costituite, attivate e gestite
dalla medesima Italsanità nel territorio nazionale.
«Ciò
premesso, il Gruppo CSPSS-ISTISSS richiede che il Presidente del Consiglio dei
Ministri, d'intesa con il Ministro della Sanità, emani un provvedimento che
completi il decreto del 22 dicembre 1989 "Atto di indirizzo e coordinamento
dell'attività amministrativa delle regioni e province autonome concernente la
realizzazione di strutture sanitarie residenziali per anziani non
autosufficienti non assistibili a domicilio o nei servizi
semiresidenziali".
«Detto
decreto di indirizzo e di coordinamento dovrebbe definire i requisiti e
l'inquadramento di tutto il personale addetto alle RSA.
«A questo
riguardo il Gruppo richiama quanto indicato nel documento allegato: "I 140
mila posti letto per anziani della legge finanziaria 1988: emarginazione dei
più deboli o rispetto dei loro diritti?":
- la
gestione delle RSA "deve essere completamente assunta dal comparto
sanitario";
- le RSA
devono essere "organicamente collegate con le divisioni ospedaliere di
riferimento le quali provvedono con il proprio personale alla gestione di
dette strutture e alle ammissioni e dimissioni dei pazienti".
«Eventuali
esigenze di assistenza degli anziani autosufficienti dovranno essere risolte
con interventi diversi dalle RSA: assistenza domiciliare, aiuti economici,
piccole comunità alloggio di 8-10 posti inserite nel normale contesto abitativo.
«Inoltre si
richiede che vengano definiti nel suddetto decreto i requisiti per
l'accertamento della non autosufficienza, al fine di evitare accessi
indiscriminati.
«La
definizione del requisito della non autosufficienza è ;a condizione necessaria
per l'individuazione degli standards qualitativi e quantitativi del
personale.
«Il Gruppo
ritiene che gli standards relativi al personale infermieristico e riabilitativo
debbano essere quelli previsti dal decreto del Ministro della sanità del 13
dicembre 1988 concernenti la lungodegenza riabilitativa.
«Come
previsto sia dalla legge finanziaria 1988, sia dal citato decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, le RSA devono essere destinate agli
"anziani non autosufficienti non assistibili a domicilio o nei servizi
semiresidenziali".
«Al riguardo
si sottolinea la carenza gravissima di iniziative del Ministero della sanità,
delle Regioni e delle USL per la promozione e finanziamento dei servizi
sanitari domiciliari e, in particolare, dei servizi di ospedalizzazione a
domicilio.
«Occorre
cioè evitare che la carenza di interventi e servizi sanitari domiciliari
determini richieste incongrue di ricovero in RSA di anziani non
autosufficienti che, in accordo con i propri congiunti, vorrebbero e
potrebbero essere curati a casa loro se vi fossero i necessari servizi.
«La
creazione di servizi domiciliari non solo risponde alle esigenze degli anziani
non autosufficienti e dei loro familiari, ma costituisce anche un notevole
risparmio economico per lo Stato. Al riguardo si ricorda che, mentre la costruzione
di un posto letto in RSA costa da 80 a 100 milioni, la creazione di servizi
sanitari domiciliari ha un costo irrilevante.
«Si precisa
inoltre che le spese di gestione del servizio di ospedalizzazione a domicilio
ammontano a 80-90 mila lire al dì, cifra inferiore alle spese di gestione
delle RSA».
Inoltre, fino ad oggi, il Governo, le Regioni e le
USL non hanno mosso un dito perché dagli ospedali siano fornite le necessarie
cure agli anziani e adulti cronici non autosufficienti, siano prestate tempestivamente
le prestazioni riabilitative, le ammissioni e le dimissioni siano disposte
nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti (19).
Proposte di legge regionale di iniziativa popolare
Di fronte all'attuale gravissima situazione e
considerate le resistenze delle autorità preposte, su iniziativa del Tribunale
per i diritti del malato di Parma è stata predisposta una proposta di legge di
iniziativa popolare per la Regione Emilia-Romagna il cui testo è stato assunto
come base per le analoqhe iniziative per la Lombardia e il Piemonte (20).
La
proposta ha lo scopo di:
- ottenere che agli anziani e adulti cronici non
autosufficienti sia effettivamente riconosciuto il diritto alle cure
sanitarie;
- affermare la priorità degli interventi sanitari domiciliari,
priorità che esige l'istituzione in tutte le USL del servizio di
ospedalizzazione a domicilio e la creazione di centri diurni per anziani, in
primo luogo per quelli che, colpiti da demenza senile, vivono con i loro congiunti;
-
disciplinare le dimissioni ospedaliere;
- introdurre le Unità valutative geriatriche affinché
possa essere compiuta una analisi accurata delle condizioni dì salute degli
anziani;
-
prevedere standards qualitativi validi per le RSA, Residenze sanitarie
assistenziali:
-
stabilire l'istituzione in ciascuna RSA di un Comitato di partecipazione e
controllo;
- indicare le norme per il passaggio del personale
dalle strutture assistenziali nei ruoli dell’USL.
Inoltre, tenuto conto che nel decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 1989, le RSA o parte di esse
possono essere destinate non solo agli anziani non autosufficienti, ma anche
ai minori e agli adulti handicappati fisici, intellettivi, sensoriali, l'art.
12 della proposta di legge di iniziativa popolare precisa che dette RSA «non possono avere una capienza superiore
ai 10 posti, né possono essere accorporate fra di loro».
I risultati positivi conseguiti dal CSA - Comitato per
la difesa dei diritti degli assistiti
Il CSA, Coordinamento sanità e assistenza fra i
movimenti di base (21) ha costituito nel 1980 il Comitato per la difesa dei
diritti degli assistiti con lo scopo di fornire ai pazienti, ai familiari, agli
operatori e ai volontari la consulenza necessaria perché gli interessati
dispongano delle conoscenze occorrenti per una adeguata tutela dei diritti.
Detta
attività è consistita finora in:
- diffusione (più di 100 mila copie) del volantino
«Ospedale vietato ai malati cronici anziani»;
- stampa di oltre 20 mila esemplari del libretto «Che
cosa fare per evitare le dimissioni selvagge degli anziani dagli ospedali »,
-
predisposizione di oltre 10 mila locandine informative per i mezzi pubblici di
trasporto;
-
pubblicazione dei già citati volumi editi da Rosenbergl & Sellier:
• Vecchi da morire - Libro bianco sui diritti
violati degli anziani malati cronici - Manuale per pazienti e familiari;
• Eutanasia da abbandono - Anziani cronici non
autosufficienti: nuovi orientamenti culturali e operativi;
• Per non morire d'abbandono - Manuale di autodifesa
per pazienti, familiari, operatori e volontari;
• Cinque anni di ospedalizzazione a domicilio -
Curare a casa malati acuti e cronici: come e perché:
- collaborazione con il Gruppo CSPSS/ISTISSS che,
oltre alla già ricordata nota «Diritti ed esigenze delle persone gravemente
non autosufficienti» (22), ha redatto anche i seguenti documenti:
• Criteri guida per gli interventi sanitari relativi
alle persone gravemente non autosufficienti e indicazioni in merito agli
interventi domiciliari, semiresidenziali, residenziali (23);
• I 140.000 posti letto per anziani della legge
finanziaria 1988: emarginazione dei più deboli o rispetto dei loro diritti?
(24);
• Cronicità, lungodegenza, riabilitazione alla luce
della legge 595/1985 e del decreto 13 settembre 1988 (25);
• Per il diritto alle cure sanitarie delle persone
colpite dalla malattia di Alzheimer e da altre forme di demenza (26).
Fra le altre attività del CSA - Comitato per la
difesa dei diritti degli assistiti, citiamo l'organizzazione e partecipazione
a convegni, dibattiti, servizi radio e televisivi, nonché la redazione di
articoli per riviste specializzate e per la stampa di informazione.
Attività di consulenza sui singoli casi
Il CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli
assistiti ha prestato attività di consulenza ai familiari e ai parenti.
Al riguardo vi è da segnalare che in tutti i casi,
senza eccezione alcuna, in cui l'ammalato cronico non autosufficiente e i
congiunti hanno scritto al Presidente dell'USSL per rifiutare le dimissioni
ospedaliere, le dimissioni stesse non sono state attuate (27).
Purtroppo, in non pochi casi, i parenti sono stati oggetto
di pressioni di vario genere da parte del personale medico, delle capo sala e
degli assistenti sociali, pressioni che, a volte, hanno assunto la
caratteristica di insulti veri e propri. Ma coloro che hanno rivendicato con
fermezza e costanza il diritto alla permanenza in ospedale degli anziani
cronici non autosufficienti, sempre hanno avuto partita vinta (28).
Occorre, però, precisare che il CSA - Comitato per
la difesa dei diritti degli assistiti non ritiene che per gli anziani e gli
adulti cronici non autosufficienti l'ospedale sia sempre la soluzione più
idonea. Inoltre va rilevato che le autorità hanno avuto ben 35 anni di tempo
(e cioè dall'entrata in vigore della legge 4 agosto 1955 n. 692) per creare le
strutture residenziali (ospedaliere e non ospedaliere) necessarie per le
persone colpite da cronicità e da non autosufficienza: purtroppo i
finanziamenti e il personale disponibili sono stati utilizzati per altri
settori.
Inoltre ricordiamo che il CSA - Comitato per la
difesa dei diritti degli assistiti ha collaborato attivamente con il Prof.
Fabrizio Fabris e la sua équipe per la istituzione del servizio di ospedalizzazione
a domicilio.
Infine segnaliamo che le pressioni esercitate dal
Comitato e dai familiari hanno determinato l'eliminazione di abusi anche gravi
presenti in alcuni reparti ospedalieri, quale quello di caricare i moribondi
sulle ambulanze perché fossero trasportati negli istituti assistenziali. Oggi,
quasi sempre, invece, le persane in fase terminale continuano ad essere curate
dagli ospedali, salvo che - evidentemente - i familiari decidano altrimenti.
Contributi economici a carico dei parenti
Un altro settore di intervento affrontato dal CSA -
Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti (29) riguarda la questione
dei contributi economici richiesti dal Comune di Torino e da altri enti locali
ai familiari di anziani e adulti cronici non autosufficienti ricoverati presso
strutture assistenziali.
Al riguardo vi è da segnalare che in una causa
promossa da alcuni congiunti, il Comune di Torino si è difeso affermando che i
congiunti stessi dovessero versare i contributi perché avevano sottoscritto un impegno al riguardo (30).
Pertanto, sulla base delle considerazioni giuridiche
del Prof. Massimo Dogliotti (31) e della consulenza dei legali del Comitato
(32), numerosi parenti di ricoverati hanno disdetto gli impegni economici che
erano stati costretti a sottoscrivere al momento dell'accettazione del ricovero
assistenziale del loro congiunto.
Nei confronti delle disdette (le prime sono state
inviate nel 1987), il Comune di Torino non ha assunto alcuna iniziativa, segna
evidente che i parenti non hanno alcun obbligo giuridico di versare contributi
economici (33). Tuttavia, il Comune di Torino continua a richiedere la sottoscrizione
dell'impegno, anche se detta procedura riguarda un numero estremamente più limitato
di persone a causa dell'aumento della fascia esentata (34).
La qualità della vita negli ospedali e negli istituti
Un altro settore di intervento del CSA - Comitato
per la difesa dei diritti degli assistiti concerne le condizioni di vita dei
ricoverati negli ospedali e negli istituti di assistenza e la qualità delle
cure.
Le azioni sono state condotte, insieme alle altre
associazioni operanti sul territorio, soprattutto con il SANA e il Comitato
dei parenti dei ricoverati presso IRV (35), e, tutte le volte che è stato
possibile con le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL del personale degli
Enti locali (36).
In particolare, è stato richiesto agli ospedali non
solo di provvedere tempestivamente ed adeguatamente alle prestazioni curative
e riabilitative, ma anche di fornire i supporti necessari affinché il malato
mangi, beva, si vesta, si alzi dal letto, vada ai servizi, cammini, ecc. e sia
sostenuto sul piano psicologico, fermo restando che i parenti e gli amici del
paziente hanno il diritto, ma non l'obbligo, di assistere ì propri congiunti. È
quindi un gravissimo abuso costringere i parenti a pagare del personale per
prestazioni che sono obbligatoriamente a carico del Servizio sanitario
nazionale.
Problemi aperti
La proposta di legge di iniziativa popolare «Riordino
degli interventi sanitari a favore degli anziani cronici non autosufficienti e
realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali» è già stata presentata
al Consiglio della Regione Emilia-Romagna, che l'ha ritenuta ammissibile.
La raccolta di firme in Lombardia e in Piemonte per
la presentazione di analoghe proposte di legge avrà inizio il 15 gennaio 1991.
A Torino sarà presentata il 26 gennaio da Norberto Bobbio - Filosofo e
Senatore a vita, Graziana Delpierre - Segretario nazionale UIL Pensionati,
Fabrizio Fabris - Direttore dell'Istituto di Geriatria dell'Università di
Torino, Giannino Piana - Docente di Teologia e dagli avvocati Roberto Carapelle
e Federico Cipolla.
Effettuata la presentazione della proposta, sarà necessario
ottenere l'approvazione dai rispettivi Consigli regionali, il che richiederà
un impegno ulteriore da parte dei promotori.
Nemmeno dopo l'entrata in vigore della legge di
iniziativa popolare, il lavoro potrà essere considerato concluso. Al riguardo
occorre evitare ciò che è successo, ad esempio, con la legge 13 maggio 1978 n.
180 «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori» e con la
stessa riforma sanitaria, e cioè che i movimenti di base, le organizzazioni
culturali, i gruppi di operatori si sentano appagati dall'entrata in vigore di
norme innovative e non continuino nello stesso impegno perché si realizzino i
servizi previsti dalla legge.
In questo modo si consentirebbe ai nuovi
emarginatori, che ormai affrontano il problema con piglio manageriale (37), di
incentivare le strutture residenziali a scapito dei servizi domiciliari.
Azioni informative, culturali e rivendicative
La raccolta delle firme è un'occasione da non perdere
per una capillare azione informativa, per sviluppare una consapevole presa di
coscienza sul diritto alle cure sanitarie degli anziani e degli adulti
cronici non autosufficienti e per rivendicare dalle autorità competenti la messa
in moto dei necessari servizi, prioritariamente quelli concernenti
l'ospedalizzazione a domicilio.
A nostro avviso, dovrebbe anche essere la circostanza
adatta per avviare iniziative di tutela dei casi singoli, analoghe a quelle
del CSA Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, anche per
consentire agli utenti, ai loro congiunti, arali operatori e ai volontari di
constatare le positive conseguenze dei loro interventi.
Gestione delle RSA
Finora il Governo e il Ministro della sanità non
hanno preso posizione sulla gestione sanitaria o assistenziale o mista delle
residenze sanitarie assistenziali.
Contraddittoria ed equivoca è la posizione delle
Regioni: ad esempio, il piano socio-sanitario approvato dalla Regione Piemonte
non dispone in modo esplicito che le RSA siano gestite dal settore sanitario;
quello della Regione Liguria prevede le RSA come strutture sanitarie, ma conserva
le case protette assistenziali per anziani non autosufficienti; a sua volta
l'Emilia-Romagna stabilisce che le RSA devono essere gestite dal settore
assistenziale (38).
Al riguardo è auspicabile che - finalmente - il
Presidente del Consiglio dei Ministri emani il provvedimento richiesto dal
Gruppo nazionale CSPSS-ISTISSS (39), provvedimento che - lo ripetiamo -
dovrebbe non solo chiarire che le RSA sono strutture sanitarie, ma definire
anche gli standards qualitativi e quantitativi del personale.
Cure domiciliari e ospedaliere
L'obiettivo più importante della proposta di legge
regionale di iniziativa popolare è quello di assicurare agli anziani cronici
non autosufficienti le cure adeguate alle loro esigenze (Cfr. l'art. 1).
È e sarà un compito difficilissimo ottenere dagli
amministratori e dagli operatori sanitari l'effettivo riconoscimento della
dignità dell'anziano cronico non autosufficiente, pari a quello del malato
acuto.
Sarà difficilissimo, perché occorre non solo vincere
l'eutanasia da abbandono, ma anche ottenere azioni positive di prevenzione,
cura e riabilitazione.
È un impenno gravoso, ma è anche un dovere civile non
solo verso ali altri, ma anche nei confronti nostri e dei nostri familiari.
È anche un'occasione per il volontariato di
dimostrare concretamente di essere dalla parte degli anziani cronici non
autosufficienti non solo fornendo aiuti e sostegno negli ospedali e negli
istituti ai pazienti (prestazioni che di fatto sono anche un aiuto per queste
strutture), ma anche rivendicando il diritto alle cure sanitarie di tali
soggetti (la cui realizzazione non sempre coincide con gli obiettivi e gli interessi
reali degli enti pubblici e privati).
(1) Cfr. il volume «Eutanasia da abbandono», Rosenberg & Sellier, Torino, 1988.
(2) Gli atti sono stati pubblicati da Vita e Pensiero, Milano
1990.
(3) Cfr. Prospettive
assistenziali, n. 90, aprile-giugno 1990.
(4) Ibidem, n. 87,
luglio-settembre 1989.
(5) Cfr. G. Nervo, Ammalarsi giovani e morire in fretta,
Italia Caritas, n. 3 marzo 1986.
(6) Cfr. G. Pasini, Anziani cronici
non autosufficienti: ruolo dei servizi e solidarietà del volontariato, Italia Caritas Documentazione, n. 3,
1990. Si veda inoltre l'inserto speciale, apparso sul n. 3/1989 della suddetta
rivista, che raccoglie la documentazione relativa al seminario di studio
organizzato dalla Caritas italiana sul tema «Volontariato e assistenza
domiciliare agli anziani non autosufficienti», Roma, 23-25 febbraio 1989.
(7) Cfr. altresì M. Dogliotti, I
diritti dell'anziano, Rivista
trimestrale di diritto e procedura civile, settembre 1987.
(8) Gli atti sono pubblicati sul n. 2, 1988 di Servizi Sociali.
(9) Cfr. Prospettive
assistenziali, n. 75, luglio-settembre 1986.
(10) La Regione Emilia-Romagna, che
continua a sostenere per gli anziani non autosufficienti la competenza del
settore assistenziale, con una delibera del 1987, ha previsto meno di due
minuti al giorno di intervento medico per ciascun anziano non autosufficiente
ricoverato in casa protetta.
(11) Cfr. F. Fabris - E. Ferrario,
Cronici: comparto sanitario o assistenziale?, in Prospettive assistenziali, n. 81, gennaio-marzo 1988.
(12) È il caso dell'esposto
presentato alla Procura della Repubblica di Bologna dal locale Centro per i
diritti del malato per denunciare che gli incaricati di un ospedale avevano
portato una signora di 82 anni a casa sua e l'avevano abbandonata a se stessa,
nonostante che la signora stessa fosse allettata, vivesse da sola e non avesse
alcun parente.
(13) In merito alla suddetta vicenda
l'autorità giudiziaria, nel provvedimento di archiviazione, ha precisato
quanto segue: «Sarebbe stato senza dubbio
opportuno che invece di disporne la dimissione, permettendogli così di tornare
a casa, il paziente fosse inviato al reparto geriatrico per una migliore
assistenza e per un più attento controllo».
(14) Si veda, in questo numero,
l'articolo «Anziani cronici non autosufficienti: il Comune di Modena ha sempre
ragione».
(15) Cfr. F. Fabris e L. Pernigotti, Cinque anni di ospedalizzazione
a domicilio, Rosenberg & Sellier,
Torino, 1990.
(16) Cfr. Il Resegone
del 27 ottobre 1989.
(17) Cfr. La Stampa
del 3 aprile 1990.
(18) Il Gruppo nazionale
CSPSS-ISTISSS è costituito da Andrea Bartoli, Direttore del CSPSS - Centro
Studi e Programmi Sociali e Sanitari; Luciano Belloi, Cattedra di Geriatria
dell'Università di Modena; Giovanna Bitto, Segretario nazionale della
Federazione Pensionati CISL; Paolo Cozzi Lepri, Operatore USL RM1; Graziana
Delpierre, Segretario nazionale UIL Pensionati; Fabrizio Fabris, Direttore
della Cattedra di Geriatria dell'Università di Torino; Aurelia Florea,
Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali; Francesco Florenzano, Redattore
Capo rivista «AIlzheimer-Longevità-Geriatria»; Ivano Giacomelli, Centro per i
diritti del cittadino; Carlo Hanau, Segretario nazionale del Centro italiano
per il volontariato; Tiziana Lepore, Comunità di Sant'Egidio; Giovanni Nervo,
Presidente della Fondazione Zancan; Giuseppe Pasini, Direttore della Caritas
italiana; Francesco Santanera, CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli
assistiti; Luciano Tavazza, Presidente nazionale MO.V.I.; Marco Trabucchi,
Direttore della Cattedra di Farmacologia dell'Università di Roma.
(19) Si ricorda che ai sensi
dell'art. 41 della legge 12 febbraio 1968 n. 132, le ammissioni e le
dimissionid agli ospedali devono essere disposte «ispirandosi al principio della obbligatorietà del ricovero nel caso in
cui sia accertata la necessità (...)
dell’infermo». Il concetto di necessità è molto più ampio di quello di
malattia acuta o cronica.
(20) Il testo definitivo per il Piemonte e la Lombardia è
riportato in questo numero.
(21) Il CSA, che opera
ininterrottamente dal 1979 è costituito dalle seguenti organizzazioni:
Associazione italiana assistenza spastici, sezione di Torino; Associazione
italiana sclerosi multipla, sezione piemontese: Associazione nazionale
famiglie adottive e affidatarie; Centro di informazioni politiche ed
economiche; Centro studi città difficile; Cogidas; Comitato integrazione
scolastica handicappati; Coordinamento dei comitati spontanei di quartiere;
Coordinamento para e tetraplegici; Gruppo inserimento sociale handicappati
USSL 27: Gruppo «Odissea 33» di Chivasso; Unione italiana ciechi, sezione di
Torino: Unione italiana per la lotta contro la distrofia muscolare, sezione di
Torino; Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale.
(22) Cfr. Prospettive
assistenziali, n. 75, luglio-settembre 1986.
(23) Ibidem, n.
79, luglio-settembre 1987.
(24) Ibidem, n.
82, aprile-giugno 1988.
(25) Ibidem, n.
87, luglio-settembre 1989.
(26) In questo numero.
(27) Ecco il fac-simile della lettera raccomandata R.R.:
- Presidente e Componenti del comitato dl
gestione dell'USSL ..............................................
-
Direttore sanitario Ospedale
..................................................................................................
-
Primario Reparto
....................................... Ospedale
...........................................................
e p.c. - CSA - Comitato difesa
diritti assistiti
Via
Artisti 34 - Torino
Visto l'art. 4 della legge 23 ottobre 1985 n. 595 e la circolare
dell'Assessore Regionale alla sanità e assistenza n. 0267/140 del 21 febbraio
1984, chiedo che mio marito (moglie, ecc.) nato
a ....................... il ....................... residente a Torino, Via
................................ attualmente ricoverato presso l'Ospedale
reparto .............................. non venga dimesso o venga trasferito in
un altro reparto dello stesso Ospedale ........................ o in altro
ospedale di Torino per i seguenti motivi:
1) a causa della malattia (breve descrizione), mio marito ha spesso
necessità di interventi medici non praticabili a domicilio e che richiedono
pertanto il ricovero in ospedale;
2) le mie condizioni di salute (e/o di lavoro e/o di altro genere) non
mi consentono assolutamente dl provvedere a mio marito, il quale necessita di
cure e assistenza 24 ore su 24. Al riguardo preciso anche che mio marito non
può essere lasciato solo in casa.
Confido
nell'accoglimento della presente e nel non allontanamento di mio marito da
Torino in modo da poterlo seguire.
Firma e Indirizzo
(28) Da notare che finora nessuno ha
risposto alle lettere di cui sopra, né i Presidenti delle USL, né i Direttori
sanitari, né i Primari. Ciò conferma che gli ospedali hanno l’obbligo di curare
anche gli anziani cronici non autosufficienti.
(29) Da qualche tempo intervengono
altresì l'Associazione SANA (Solidarietà Anziani Non Autosufficienti) e Il
Comitato del Parenti dei Ricoverati presso l'istituto di Riposo per la
vecchiaia (IRV).
(30) Nessun riferimento veniva fatto
dal Comune di Torino agli art. 433 e seguenti del codice civile, concernenti
gli obblighi alimentari dei parenti.
(31) Cfr. M. Dogliotti, Gli enti
pubblici non possono pretendere contributi economici dai parenti tenuti agli
alimenti di persone assistite, in Prospettive assistenziali, n. 87,
luglio-settembre 1989; cfr. altresì l'articolo segnalato alla nota 7.
(32) Si ringraziano in particolare
gli avvocati Giorgio Santilli e Roberto Carapelle per i consigli ed i numerosi
interventi effettuati, tutti a titolo gratuito.
(33)
Fac-simile della disdetta:
RACCOMANDATA
R.R.
Data, ..........................
-
Al Presidente dell'istituto .......................................................
-
Al Presidente e ai Componenti del Comitato di gestione dell'USSL (in cui è
ricoverato il paziente)
e p.c. - All'Assessore
all'assistenza del Comune di .............................
-
Al Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti - Via Artisti 34 -
Torino 10124
Il sottoscritto
............................. residente in
............................................ Via
....................................... n. ......, in relazione all'impegno
sottoscritto in data ..................... e relativo alla garanzia per il
pagamento della retta dell'ospite sig.
.................. fa presente di non essere più in grado, né nella
disponibilità, per continuare ad assolvere all'onere di garanzia.
L'impegno viene pertanto revocato a
far tempo da un mese dall'invio della presente.
Peraltro il
sottoscritto, considerato lo stato di malattia del sig. .......................
ritiene che gli oneri debbano far carico sul servizio sanitario, sussistendone
tutti i presupposti.
(34) In base alla deliberazione del
Consiglio comunale del 19 marzo 1990, il contributo richiesto dal Comune di
Torino è calcolato sul reddito complessivo del nucleo assoggettabile all'IRPEF,
conseguito dai suoi componenti nell'anno solare precedente a quello in cui
viene definita la contribuzione, dedotti l'affitto dell'alloggio, le trattenute
previdenziali, gli oneri fiscali e il minimo vitale (attualmente di L. 505.000
per il primo componente della famiglia, L. 354.000 per il secondo. L. 202.000
per ciascuno dei successivi). Se la cifra così ottenuta è inferiore a L.
1.400.000. non è richiesto alcun contributo; se è superiore il contributo è
calcolato sulla base di aliquote progressive. Alla formazione del reddito
concorrono altresì i proventi di qualsiasi natura, compresi quelli soggetti a
trattenuta alla fonte a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva.
(35) Cfr. la nota n. 29.
(36) Le maggiori difficoltà di
collaborazione sono dovute alla ancora non chiara posizione del vari livelli
sindacali sulla competenza sanitaria in materia di anziani cronici non
autosufficienti. Auspichiamo che l'adesione della UIL Pensionati Piemonte alla
proposta di legge di iniziativa popolare determini una positiva svolta nei rapporti
fra i Sindacati, in particolare quelli del personale dei servizi e dei
pensionati, e le Associazioni dell'utenza.
(37) Si veda ad esempio, la citata iniziativa dell'Italsanità.
(38) Ricordiamo che l'Assessore
all'assistenza della Regione Emilia-Romagna, Elsa Signorino del PCI, ha predisposto
per il Coordinamento degli Assessori regionali all'assistenza un documento che
sostiene la questione delle RSA da parte del settore assistenziale. Cfr. «Le
profonde contraddizioni del PCI in materia di anziani cronici non
autosufficienti» in Prospettive
assistenziali, n. 88, ottobre-dicembre 1989.
(39) Cfr. il paragrafo «La politica dell'internamento» del
presente editoriale.
www.fondazionepromozionesociale.it