Prospettive assistenziali, n. 92, ottobre-dicembre
1990
Notiziario del Centro Italiano per l'adozione
Internazionale
RACCOMANDAZIONE
SULL'ADOZIONE INTERNAZIONALE
La Seconda
Sessione «Adozione internazionale» del 13° Congresso dell'Associazione internazionale
dei magistrati della gioventù e della famiglia tenutosi a Torino dal 16-21
settembre sul tema «Le Nuove Famiglie» ha approvato la risoluzione che
riportiamo integralmente.
Constatato che vi sono sollecitazioni per la
revisione di alcuni principi che hanno regolato il fenomeno dell'adozione in
questi ultimi anni;
- che ciò si è verificato specialmente a seguito del
forte sviluppo dell'adozione internazionale;
- che non tutte queste sollecitazioni mettono in
primo piano l'interesse del minore, come invece previsto dalla Dichiarazione
delle Nazioni Unite del 1986 e dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1989;
- che il traffico dei minori anche attraverso il
sistema dei falsi riconoscimenti, è tuttora diffuso e non adeguatamente
prevenuto e combattuto dalle autorità competenti sia dei paesi d'origine che
dei paesi di destinazione;
Richiamata
la Risoluzione del Congresso dì Rio de Janeiro del 1986;
RACCOMANDA
1. che sia riaffermato come assolutamente preminente
il diritto del minore a crescere nel proprio paese e nella propria famiglia;
2. che sia riaffermato il carattere di sussidiarietà
della adozione internazionale, alla quale si farà ricorso solo dopo aver
esaurito tutte le possibilità di mantenere il bambino nella sua famiglia o in
altra famiglia del suo paese d'origine;
3. che l'adozione sia prevista solo per i minori in
accertata situazione di abbandono da parte dei genitori e dei familiari e sia
considerata una misura diretta alla protezione del minore da trattare
nell'ambito degli interventi delle autorità pubbliche;
4. che quindi la competenza a verificare i presupposti
giuridici e di fatto dell'abbandono e dell'adozione sia affidata a una autorità
giurisdizionale, che dovrà avvalersi della collaborazione tecnica di servizi
sociali professionali;
5. che le norme dell'adozione siano sempre
finalizzate all'interesse preminente del minore, e che quindi gli aspiranti
genitori adottivi siano
informati,
preparati e scelti in modo accurato, per assicurare all'adottato una adeguata
vita familiare;
6.
che a questi scopi è indispensabile una attiva cooperazione fra gli Stati,
per:
a) porre in essere forme concrete di collaborazione
fra le autorità competenti dei paesi di origine e dei paesi di destinazione per
prevenire e contrastare il traffico dei minori;
b) stipulare accordi bilaterali o multilaterali fra
i paesi d'origine e paesi di destinazione che definiscano procedure vincolanti
in materia di adozione internazionale;
c)
prevedere forme di cooperazione tecnica e finanziaria fra i paesi di
destinazione ed i paesi d'origine tali da promuovere l'adozione nazionale e
lo sviluppo dei servizi di protezione e assistenza all'infanzia;
7. che l'adozione internazionale possa avvenire solo
per il tramite di servizi professionali o di agenzie di intermediazione
pubbliche o di agenzie private autorizzate e controllate dallo Stato;
8. che vengano ratificati al più presto tutti gli
strumenti internazionali esistenti per la protezione del minore, come la
Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 e la Convenzione Interamericana di La
Paz, e che sia sostenuto attivamente il lavoro della Conferenza de L'Aja di diritto
internazionale privato diretto a preparare una Convenzione sull'adozione
internazionale valida per i paesi di origine e i paesi di destinazione.
RAPPORTO DEL 13° CONGRESSO
DELLA ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEI MAGISTRATI
Riportiamo
altresì il rapporto di sintesi della Seconda Sessione del 13° Congresso
dell'Associazione Internazionale dei Magistrati della Gioventù e della
Famiglia.
Il lavoro della Seconda Sessione si è concentrato
quasi completamente sul tema dell'adozione internazionale. Il secondo tema,
relativo alle famiglie multiculturali, non ha raccolto sufficienti interventi
per suscitare un dibattito e tanto meno per formulare conclusioni o raccomandazioni.
Sono stati tuttavia evocati i problemi dei tigli di genitori di nazionalità
diverse, e si sono sottolineati i problemi che si incontrano nel ristabilire
l'affidamento e il diritto di visita in casi di sottrazione al genitore affidatario.
Sull'adozione internazionale la maggior parte degli
interventi ha mostrato che molti dei problemi discussi al Congresso di Rio sono
ancora attuali. Così, è stata riproposta la questione del diritto del minore a
crescere nel proprio paese con la propria famiglia. Si è parlato ancora del
ruolo sussidiario dell'adozione internazionale, della necessità di sviluppare
l'adozione nazionale nel paese di origine e del ruolo degli enti di
intermediazione.
È risultato che sono ancora molto poche le adozioni
nazionali nei paesi d'origine, e che il loro numero potrebbe crescere
sensibilmente se le legislazioni interne ed i servizi di protezione
all'infanzia svolgessero un'azione diretta a favorirle.
L'esigenza di rendere obbligatoria nell'adozione
internazionale l'intermediazione di servizi professionali o di agenzie
pubbliche (o anche private, purché autorizzate e controllate dallo Stato) è
stata sottolineata.
È stata anche affermata la necessità di una
cooperazione fra paesi dì destinazione e paesi d'origine, anche attraverso la
creazione di apposite Autorità centrali. A questo proposito è stata molto
apprezzata l'iniziativa della Conferenza de L'Aja di diritto internazionale
privato per la preparazione di un progetto di convenzione sull'adozione
internazionale con la partecipazione ai lavori dei paesi d'origine e dei paesi
di destinazione.
Si è espressa molta preoccupazione per il traffico di
bambini in tutte le sue forme, compresa quella dei falsi riconoscimenti.
Si è constatato che gli sforzi fatti per combattere
il fenomeno sono stati insufficienti sia nei paesi d'origine che nei paesi di
destinazione, e si è sottolineata la necessità di porre in essere azioni
coordinate a questo scopo.
Nell'ambito della tematica del congresso, dedicato
alle «Nuove famiglie», si è vista emergere una «nuova famiglia adottiva»,
anche se non ancora bene delineata e non senza contrasti.
Essa si caratterizza per una maggiore consapevolezza
delle proprie responsabilità e dei problemi che comporta l'adozione
internazionale sia sul piano individuale che sociale; per una maggiore
attenzione al buon inserimento nel nuovo ambiente senza nascondersi e senza nascondere
le origini personali e culturali del bambino adottato, ma riconoscendole e
valorizzandole ogni volta che è possibile; in definitiva per una maggiore
sensibilità verso l'interesse preminente del minore.
Il problema dell'inserimento graduale ha sollevato
la questione del periodo di prova e del rischio di conflitti di legge. Ciò è
avvenuto prendendo lo spunto dalla presentazione della nuova legge brasiliana,
della quale tuttavia si sono apprezzate le finalità di lotta al traffico dei
minori.
Sulla ricerca delle origini l'assemblea non ha
raggiunto il consenso. Si è tuttavia convenuto che il bambino ha diritto ad una
informazione precoce sulla filiazione adottiva e sul luogo di origine. È stata
rappresentata da alcuni interventi l'esigenza di conservare anche a tempo indeterminato
i documenti dell'adozione per poter fornire all'adottato ogni informazione sul
suo passato. A questo proposito però è stata sottolineata con forza anche la
opposta necessità dl proteggere la vita privata del genitore biologico e di non
rilevarne il nome.
In conclusione, anche la famiglia adottiva - o quanto
meno il suo modello ottimale - è apparsa in evoluzione e in fase di
cambiamento. Essa tende a diventare più aperta e più consapevole, meno
possessiva, disposta a confrontarsi non solo con i problemi dell'inserimento
del bambino nella nuova società, ma anche più rispettosa delle sue origini
individuali e culturali, e quindi in definitiva più rispettosa dell'interesse
del minore.
www.fondazionepromozionesociale.it