Prospettive assistenziali, n. 93, gennaio-marzo 1991
DIRITTI DEI CITTADINI E LORO ESIGIBILITA
FONDAZIONE ZANCAN
Il riconoscimento non meramente formale dei diritti
della persona umana, con particolare riferimento ai minori, agli anziani, agli
ammalati, agli immigrati, è stato l'argomento trattato in un recente seminario
organizzato dalla Fondazione Zancan a Malosco (TN) sul tema: «Diritti, esigibilità dei diritti, tutela
dei cittadini» coordinato da Giorgio Battistacci, magistrato.
Una delle caratteristiche salienti della società
odierna è la richiesta sempre più pressante di attuazione concreta dei diritti
da tempo proclamati (diritto alla salute, al lavoro, all'istruzione, ecc.) e
di quelli emersi in questi ultimi anni (diritto ad una informazione obiettiva
e tempestiva, ad un ambiente vivibile, ecc.).
Anche sul piano della comunità internazionale, sulla
quale Antonio Papisca, direttore del Centro di studio e formazione sui diritti
dell'uomo e dei popoli istituito presso l'Università di Padova, ha svolto una
relazione su «I diritti di cittadinanza: componenti culturali, economiche,
sociali », é stato avviato un processo di riconoscimento e di affermazione dei
diritti umani fondamentali. Tale processo, pur muovendo dalle tradizioni
culturali e politiche dei paesi occidentali, coinvolge e vede la partecipazione
della maggior parte dei paesi del mondo, anche di tradizioni le più diverse.
Esso tende alla affermazione dell'individuo come soggetto di diritto
internazionale, legittimato a ricorrere a organismi giudiziari internazionali
per conseguire il riconoscimento dei fondamentali diritti umani sulla base di
un vero e proprio codice internazionale.
Innanzitutto, è stato osservato come la richiesta di
riconoscimento dei diritti può apparire contraddetta sul piano interno degli
Stati dalla crisi dello Stato sociale e dalle critiche a tale forma di Stato.
In realtà occorre ridefinire lo Stato sociale, garantendo i necessari sostegni
alle fasce più deboli della popolazione, evitando gli attuali gravissimi
sprechi, eliminando i numerosi e spesso onerosi privilegi a carico della collettività
di cui godono gruppi anche consistenti di persone autonomamente in grado di
provvedere a loro stesse e procurando le necessarie risorse, in primo luogo
mediante una adeguata latta all'evasione fiscale le cui proporzioni - secondo
le recenti dichiarazioni del Procuratore Generale della Corte dei Conti - hanno
assunto caratteri molto rilevanti.
In tal modo è possibile assicurare a tutti uguali
opportunità e uguali servizi e quindi garantire a tutti uguali diritti,
tutelando le persone ed i nuclei familiari deficitari o svantaggiati ed evitando
- nello stesso tempo - di favorire i ceti privilegiati sotto il profilo
economico e sociale.
Nel corso del seminario è stato altresì rilevato che
la crisi dello Stato sociale è stata pure la conseguenza della caduta di uno
spirito di solidarietà e dell'insorgere di un esasperato individualismo che
caratterizza ormai quasi tutte le società del nostro tempo.
Oggi si ripropone il tema della cittadinanza e dei
diritti di cittadinanza quale componente essenziale di uno Stato veramente
sociale e solidale.
A fianco di una cittadinanza politica e di una
cittadinanza civile, si pone infatti l'urgenza di affermare e garantire una
cittadinanza sociale, con il pieno ed effettivo riconoscimento dei diritti
sociali e l'inserimento di tutti nell'area della cittadinanza.
La logica dei diritti sociali è molto diversa da
quella dei diritti politici e civili: questi realizzano una uguaglianza solo
formale, mentre i primi implicano una idea di giustizia e richiedono per la
loro affermazione politiche nuove e diverse che toccano i processi produttivi,
i rapporti di potere, il rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale:
ripropongono in termini politici il tema della solidarietà.
Per l'affermazione dei diritti sociali non ci si può
affidare solo a norme giuridiche, ma ad una azione nuova e diversa delle forze
politiche e sindacali, oltre che all'azione di movimenti e organizzazioni nuove
di volontariato che stanno sorgendo e che avanzano proposte, sollecitazioni,
rivendicazioni all'interno della società civile.
Fino ad ora le forze politiche e sindacali hanno
posto poca attenzione alle problematiche della cittadinanza sociale (ad
esempio, non può ignorarsi come scarsi o addirittura inesistenti sono stati gli
impulsi di tali forze per far approvare in Italia un piano sanitario per
garantire a tutti il fondamentale diritto alla salute).
Venendo ad esaminare in modo più specifico le
normative che avrebbero dovuto tutelare e garantire diritti di cittadinanza
sociale a tutti e, in particolare, ai ceti e ai gruppi più deboli ed emarginati
(minori, anziani, ammalati, immigrati), le relazioni di Massimo Dogliotti,
magistrato del Tribunale di Genova e docente dell'Università della Calabria e
di Simonetta Boccaccio, ricercatrice dell'Istituto di Diritto privato
dell'Università di Genova ed i successivi lavori di gruppo hanno evidenziato
che esistono poche leggi che prevedono con chiarezza quali siano i soggetti responsabili
per l'attuazione di tali diritti e quali siano i modi e i tempi per la loro
attuazione e, soprattutto, che stabiliscano strumenti efficaci ed adeguati per
garantire una reale attuazione.
Limitando l'esame ai diritti alla salute, all'assistenza
(questa neppure riconosciuta da una legge nazionale) e al lavoro possono
individuarsi poche leggi che consentono un'azionabilità di fronte al giudice
ordinario o amministrativo: ad esempio la normativa in materia di pensione
sociale, quella dì previsione di un assegno mensile e di accompagnamento per
gli invalidi civili, quella di assunzione obbligatoria al lavoro per gli
invalidi civili, quella di inserimento degli handicappati nella scuola
dell'obbligo.
In alcune leggi regionali o in alcuni atti amministrativi
regionali o di enti locali o di USSL, sono previsti impegni per assicurare a
tutti un minimo vitale, con possibilità di ricorso al responsabile dell'ente
erogatore: in tali casi forse potrebbe non escludersi la possibilità di un ricorso
ulteriore al giudice amministrativo in caso di rifiuto o di negazione di una
prestazione dovuta per legge o per atto amministrativo allorché ne ricorrano i
presupposti.
Esistono invece una serie di leggi statali e/o regionali
che affermano il diritto alla salute e all'assistenza generalmente indicando
alcune volte i soggetti deputati alla loro attuazione, enti o organismi locali (Comuni singoli o
associati, USSL, Comunità montane), ma non prevedono quasi mai strumenti dei
quali il cittadino possa avvalersi per la loro esigibilità quando è in gioco la
responsabilità o la inadempienza di pubblici amministratori.
Al di fuori delle situazioni in cui insorga una
responsabilità penale e/o civile di un privato o di un singolo operatore, può
essere ipotizzato, almeno in alcuni casi, qualche strumento di tutela.
Allorché sia previsto nella legge l'obbligo di un pubblico amministratore di
compiere un atto dovuto, può soccorrere la tutela penale offerta da un
procedimento per omissione di atti di ufficio. Il procedimento penale può
costituire un deterrente, ma, data la lungaggine dei processi penali, non è agevole
prevedere una tempestiva attuazione del diritto violato, a seguito del mancato
compimento dell'atto dovuto.
In alcuni casi può ipotizzarsi, nell'eventualità di
inadempienze o di provvedimenti ingiusti della Pubblica amministrazione, un
ricorso al giudice ordinario o amministrativo; però il giudice ordinario ha
solo il potere di pronunciare la illegittimità di un atto e di condannare la
Pubblica amministrazione al risarcimento del danno e anche il giudice
amministrativo non ha il potere di sostituirsi al pubblico amministratore
modificando il provvedimento adottato o adottando un provvedimento in
sostituzione di quello rifiutato o mancante.
Il titolare di un diritto, una volta ottenuta una
pronuncia favorevole del giudice amministrativo, può iniziare un giudizio in
ottemperanza che però può generalmente attuarsi allorché si controverta in
materia di una mancata prestazione di natura patrimoniale e non in altri casi.
In ogni caso, anche se fosse possibile il ricorso a un giudice, i tempi di
giudizio sono sempre tali da rendere difficile una tempestiva ed efficace attuazione
di un diritto.
Nel corso del seminario è quindi emerso che molto
spesso il cittadino può ricorrere solo a strumenti scarsamente efficaci quali
il difensore civico, che però ha poteri solo di sollecitazione e di
segnalazione alla Pubblica amministrazione inadempiente, o le commissioni
conciliative, quali quelle previste in materia di diritto alla salute dalle
Carte dei diritti del malato, ma anche in questi casi non si va al di là di una
denuncia pubblica di inadempienze o di una sollecitazione perché venga rimosso
un ostacolo alla attuazione di un diritto.
Di fronte alle gravissime carenze attuali in materia
di diritti di cittadinanza sociale (diritti riconosciuti da leggi ma non
attuati, diritti non ancora riconosciuti) con le inevitabili ripercussioni
negative su un grande numero di persone, il seminario di Malosco ha ritenuto
che competa ai movimenti di volontariato, alle associazioni, ai sindacati e a
tutte le forze sociali l'azione di pressione e sollecitazione organizzata
perché i diritti fondamentali vengano riconosciuti e attuati e siano attivati
gli interventi ed i servizi mancanti o insufficienti, con particolare riguardo
a quelli concernenti i minori, gli anziani, gli handicappati, gli ammalati, gli
immigrati.
Il seminario ha ancora sottolineato come vada
emergendo una nuova cultura dei diritti umani e ha indicato la necessità che
vengano tenute presenti alcune esigenze nella formulazione di leggi, delibere e
altri provvedimenti.
Sia a livello internazionale che locale si riconosce
sempre di più che centro delle politiche internazionali e locali deve essere la
persona umana con le sue esigenze e con i suoi bisogni fondamentali
riconosciuti come diritti.
Per quanto riguarda gli atti legislativi e deliberativi
e gli altri provvedimenti concernenti le politiche sociali, appare
indispensabile che siano precisati i diritti che si intende effettivamente
riconoscere all'individuo (diritto alla salute, al lavoro, all'informazione, ad
un ambiente sano, ecc.) e che conseguentemente siano individuati:
- gli strumenti (personale, finanziamenti, organizzazione,
ecc.) occorrenti per l'attuazione dei suddetti diritti;
-
le modalità;
-
i tempi;
-
le forme di esigibilità dei diritti suddetti;
-
le sanzioni previste nei casi di inadempienza.
In particolare occorre che gli strumenti di cui
sopra, le modalità e le forme di esigibilità siano idonei anche per le persone
prive di mezzi economici e con limitate capacità.
Come è stato precedentemente rilevato, per l'individuazione
dei diritti e degli strumenti alternativi; occorre il contributo
attiva e autonomo dei singoli e delle loro organizzazioni (sindacati,
associazioni, movimenti di base, gruppi culturali, ecc.). Detto contributo è
altresì indispensabile per verificare che i diritti riconosciuti siano
concretamente attuati.
Per l'affermazione della nuova cultura dei diritti
umani il ruolo delle organizzazioni di cui sopra sarebbe notevolmente
accresciuto dalla loro reciproca collaborazione sia nella fase di studio sia in
quella della sfera promozionale.
Dal seminario è altresì emerso che altri elementi di
fondamentale importanza sono l'autonomia delle suddette organizzazioni dalle
istituzioni e l’apertura delle istituzioni stesse alla collaborazione dei
gruppi di base.
È stata auspicata, inoltre, l'elaborazione unitaria,
in sede nazionale, di un unico documento al quale fare riferimento sia per una
integrazione della normativa nazionale, sia - con i dovuti adeguamenti alla
realtà locale - per una integrazione della normativa regionale e locale anche
a livello regolamentare.
Per favorire l'auspicata elaborazione unitaria, la
Fondazione Zancan è disponibile per organizzare un incontro con le
associazioni ed i movimenti che operano nel campo dei diritti umani. Pertanto
coloro che sono disponibili a collaborare, sono pregati di segnalarlo per
iscritto alla Fondazione Zancan, Via Patriarcato 41, 35139 Padova, tel. 049/663800,
fax 049/G63013.
Alcune urgenze
Nel corso del seminario sono stati costituiti tre
gruppi di lavoro sui problemi dei minori, dei malati, con particolare riguardo
a quelli gravemente non autosufficienti, degli immigrati.
I gruppi sono stati coordinati rispettivamente da
Guido Antonin (minori), da Carlo Hanau e Francesco Santanera (ammalati e
anziani) e da Graziamaria Dente (immigrati).
Dal confronto delle conclusioni dei tre suddetti
gruppi di lavoro, sono emerse le seguenti urgenze comuni sul piano legislativo
e amministrativo:
1) modifica legislativa dell'istituto della tutela
che preveda una tutela integrativa, mediante nomina di un'apposita persona da
parte dell'autorità giudiziaria, tutela che consista nello svolgimento di
attività di sostegno, di informazione e di integrazione, nei confronti di
singole persone (minori, adulti, anziani) non in grado di provvedere
autonomamente a se stesse per difficoltà oggettive non transitorie di natura
personale (minore età, insufficienza mentale grave, profondi disturbi della
personalità). La persona così nominata dovrebbe intervenire anche per evitare
l’istituzionalizzazione.
Per quanto riguarda i minori, un riferimento può
essere costituito dall'art. 29 dei disegno di legge n. 1742 Senato, presentato nella
IX legislatura, che prevede l'istituzione di un assistente per la protezione
dei minore.
La modifica legislativa dell'istituto della tutela
dovrebbe anche consentire di escludere il ricorso - salvo casi ridotti e
particolari - agli istituti della interdizione e della inabilitazione.
2) Istituzione con legge statale di un ufficio di
pubblica tutela diffusa sul territorio, possibilmente a livello di USSL. Tale
ufficio dovrebbe avere compiti di sollecitazione di interventi dei servizi a
tutela delle persone che sono incapaci di autogestirsi e di indicazione di
tutori e di assistenti alla protezione, nonché di sostegno degli stessi. A tale
ufficio dovrebbe essere attribuito anche un potere di attivazione di procedimenti
a tutela delle persone suindicate avanti l'autorità giudiziaria e di
impugnazione di provvedimenti relativi adottati dalla magistratura stessa.
3) Definizione da parte delle Regioni e delle
Province autonome di Bolzano e di Trento di standard efficaci ed aggiornati nei
confronti degli istituti assistenziali. Occorre altresì che sì provveda ad
opportune e periodiche verifiche e alla applicazione di sanzioni in caso di
inadempienza.
www.fondazionepromozionesociale.it