Prospettive assistenziali, n. 95, luglio-settembre 1991

 

 

I GHETTI D'ORO DELL’ITALSANITÀ PER ANZIANI E HANDICAPPATI

 

 

Da tempo il Gruppo IRI-ITALSTAT, presieduto da Ettore Bernabei, ha predisposto iniziative per intervenire nel campo dell'edilizia per anziani. Citiamo, al riguardo, una poderosa pubblicazione della consociata SVEI, Società per lo sviluppo industriale, «Residenze per anziani. Programmazione e progettazione», Roma, senza data (ma anteriore alla legge 67/1988), che aveva il pre­ciso scopo di «organizzare un modello per le Amministrazioni del quale servirsi nel tendere all'individuazione della soluzione ottimale fra le possibili risposte alle esigenze del comparto del­la residenza sociale ed in particolare in quella della terza età».

Per quanto riguarda gli anziani cronici non au­tosufficienti in tutto o in parte (1), lo studia del­la SVEI proponeva la casa protetta assistenziale, organizzata in nuclei di 30 posti, per una capien­za complessiva di 60-120 soggetti (2).

La pericolosità sociale dell'iniziativa del Grup­po IRI-ITALSTAT-SVEI era da noi tempestivamen­te segnalata (3).

Per operare nel settore degli anziani e degli handicappati, il Gruppo IRI-ITALSTAT costituisce l'ITALSANITA che affitta strutture per la crea­zione di 8 mila posti letto per anziani «in ogni angolo della penisola, da Monza a Taranto. In base ai programmi annunciati per città come Bari e Brindisi dall'Amministratore delegato Ugo Benedetti, altri duemila posti letto devono an­cora essere individuati» (4).

Numerose e gravi gli interrogativi sollevati dai mezzi di comunicazione: «Si è scoperto che l'Italsanità ha preso in affitto immobili da socie­tà che non avevano la proprietà». Risulta inoltre che «ben 11 contratti riportano all'avv. Mario Squatriti o a suo fratello Gianroberto. Che in me­no di sei mesi hanno costituito società, compra­to immobili, li hanno affittati a Italsanità e hanno già scontato in banca molti contratti» (5).

La retta a carico degli anziani ricoverati nelle strutture dell'Italsanità era prevista tra i 4 ed i 6 milioni al mese.

L'ITALSANITÀ non ha agito da sola. A questo proposito ricordiamo quanto abbiamo segnalato su Prospettive assistenziali, n. 92, ottobre-di­cembre 1990 riportando il testo integrale della lettera aperta inviata al Ministro della sanità in data 26 novembre ’90 dal Gruppo CSPSS-ISTISSS che «allarmato dall'iniziativa assunta dall'ITAL­SANITÀ per la preparazione del personale re­sponsabile della gestione delle residenze sani­tarie assistenziali (RSA)», denunciava quanto segue: «Senza che il Ministero della sanità ab­bia assunto alcun provvedimento in materia di requisiti del personale delle RSA, l'ITALSANITÀ ha deciso sia la preparazione di base necessaria per i suddetti responsabili, sia i contenuti for­mativi. Inoltre l'ITALSANITÀ garantisce (Cfr. La Stampa del 13.11.1990) che i primi 10 classifica­ti - in base al punteggio conseguito con esame sostenuto al termine del corso - saranno as­sunti da Italsanità con regolare contratto e de­stinati, per lo svolgimento delle prestazioni in una delle RSA che verranno costituite, attivate e gestite dalla medesima ITALSANITÀ nel terri­torio nazionale» (6).

 

L'Italsanità si riorganizza

Le iniziative di ITALSANITÀ sono molto criti­cate dalla stampa. Dopo infuocate polemiche, il Consiglio di amministrazione dell'ITALSTAT in data 8 agosto 1991 ha assunto le seguenti decisioni:

«a) Considerato che l'Amministratore dele­gato della ITALSANITÀ (7) ha rassegnato le di­missioni, provvedere quanto prima alla sua so­stituzione con manager dotato dei necessari re­quisiti di professionalità e rigore gestionale;

«b) attribuire al Comitato esecutivo di ITAL­SANITÀ i poteri inerenti all'individuazione e va­lidazione di nuove iniziative e all'assunzione dei relativi impegni;

«c) affidare agli organi societari di ITALSA­NITÀ il compito di riesaminare la contrattuali­stica, fin qui posta in essere dalla Società e di ricercare e realizzare con le controparti contrat­tuali le possibili intese volte al miglioramento dei contenuti economici e normativi dei contrat­ti in essere ed eventualmente alla loro risolu­zione tenuto conto del fatto che tali contratti non hanno fin ora avuto esecuzione. Di tali atti­vità dovranno essere tenute costantemente in­formate ITALSTAT e IRITECNA (8);

«d) affidare ai medesimi organi societari !'at­tivazione delle iniziative necessarie a garantire che la gestione delle RSA generi ricavi tali da coprire i costi e da determinare profitto;

«e) proseguire l'attività IRITECNA volta all'accertamento di eventuali responsabilità con­nesse con le attività pregresse di ITALSANITÀ, provvedendo a tal fine ai necessari confronti e approfondimenti, con il necessario coinvolgi­mento di ITALSTAT e di ITALSANITÀ. Tale atti­vità sarà portata a compimento nei tempi tecnici strettamente necessari».

 

L'Italsanità e le strutture di emarginazione per gli handicappati

Dall'organo della DC «Il Popolo» del 12 giu­gno 1991 apprendiamo che un «Progetto handi­cap» è stato predisposto dall'ITALSANITÀ, dal giornale definita «l'unica società che svolge in­terventi precisi nel settore dei disabili».

Il «progetto handicap» si propone «di portare su piani di assistenza concreta le domande che provengono delle categorie svantaggiate. Un esempio è l'apertura di trenta residenze "alta­mente innovative" (9) che potranno essere uti­lizzate sia per gli anziani che per altri disabili e che saranno aperte gradualmente dopo la sti­pula di convenzioni con le Regioni».

Per assicurare successo all'iniziativa di emar­ginazione dei più deboli, l'ITALSANITÀ ha costi­tuito un comitato «composto dal Cardinale Achille Silvestrini, dal Presidente della Commis­sione Finanze della Camera dei deputati Franco Piro, dall'Amministratore delegato di Italsanità Ugo Benedetti, dal vice presidente dell'EF1M Mauro Leone (10), dal Capo di Gabinetto del Mi­nistero delle finanze Filippo Marzano e dal Diret­tore generale del CREDIOP Luigi Mazzoci».

 

Conclusioni

L'ingresso dei manager nel settore dell'emar­ginazione delle persone non in grado di autodi­fendersi (anziani cronici non autosufficienti, han­dicappati gravi e gravissimi, ecc.), costituisce un fatto molto preoccupante che le organizza­zioni che tutelano i più deboli (gruppi di volon­tariato, associazioni, sindacati, ecc.) non dovreb­bero trascurare.

Infatti, si tratta di società e persone con rile­vanti capacità operative che hanno rapporti di­retti con il mondo politico e finanziario e con i mezzi di comunicazione di massa.

In genere non hanno molti scrupoli e non sono orientati a fornire ai più deboli aiuti per favorire la loro massima autonomia possibile: puntano, invece, come intende fare l'ITALSANITÀ per gli handicappati e gli anziani, a creare strutture di ricovero e quindi di emarginazione, le quali, come abbiamo riportato dalla documentazione della stessa ITALSANITÀ, devono produrre ricavi tali «da determinare profitto».

 

 

 

(1) Per gli anziani autosufficienti veniva proposto il «centro residenziale per anziani», e cioè una residenza collettiva avente una capienza da 60 a 100 posti letto. In sostanza si trattava di una nuova denominazione delle vecchie e superate case di riposo.

(2) Guarda caso, con la legge 11 marzo 1988 n. 67 so­no stanziati circa 10 mila miliardi per la creazione di 140 mila posti letto in strutture che, in base a decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 1989, devono essere organizzate in nuclei di 20 posti e avere una capienza di 60-120 soggetti.

(3) Cfr. E. Monzeglio, Come evitare l'emarginazione abitativa degli anziani: osservazioni in merito ad uno stu­dio della SVEI, Prospettive assistenziali, n. 82, aprile­giugno 1988.

(4) Cfr. R. Ippolito, Lo scandalo degli ospizi d'oro - Bloccata l'operazione di una società controllata dall'IRI - Scatta l'inchiesta - Già spesi 100 miliardi soltanto per af­fittare alberghi e cliniche, La Stampa, 30 giugno 1991. Cfr. altresì, La febbre del mattone dell'ITALSANITÀ, in Pro­spettive assistenziali, n. 94, aprile-giugno 1991.

(5) Cfr. F. Bechis, Case di riposo - La terza età dell'oro - Attorno ai servizi e all'ospitalità per anziani sta nascen­do un ricco business, La Repubblica, 15 marzo 1991. Nello stesso servizio si fa cenno ad altre operazioni im­mobiliari: quelle della Gemina concernente i Giardini di Arcadia (da noi segnalata in Prospettive assistenziali, n. 82, aprile-giugno 1988), di Argentea (di cui fanno parte La Fondiaria, la Gabetti Trading, il Gruppo CIFIN e la Gaiona, società del Gruppo Piaggio), di Eurasol e di In­terplan.

(6) II corso di preparazione dei responsabili delle RSA era organizzato dall'Italsanità in collaborazione con il Centro di Promozione e Sviluppo dell'Assistenza Geria­trica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto dal Prof. Pierugo Carbonin. Aiuto del Prof. Carbonin è il Dr. Roberto Bernabei, figlio dell'ex Presidente del Gruppo IRI-ITALSTAT.

(7) Si tratta di Ugo Benedetti (n.d.r.).

(8) È un'altra società del Gruppo IRI (n.d.r.).

(9) Temiamo che l'unica «innovazione» di queste RSA consista nella promiscuità fra anziani, soprattutto cronici non autosufficienti, con hadicappati minori e adulti.

(10) Si tratta del figlio dell'ex Presidente della Repub­blica, ora Senatore a vita (n.d.r.).

 

 

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