Notiziario dell'Unione per la lotta contro
l'emarginazione sociale
RESPINTA DALLA REGIONE VALLE
D'AOSTA LA PETIZIONE POPOLARE SULL'OSPEDALIZZAZIONE A DOMICILIO
Su iniziativa della Sezione ULCES della Valle
d'Aosta, 1963 cittadini della Regione hanno sottoscritto la seguente
petizione:
«I
sottoscritti cittadini della Valle d'Aosta,
- tenuto
conto che obiettivo primario dei servizi sanitari dovrebbe essere la cura a
domicilio delle persone anziane croniche non autosufficienti ogni qualvolta lo
consenta la situazione del paziente e vi sia l'impegno dei familiari;
- valutati i
positivi risultati di analoghe esperienze sia per quanto riguarda gli anziani
cronici non autosufficienti, sia in merito alla consistente riduzione dei costi
economici derivanti dall'intervento domiciliare in alternativa a quello ospedaliero.
«Chiedono
alla Regione Autonoma Valle d'Aosta e all'Unità sanitaria locale di istituire
un servizio di ospedalizzazione a domicilio comprendente:
- le prestazioni del medico di base,
così come stabilito dalle leggi vigenti;
- l'intervento dei medici specialisti,
degli infermieri e dei riabilitatori;
- la
corresponsione ai familiari di una somma sufficiente a coprire le spese da
essi sostenute per ottenere i necessari aiuti da parte di personale non
specializzato per almeno 3-4 ore al giorno;
- la garanzia del ricovero ospedaliero
nei casi in cui ciò sia necessario;
- adeguati controlli per evitare abusi.
«Chiedono inoltre
- il
passaggio alla gestione sanitaria delle microcomunità in cui sono
prevalentemente ricoverati anziani cronici non autosufficienti, fermo restando
il fatto che per tutti i suddetti pazienti il ricovero in microcomunità deve
essere gratuito.
«Chiedono
infine
- che, per
non costringere molti ricoverati in ospedale non autosufficienti a grossi
sacrifici finanziari per assicurarsi la presenza di una “infermiera” a
pagamento, accanto al normale personale infermieristico venga istituita la
figura della “badante” che ha il compito di fornire assistenza generica ai
pazienti (alimentazione, igiene personale, sorveglianza continuativa ecc.)».
La petizione è stata consegnata al Presidente del
Consiglio della Regione Valle d'Aosta il 12 ottobre 1989.
In data 5 febbraio 1990 l'Assessore regionale alla
sanità e assistenza sociale ha inviato alla Presidenza del Consiglio una nota in
cui, dopo aver ammesso che «è necessario correggere il quadro organizzativo
dell'assistenza agli anziani introducendo elementi sanitari a completamento
dell'assistenza fornita dai servizi sociali e che è necessario eliminare dal
settore sociale le forme sostitutive di intervento sanitario» respinge la petizione
popolare asserendo che: «la Giunta regionale, nell'ambito della applicazione
della Convenzione con Medici generici, ha stipulato un apposito accordo con i
medici di medicina generale che regolamenta l'assistenza programmata agli
assistiti non ambulabili (deliberazione Giunta regionale n. 3986 del
20.4.1989). L'attuazione di tali modelli organizzativi, che a livello
domiciliare devono necessariamente coordinarsi con l'organizzazione dei servizi
distrettuali e poliambulatoriali esistenti sul territorio, sembra che possa
efficacemente rispondere alle esigenze manifestate con la petizione».
In parole più semplici, la Regione Valle d'Aosta rinvia
a tempo indeterminato (1) l'istituzione del servizio di ospedalizzazione a
domicilio, cioè di un intervento idoneo per i malati e poco costoso per
]'Amministrazione, con il pretesto che prestazioni analoghe sarebbero fornite
dalla convenzione con i Medici generici.
Sì tratta di un accordo, deliberato dalla Giunta
regionale in data 20 aprile 1989, che finora non ha fornito i necessari aiuti
ai pazienti cronici non autosufficienti accolti a casa loro dai propri congiunti,
mentre ha garantito discreti vantaggi economici ai medici.
La maggioranza del Consiglio regionale ha anche
respinto la richiesta concernente la gestione sanitaria delle microcomunità che
accolgono anziani malati cronici non autosufficienti, rinviando ogni decisione
in merito.
A sua volta, la presenza in ospedale di personale
avente il compito di «fornire assistenza
generica ai pazienti (alimentazione, igiene personale, sorveglianza
continuativa)» ai ricoverati in ospedale non autosufficienti è stata
bocciata in quanto la «badante» (2) è «una
figura professionale non prevista e non disciplinata dalle normative che
regolano il personale del Servizio sanitario nazionale».
Inoltre, secondo l'Amministrazione regionale «con la nuova articolazione delle cure
ospedaliere operata dal Decreto ministeriale 13 settembre 1988 e con la
conseguente determinazione di standards di personale dovrebbero essere superati
i problemi della cosiddetta assistenza sanitaria di base per degenti».
Sono ormai trascorsi tre anni dall'emanazione del
sopra citato DM 13 settembre 1988 che precisava gli standards del personale
ospedaliero e nel frattempo, e chissà per quanti ancora, i malati ricoverati
in ospedale ed i loro congiunti dovranno sborsare anche 1-2 milioni al mese
per pagare persone che forniscano prestazioni indispensabili (vitto, pulizia,
ecc.), prestazioni che, in base alle leggi vigenti, devono essere garantite
dal Servizio sanitario nazionale.
Resta l'amarezza per i pretesti inconsistenti addotti
dalla Regione Valle d'Aosta per respingere una richiesta sottoscritta da 1963
cittadini diretta ad ottenere ciò che le leggi nazionali vigenti sanciscono da
anni.
È
troppo sperare in un atteggiamento favorevole della nuova Giunta regionale?
(1) Al riguardo va segnalato che la
maggioranza del Consiglio regionale ha respinto la proposta avanzata dai
Consiglieri Riccarand (Verdi alternativi) e Mafrica (PCI) di stabilire una
scadenza entro la quale l'Assessore regionale alla sanità e all'assistenza,
Angelo Lanièce (DC) si impegnava a presentare un progetto per l'istituzione
dell'ospedalizzazione a domicilio.
(2) Nella petizione non si richiedeva
una nuova figura professionale, ma l'erogazione di prestazioni che l'ospedale
per legge deve fornire.
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