IN RICORDO DI EMILIO
GERMANO
Il giudice Emilio Germano, già Presidente aggiunto della Corte Suprema di Cassazione, è morto a Torino venerdì 15 novembre scorso all'età di 80 anni.
L'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, l'Unione per la lotta
contro l'emarginazione sociale e Prospettive
assistenziali piangono la perdita di un grande amico che per quasi 30 anni
ha sempre sostenuto - con un lavoro spesso silenzioso ma fondamentale -
l'attività a favore dei più deboli e a tutela dei loro diritti fondamentali.
In particolare ricordiamo che Emilio Germano è stato attivo e prezioso Presidente nazionale dell'ULCES dalla costituzione (1965) al 1976 e validissimo Direttore responsabile di Prospettive assistenziali dal primo numero: del lontano 1968 sino alla morte.
Da parte nostra, desideriamo ulteriormente sottolineare la grande passione civile con cui Emilio Germano ha partecipato alle battaglie per la modifica della legge sull'adozione, contro l'emarginazione di minori, handicappati e anziani e per il pieno inserimento sociale dei più deboli (ricordiamo, al riguardo, i suoi coraggiosi e limpidi articoli su «La Stampa»).
Scriveva il giudice nel numero 3-4, luglio-dicembre 1968, di Prospettive assistenziali, presentando una raccolta monografica di saggi ad illustrazione ed a sostegno della legge «fondamentale» 5 giugno 1967, n. 431, che introduce in Italia l'adozione speciale:
è «una svolta nell'ordinamento giuridico, perché pone per la prima
volta in primo piano l'interesse preminente del minore, perché conferisce ai
minori una diretta tutela giuridica, la cui la sorte non viene più lasciata
alla discrezionalità meramente amministrativa ma affidata all'opera
intelligente, umana e sollecita del Giudice.
È estremamente importante, dunque
che i magistrati si rendano conto che la loro opera può veramente segnare una
svolta importante della società, perché la educazione del bambino e del
fanciullo è la prima base, il dato essenziale per un equilibrato sviluppo
dell'uomo di domani».
E conclude: «"Amor ci mosse" per il raggiungimento di questa altissima meta; lo stesso amore guidi, conforti e illumini chi ha cura dell'avvenire dei minori».
Alessandro Galante Garrone su
«La Stampa» del 17 novembre 1991 ha definito Emilio Germano «una persona di illimitata bontà»
nei rapporti con la gente che «consapevole di tanto suo generoso
prodigarsi per gli altri, gli si stringeva intorno, per averne consigli,
sostegno, appoggi, anche solo comprensione e conforto. Il suo era un impulso
istintivo, quasi irrefrenabile, che non mi è quasi mai accaduto di trovare in
altre persone: un gioioso bisogno di dare una mano agli altri, a tutti».
Aggiunge Galante Garrone: «Lo vedemmo alla prova, a Torino, negli anni
difficili della Resistenza. Fu allora che vennero in piena luce le sue doti
migliori: l'impetuosa prontezza nell'aiutarci in mille modi per stabilire
contatti clandestini, custodire o recapitare documenti e messaggi
compromettenti, avvertire nostri compagni di pericoli incombenti. Ricordo
l'aiuto che ci diede quando si trattò di liberare dal carcere partigiani.
Salvare, proteggere amici e compagni: era un modo, a lui congeniale, di
battersi per una causa che sentiva giusta, e sua. E lo fece con semplicità e
coraggio, quasi senza rendersi conto dei pericoli che correva. E così fece in
quei frangenti, per soccorrere gli ebrei perseguitati».
Ai
familiari di Emilio Germano vadano le condoglianze dell'ANFAA, dell'ULCES e
della redazione di Prospettive
assistenziali.
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