Prospettive assistenziali, n. 96, ottobre-dicembre 1991

 

IN RICORDO DI EMILIO GERMANO

 

Il giudice Emilio Germano, già Presidente aggiunto della Corte Suprema di Cassazione, è morto a Torino venerdì 15 novembre scorso all'età di 80 anni.

L'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, l'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale e Prospettive assistenziali piangono la perdita di un grande amico che per quasi 30 anni ha sempre sostenuto - con un lavoro spesso silenzioso ma fondamentale - l'attività a favore dei più deboli e a tutela dei loro diritti fondamentali.

In particolare ricordiamo che Emilio Germano è stato attivo e prezioso Presidente nazionale dell'ULCES dalla costituzione (1965) al 1976 e validissimo Direttore responsabile di Prospettive assistenziali dal primo numero: del lontano 1968 sino alla morte.

 

Da parte nostra, desideriamo ulteriormente sottolineare la grande passione civile con cui Emilio Germano ha partecipato alle battaglie per la modifica della legge sull'adozione, contro l'emarginazione di minori, handicappati e anziani e per il pieno inserimento sociale dei più deboli (ricordiamo, al riguardo, i suoi coraggiosi e limpidi articoli su «La Stampa»).

 

Scriveva il giudice nel numero 3-4, luglio-dicembre 1968, di Prospettive assistenziali, presentando una raccolta monografica di saggi ad illustrazione ed a sostegno della legge «fondamentale» 5 giugno 1967, n. 431, che introduce in Italia l'adozione speciale:

è «una svolta nell'ordinamento giuridico, perché pone per la prima volta in primo piano l'interesse preminente del minore, perché conferisce ai minori una diretta tutela giuridica, la cui la sorte non viene più lasciata alla discrezionalità meramente amministrativa ma affidata all'opera intelligente, umana e sollecita del Giudice.
È estremamente importante, dunque che i magistrati si rendano conto che la loro opera può veramente segnare una svolta importante della società, perché la educazione del bambino e del fanciullo è la prima base, il dato essenziale per un equilibrato sviluppo dell'uomo di domani
».

E conclude: «"Amor ci mosse" per il raggiungimento di questa altissima meta; lo stesso amore guidi, conforti e illumini chi ha cura dell'avvenire dei minori».

 

Alessandro Galante Garrone su «La Stampa» del 17 novembre 1991 ha definito Emilio Germano «una persona di illimitata bontà» nei rapporti con la gente che «consapevole di tanto suo generoso prodigarsi per gli altri, gli si stringeva intorno, per averne consigli, sostegno, appoggi, anche solo comprensione e conforto. Il suo era un impulso istintivo, quasi irrefrenabile, che non mi è quasi mai accaduto di trovare in altre persone: un gioioso bisogno di dare una mano agli altri, a tutti».
Aggiunge Galante Garrone: «Lo vedemmo alla prova, a Torino, negli anni difficili della Resistenza. Fu allora che vennero in piena luce le sue doti migliori: l'impetuosa prontezza nell'aiutarci in mille modi per stabilire contatti clandestini, custodire o recapitare documenti e messaggi compromettenti, avvertire nostri compagni di pericoli incombenti. Ricordo l'aiuto che ci diede quando si trattò di liberare dal carcere partigiani. Salvare, proteggere amici e compagni: era un modo, a lui congeniale, di battersi per una causa che sentiva giusta, e sua. E lo fece con semplicità e coraggio, quasi senza rendersi conto dei pericoli che correva. E così fece in quei frangenti, per soccorrere gli ebrei perseguitati».

 

Ai familiari di Emilio Germano vadano le condoglianze dell'ANFAA, dell'ULCES e della redazione di Prospettive assistenziali.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it