Prospettive assistenziali, n. 97, gennaio-marzo 1992

 

 

Libri

 

 

ADRIANO SANSA, La memoria e la speranza: un'idea di giustizia per i nostri anni, Marietti, Genova, 1990, pp. 305, L. 32.000

 

Nel volume sono riportati gli articoli scritti negli anni Ottanta da A. Sansa, per la rubri­ca "Il Commento" del settimanale "Famiglia Cri­stiana".

L'individuazione dell'argomento che, di volta in volta, viene affrontato e discusso è frutto spe­cialmente di un'attenta e critica lettura dei quoti­diani.

Se è possibile reperire alcune differenti linee tematiche (dal rapporto "cittadino e Stato" a quello con l'ambiente, dalla situazione della no­stra giustizia alle urgenti domande intorno alla "questione morale" o al "potere occulto") e se­guire nel corso del decennio lo sviluppo che l'incalzare degli avvenimenti suggerisce all'ana­lisi di Adriano Sansa, una e costante rimane, in­vece, dall'inizio alla fine, la linea del richiamo ad una eticità schietta, aliena da compromessi o da depresse valutazioni della situazione politica e sociale.

Non è priva di suggestione, in questi anni No­vanta, la proposta di una rivisitazione del nostro recente passato attraverso la lettura di queste pagine e certo non per il gusto della rievocazio­ne o della compilazione di almanacchi quanto, invece, per la possibilità che esse ci offrono del recupero di una memoria, la nostra, messa in costante difficoltà dalla sovrabbondanza dei dati offerti dai media fino al punto di rischiare, spes­so, una perdita totale di orientamento.

Non un bilancio ma un appello intelligente e provocatorio teso a promuovere, a partire dall'evocazione dei fatti e dei nomi che più in­quietano e inquinano il nostro vivere civile, lo sviluppo e la riaffermazione, nei singoli, di una coscienza etica alla ricerca di giustizia e solida­rietà.

Segnaliamo, in particolare, l'articolo "Una scelta civile: con il più debole che non produ­ce più nulla" in cui l'Autore prende posizione a favore del diritto degli anziani malati cronici non autosufficienti alle cure sanitarie e sottoli­nea la positività dell'ospedalizzazione a domici­lio.

Ricordiamo, infine, che A. Sansa è stato Presi­dente dell'Unione per la lotta contro l'emargina­zione sociale ed ha svolto le funzioni di giudice presso il Tribunale per i minorenni di Torino. At­tualmente è Pretore a Genova.

 

 

ITALO CIVIDALI (a cura di), Il babbo di Cinzia - Psicodramma e autoformazione in otto storie raccontate da magistrati minorili, edizioni CIS, Milano, 1991, pp. 144, L. 24.000

 

La pubblicazione è decisamente singolare, ed a prima vista potrebbe lasciare scettici gli "ad­detti ai lavori", poiché otto storie di adozione e di affidamento sono descritte sotto la forma dello "psicodramma" da parte degli stessi giudici mi­norili che le hanno vissute insieme ai ragazzi, al­le famiglie e agli operatori: il tutto coordinato da due psichiatri e da un magistrato a tutti noto.

La diffidenza che di primo acchito il libro può suscitare è data dalla consapevolezza del ri­schio che un'esperienza del genere si possa prestare ad una spettacolarizzazione di vicende che affondano le loro radici nella sfera intima delle coscienze, ed anche dal timore che in que­sto modo venga data una arbitraria predomi­nanza ai risvolti psicologici e sociali delle vicen­de stesse, ponendo in secondo piano le respon­sabilità dell'istituzione giudiziaria.

Ma i dubbi vengono subito fugati da una at­tenta lettura dei testi, contraddistinti da uno straordinario approfondimento dei casi e da no­tevoli spunti pratici. Particolarmente acute le pa­gine in cui ogni singola vicenda, dopo lo svolgi­mento dello "psicodramma", viene discussa ed interpretata, attraverso ad una disamina assai variegata, traendone argomenti di riflessione di grande pertinenza.

In definitiva, un'opera insolita nel panorama un po' anodino delle pubblicazioni specializzate, ed anche per questo ricca di stimoli e di utili suggerimenti per tutti. Interrogarsi non fa mai male, soprattutto quando questo serve a cerca­re delle risposte che aiutino a meglio lavorare a favore del disagio infantile.

Per ricevere il volume, versare L. 24.000 sul c.c.p. n. 36973204 intestato a "Prospettive sociali e sanitarie"; Via San Siro 1, 20194 Milano.

 

 

ALFREDO CARLO MORO, Il bambino è un cittadino - Conquista di libertà e itinerari formativi: la Convenzione dell'ONU e la sua attuazione, Mursia, Milano, 1991, pp. 334, L. 24.000.

 

L'Autore di "Erode tra noi", dedicato alle varie forme di violenza di cui spesso sono vittime i bambini, torna ad affrontare il tema dell'infanzia.

Nel capitolo introduttivo, dedicato ai diritti dell'uomo e del bambino nelle convenzioni inter­nazionali, largo spazio è dedicato alla Conven­zione del 1989, definita come uno statuto dei di­ritti del bambino vincolante gli Stati; col termine "bambino" ci si riferisce qui «ad ogni essere umano al di sotto del 18° anno di età a meno che, secondo le leggi del suo paese, non abbia rag­giunto prima la maggiore età».

Moro interpreta la Convenzione individuando­ne alcune idee-forza: innanzitutto, nel preambo­lo, la fede nella dignità e nel valore della perso­na umana; il valore della comunità familiare per lo sviluppo del ragazzo, con conseguente rico­noscimento dei diritti della famiglia anche nei confronti della comunità nazionale; la necessità che il bambino venga aiutato e preparato a vive­re una vita individuale nella società ed allevato nello spirito degli ideali di pace, dignità, tolleranza, libertà, eguaglianza e solidarietà.

Il ragazzo è inoltre portatore di tutti i diritti civili riconosciuti, primi fra tutti il diritto alla vita e al godimento dei più alti livelli raggiungibili di salu­te; gli Stati devono poi operare per tutelare il bambino da qualsiasi forma di violenza, danno o abuso fisico o mentale, trascuratezza o tratta­mento negligente, maltrattamento o sfruttamen­to, incluso l'abuso sessuale; anche i diritti di personalità del ragazzo devono essere rispetta­ti. Sono ricordati nel documento anche i diritti sociali, innanzitutto il diritto all'istruzione, il dirit­to ad una corretta informazione ma anche al ri­poso e allo svago, il diritto a beneficiare delle misure di mutualità e di sicurezza sociale e ad essere protetto dallo sfruttamento economico. La necessità di una particolare tutela viene poi riconosciuta ai ragazzi in situazione di disagio o di svantaggio.

Moro sottolinea poi il fatto che la Convenzione preveda «un sistema di controllo per garantire che questi diritti del bambino non siano solo for­malmente riconosciuti dagli Stati, ma anche con­cretamente attuati e garantiti».

 

 

MASSIMO MENGANI - CRISTINA GAGLIARDI, Interventi assistenziali familiari nei confronti della popolazione anziana, INRCA - Centro studi economico-sociali, Ancona, 1991, pp. 138, Edizione fuori commercio.

 

Come risulta da una indagine del CENSIS del 1987, il 12,9% delle famiglie italiane comprendo­no al loro interno un anziano bisognoso di cure e/o di assistenza.

Dalla analisi della situazione (dati anagrafici, servizi disponibili, caratteristiche delle strutture familiari, interventi curativi e assistenziali forniti dai congiunti, interviste), gli Autori avanzano le seguenti proposte, da noi pienamente condivise:

- l'anziano deve avere una completa copertu­ra sanitaria in particolare presso la propria abi­tazione ed in particolare nella fase iniziale di parziale non autosufficienza;

- negli interventi a favore della popolazione, occorre privilegiare gli interventi socio-sanitari nei confronti degli anziani cronici non autosuffi­cienti;

- occorre privilegiare in prima istanza inter­venti sanitari preventivi e di educazione sanitaria nei confronti degli anziani e dei familiari convi­venti;

- nella creazione di strutture di ricovero per anziani non autosufficienti occorre privilegiare strutture di ridotte dimensioni e con una mag­giore diffusione nel territorio;

- i familiari disponibili a mantenere nel pro­prio contesto familiare gli anziani in difficoltà debbono avere a disposizione una serie di age­volazioni tendenti al mantenimento dell'anziano anche quando il grado di non autosufficienza è totale;

- nell'ambito della valutazione degli interventi a favore degli anziani in genere e di quelli non autosufficienti in particolare, occorre mettere in evidenza oltre gli aspetti di costi anche quelli di efficacia;

- occorre prevedere incentivi nella ricomposizione di nuclei familiari che attualmente vivono separati (sorelle/fratelli entrambi vedovi/nubili/ celibi), garantendo una maggiore assistenza al nuovo nucleo che si costituisce;

- occorre riservare maggiore attenzione nella costruzione delle abitazioni riflettendo sul fatto che la vivibilità dell'abitazione va estesa anche ad un'età più avanzata.

 

 

P. CARBONIN - R. BERNABEI (a cura di), Non autosufficienza dell'anziano: strategie operative e sistema sanitario a confronto, Vita e Pen­siero, Milano, 1990, pp. 491, L. 40.000

 

Il volume raccoglie gli atti del Convegno inter­nazionale svoltosi a Roma il 13-14-15 giugno 1988.

Nel documento preliminare del convegno, non inserito nella pubblicazione in oggetto, si affer­mava che «il non autosufficiente è intanto un ma­lato e, come tale, ha diritto alle prestazioni sani­tarie gratuite in armonia col dettato costituziona­le. Al contrario il Consiglio sanitario nazionale - documento dell'8 giugno 1984 a sua volta ispira­tore del D.P.C.M. 8 agosto 1985 - non attribuisce gli stessi diritti del malato acuto al cronico non autosufficiente e destina quest'ultimo alla gestio­ne dei servizi sociali, escludendolo di fatto dall'intervento del comparto sanitario. Il suddetto documento si rifà ad un concetto di salute pub­blica ormai superato: era la medicina dell'800 imbevuta di illuminismo quella che delimitava il criterio di intervento alla possibilità di guarigione completa della malattia e che perciò distingueva il malato acuto "scientificamente interessante" e da trattare ad ogni costo dal cronico "vecchio"; etichettato come irrecuperabile ed abbandonato a se stesso».

Questo tema è ripreso da diversi relatori, in particolare da A. Mattioni, titolare della Cattedra di diritto regionale dell'Università Cattolica di Milano, il quale sostiene che «debbano essere ascritti alla categoria di attività sanitarie, e quindi imputati al Servizio sanitario nazionale anche quegli interventi che, pur non consistendo in "prestazioni terapeutiche in senso stretto"; po­trebbero causare, se omessi, la necessità di in­terventi diagnostici-terapeutici o di eventuali ricoveri in presidi sanitari. È difficile pensare che la legge, nel dare indicazioni ai responsabili tenuti ad assumersi le relative decisioni, possa prescin­dere dai risultati scientifici; d'altra parte, se non si ritenesse di qualificare questi "interventi non terapeutici" quali interventi sanitari, certamente non si adempirebbe alle prescrizioni costituzio­nali - e della stessa legge istitutiva del SSN, che in proposito si pone per le regioni come legge­quadro - quando, come si è visto, propongono un concetto globale e personalizzato di tutela della salute. Si deve ancora aggiungere, proprio sulla base di queste considerazioni, che è lecito sollevare dubbi sulla legittimità di provvedimenti recenti che hanno escluso alcune prestazioni da quelle necessariamente esigibili dal SSN, ripor­tandole nell'ambito delle attività socio-assisten­ziali, al fine evidente di sottrarle alle garanzie di cui sarebbero risultate circondate se imputate al SSN.

Il provvedimento (D.P.C.M. 8.8.1985), in quanto ispirato alla più assoluta libertà politica, sembra sottrarsi alle indicazioni costituzionali che, in or­dine alla personalizzazione del diritto, impongo­no di ascrivere o meno certe attività alla catego­ria delle attività sanitarie sulla base delle indica­zioni scientifiche che tali le qualificano in funzione del presupposto del pieno sviluppo della per­sona umana».

Una nota stonata del volume è costituita dalla relazione di M. Racco, Docente di legislazione sanitaria all'Università di Roma - Tor Vergata, che, prima fa confusione fra competenze sociali e assistenziali, poi sostiene addirittura: «La Co­stituzione (...) afferma anche il diritto al manteni­mento e all'assistenza sociale», omettendo di di­re che l'art. 38 della Costituzione non riconosce tale diritto a tutti i cittadini, ma lo limita al «citta­dino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi ne­cessari per vivere».

 

 

AA.VV., Handicap e scuola superiore, Edizioni Del Cerro, Pisa, 1990, pp. 108, L. 15.000

 

Il quattordicesimo fascicolo della collana "Handicappati e società", curato dall'ANFFAS di Lucca, raccoglie le relazioni e le comunicazioni presentate al corso di aggiornamento sul tema "Handicap e scuola superiore: esperienze, pro­blemi e prospettive", rivolto a presidi, docenti, assistenti degli Istituti secondari di secondo grado della provincia di Lucca. Dopo una intro­duzione sul "quadro giuridico di riferimento" a cura della ispettrice Anna Sgherri Costantini, vengono affrontati i problemi specifici relativi all'integrazione nelle classi comuni del dopo­obbligo degli alunni non vedenti (Matteo Bonet­ti), audiolesi (Marino Bennati) e con handicap psico-fisico (Gabriele Masi). Completa il volume una sintetica illustrazione di esperienze concre­te di inserimento nella scuola media superiore, realizzate in alcune città italiane.

 

 

H. DIXON, Anch'io... L'educazione alla sessualità dell'handicappato, Erickson, Trento, 1990, pp. 134, L. 24.000

 

Una guida pratica su un tema che troppi vor­rebbero rimuovere: l'educazione alla affettività ed alla sessualità nelle persone handicappate. Hilary Dixon, già responsabile della sezione educativa della Family Planning Association di Londra è autrice di importanti testi sulla sessualità nell'handicappato ed è considerata la massi­ma autorità inglese in questo campo. In questo volume, propone un programma di attività edu­cative molto preciso, subito operativo, adattabile alle notevoli diversità di livello cognitivo dei ra­gazzi. In parallelo è dedicato uno spazio molto ampio allo svolgimento di attività che puntano alla crescita personale: autoconsapevolezza, autostima, capacità di prendersi cura di sé, sen­so di responsabilità sia rispetto alla sessualità che alle esigenze di salvaguardia della dignità personale. Ogni tema educativo è sviluppato con una serie di attività di piccolo gruppo.

 

 

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