Libri
ADRIANO
SANSA, La memoria e la speranza: un'idea di giustizia per i nostri anni,
Marietti, Genova, 1990, pp. 305, L. 32.000
Nel volume sono riportati gli articoli scritti negli
anni Ottanta da A. Sansa, per la rubrica "Il Commento" del
settimanale "Famiglia Cristiana".
L'individuazione dell'argomento che, di volta in
volta, viene affrontato e discusso è frutto specialmente di un'attenta e
critica lettura dei quotidiani.
Se è possibile reperire alcune differenti linee
tematiche (dal rapporto "cittadino e Stato" a quello con l'ambiente,
dalla situazione della nostra giustizia alle urgenti domande intorno alla
"questione morale" o al "potere occulto") e seguire nel
corso del decennio lo sviluppo che l'incalzare degli avvenimenti suggerisce
all'analisi di Adriano Sansa, una e costante rimane, invece, dall'inizio alla
fine, la linea del richiamo ad una eticità schietta, aliena da compromessi o da
depresse valutazioni della situazione politica e sociale.
Non è priva di suggestione, in questi anni Novanta,
la proposta di una rivisitazione del nostro recente passato attraverso la
lettura di queste pagine e certo non per il gusto della rievocazione o della
compilazione di almanacchi quanto, invece, per la possibilità che esse ci
offrono del recupero di una memoria, la nostra, messa in costante difficoltà
dalla sovrabbondanza dei dati offerti dai media fino al punto di rischiare,
spesso, una perdita totale di orientamento.
Non un bilancio ma un appello intelligente e
provocatorio teso a promuovere, a partire dall'evocazione dei fatti e dei nomi
che più inquietano e inquinano il nostro vivere civile, lo sviluppo e la
riaffermazione, nei singoli, di una coscienza etica alla ricerca di giustizia e
solidarietà.
Segnaliamo, in particolare, l'articolo "Una
scelta civile: con il più debole che non produce più nulla" in cui
l'Autore prende posizione a favore del diritto degli anziani malati cronici non
autosufficienti alle cure sanitarie e sottolinea la positività
dell'ospedalizzazione a domicilio.
Ricordiamo, infine, che A. Sansa è stato Presidente
dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale ed ha svolto le
funzioni di giudice presso il Tribunale per i minorenni di Torino. Attualmente
è Pretore a Genova.
ITALO
CIVIDALI (a cura di), Il babbo di Cinzia
- Psicodramma e autoformazione in otto storie raccontate da magistrati
minorili, edizioni CIS, Milano, 1991, pp. 144, L. 24.000
La pubblicazione è decisamente singolare, ed a prima
vista potrebbe lasciare scettici gli "addetti ai lavori", poiché
otto storie di adozione e di affidamento sono descritte sotto la forma dello
"psicodramma" da parte degli stessi giudici minorili che le hanno
vissute insieme ai ragazzi, alle famiglie e agli operatori: il tutto
coordinato da due psichiatri e da un magistrato a tutti noto.
La diffidenza che di primo acchito il libro può
suscitare è data dalla consapevolezza del rischio che un'esperienza del genere
si possa prestare ad una spettacolarizzazione di vicende che affondano le loro
radici nella sfera intima delle coscienze, ed anche dal timore che in questo
modo venga data una arbitraria predominanza ai risvolti psicologici e sociali
delle vicende stesse, ponendo in secondo piano le responsabilità
dell'istituzione giudiziaria.
Ma i dubbi vengono subito fugati da una attenta
lettura dei testi, contraddistinti da uno straordinario approfondimento dei
casi e da notevoli spunti pratici. Particolarmente acute le pagine in cui
ogni singola vicenda, dopo lo svolgimento dello "psicodramma", viene
discussa ed interpretata, attraverso ad una disamina assai variegata, traendone
argomenti di riflessione di grande pertinenza.
In definitiva, un'opera insolita nel panorama un po'
anodino delle pubblicazioni specializzate, ed anche per questo ricca di stimoli
e di utili suggerimenti per tutti. Interrogarsi non fa mai male, soprattutto
quando questo serve a cercare delle risposte che aiutino a meglio lavorare a
favore del disagio infantile.
Per ricevere
il volume, versare L. 24.000 sul c.c.p. n. 36973204 intestato a "Prospettive
sociali e sanitarie"; Via San Siro 1, 20194 Milano.
ALFREDO
CARLO MORO, Il bambino è un cittadino -
Conquista di libertà e itinerari formativi: la Convenzione dell'ONU e la sua
attuazione, Mursia, Milano, 1991, pp. 334, L. 24.000.
L'Autore di "Erode tra noi", dedicato alle
varie forme di violenza di cui spesso sono vittime i bambini, torna ad
affrontare il tema dell'infanzia.
Nel capitolo introduttivo, dedicato ai diritti
dell'uomo e del bambino nelle convenzioni internazionali, largo spazio è
dedicato alla Convenzione del 1989, definita come uno statuto dei diritti del
bambino vincolante gli Stati; col termine "bambino" ci si riferisce
qui «ad ogni essere umano al di sotto del
18° anno di età a meno che, secondo le leggi del suo paese, non abbia raggiunto
prima la maggiore età».
Moro interpreta la Convenzione individuandone alcune
idee-forza: innanzitutto, nel preambolo, la fede nella dignità e nel valore
della persona umana; il valore della comunità familiare per lo sviluppo del
ragazzo, con conseguente riconoscimento dei diritti della famiglia anche nei
confronti della comunità nazionale; la necessità che il bambino venga aiutato e
preparato a vivere una vita individuale nella società ed allevato nello
spirito degli ideali di pace, dignità, tolleranza, libertà, eguaglianza e
solidarietà.
Il ragazzo è inoltre portatore di tutti i diritti
civili riconosciuti, primi fra tutti il diritto alla vita e al godimento dei
più alti livelli raggiungibili di salute; gli Stati devono poi operare per
tutelare il bambino da qualsiasi forma di violenza, danno o abuso fisico o
mentale, trascuratezza o trattamento negligente, maltrattamento o sfruttamento,
incluso l'abuso sessuale; anche i diritti di personalità del ragazzo devono
essere rispettati. Sono ricordati nel documento anche i diritti sociali,
innanzitutto il diritto all'istruzione, il diritto ad una corretta
informazione ma anche al riposo e allo svago, il diritto a beneficiare delle
misure di mutualità e di sicurezza sociale e ad essere protetto dallo
sfruttamento economico. La necessità di una particolare tutela viene poi
riconosciuta ai ragazzi in situazione di disagio o di svantaggio.
Moro sottolinea poi il fatto che la Convenzione
preveda «un sistema di controllo per
garantire che questi diritti del bambino non siano solo formalmente
riconosciuti dagli Stati, ma anche concretamente attuati e garantiti».
MASSIMO
MENGANI - CRISTINA GAGLIARDI, Interventi
assistenziali familiari nei confronti della popolazione anziana, INRCA -
Centro studi economico-sociali, Ancona, 1991, pp. 138, Edizione fuori
commercio.
Come risulta da una indagine del CENSIS del 1987, il
12,9% delle famiglie italiane comprendono al loro interno un anziano bisognoso
di cure e/o di assistenza.
Dalla analisi della situazione (dati anagrafici,
servizi disponibili, caratteristiche delle strutture familiari, interventi
curativi e assistenziali forniti dai congiunti, interviste), gli Autori
avanzano le seguenti proposte, da noi pienamente condivise:
- l'anziano deve avere una completa copertura
sanitaria in particolare presso la propria abitazione ed in particolare nella
fase iniziale di parziale non autosufficienza;
- negli interventi a favore della popolazione,
occorre privilegiare gli interventi socio-sanitari nei confronti degli anziani
cronici non autosufficienti;
- occorre privilegiare in prima istanza interventi
sanitari preventivi e di educazione sanitaria nei confronti degli anziani e dei
familiari conviventi;
- nella creazione di strutture di ricovero per
anziani non autosufficienti occorre privilegiare strutture di ridotte
dimensioni e con una maggiore diffusione nel territorio;
- i familiari disponibili a mantenere nel proprio
contesto familiare gli anziani in difficoltà debbono avere a disposizione una
serie di agevolazioni tendenti al mantenimento dell'anziano anche quando il
grado di non autosufficienza è totale;
- nell'ambito della valutazione degli interventi a
favore degli anziani in genere e di quelli non autosufficienti in particolare,
occorre mettere in evidenza oltre gli aspetti di costi anche quelli di
efficacia;
- occorre prevedere incentivi nella ricomposizione
di nuclei familiari che attualmente vivono separati (sorelle/fratelli entrambi
vedovi/nubili/ celibi), garantendo una maggiore assistenza al nuovo nucleo che
si costituisce;
- occorre riservare maggiore attenzione nella
costruzione delle abitazioni riflettendo sul fatto che la vivibilità
dell'abitazione va estesa anche ad un'età più avanzata.
P.
CARBONIN - R. BERNABEI (a cura di), Non
autosufficienza dell'anziano: strategie operative e sistema sanitario a
confronto, Vita e Pensiero, Milano, 1990, pp. 491, L. 40.000
Il volume raccoglie gli atti del Convegno internazionale
svoltosi a Roma il 13-14-15 giugno 1988.
Nel documento preliminare del convegno, non inserito
nella pubblicazione in oggetto, si affermava che «il non autosufficiente è intanto un malato e, come tale, ha diritto
alle prestazioni sanitarie gratuite in armonia col dettato costituzionale. Al
contrario il Consiglio sanitario nazionale - documento dell'8 giugno 1984 a sua
volta ispiratore del D.P.C.M. 8 agosto 1985 - non attribuisce gli stessi
diritti del malato acuto al cronico non autosufficiente e destina quest'ultimo
alla gestione dei servizi sociali, escludendolo di fatto dall'intervento del
comparto sanitario. Il suddetto documento si rifà ad un concetto di salute pubblica
ormai superato: era la medicina dell'800 imbevuta di illuminismo quella che
delimitava il criterio di intervento alla possibilità di guarigione completa
della malattia e che perciò distingueva il malato acuto "scientificamente
interessante" e da trattare ad ogni costo dal cronico "vecchio";
etichettato come irrecuperabile ed abbandonato a se stesso».
Questo tema è ripreso da diversi relatori, in
particolare da A. Mattioni, titolare della Cattedra di diritto regionale
dell'Università Cattolica di Milano, il quale sostiene che «debbano essere ascritti alla categoria di attività sanitarie, e
quindi imputati al Servizio sanitario nazionale anche quegli interventi che,
pur non consistendo in "prestazioni terapeutiche in senso stretto";
potrebbero causare, se omessi, la necessità di interventi
diagnostici-terapeutici o di eventuali ricoveri in presidi sanitari. È
difficile pensare che la legge, nel dare indicazioni ai responsabili tenuti ad
assumersi le relative decisioni, possa prescindere dai risultati scientifici;
d'altra parte, se non si ritenesse di qualificare questi "interventi non
terapeutici" quali interventi sanitari, certamente non si adempirebbe alle
prescrizioni costituzionali - e della stessa legge istitutiva del SSN, che in
proposito si pone per le regioni come leggequadro - quando, come si è visto,
propongono un concetto globale e personalizzato di tutela della salute. Si deve
ancora aggiungere, proprio sulla base di queste considerazioni, che è lecito
sollevare dubbi sulla legittimità di provvedimenti recenti che hanno escluso
alcune prestazioni da quelle necessariamente esigibili dal SSN, riportandole
nell'ambito delle attività socio-assistenziali, al fine evidente di sottrarle
alle garanzie di cui sarebbero risultate circondate se imputate al SSN.
Il
provvedimento (D.P.C.M. 8.8.1985), in quanto ispirato alla più assoluta libertà
politica, sembra sottrarsi alle indicazioni costituzionali che, in ordine alla
personalizzazione del diritto, impongono di ascrivere o meno certe attività
alla categoria delle attività sanitarie sulla base delle indicazioni
scientifiche che tali le qualificano in funzione del presupposto del pieno
sviluppo della persona umana».
Una nota stonata del volume è costituita dalla
relazione di M. Racco, Docente di legislazione sanitaria all'Università di Roma
- Tor Vergata, che, prima fa confusione fra competenze sociali e assistenziali,
poi sostiene addirittura: «La Costituzione (...) afferma anche il diritto al
mantenimento e all'assistenza sociale», omettendo di dire che l'art. 38 della
Costituzione non riconosce tale diritto a tutti i cittadini, ma lo limita al
«cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere».
AA.VV.,
Handicap e scuola superiore, Edizioni Del Cerro, Pisa, 1990, pp. 108, L.
15.000
Il quattordicesimo fascicolo della collana
"Handicappati e società", curato dall'ANFFAS di Lucca, raccoglie le
relazioni e le comunicazioni presentate al corso di aggiornamento sul tema
"Handicap e scuola superiore: esperienze, problemi e prospettive",
rivolto a presidi, docenti, assistenti degli Istituti secondari di secondo
grado della provincia di Lucca. Dopo una introduzione sul "quadro
giuridico di riferimento" a cura della ispettrice Anna Sgherri Costantini,
vengono affrontati i problemi specifici relativi all'integrazione nelle classi
comuni del dopoobbligo degli alunni non vedenti (Matteo Bonetti), audiolesi
(Marino Bennati) e con handicap psico-fisico (Gabriele Masi). Completa il
volume una sintetica illustrazione di esperienze concrete di inserimento nella
scuola media superiore, realizzate in alcune città italiane.
H.
DIXON, Anch'io... L'educazione alla
sessualità dell'handicappato, Erickson,
Trento, 1990, pp. 134, L. 24.000
Una guida pratica su un tema che troppi vorrebbero
rimuovere: l'educazione alla affettività ed alla sessualità nelle persone
handicappate. Hilary Dixon, già responsabile della sezione educativa della Family Planning Association di Londra è
autrice di importanti testi sulla sessualità nell'handicappato ed è
considerata la massima autorità inglese in questo campo. In questo volume,
propone un programma di attività educative molto preciso, subito operativo,
adattabile alle notevoli diversità di livello cognitivo dei ragazzi. In
parallelo è dedicato uno spazio molto ampio allo svolgimento di attività che
puntano alla crescita personale: autoconsapevolezza, autostima, capacità di
prendersi cura di sé, senso di responsabilità sia rispetto alla sessualità che
alle esigenze di salvaguardia della dignità personale. Ogni tema educativo è
sviluppato con una serie di attività di piccolo gruppo.
www.fondazionepromozionesociale.it