Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie
adottive e affidatarie
COMMERCIO A SCOPO DI
ADOZIONE DI BAMBINI DI PAESI POVERI
Riportiamo
integralmente la lettera inviata il 18.2.1992 da Cristina Barbotto al Direttore
de "L'Avvenire".
Egregio Direttore
non so se Francesco Mario Agnoli, autore
dell'articolo apparso nella rubrica "L'opinione" del 13.2.92 (1)
abbia utilizzato il tema del commercio di bambini di paesi poveri a scopo di
adozione per rendere più dirompente e anticonformista il suo dire sull'aborto.
Certo è che come credente e come appartenente ad una associazione che si
occupa di adozione e di bambini in difficoltà in genere sono rabbrividita di
fronte a tanto cinismo (e probabilmente disinformazione) nel trattare il tema
adozione.
La compravendita di bambini è un fatto orribile
sempre, e mi permetta l'articolista di essere un po' moralista anch'io, anche
quando è finalizzata all'adozione internazionale. A me non interessa rilevare
le incoerenze altrui, ma ribadire con forza un principio dal quale non si deve
assolutamente derogare, pena lo stravolgimento dell'istituto dell'adozione.
Questo non è soltanto un problema di fini e di mezzi: la compravendita di
bambini non è soltanto un fine malvagio che viene in qualche misura
giustificato dal fatto che i bambini vengono adottati da qualcuno che, a detta
dell'articolista, poi li amerà.
Il commercio di bambini è un fatto turpe perché, al
di là dei guadagni di chi lo organizza, mina alla base anche l'istituto
dell'adozione e compromette, per il bambino che ne è stato oggetto e per la
famiglia che ha pensato di risolvere così il suo "problema", la
costruzione di un rapporto sereno di figliolanza e avere impostato il loro
rapporto col figlio a partire da un inganno: questo "velo" rimarrà
sempre e talvolta potrà pesare gravemente sulla famiglia. Come potrà accettare,
il bambino, di essere stato comprato? come potrà pensare che sia stato un atto
d'amore e non di prepotenza quello di chi, forte del proprio denaro, ha portato
via il figlio di un'altra donna?
Il rispetto delle garanzie previste dalla legge, la
certezza dell'effettivo stato di abbandono del minore, non sono vuote
formalità: costituiscono la base su cui costruire un rapporto corretto ed in
Italia esistono moltissime famiglie disponibili ad una adozione in questi
termini.
Una precisazione: non sempre chi è disposto a
comprare un bambino lo fa per poi amarlo: in anni in cui non erano ancora
fissati per legge i limiti di età dei genitori l'adozione internazionale è
stata anche un mezzo per procurarsi domestiche per la propria vecchiaia; è
accaduto che bambini provenienti dal terzo mondo siano stati adottati da
genitori violenti e assolutamente incapaci di amarli; capita tuttora che
bambini ormai cresciuti e non più "graditi" ai genitori vengano
restituiti ai Servizi.
Amare davvero non è mai così facile; e non lo è di
più se si desidera avere un bambino a tutti i costi. I bambini brasiliani non
hanno meno diritto di essere rispettati dei bambini italiani od europei.
Confidando
in una pubblicazione, Le invio distinti saluti.
LA RAI NON RISPETTA I
DIRITTI DI SERENA
Riproduciamo
il testo integrale della lettera inviata in data 18.2.1992 dal Presidente
nazionale dell'ANFAA al Presidente della RAI, al Direttore della Rete 2 N e
alla Redazione di "Fatti vostri".
Esprimiamo il nostro profondo sdegno nei confronti
dei responsabili della trasmissione "Fatti vostri" di venerdì 17
gennaio 1992 che ha mandato in onda gli interventi falsi e calunniosi della
signora Giubergia, sostenuta dall'Avvocato Marazzita, legale della signora
stessa.
È stato violato il diritto alla riservatezza di una
bambina già negli anni scorsi ripetutamente violato dai mezzi di informazione. Stigmatizziamo la
superficialità e la spregiudicatezza con cui i responsabili di "Fatti
vostri" hanno presentato la vicenda, non rispettando la Carta dei Diritti
degli Utenti RAI-TV e la legge n. 184/1983.
La situazione giuridica della bambina è definitiva:
è stata adottata nel marzo 1991 dalla famiglia in cui vive dall'aprile 1989.
Lasciatela in pace! Lasciatela vivere senza continue
interferenze come questa che rischiano di compromettere la sua vita presente e
futura.
Se c'è vero interesse dei mezzi di informazione nei
confronti dei bambini abbandonati, rivolgano la loro attenzione alle decine di
migliaia di bambini che, per le colpevoli omissioni e il disinteresse delle
Autorità competenti, trascorrono la loro infanzia in istituti o in situazioni
familiari deleterie.
L'ANFAA chiede al Presidente, ai Dirigenti della
Rete 2 della TV, alla Redazione di "Fatti vostri" di dedicare uno
spazio adeguato per trattare questi temi, portando dati e situazioni reali.
Ritiene che la RAI dovrebbe presentare una ricostruzione
veritiera ed obiettiva della storia di Serena per smentire le falsità affermate
di fronte a milioni di utenti e fornire - finalmente - una informazione
corretta.
Si
resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
P.S. - Si allegano: una cronistoria della vicenda
della piccola Serena e la sentenza emessa in merito dalla Commissione Europea
dei Diritti dell'Uomo.
(1) Testo integrale dell'articolo
"Meglio comprati che uccisi".
«Probabilmente per una mia particolare deformazione morale non sono riuscito a
condividere il generale entusiasmo per la brillante operazione, con la quale
la polizia brasiliana ha individuato e arrestato i membri di una organizzazione
che aveva organizzato un traffico di adozioni internazionali, cedendo, ad un
prezzo variabile fra 12 e 30 milioni, bambini delle "favelas" a
coppie (molte, pare, italiane) senza figli.
«Che sia riprovevole chi specula sul desiderio di maternità e paternità
delle coppie sterili e approfitta dello stato di bisogno (quasi sempre
dell'assoluta miseria) dei genitori naturali per lucrare lautissimi guadagni,
nessuno ne dubita.
«Tuttavia, quando il "turpe traffico", come virtuosamente lo
si definisce, è finalizzato all'adozione (assai diverso, ovviamente, il caso
di commercio di organi, di vendita di piccoli schiavi e schiave come oggetti
sessuali, ecc.) riesce difficile rallegrarsi della "salvezza" di
questi bambini, che non verranno più trasferiti all'estero per essere affidati
a coppie che sì, d'accordo, avranno sbagliato a procurarsi un figlio a
pagamento, e tuttavia lo avrebbero amato.
«È facile immaginare che, se non tutti, molti di loro, grazie anche
alle lentezze della burocrazia, rimarranno in un Paese nel quale l'altissima
criminalità infantile, alimentata dai bambini delle "favelas" (quegli
stessi "venduti" all'estero), viene combattuta, secondo quanto ci
informano i massmedia, da squadroni della morte, che, col complice assenso di
parte della stampa e di settori dell'opinione pubblica, non esitano a ucciderli
senza pietà e spesso in modo orribile (è proprio di questi giorni la notizia di
quattro "ninos callejeros ; bambini di strada brasiliani, uccisi con
l'acido mentre dormivano in una chiesa di San Paolo).
«In realtà la mia malformazione morale si spinge ancora oltre,
inducendomi a non condividere nemmeno i virtuosi sdegni dell'opinione pubblica italiana
per questo traffico delle adozioni a pagamento.
«L'indignazione per essere legittima presuppone un minimo di coerenza,
assolutamente non riscontrabile in chi o approva o non trova nulla da ridire
contro la pratica dell'aborto tanto largamente utilizzata in Italia come strumento
(ormai lo riconoscono anche i cosiddetti "laici») di regolazione delle
nascite.
«Evidentemente questi indignati abortisti nostrani non avrebbero trovato
nulla da ridire (è sperabile che non spingano l'incoerenza tanto oltre da
rimproverare ai brasiliani ciò che consentono a se stessi), se quei braccati
delle "favelas", indotti dalla miseria a vendere i loro figli per un
pugno di dollari o di lire, li avessero abortiti, tempestivamente (il che,
oltre tutto, in alcuni Paesi significa anche poco prima della nascita).
«Brillerò per mancanza di logica, ma mi ostino a credere che per quei
bambini (oltre che per la morale) sia molto preferibile vedere la luce per
venire poi ceduti, anche a pagamento, ad una coppia che li alleverà ed amerà,
piuttosto che soppressi nel ventre materno.
«Non riesce nemmeno a convincermi il fin troppo facile argomento del
denaro, del guadagno che il "turpe commercio" assicurerebbe a chi lo
pratica. Se sono ben lungi dal proposito di conferire una medaglia (o anche un
stretta di mano) a questi commercianti di bambini, rimane tuttavia il fatto
che, denaro o non denaro, i "ninos" venduti scampano all'aborto e
alle attenzioni degli squadroni della morte e dei "vigilantes",
pagati da commercianti timorosi che la presenza delle bande minorili scoraggi
il turismo e gli affari.
«D'altra parte quanti aborti anche in Italia e nel civilissimo mondo
occidentale sono determinati puramente e semplicemente da problemi non già di
miseria, ma di vil denaro, dalla consapevolezza che il nascituro comporterà
delle spese e dal conseguente rifiuto di accettare qualche pur modesta
rinuncia?
«Signori, anche questa è questione di vil denaro! «Scrive il direttore
dell’“Europeo” (un "laico", quindi, anche se, stranamente, non
ipocrita), rispondendo a una lettrice sdegnata (quanti virtuosi sdegni in
Italia!) per il monumento elevato nei cimitero dell'Aquila in memoria dei bambini
abortiti: "per sapere che nove donne su dieci ricorrono al cucchiaino del
ginecologo senza validi motivi (pericolo di vita per la madre, rischio di gravi
malformazioni per il bambino ecc.)... è sufficiente chiederlo al medico della
mutua. Se il dottore è onesto lo ammetterà".
«"È così anche negli Stati Uniti, tanto è vero che laggiù si pensa
di modificare la legge, affinché l'aborto cessi di essere un regolatore
demografico repugnante per chiunque abbia un po' di coscienza".
«Il fatto è che tanti
moralisti la coscienza, appunto, non ce l'hanno».
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