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DUE CONVEGNI
SULL'INSERIMENTO LAVORATIVO DEGLI HANDICAPPATI
1. Il CISA e l'AIAS di Milano hanno promosso nei giorni
27 e 28 novembre 1991 il convegno "Handicap e lavoro - Percorso o miraggio?",
che ha avuto il pregio di far riparlare del diritto al lavoro per le persone
handicappate in questo momento che vede il nostro Parlamento impegnato nella
discussione del testo di riforma della legge 482 del 1968.
Positivo l'apporto delle testimonianze concrete di
persone con handicap, fisici o sensoriali, inseriti a pieno titolo in grosse
aziende private dell'hinterland milanese, e del personale tecnico/amministrativo,
che ha preparato gli inserimenti per conto delle aziende stesse.
Due concetti sono emersi in modo nitido come
patrimonio ormai conquistato e da difendere:
- numerose persone handicappate possono avere piena
capacità lavorativa, se messe in grado dì poterla esprimere;
- il collocamento al lavoro va mirato, cercando di
realizzare l'incontro tra la domanda di lavoro della persona, la sua
professionalità, le mansioni ed i compiti richiesti dall'azienda.
Costruttivi
gli interventi dei rappresentanti dell'imprenditoria, peraltro dirigenti ai
massimi livelli, responsabili del rapporto con il personale. Hanno evidenziato
che:
- è necessaria una legge ancora impositiva, perché
manca la cultura della persona handicappata capace di lavorare;
- bisogna contattare gli imprenditori (politica di
persuasione) perché comprendano la convenienza che deriva dall'avere collocata
una persona "scelta" in modo mirato, piuttosto che persone non
idonee avviate obbligatoriamente;
- è indispensabile garantire l'imprenditore
sull'appoggio di una persona (insegnante di formazione professionale, per
esempio), che prepari e segua per il primo periodo l'inserimento della persona
handicappata in azienda.
Se sono rispettate queste semplici procedure, anche
gli insuccessi (alcune testimonianze hanno sottolineato questo aspetto) non
determinano il rifiuto del collocamento al lavoro; se c'è un supporto
formativo, che si fa carico del problema e rielabora la scelta e la
preparazione della mansione da affidare alla persona handicappata, l'azienda è
disponibile a collaborare. Interesse dell'imprenditore è - ovviamente - la
resa produttiva.
Ha affermato il dr. Caldirola della Boeringher
Manheim Spa Italia: «Anch'io ho dovuto ricredermi
perché l'aver inserito una persona con handicap fisico nella mia azienda, in
un settore che la vede in relazione con la clientela, ha favorito un clima
migliore sia tra il personale, che con la clientela stessa. Il fatto che
impieghi tre minuti in più, rispetto ai suoi colleghi, non significa nulla,
perché non è penalizzante per nessuno e per il cliente aspettare tre minuti non
è una grave perdita. E l'immagine che ne ricava l'azienda nel suo insieme è
però positiva».
Tutti gli intervenuti hanno valutato negativamente
la creazione di laboratori protetti prevista nella proposta di riforma del
collocamento obbligatorio, per il rischio di emarginazione di persone anche
perfettamente in grado di lavorare. «Se
possono svolgere un lavoro, anche con capacità lavorativa ridotta, vanno a
maggior ragione inserite con i colleghi, che li aiutano e li stimolano. Non
ha senso emarginarli in luoghi appositi» ha detto il rappresentante
dell'UCID (Unione Cristiana degli Imprenditori).
Pericolosa è, invece, la proposta dell'AIAS di
introdurre un sistema misto di retribuzione per la persona handicappata con
"produttività inferiore alla media". Si sostiene che, mentre alla
persona deve essere corrisposto l'intero stipendio, all'azienda spetterebbe un
rimborso da parte dello Stato (per esempio attraverso sgravi fiscali o
riduzioni dei contributi) in proporzione alla minore produttività della
persona handicappata.
Ma come si può valutare la produttività di una
persona? E perché tale concetto dovrebbe essere limitato solo alla persona
handicappata?
Ci auguriamo che l'AIAS ritiri al più presto la sua
posizione, inaccettabile sotto tutti i punti di vista.
Poco spazio è stato dato all'esperienza di inserimenti
lavorativi di persone con handicap intellettivo o con malattia mentale. Unica,
ma significativa, la testimonianza del responsabile del Gruppo
Standa-Fininvest, che, in collaborazione con il Fondo Sociale Europeo, ha
presentato l'inserimento lavorativo di 30 persone con handicap non solo fisico
o sensoriale, ma anche intellettivo.
Attualmente
stanno lavorando per il collocamento e la formazione di altri 20 soggetti.
2. Il 30 novembre si è tenuto a Spinetoli (Ascoli
Piceno) il convegno "Handicap e formazione - Il pregiudizio
dell'incapacità" promosso dal FORES Marche, istituto di formazione e di
ricerca economica e sociale.
L'obiettivo dei promotori era quello di presentare
esperienze formative, che dimostrassero la validità della preparazione della
persona handicappata, evidenziandone le potenzialità e gli strumenti più
idonei a svilupparle al meglio.
È apparso evidente il bisogno di coprire, per
esempio, il vuoto formativo che esiste nel settore dell'handicap intellettivo.
I progetti di formazione in situazione, gestiti dalle
USL (ad esempio il modello genovese) presentano limiti oggettivi:
- precarietà istituzionale; non essendo l'USL
l'organo competente, i finanziamenti ed il personale non sono mai certi.
Inoltre la persona handicappata non può esigere il suo diritto alla formazione,
perché l'ente titolare è il Comune o la Provincia con i suoi assessorati
specifici (formazione professionale, lavoro);
- l'immissione della persona handicappata in
situazione aziendale, senza il supporto formativo del centro di formazione
professionale, non permette un graduale avvicinamento al lavoro e priva il
giovane di esperienze maturate con i suoi coetanei nell'ambito del gruppo
classe/ scuola;
- nega il diritto a percorsi formativi riconosciuti
e organizzati dall'ente preposto alla formazione professionale per questa
categoria di cittadini in grado di svolgere mansioni semplici, ma per le quali
è fondamentale la preparazione al lavoro.
L'esperienza torinese dei corsi prelavorativi per
handicappati intellettivi ha destato un vivo interesse in quanto prevede sia
l'aspetto formativo generale, che tende a sviluppare l'autonomia complessiva
della persona, sia l'aspetto lavoro/formazione con tirocinii realizzati in
posti di lavoro vero, con moduli di 800 ore per tre anni (2.400 ore complessive
come minimo) gestiti dall'Assessorato al lavoro e formazione professionale del
Comune di Torino.
Accorate le riflessioni conclusive del Presidente
del FORES, che ha chiesto uno sforzo a quanti operano nel settore dell'handicap
per rinnovarsi, marciare al passo con i tempi e le innovazioni aziendali e
tecnologiche, perché alle soglie del duemila non si può continuare a proporre
alle persone handicappate in grado di lavorare una formazione che passa ancora
per i laboratori di ceramica, di falegnameria se non, addirittura, per la
predisposizione di collane di perline!
DOCUMENTO CONCLUSIVO
DEL CONVEGNO EUROPEO
"PROBLEMATICHE DELL'ANZIANO ALLE SOGLIE DEL 2000"
Su iniziativa del Coordinamento Gruppo Anziani Autogestiti
del Comune di Venezia ed in collaborazione con la Società Italiana Medici ed
Operatori Geriatrici, il Coordinamento Nazionale dei Centri Sociali - Comitati
Anziani e Orti, la Commissione Affari Sociali della CEE, la Confederazione
Europea dei Sindacati, la Fondazione Cini, il Comune e la Provincia di Venezia
e la Regione Veneto, nei giorni 14-15-16 ottobre 1991 si è tenuto a Venezia il
Convegno europeo sulle problematiche dell'anziano alle soglie del 2000.
Il convegno, cui hanno dato un importante contributo
eminenti personalità del mondo scientifico italiano ed europeo e rappresentanti
delle amministrazioni pubbliche, del sindacato, della cultura e
dell'associazionismo, ha affrontato ed approfondito gli aspetti sociali
dell'assistenza socio-sanitaria dell'anziano di oggi e di domani in Italia e
nell'Europa, ponendo la prevenzione e la conservazione della salute fisica e
mentale alla base delle politiche sociali, solidaristiche, assistenziali e
sanitarie che le istituzioni, le strutture pubbliche, l'iniziativa privata e la
scienza medica debbono portare avanti nel Paese e nell'Europa per dare
risposte adeguate ai nuovi bisogni degli anziani.
In questo contesto, il convegno attribuisce ai Centri
Sociali Autogestiti un ruolo importante per il coinvolgimento della persona
anziana nell'affermazione dei propri diritti sociali, assistenziali e
sanitari, della dignità e della solidarietà, valorizzandone la risorsa umana,
il protagonismo e l'esperienza di vita.
Nel far proprie le indicazioni di lavoro e le pluralità
di soluzioni proposte, scaturite dal dibattito e tese a consolidare ed
estendere il ruolo dell'associazionismo, del volontariato ed a adeguare la
legislazione socio-sanitaria, sulla base di certezze economiche e giuridiche,
ai nuovi scenari che l'invecchiamento della popolazione impone alle forze
politiche e sociali, nazionali ed europee, il convegno indica ai Centri
sociali, alle organizzazioni sindacali, al Parlamento ed al Governo italiano:
a) la esigenza di indire al più presto una Conferenza
nazionale ove vengano affrontati i problemi della 3a e della 4a età
per individuare i campi di intervento sociale, assistenziale, sanitario e
culturale che assicurino il pieno rispetto dei diritti e della dignità
dell'anziano;
b) la corretta applicazione della legge quadro sul
volontariato, specificatamente per le parti in cui è previsto l'adeguamento
delle legislazioni e delle normative regionali, provinciali e territoriali, in
modo da assicurare la promozione, la costituzione e lo sviluppo dei Centri
sociali sull'intero territorio nazionale e del volontariato sociale in favore
degli anziani. Sotto questo aspetto il convegno individua negli enti locali
(Regioni, Province, Comune e USL) gli organismi cui affidare la programmazione
e la realizzazione della prevenzione e della conservazione della salute e
della dignità delle persone anziane;
c) la istituzione di un Centro per la raccolta dei
dati e delle informazioni sulla condizione dell'anziano e sulle provvidenze
socio-assistenziali fornite territorialmente dalle varie strutture pubbliche e
private alle persone anziane;
d) la ricerca della collaborazione e dell'intesa fra
tutte le strutture che operano nel campo sociale, ricreativo, culturale,
assistenziale e sanitario, finalizzate ad accrescere il ruolo ed il protagonismo
dell'anziano nonché a favorire in tutti i campi la prevenzione e conservazione
della sua salute fisica e mentale.
Sono in fase di preparazione gli atti del convegno:
il volume di circa 300 pagine riporta i testi di tutti i contributi registrati
e può essere prenotato presso il Prof. Bruno Finzi, Dorsoduro, Accademia 1056,
30123 Venezia. Il prezzo è di L. 20.000.
ESPOSTO PENALE ALLE PROCURE
DELLA LIGURIA
In data 14 novembre 1991, il CLOD - Comitato Ligure
Ospedalizzazione Domiciliare, ha presentato alle Procure della Repubblica
presso le Preture della Liguria un esposto penale analogo a quello riportato a
pag. 59 del n. 96 di Prospettive
assistenziali.
Nell'esposto viene segnalato che «da anni la gestione dei servizi per gli anziani malati cronici non
autosufficienti da parte della Regione Liguria, delle USSL e dei relativi
presidi socio-assistenziali presenta aspetti difformi rispetto alle norme
vigenti». In particolare si sottolineano i seguenti aspetti:
-
dimissioni dagli ospedali di persone malate e non autosufficienti;
- strutture assistenziali che ricoverano malati senza
essere in possesso della preventiva autorizzazione prevista dall'art. 193
della legge 1265/1934;
-
mancanza delle prescritte
certificazioni concernenti la prevenzione e estinzione degli incendi.
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