Prospettive assistenziali, n. 98, aprile-giugno 1992

 

 

Libri

 

 

P. STANZIONE (a cura di), Anziani e tutele giuridiche, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1991, pp. 472, L. 62.000

 

Il volume, che fa parte dei "Quaderni della Rassegna di diritto civile", contiene le relazioni di Salvatore Saetta, La condizione degli anziani alla luce dei principi costituzionali; Pasquale Stanzione, Le età dell'uomo e la tutela delle persone: gli anziani; Massimo Dogliotti, I diritti dell'anziano; Gaspare Lisella, Rilevanza della "condizione di anziano" nell'ordinamento giuridico; Pietro Perlingieri, Diritti della persona anzia­na, diritto civile e stato sociale; Giacomo Sanfilippo, Autonomia contrattuale e tutela dell'anzia­no nei contratti di vendita e di mantenimento; Salvatore Sica, Anziani e responsabilità civile: a proposito del concorso di colpa del danneggiato; Giuseppe Napolitano, Anziani (assistenza agli); Aldo Bonifacio e Guido Neri, La valutazione del danno da menomazione alla persona dell'anziano. In allegato: l'analisi della legislazione regio­nale sugli anziani, alcune proposte di legge na­zionali e vari documenti.

Di particolare rilievo la relazione di Pietro Perlingieri di cui riportiamo alcune convincenti affermazioni:

- «Si deve pertanto diffidare della costruzione di una categoria dell'anziano e di una normativa esclusiva per l'anziano tout court, l'una e l'altra potrebbero costituire fonti di nuova emarginazio­ne. Sì che non sembra utile né corretto proporre la fondazione di un "diritto dei diritti dell'anzia­no"; né è questione di elaborare uno statuto degli anziani. Si tratta piuttosto di individuare adeguate soluzioni per la protezione e per la promozione di persone in "situazione di particolare debolezza" sino alla peculiare condizione di disabilità. Tra gli uomini, in base all'età, la Costituzione non consente distinzioni, né in termini positivi né negativi, ciò ha conseguenze sul piano della legittimità costituzionale e dell'interpretazione»;

- «Il problema di solidarietà (...) si risolve real­mente (come è stato ben precisato) soltanto con l'attuazione dell'art. 53 cost, cioè del principio della capacità contributiva e della progressività dell'imposta presupposti per una politica sociale dello Stato»;

- «L'anziano finisce con l'essere una catego­ria, un prodotto del sistema economico, il quale decide quando si è anziani. Sì che le problematiche della piena occupazione e del mercato del lavoro condizionano ampiamente la definizione dell'anziano, spesso in modo miope, allontanando dalla produzione esperienze intellettuali e professionali ancora utili»;

- «Dalle precedenti considerazioni una impor­tante conclusione è possibile trarre. L'età non può essere un aspetto incidente sullo status per­sonale; quest'ultimo in un ordinamento ispirato al principio di eguaglianza, rappresenta una si­tuazione originaria e complessa assolutamente paritaria, sintesi dei diritti inviolabili e dei doveri inderogabili dell'uomo».

- «Quanto, invece, all'anziano non autosuffi­ciente ed all'inabile, il problema è più grave. Esso rientra, pur non esaurendosi, in quello più ampio della salute, delle strutture sociali, e riguarda an­che il ruolo della famiglia e l'aiuto che questa ha diritto di avere per realizzare i compiti di assi­stenza e di protezione. Ciò, tuttavia, prescinde dal problema dell'età e riguarda l'inabile in quan­to tale. La cronicità, irreversibilità della malattia e la stessa c.d, situazione terminale non sono ca­ratteristiche esclusive dell'anziano».

 

 

FEDERICA DELL'ORTO GARZONIO - PATRIZIA TACCANI, Conoscere la vecchiaia - Manuale per operatori sociali, educativi e sanitari, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1990, pp. 175, L. 24.000

 

Il libro propone un'interpretazione della vecchiaia in chiave realistica: la considera, infatti, un tempo in cui permangono inalterati i bisogni, i desideri, i diritti e i doveri che informano la vita di tutti i cittadini.

Il volume, destinato soprattutto a coloro che operano nei servizi con competenze sociali, psicologiche, educative, sanitarie e formative, si ar­ticola in due parti.

Nella prima sono trattati i seguenti argomenti: sviluppo personale e vecchiaia, la memoria e il progetto, il corpo, il tempo, la casa, la famiglia: risorse e vincoli, la donna anziana, il benessere possibile, la malattia, la sofferenza psichica, la cronicità, la morte come confine.

I temi della seconda parte sono: le politiche per gli anziani: nodi e sviluppi, lavorare come anziani, esperienze di formazione.

L'unico appunto che ci permettiamo di fare riguarda la fiducia, a nostro avviso eccessiva, che le Autrici ripongono nelle istituzioni, le cui ca­renze sono considerate la conseguenza di ritar­di, impreparazione o insufficienza culturale e non - com'è, invece, la realtà dei fatti - come l'applicazione di linee politiche ed operative di­rette a negare le esigenze ed i diritti delle perso­ne, anziane e non, incapaci di autodifendersi. Ne consegue che le Autrici ritengono che la formazione degli operatori sia lo strumento prin­cipe per modificare la situazione, mentre noi crediamo che sia almeno parimenti importante una attiva partecipazione delle organizzazioni sindacali e sociali e della popolazione.

Infine non concordiamo assolutamente con il parere delle Autrici secondo cui «certo occorre dar atto alle Regioni di aver da sole cercato di costruire una rete di interventi per gli anziani, in assenza di una legge statale in materia», poiché è facilmente dimostrabile che proprio le Regioni sono responsabili della violazione delle leggi vi­genti, in materia sanitaria e della negazione del­le esigenze e dei diritti degli anziani colpiti da malattie croniche e da non autosufficienza.

Ricordiamo, inoltre, l'inattività della stragrande maggioranza delle Regioni nei confronti del di­ritto all'assistenza, sancito dal R.D. 3 marzo 1934 n. 383 (in vigore fino all'anno scorso), che all'art. 91, lettera H, obbligava i Comuni a prov­vedere al «mantenimento degli inabili al lavoro». Altre inadempienze riguardano:

- la disapplicazione del DPR 616/1977;

- le norme sulla prevenzione ed estinzione degli incendi per quanto riguarda le strutture di ricovero;

- l'attuazione della legge 184/1983 sull'ado­zione e l'affidamento;

- la vigilanza degli istituti pubblici e privati di assistenza e delle IPAB.

E l'elenco potrebbe continuare...

 

NANCY L. MACE - PETER V. RABINS, Un giorno di 36 ore, Il Pensiero scientifico Editore, Roma, pp. 288, Edizione fuori commercio.

 

«Da lungo tempo» - così inizia la premessa - «si sentiva il bisogno di un libro di consultazione pratico e dettagliato che fosse di aiuto ai familiari di pazienti affetti da demenza. Molte di queste fa­miglie potrebbero continuare ad assistere i loro familiari in casa acquisendo una migliore cono­scenza dei vari problemi e trovandosi quindi pronti ad affrontarli. Una conoscenza più profon­da della natura dei sintomi e di alcuni dei com­portamenti problematici che li accompagnano, renderebbe i disturbi meno misteriosi e le conse­guenze dei sintomi molto meno minacciose».

Il testo è scritto con un linguaggio e uno stile molto semplici, accessibili ad un pubblico di let­tori molto vasto. non si tratta tuttavia di una pre­sentazione semplicistica dei problemi. Tutta la trattazione è sostenuta da una grande attenzio­ne al malato e a chi si occupa di lui, e la situa­zione di entrambi è analizzata nella sua complessità. Contribuisce alla semplicità e alla chia­rezza del discorso la concretezza con cui sono i disturbi dei malati e con cui vengono dati sug­gerimenti per trattare coloro che soffrono di questa malattia. Il termine generale di demenza viene usato per indicare varie patologie identifi­cate in termini medici come "malattia di Alzhei­mer, malattia multi-infartuale, demenza senile o presenile".

Dopo la presentazione generale della malattia si passa a descrivere come viene effettuata una valutazione diagnostica e come trovare un me­dico che abbia cura della persona malata. Ven­gono poi elencati molti dei problemi incontrati dalle famiglie che curano dementi e si offrono suggerimenti vari per la loro risoluzione, com­preso un elenco dei tipi di aiuto disponibili. Grande attenzione viene poi dedicata alle per­sone che si occupano dei malati e ai problemi che possono sorgere nelle famiglie che li ospi­tano.

Tutta la trattazione parte dal presupposto che sia di gran lunga preferibile che la famiglia, de­bitamente supportata, accolga nella propria ca­sa il malato demente. L'istituzionalizzazione è presentata come estrema soluzione quando la famiglia, per varie motivazioni, sia incapace di continuare a fornire tutte le cure necessarie.

Il testo si conclude con la presentazione schematica ma precisa dal punto di vista medi­co delle malattie che causano la demenza e dei loro sintomi.

 

 

MARIA CHIARA BASSANINI - PIPPO RANCI (a cura di), Non per profitto - Il settore dei soggetti che erogano servizi di interesse collettivo sen­za fine di lucro, Fondazione Adriano Olivetti, 1990, pp. 336, Edizione fuori commercio.

 

Il volume, che riporta i risultati di una ricerca commissionata dalla Fondazione Olivetti, ha due fili conduttori prestabiliti, ma non dimostrati.

Si afferma, anche nel titolo del libro, che le or­ganizzazioni del terzo settore (volontariato, as­sociazionismo, cooperative di solidarietà socia­le) svolgono funzioni «utili alla società», lascian­do intendere che ciò avviene sempre e dovun­que.

In secondo luogo, si sostiene che il terzo set­tore opera, anche in questo caso sempre e do­vunque, senza fini di lucro.

Orbene, nel nostro ordinamento e nel volume sono considerate senza fini di lucro le organiz­zazioni che non distribuiscono utili ai soci, men­tre è consentito che il lucro possa essere capi­talizzato e assegnato ai soci allo scioglimento dell'ente.

Inoltre vi sono diversi sistemi per distribuire denaro ai soci senza far risultare che si tratta di utili, con privilegi di varia natura (ad esempio a messa a disposizione gratuita dell'auto, dell'alloggio, ecc.).

Vi sono poi altri mezzi. Ad esempio, il Cotto­lengo di Torino, che rientra attualmente fra le organizzazioni senza fini di lucro, ha investito nei mesi scorsi ben 52 miliardi per l'acquisto degli alberghi di lusso di Ischia, già di proprietà Rizzoli.

Circa il perseguimento di finalità sociali da parte del terzo settore, ricordiamo solo i bambini illegalmente trattenuti dagli istituti che hanno violato e violano le leggi sull'adozione 5 giugno 1967 e 4 maggio 1983 n. 184 e le espulsioni di anziani malati cronici non autosufficienti dispo­ste dall'ospedale Fatebenefratellì di Venezia e da quello di Negrar (Verona) appartenenti all'Or­dine Don Calabria (1).

Se si vuole, com'è giusto, valorizzare il terzo settore che opera a difesa delle persone più de­boli, occorre abbandonare schematismi apriori­stici e presentare valutazioni oggettive e propo­ste accettabili.

La parte più significativa del volume è l'analisi del terzo settore effettuata a Pordenone, da cui risulta che, per quanto riguarda il confronto sa­nitario e quello assistenziale, «il privato vede de­terminato proprio dal pubblico il proprio raggio d'azione» e «la tendenza degli operatori del terzo settore a spostarsi nel settore pubblico depaupe­rando il privato della sua risorsa più rilevante», fatti che confermano la propensione di una par­te rilevante del terzo settore di essere uno stru­mento operativo dell'ente pubblico, anche nei casi in cui l'ente stesso ignora le esigenze dell'utenza e ne viola i diritti.

 

(1) Cfr. "Il Fatebenefratelli di Venezia viola il diritto alla cura di una anziana cronica non autosufficiente: la magi­stratura non processa l'ente ma i familiari", in Prospettive assistenziali, n. 95, luglio-settembre 1991.

 

 

PIERO GIORGI, Lettera a un figlio peruviano - Cronistoria di un'adozione, Marietti, Genova, 1991, pp. 91, L. 18.000

 

Il volume, scritto sotto forma di lettera inviata dal padre al bambino peruviano adottato, pre­senta alcuni aspetti dell'adozione e in particola­re di quella internazionale.

L'Autore si sofferma a raccontare, in modo molto impressionistico e di non sempre facile lettura, la "storia" delle contrastanti emozioni vissute da lui e dalla moglie a Lima, in attesa della tanto desiderata adozione e del permesso di lasciare il Paese con il bambino. I sentimenti e le emozioni della moglie, indicata miticamente come la Mamma, con la lettera maiuscola, com­paiono in misura molto ridotta, e sono comun­que sempre assimilati a quelli del padre, che parla in prima persona ed esprime un mondo in­teriore più personale che di coppia.

Alcune pagine sono dedicate al resoconto dei primi giorni vissuti dal bambino in casa con i ge­nitori adottivi e dei suoi primi progressi.

Verso la fine del libro, il riferimento ad un aborto, pare terapeutico, deciso dalla coppia, ri­mane piuttosto oscuro.

In post-fazione un intervento del Presidente del Tribunale per i minorenni di Genova per puntualizzare alcune caratteristiche della le­gislazione vigente rispetto all'adozione, in parti­colare a quella internazionale, e per ribadirne la validità di fondo.

 

 

AA.VV., Protocollo diagnostico: iniziare a capire le cause, programmare il futuro dell'handicap­pato mentale, Editrice Compositori, Bologna, 1991, pp. 109, senza indicazione di prezzo.

 

La pubblicazione raccoglie gli atti del Conve­gno scientifico internazionale promosso da ANFFAS (Associazione nazionale famiglie fan­ciulli adulti subnormali), ANGSA (Associazione nazionale genitori soggetti autistici) e da FANEP (Famiglie neurologia pediatrica), svoltosi a Bolo­gna il 24 maggio 1990.

Le relazioni concernono "Protocollo diagno­stico consigliato nei casi di autismo infantile" di C. Gilberg; "Piano riabilitativo per i bambini con comportamento autistico" di M. Zappella; "La sindrome dell'X fragile in età pediatrica" di M. Baserga e altri; "Lo screening neonatale delle malattie endocrino-metaboliche" di E. Cacciari e A. Cassio; "Handicap mentale nell'infanzia: la ri­cerca di una diagnosi" di E. Franzoni; "Proposta di un protocollo diagnostico per le demenze" di P. Pazzaglia.

Le conclusioni sono di D. Mariani Cerati. In appendice "Il lavoro di una delle madri di fi­gli handicappati mentali: nuove richieste e nuovi rapporti tra donne-famiglie e servizi" di A. Chio­dini e M.G. Pedretti.

La pubblicazione è distribuita da Azzurropra­to, Via S. Isaia 20/A, 40123 Bologna, tel. 051/33.26.91.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it