Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione
sociale
CONFERMATA LA BRUTALE
DIMISSIONE DI UNA ANZIANA DALL'OSPEDALE MAURIZIANO DI TORINO
Nello scorso
numero di Prospettive assistenziali,
avevamo riportato la lettera inviata in
data 20 gennaio 1992 a numerose autorità in merito alla brutale dimissione di
un'anziana cronica non autosufficiente disposta dall'Ospedale Mauriziano di
Torino.
Al riguardo l'Aiuto di Ortopedia
dell'Ospedale suddetto ha redatto la seguente relazione.
«La paziente sig.ra E.G.F. fu ricoverata presso il
reparto di ortopedia il 29/11/91 con diagnosi di "frattura pertrocanterica
del femore di dx".
«Dopo i necessari accertamenti (che non fornirono
controindicazioni date le buone condizioni generali della paziente) fu praticato
l'intervento chirurgico di Osteosintesi con Chiodi di Ender il 6.12.91.
«L'intervento
ebbe buon esito ed il decorso post-operatorio fu regolare.
«In data 12.12.91 si iniziò a praticare il trattamento
fisioterapico riabilitativo che la portò progressivamente alla deambulazione
con girello (e stampelle). In tale periodo le uniche complicanze comparse
furono un edema all'arto operato risolto in pochi giorni con i comuni
trattamenti del caso (previa esclusione di patologia vascolare con esame Doppler)
ed una escara al calcagno che veniva medicata regolarmente e che non impediva
comunque la riabilitazione e quindi la deambulazione della paziente.
«A distanza di circa 20 giorni dall'intervento venne
discusso con la paziente ed i sanitari del reparto, l'ipotesi della dimissione,
una volta terminato il trattamento fisioterapico.
«Fu proposto alla paziente il trasferimento diretto
presso il convalescenziario "Villa Iris" di Pianezza (convenzionato
con l'USI- 8) che la paziente rifiutò.
«Da parte della Caposala venne segnalato alla
paziente che in ospedale esiste un servizio di assistenti sociali e le venne
chiesto se intendeva usufruirne per un eventuale trasferimento in
convalescenziario come solitamente viene fatto per i pazienti anziani operati di
frattura di femore.
«La sig.ra E.G.F. asserì di non averne bisogno, di
preferire il rientro al proprio domicilio e di essere in grado di provvedere a
se stessa.
«Fu quindi concordata con la paziente la data della
dimissione che venne accettata senza riserve. Venne dimessa il 7.1.92 ad oltre
trenta giorni dall'intervento, con deambulazione concessa con stampelle.
«La Caposala segnalò ad una accompagnatrice della
sig.ra E.G.F. che il Servizio Sociale dell'Ospedale poteva fornire le
necessarie indicazioni per il Servizio infermieristico Domiciliare per le
medicazioni della escara calcaneare.
«Il giorno successivo alla dimissione la sig.ra
E.G.F. telefonò alla Assistente Sociale sig.ra Mirandola, chiedendo
chiarimenti sulle modalità del servizio infermieristico domiciliare, senza lamentare
particolari disturbi o difficoltà. Tali indicazioni le furono fornite
esaurientemente.
«Dopo tale data non si ebbero ulteriori notizie della
paziente. Si segnala che era stata informata della possibilità di controlli
ambulatoriali presso l'Ospedale e che era stata prenotata per un controllo
ortopedico il 13.2.92».
Ai
destinatari della sopracitata lettera del 20 gennaio 1992, in data 5 maggio
1992 il CSA, Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti ha scritto quanto
segue:
«In merito alle argomentazioni dell'Aiuto di ortopedia
dell'Ospedale Mauriziano, trasmesse a questo Comitato dagli Assessori alla
sanità e all'assistenza della Regione Piemonte circa le dimissioni della
signora E.G.F. di 81 anni, rileviamo quanto segue:
- non viene in alcun modo smentito che al momento
delle dimissioni dall'ospedale Mauriziano la signora E.G.F fosse assolutamente
incapace di svolgere le attività indispensabili per la propria sopravvivenza;
- non vi è nessuna indicazione circa lo svolgimento
di indagini sociali presso il domicilio della paziente, al fine di rilevare la
disponibilità di vicini di casa (la signora E.G.F. non ha parenti);
- non risulta che siano state valutate con il
necessario approfondimento le capacità decisionali della sig.ra E.G.F.
«Tenuto conto - in particolare - dell'affermazione
contenuta nella relazione dell'Aiuto di Ortopedia secondo cui la signora
avrebbe dichiarato “di essere in grado di provvedere a se stessa” quando,
invece, era assolutamente incapace di spostarsi da sola e di svolgere le altre
funzioni necessarie per vivere, questo Comitato, nel confermare quanto
segnalato alle S.V., chiede che vengano effettuate approfondite indagini e
assunti i necessari provvedimenti affinché un simile brutale episodio non si
verifichi più».
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