Prospettive assistenziali, n. 98, aprile-giugno 1992

 

 

UNA PROPOSTA DI LEGGE SULL'ACCERTAMENTO DELL'INVALIDITA: OCCORRONO MODIFICHE SOSTANZIALI

 

 

È evidente l'estrema importanza di Commissioni che provvedano tempestivamente e con alto senso di responsabilità agli accertamenti relativi all'invalidità.

In primo luogo, soprattutto nei casi di anziani, il ritardo della decisione e il sopraggiungere del decesso dell'interessato impediscono allo stes­so e agli eredi di beneficiare di prestazioni eco­nomiche, a volte indispensabili per la cura e as­sistenza del cronico gravemente non autosuffi­ciente.

In secondo luogo, i falsi invalidi vanno combattuti non solo perché truffano lo Stato, ma in quanto sono i primi nemici degli handicappati veri. Infatti, sono proprio i falsi invalidi che occu­pano i posti di lavoro spettanti alle persone colpite da minorazioni; sono proprio essi che utiliz­zano provvidenze spettanti a coloro che ne han­no effettivamente bisogno.

La situazione relativa all'accertamento dell'in­validità è estremamente grave, soprattutto perché quasi tutte le Commissioni operano con ri­tardi di anni e anni (a volte anche 5-6) (1).

 

Proposta di legge n. 6055

Molto preoccupanti sono le norme previste dalla proposta di legge n. 6055 "Nuovi criteri per l'accertamento dell'invalidità" presentata alla Camera dei deputati in data 28 ottobre 1991 (2). La proposta di legge prevede:

a) l'istituzione presso ogni USL di una Com­missione piuridisciplinare per l'accertamento delle minorazioni, della disabilità e degli handi­cap (3);

b) le suddette Commissioni sono composte da ben nove specialisti (medico-legale, inge­gnere in bioingegneria, educatore professiona­le, terapista occupazionale, assistente sociale, psicologo riabilitativo, medico specialista nella specifica patologia del soggetto esaminato, tec­nico esperto, specialista di fiducia del richie­dente) (4).

 

Compiti delle Commissioni

In base all'art. 1, comma 6 «la Commissione, in più incontri, attraverso un'indagine approfondi­ta, accerta le minorazioni e le conseguenti disa­bilità ed handicap anche ai fini dei trattamenti previdenziali, assistenziali, sanitari, lavorativi e sociali di cui l'avente diritto può beneficiare».

Inoltre (art. 1, comma 7) «la Commissione, sul­la base della documentazione presentata e di in­contri con il richiedente, indica un programma te­rapeutico-riabilitativo individualizzato, ed indivi­dua i percorsi sanitari, lavorativi e sociali che fa­voriscano l'acquisizione, il potenziamento e lo sviluppo di capacità di indipendenza e di autono­mia degli aventi diritto, indirizzandoli ai servizi pubblici e privati operanti nell'ambito dei proble­mi connessi con le minorazioni, le disabilità e gli handicap accertati».

Infine (art. 1, comma 8), «in assenza di mi­norazioni, disabilità ed handicap tali per cui non sia possibile conseguire gli obiettivi di cui al comma 7, la Commissione indica percorsi alter­nativi».

In base all'art. 4, le Commissioni devono ac­certare (lettera a) e descrivere (lettera b) «la pre­senza di minorazioni fisiche e psichiatrico-psichi­che, per malattie mentali e per ritardi mentali, su base organica o sensoriale, derivanti da qualsiasi causa (...) allo scopo di:

- «assegnare il diritto a provvidenze e benefici economici, lavorativi, sociali e sanitari previsti dalla legislazione vigente»;

- «individuare le potenzialità funzionali degli aventi diritto e un percorso terapeutico-riabilitati­vo che indichi gli ausili tecnici, i percorsi terapeu­tici, gli interventi necessari per superare tale di­sabilità e il tipo di handicap che l'avente diritto subisce nella sua vita di relazione pubblica e pri­vata ( ..)»;

- «indirizza alle istituzioni competenti, con cui intrattenere rapporti permanenti, gli aventi diritto per promuovere, secondo le varie competenze istituzionali, i possibili interventi tecnici, medici, lavorativi, sociali ed economici, utili alla rimozio­ne delle disabilità e degli handicap».

 

L'handicappato: un incapace per definizione?

In sostanza la proposta di legge attribuisce compiti inaccettabili alle Commissioni per l'ac­certamento dell'invalidità, in quanto tutto, dicasi tutto, deve essere preventivamente individuato e deciso dalla Commissione stessa.

L'handicappato è considerato un incapace di agire con la propria testa e di scegliere i percor­si riabilitativi, scolastici, lavorativi e sociali che ritiene più idonei.

Ai genitori di handicappati viene ridotta note­volmente la loro potestà parentale, in quanto, anche per i minori, è la Commissione che accer­ta e sceglie i servizi a cui rivolgersi e le presta­zioni da fornire.

È una posizione assolutamente inaccettabile che ricorda - stranamente - l'orientamento a un certo momento assunto dalla Commissione Affari sociali della Camera dei deputati (e poi cancellato anche su iniziativa di alcune organiz­zazioni, fra le quali il CSA, Coordinamento sanità e assistenza di base di Torino) (5) in cui era pre­visto quanto segue: «Per la determinazione del danno fisico, psichico o sensoriale, per l'accerta­mento dell'handicap, per la valutazione delle specifiche potenzialità di integrazione sociale, la­vorativa e scolastica, sono istituite presso le Uni­tà sanitarie locali Commissioni pluridisciplinari integrate da operatori dei servizi socio-sanitari e da esperti nei casi da esaminare» (6).

Il rispetto della dignità delle persone colpite da handicap e il riconoscimento della autono­mia e libertà delle stesse e delle loro famiglie dovrebbero vietare la creazione di percorsi ob­bligati: solo per benefici aggiuntivi, rispetto a quelli della restante popolazione, può essere consentita la creazione di specifici accertamen­ti, con scopi ben definiti e limitati all'ottenimento dei benefici stessi.

Puerile è, poi, la proposta di creare una com­missione pletorica (9-10 componenti) che colle­gialmente «in più incontri», «attraverso una inda­gine approfondita, e a seguito di rapporti diretti con il richiedente», accerti le minorazioni e svol­ga le altre funzioni descritte in precedenza.

 

Proposte

Ferma restando la libertà di scelta degli han­dicappati per l'accesso ai servizi sanitari, scola­stici, lavorativi, sociali in genere (7), occorre da un lato sveltire il lavoro delle Commissioni per consentire che le decisioni vengano prese in tempi ragionevoli e che esse vengano assunte dopo indagini accurate.

La nostra proposta parte dal convincimento che le Commissioni non siano in grado di deci­dere, salvo nei casi di piena evidenza (ad esem­pio amputati), senza avere una conoscenza ap­profondita delle condizioni psico-fisiche dei ri­chiedenti.

D'altra parte la Commissione, qualsiasi com­missione, non può impiegare ore ed ore per compiere detti accertamenti. Si tenga anche presente che una delle caratteristiche delle Commissioni è la presenza di più componenti.

Dunque, proponiamo, in primo luogo, che sia prevista una istruttoria tecnica preliminare della domanda di invalidità.

Detto accertamento dovrebbe essere compiu­to dai servizi medico-legali delle USL, previo esame clinico diretto dell'istante, compilazione della scheda sanitaria, predisposizione di even­tuali accertamenti diagnostici, raccolta ed esa­me della documentazione sanitaria acquisita dal servizio o presentata dal richiedente.

Quindi, il servizio di medicina legale dovrebbe formulare una diagnosi della minorazione e trasmettere gli atti relativi alla Commissione compe­tente.

L'istruttoria preliminare e la raccolta della documentazione dovrebbero fondarsi sull'iden­tificazione formale del richiedente, identificazio­ne oggi non richiesta, per cui attualmente gli esami clinici, ad esempio le radiografie, posso­no riguardare soggetti diversi rispetto ai richie­denti.

Infine, chi sottoscrive la domanda per l'invali­dità, sotto la sua personale responsabilità an­che penale, dovrebbe essere tenuto ad indicare le istanze analoghe presentate negli anni prece­denti.

Ciò anche al fine di assumere concrete inizia­tive contro i trasferimenti di residenza a cui pos­sono ricorrere i richiedenti per inoltrare l'istanza ad un'altra commissione.

La previsione di istruttorie tecniche prelimina­ri è, a nostro avviso, indispensabile non solo per combattere la piaga dei falsi invalidi, ma anche per un giusto accertamento del grado di invali­dità.

 

Collocamento obbligatorio al lavoro

Per gli handicappati che scelgono il colloca­mento obbligatorio, proponiamo la costituzione, sempre a livello di USL, di apposite commissioni aventi il compito di accertare:

- la piena capacità o potenzialità lavorativa dei soggetti;

- la loro residua capacità o potenzialità lavo­rativa;

- la loro Inidoneità a causa della gravità, delle condizioni fisiche e/o psichiche di svolgere una proficua attività lavorativa.

L'accertamento delle suddette potenzialità la­vorative dovrebbe essere, previo accordo dei soggetti interessati, titolo preferenziale per l'ac­cesso a corsi di formazione professionale o pre­lavorativa, o, occorrendo, a momenti di riqualifi­cazione.

La certificazione, rilasciata dalla Commis­sione, circa la inidoneità a qualsiasi proficua at­tività lavorativa dovrebbe costituire titolo prefe­renziale per l'accesso ad attività assistenziali di tipo diurno, della durata di almeno 40 ore setti­manali.

Presso ciascun Comune di una certa consi­stenza demografica, dovrebbe, inoltre, essere istituito da parte dell'Assessorato al lavoro e alla formazione professionale un apposito gruppo di operatori, dipendente dal settore suddetto, con il compito di:

- svolgere tutte le necessarie attività tecniche per l'inserimento lavorativo e per i tirocini di la­voro degli handicappati;

- collaborare con il settore della formazione professionale per l'individuazione dei contenuti e delle modalità dei corsi di formazione profes­sionale o prelavorativa e delle iniziative di ag­giornamento professionale;

- collaborare con gli uffici provinciali del lavo­ro e della massima occupazione per l'inseri­mento lavorativo e per i tirocini di lavoro degli handicappati;

- ricercare i posti di lavoro più idonei per gli handicappati.

 

Conclusioni

Confidiamo che i Parlamentari che hanno pre­sentato la proposta di legge n. 6055 non la ri­presentino nella legislatura in corso, ma riesa­mino il problema insieme alle organizzazioni so­ciali e sindacali interessate al problema.

 

 

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