Prospettive assistenziali, n. 99, luglio-settembre 1992

 

 

UNA INGANNEVOLE PUBBLICAZIONE DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI SULLA CONDIZIONE DELL'ANZIANO

 

 

In data 24 luglio 1991 la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli affari sociali, ha diffuso la "Relazione sulla condizione dell'anziano".

La pubblicazione è stata redatta a cura del Ministro per gli affari sociali, il quale nell'introduzione si limita a definire ottimale la permanenza dell'anziano nel proprio domicilio, senza indicare alcun intervento per consentire e favorire detta permanenza.

Di fronte alle gravi carenze esistenti, il Ministro inventa giustificazioni di comodo affermando che «la non tempestività delle risposte istitu­zionali deriva sia dalla rapidità con la quale si è realizzato il fenomeno (ma gli ultrasettantenni non sono nati 70 anni fa? n.d.r.), sia dalla mancanza, nel nostro sistema giuridico, di uno strumento legislativo idoneo a programmare in termini moderni le politiche sociali, raccordando in modo funzionale ed incisivo le competenze dello Stato con quelle delle Regioni e degli Enti Locali», senza chiedersi perché da oltre dieci anni non sia stato varato il piano sanitario.

Inoltre, ancora una volta, l'on. Jervolino imputa alla mancata approvazione della riforma dell'as­sistenza le gravissime carenze degli interventi sanitari: il Ministro non ha ancora capito (o non vuole capire) che bisogna distinguere tra la si­tuazione mediamente accettabile degli anziani in buone o discrete condizioni di salute e la condi­zione dei vecchi che soffrono a causa di patolo­gie così gravi da determinare anche la non auto­sufficienza! Si tratta di una quota esigua (5% cir­ca), per cui gli stanziamenti necessari sono ab­bastanza limitati.

Per questi anziani, gli interventi da mettere in atto sono in primissimo luogo di natura sanitaria in base al fatto - evidente - che i vecchi malati (acuti o cronici, autosufficienti o non autosuffi­cienti) abbisognano di cure, se possibile, per guarire o per ristabilire un nuovo equilibrio psi­co-fisico, oppure - almeno - per godere una accettabile qualità della vita, il che richiede - ne sottolineiamo l'estrema importanza - la massi­ma riduzione possibile del dolore e della dipen­denza.

Il Ministro, tiepido nei confronti delle presta­zioni domiciliari, si entusiasma di fronte a quelli di internamento. Afferma, infatti: «Un intervento straordinario di notevole portata economica è in­dubbiamente quello previsto dall'art. 20 della Fi­nanziaria 1988 (legge 11 marzo 1988 n. 67) il quale stanzia 30.000 miliardi in dieci anni per la realizzazione di un programma pluriennale di in­terventi in materia di ristrutturazione edilizia e di riammodernamento tecnologico del patrimonio pubblico e la realizzazione di residenze per an­ziani e soggetti non autosufficienti».

Commentando la legge finanziaria 1988 tanto osannata dall'on. Jervolino e il relativo atto di in­dirizzo del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 1989, Gianni Selleri, Presidente dell'ANIEP, Associazione nazionale tra invalidi per esiti di poliomielite e altri invalidi civili, anno­ta che si sono ribaditi «alcuni archetipi dell'assi­stenzialismo classico quali il ricovero a tempo pieno, la promiscuità delle tipologie biologiche e patologiche dei ricoverati, l'autosufficienza orga­nizzativa, un giudizio definitivo ed immotivato di irrecuperabilità, l'isolamento, la non carenza di qualsiasi controllo democratico».

Aggiunge Selleri: «Con questa disposizione si pongono definitivamente le condizioni per il rico­vero degli anziani, autosufficienti e non autosuffi­cienti, innescando un processo irreversibile di ri­nuncia alle politiche dei servizi sul territorio e all'assistenza domiciliare; nello stesso destino si accomunano gli handicappati fisici, psichici e sensoriali compromettendo in modo grave la so­cializzazione e determinando il loro distacco dal­le famiglie e dal normale contesto di vita, ma so­prattutto si mettono a disposizione migliaia di mi­liardi per gli enti pubblici e, attraverso le conven­zioni, per la speculazione privata, ciò che costi­tuisce una autentica garanzia della realizzazione del processo di internamento. (...) L'identità degli anziani, degli handicappati viene nuovamente in­terpretata in termini di povertà, di deficit e di pa­tologie. Ciò che costituisce una negazione com­plessiva della loro dignità. Ma quello che più preoccupa è il silenzio, l'indifferenza politica e culturale che circonda l'inizio di questa imponen­te operazione di emarginazione e di separazio­ne» (1).

La visione assistenzialistica del problema de­gli anziani cronici non autosufficienti del Mini­stro per gli affari sociali trova, purtroppo, con­ferma nelle relazioni (contenute nella stessa pubblicazione) delle Regioni e delle Province di Bolzano e di Trento che - senza esclusione al­cuna - affrontano il tema - esclusivamente, o in alcuni casi prevalentemente - sotto il profilo dei servizi assistenziali, dimenticando che la pre­venzione, la cura e la riabilitazione delle persone malate, anziani compresi, compete al Servizio sanitario nazionale (2).

Segnaliamo, inoltre, due dati, questa volta oggettivi, della relazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla condizione dell'an­ziano.

 

Piani di fattibilità delle RSA

Il decreto del Ministro della sanità del 29 ago­sto 1989 n. 321 stabilisce all'art. 7 che la pro­gettazione delle RSA «va preceduta da studi di fattibilità di natura interdisciplinare, finalizzati ad individuare soluzioni ottimali ai bisogni da soddi­sfare e a mettere la pubblica amministrazione committente nella condizione di definire i riferi­menti e i vincoli ai quali debbono uniformarsi le proposte progettuali».

Nonostante la disponibilità di ingenti somme (per il primo triennio sono stati stanziati 2.810 miliardi), la stragrande maggioranza delle Re­gioni non ha presentato alcun piano di fattibilità, come risulta dalla tabella redatta dal Ministero della sanità, Servizio centrale della programma­zione sanitaria (pag. 105).

 

Servizio di controllo dei NAS

Nella relazione in oggetto è segnalata anche (p. 109-110-111) l'attività dei NAS. Dall'agosto 1989 all'aprile 1991 sono stati ef­fettuati 11 servizi di controllo in campo naziona­le alle case di riposo per anziani nelle seguenti date: 14, 15, 16 e 17 agosto 1989; 25, 26 e 27 settembre 1989; 31 gennaio, 1 e 2 febbraio 1990; 13 e 14 agosto 1990; 9, 10, 12 e 13 no­vembre 1990; 21 e 22 dicembre 1990; 11, 12 e 13 febbraio 1991; 18, 19 e 20 marzo 1991; 22, 23 e 24 aprile 1991.

Complessivamente sono stati conseguiti i se­guenti risultati: - ispezioni effettuate 3528; - in­frazioni accertate 3084, di cui 1764 penali e 1320 amministrative; - persone segnalate alle competenti Autorità giudiziarie, sanitarie e am­ministrative 1695; - campioni prelevati 598; - sequestri effettuati (escluse le due ultime ispezioni): alimenti vari kg 27.873; confezioni n. 7.569; sanitari n. 5.508; attrezzature varie n. 16; locali n. 7.

Escluse le due ultime ispezioni, sono state avanzate all'Autorità amministrativa e/o sanitaria n. 122 proposte di chiusura, la maggior parte delle quali non hanno trovato possibilità di ac­coglimento per mancanza di locali alternativi ove ospitare i pazienti.

Le gravissime infrazioni rilevate dai NAS sono la conseguenza diretta delle colpevoli carenze e omissioni delle Regioni. Ma, anche su questo aspetto, il Ministro Jervolino tace.

 

 

 

(1) Cfr. Gianni Selleri, Il grande internamento. I progetti di ripristino delle strutture di ricovero e residenziali, "Pro­spettive sociali e sanitarie", n. 14, 1991.

 (2) Sorge il sospetto che il Ministro degli affari sociali si sia rivolto solo agli Assessorati regionali all'assistenza, ta­gliando fuori quelli della sanità.

 

 

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