GLI
ISTITUTI DI RICOVERO ASSISTENZIALE CONTRO IL PROGETTO OBIETTIVO "TUTELA
DELLA SALUTE DEGLI ANZIANI"
Il progetto obiettivo “Tutela della salute degli
anziani" (1) ha messo in gravissima crisi l'URIPA, Unione regionale
istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani.
Prendere atto che un anziano malato cronico è un
malato da curare deve essere stato un terribile choc per i dirigenti
dell'URIPA. Infatti, il progetto obiettivo prevede che facciano parte
integrante del Servizio sanitario nazionale i vari servizi per gli anziani
malati cronici non autosufficienti, da quelli in atto (medicina di base, ambulatori,
ospedali di giorno, nosocomi, ecc.) a quelli da istituire (UVG - Unità
valutativa geriatrica, ospedalizzazione a domicilio, assistenza domiciliare
integrata, RSA - Residenze sanitarie assistenziali).
Non viene soprattutto accettato dall'URIPA che il
progetto obiettivo non affidi l'istituzione e il funzionamento delle RSA al
settore dell'assistenza e beneficenza, ma attribuisca le suddette funzioni al
comparto sanitario, che può provvedervi sia direttamente, sia tramite
convenzioni con enti pubblici e privati.
Per contrastare l'attuazione del progetto obiettivo,
l'URIPA ha organizzato il Convegno dal titolo significativo "RSA: non solo
sanità", che si è svolto a Bassano del Grappa il 14 novembre 1992.
Nell'occasione è stato presentato il "Progetto
di residenza assistenziale ad indirizzo sociale con l'integrazione del servizio
sanitario nella Regione Veneto" preceduto da una relazione del geom.
Roberto Volpe, Presidente dell'URIPA.
Nella suddetta relazione mai si fa cenno al fatto
che gli anziani malati cronici siano dei malati da curare. Si parla di
"anziani non autosufficienti" e di "disabili", negando la
caratterizzazione essenziale e cioè quella di persone colpite da malattie
inguaribili e, nella maggior parte dei casi, da pluripatologie così gravi da
determinare non solo pessime condizioni di salute, ma anche la dipendenza
totale da altri soggetti.
"Ovviamente" R. Volpe non dice una parola
sui diritti degli anziani cronici non autosufficienti, ma si affanna a vantare
meriti ai dirigenti degli istituti di assistenza affermando che il loro intervento
«ci è stato commissionato il giorno in
cui abbiamo accettato di lavorare per chi è più debole di noi».
Ne deriva per i dirigenti dell'URIPA che «la discussione sulle RSA, quindi, è
essenzialmente la salvaguardia delle positività acquisite nell'organizzazione
dei servizi, la taratura dell'esperienza, la correzione metodologica
dell'approccio agli anziani alla luce degli aggiornamenti derivanti dalle fonti
normative nazionali. La salvaguardia della positività è innanzitutto la
valutazione che proprio in Veneto, e proprio nei servizi per anziani non
autosufficienti, si sono verificati i primi processi di integrazione autentica
a livello territoriale esteso e dotato quindi dei requisiti scientifici della
certezza, delle fattibilità e della ripetitività di integrazione tra sociale e
sanitario» (2).
In merito al ricovero di anziani cronici non autosufficienti
presso istituti assistenziali, ricordiamo che per poter accogliere persone
malate le strutture, comprese le case di riposo e le residenze protette,
devono aver preventivamente ottenuto l'autorizzazione a funzionare di cui
all'art. 193 della legge 1265/1934 che recita: «Nessuno può aprire o mantenere in esercizio ambulatori, gabinetti di
analisi per il pubblico a scopo di accertamento diagnostico, case o pensioni
per gestanti senza speciale autorizzazione del Prefetto il quale la concede
dopo aver sentito i! parere della Regione.
«L'autorizzazione
predetta è concessa dopo che sia stata assicurata l'osservanza delle prescrizioni
stabilite nella legge di Pubblica sicurezza per l'apertura dei locali ove si
dà alloggio per mercede.
«Il
contravventore alla presente disposizione ed alle prescrizioni che il Prefetto
ritenga di imporre nell'autorizzazione è punito con l'arresto fino a due mesi
o con l'ammenda da lire un milione a due milioni».
L'URIPA intende riservare ai geriatri un ruolo
secondario nelle RSA perché, secondo R. Volpe, essi non sono in grado di
assumersi la responsabilità della gestione delle risorse umane e materiali
delle suddette strutture, gestione che, secondo il Presidente dell'URIPA
sarebbe addirittura «scienza esatta»,
al di fuori, quindi, della portata dell'intelligenza e delle capacità dei geriatri,
ma perfettamente aderente alle abilità dei gestori degli istituti di
assistenza: geometri, ragionieri, maestri elementari, laureati in economia e commercio,
giurisprudenza e scienze politiche o, al limite, anche analfabeti. A questo
proposito il geom. Volpe precisa: «Non
vogliamo fare del geriatra o del medico di base un generico "coordinatore
inutile e senza senso"; probabilmente non ne sarebbe capace, visto che la
gestione delle risorse umane e materiali, che è scienza esatta, non fa parte
del curriculum universitario di un medico. Vogliamo farne invece il regista ed
il supervisore dell'approccio globale oltreché lo specialista dell'assestamento
e degli interventi di diagnosi e cura. Se non così non è - aggiunge
strumentalmente il Presidente dell'URIPA - abbiamo
sbagliato ad inventarci la Geriatria e la Gerontologia: un buon vecchio medico
di famiglia è più che in grado di governare da solo l'approccio medico alle
tematiche della non sufficienza, se solo ci prova onestamente».
Il Progetto dell'URIPA sulle RSA
Secondo il presidente dell'URIPA, le RSA dovrebbero
non solo avere «piena autonomia funzionale
e operativa» senza che sia precisato se devono rispettare o meno standards
quantitativi e qualitativi; inoltre, le loro dimensioni (10 - 100 - 1000 posti)
«sono irrilevanti rispetto alla metodologia
e funzionamento» per i seguenti incredibili motivi:
- «se
infatti il ricovero è a carattere temporaneo, adeguate misure organizzative e
di sostegno psicosociale possono ben compensare l'effetto spersonalizzante
della grande struttura»;
- «se invece
il ricovero è a tempo indeterminato, siamo comunque in presenza di soggetti
scarsamente sensibili alle variabili ambientali (se la struttura fa bene il
suo dovere, e non opera con ricoveri impropri) che, comunque, si possono ricondurre
ad una adeguata progettazione dei nuclei abitativi e delle équipes
professionali operanti in ciascun nucleo».
Secondo il presidente dell'URIPA, la dimensione di
60/120 posti prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del
22 dicembre 1989 è troppo piccola e «non consente economie di scala»,
affermazione diretta evidentemente a conservare in funzione le megastrutture
di 300-500 e più posti, strutture il cui bacino di utenza è così ampio da non
consentire rapporti interni fra i ricoverati ed i loro congiunti.
Per quanto riguarda l'ambito di competenza dell'UVG, l'URIPA
propone addirittura che sia il Comune, che sarebbe «l'unità operativa dei servizi sociali» dimenticando che
moltissimi sono i Comuni italiani impossibilitati ad assicurare le necessarie
prestazioni a causa della estrema limitatezza del numera degli abitanti e,
quindi, delle risorse disponibili.
L'URIPA prevede, oltre alle normali RSA, tre tipi di
strutture a carattere specialistico con riferimento alle seguenti aree:
- «prima
osservazione e riabilitazione funzionale, preliminare al rientro a domicilio o
alla definitiva destinazione in altre RSA;
- «demenze
di Alzheimer o, comunque, disturbi non reversibili del comportamento tali da
rendere impossibile la permanenza a domicilio, con riguardo alla situazione
parentale e sociale, ed inadatta l'accoglienza in altra RSA non specialistica;
-
«night-hospital, accoglienza diurna a carattere riabilitativo o sociale,
accoglienze temporanee finalizzate a sollevare la famiglia di appartenenza dal
carico assistenziale in particolari evenienze (ricoveri di parenti, vacanze,
stati di stress, ecc.)».
Per quanto concerne la gestione delle RSA, secondo l'URIPA,
essa dovrebbe essere autonoma: «la RSA
non è una appendice ospedaliera, e non osserva quindi rispetto all'ospedale
alcun rapporto di dipendenza. La RSA non è una appendice dei servizi sociali
comunali e non è legata da alcuna linea gerarchica alle strutture del Comune».
L'URIPA propone la RSA come «un nuovo servizio che si colloca "all'incrocio dei pali"
con propria autonomia funzionale ed operativa» che dovrebbe «ripetere la
natura giuridica dell'ente che ne promuove la costituzione: Comune, USSL, IPAB,
privato sociale e quant'altro, trattandosi di variabile del tutto indifferente
rispetto ai moduli organizzativi, agli obiettivi, al funzionamento, ai
controlli». Certamente è una variabile indipendente per le strutture, ma
non per i diritti dei cittadini, diritti strettamente correlati ai settori amministrativi
di intervento (3).
Nessun dibattito
Nel programma del convegno di Bassano del Grappa era
previsto uno spazio per il dibattito. Ma l'URIPA non accetta che vengano
espresse posizioni diverse dalle sue e quindi il dibattito è soppresso.
La chiusura dell'URIPA nei confronti di coloro che
non la pensano come loro è totale: non solo non c'è spazio per il dibattito, ma
la documentazione da noi messa a disposizione dei partecipanti e posta
esattamente dove gli organizzatori hanno indicato, "misteriosamente"
sparisce dopo pochi minuti.
(1) Le parti principali del progetto
obiettivo sono state riportate sul n. 97, gennaio-marzo 1992 di Prospettive assistenziali.
(2) In realtà il Veneto è stata una
delle prime regioni a trasferire, violando le leggi vigenti, la competenza ad
intervenire nei confronti degli anziani cronici non autosufficienti dalla
sanità all'assistenza. Si veda, in particolare, l'articolo "Il
Fatebenefratelli di Venezia viola il diritto alla cura di una anziana cronica
non autosufficiente: la Magistratura non processa l'ente ma i familiari",
in Prospettive assistenziali, n. 95, luglio-settembre 1991.
(3) Circa le sostanziali differenze
fra settore sanitario e settore assistenziale, si veda la tabella riportata
nell'articolo "Le residenze sanitarie assistenziali: aspetti gestionali e
strutturali", in Prospettive
assistenziali, n. 95, luglio-settembre 1991.
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