L'ADOZIONE "FAI DA TE", IL CASO GREGORY E DUE TURPI VICENDE
Più volte Furio Colombo ha insegnato all'ANFAA, alle
altre associazioni, ai magistrati, ai giuristi, alla gente, insomma a tutti,
che l'adozione deve essere realizzata come avviene negli Stati Uniti: chi vuole
adottare un bambino è libero di andarselo a scegliere.
Adesso, a seguito della vicenda di Gregory, abbiamo
appreso che vi è un'altra forma di "fai da te" ed è quella del minore
che chiede al giudice di essere allontanato definitivamente dai propri
genitori e di essere adottato da una nuova famiglia.
L'alto livello di civiltà raggiunto dagli Stati Uniti
in materia di tutela dei diritti dei minori in situazione di abbandono ha
costretto Gregory, non ancora dodicenne, ad attivarsi in prima persona e a
diventare il protagonista di un processo, trasmesso dalla televisione, in cui
sono state date in pasto a milioni di spettatori le vicende personali della
madre e del padre di Gregory e del minore stesso, come se tutto ciò non fosse
contrario alla dignità delle persone e al loro diritto alla riservatezza.
Anzi si è scavato in profondità sul comportamento
della donna, non solo per accertare - come è giusto - la situazione oggettiva
dei rapporti esistenti fra il minore e la sua famiglia d'origine, ma per
distruggere la personalità della genitrice, fatto che era ritenuto dai legali
una condizione favorevole per ottenere la permanenza di Gregory presso i
genitori adottivi. Resta da verificare quali possono essere le ripercussioni
psicologiche negative per Gregory e per l'ambiente sociale derivanti
dall'infangamento della genitrice del ragazzo.
Non si può tralasciare di tener conto che Gregory,
anche se solo dopo 12 anni dalla nascita, è stato in grado di autodifendersi,
mentre, nella stragrande maggioranza dei casi, i bambini in situazione di
abbandono materiale e morale, soprattutto quelli con handicap, non sono capaci
di far sentire la loro voce di sofferenza e di richiesta di aiuto.
A parte la spettacolarizzazione del processo, è
preoccupante che la civiltà giuridica degli Stati Uniti non preveda una
procedura in base alla quale l'autorità giudiziaria sia tenuta ad intervenire
fin dal momento in cui si manifesta una situazione di abbandono materiale e
morale da parte dei genitori e dei parenti tenuti a provvedervi, com'è stato
sancito in Italia dalla legge 5 giugno 1967 n. 431 e successivamente, dalla n.
184 del 4 maggio 1983.
Ed è altrettanto preoccupante che negli Stati Uniti
non sia l'autorità giudiziaria a ricercare la famiglia adottiva più idonea in
rapporto alle esigenze dei singoli bambini in situazione di abbandono, ma che
ciò avvenga in base al principio del "fai da te" degli adulti.
Due turpi vicende
In data 1° settembre 1992, il giornale "La
Stampa", di cui Furio Colombo è uno dei componenti del Consiglio di
amministrazione, riporta quanto segue: «Da
eroi nazionali a inquisiti per molestie sessuali e maltrattamenti. È la triste
parabola dei coniugi Nason, fino a pochi anni fa celebrati dalla televisione
e dai giornali per aver adottato e cresciuto settantasei bambini, quasi tutti
con handicap fisici e psichici. Durante un processo di affidamento, alcuni dei
76 figli hanno infatti denunciato di essere stati picchiati e colpiti con un
pungolo per animali. Una ragazza di 27 anni, adottata quando ne aveva dieci, ha
detto che Nason l'aveva molestata e aveva cercato di avere rapporti con lei. Ha
anche raccontato di essere stata costretta a mangiare una tavoletta di sapone
e di essere stata picchiata durante i pasti perché mangiava troppo lentamente.
«Stephen
Massey, 21 anni, ha testimoniato che altri due bambini sarebbero addirittura
morti perché costretti a vivere in condizioni igienicamente non tollerabili».
Inoltre i giornali (1) hanno segnalato un altro
tragico fatto: «Un fulgido esempio di
altruismo. Una vita dedicata all'amore per i bambini che soffrono. Una missione
meravigliosa. Nancy Reagan non aveva badato a complimenti; aveva dato fondo a
tutta la retorica più bigotta e melliflua nel conferire quel premio a Yvenne
Eldridge. Ma erano altri tempi. Nel 1986 la first-lady tiranneggiava ancora
alla Casa Bianca; e soprattutto Yvenne sembrava veramente una "madre
esemplare"; degna di ricevere ogni onore, per quella sua casa di Walnut
Creek, una località nella California settentrionale, tutta rigurgitante di
ragazzini adottivi, di cui molti erano malati, alcuni persino di Aids.
«Oggi, la
realtà appare molto diversa. Spiegano i collaboratori del procuratore generale
della Contea Contra Costa: "Tutto lascia pensare che la signora Eldridge
sarà rinviata a giudizio nelle prossime due o tre settimane per l'avvelenamento
di sette dei suoi figli adottivi, di cui tre sono morti».
Come ha scritto Giorgio Pallavicini, Presidente
dell'ANFAA, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie (2), sorge
il dubbio che Furio Colombo «non abbia
ancora voluto capire che i bambini non possono essere venduti e comprati a
discrezione degli adulti».
Forse le vicende sopra riportate lo aiuteranno a
comprendere che, per evitare conseguenze deleterie per i minori adottati,
occorre impedire ogni forma di "fai da te", il che significa, per
l'Italia, il pieno rispetto delle leggi vigenti, come hanno giustamente fatto
i magistrati nella vicenda della piccola Serena (3).
(1) Cfr. La Repubblica,
30 settembre 1992.
(2) Cfr. Prospettive
assistenziali, n. 94, aprile-giugno 1991.
(3) Cfr. Pier Giorgio Gosso, Il caso di Serena e la difesa
dell'illegalità, in Prospettive
assistenziali, n. 86, aprile-giugno 1989; Serena e i bambini senza faccia e senza nome di Natalia Ginzburg,
Ibidem, n. 89, gennaio-marzo 1990; Serena,
le adozioni, la verità e la giustizia, Ibidem.
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