Prospettive assistenziali, n. 100, ottobre-dicembre 1992

 

 

Libri

 

 

GIACOMO PERICO, Problemi di etica sanitaria, Editrice Ancora, Milano, 2e edizione, 1992, pp. 532, L. 49.000.

 

Il volume tratta in modo approfondito e chiaro i principali problemi di carattere etico-sanitario: il nuovo codice di deontologia medica, il dolore umano, i diritti del malato e l'umanizzazione della medicina, il diritto del paziente a sapere la ve­rità, il consenso del malato e il potere decisiona­le del medico, il segreto professionale in medicina, la sperimentazione clinica, la vivisezione, l'eutanasia e l'accanimento terapeutico, le cure palliative ed i malati terminali, i trapianti, le emo­trasfusioni ed i testimoni di Geova, la rianimazione, l'obiezione di coscienza sanitaria, la pillola abortiva RU-486, i centri di aiuto alla vita, la fecondazione extra-corporea, la diagnosi prenatale, la sterilizzazione a scopo contraccettivo, la transessualità, l'omosessualità, il problema del­l'AIDS, la nuova legge sulla droga, l'alcolismo, il suicidio giovanile, il doping sportivo, il Parlamento europeo e l'eutanasia.

Il Libro è scritto evitando un eccessivo sapore scolastico: l'Autore espone il suo pensiero in modo da essere compreso anche dai lettori me­no abituati a indagini molto specializzate.

 

 

COSTANTINO IANDOLO - CARLO HANAU, Etica ed economia nella "azienda" sanità, Franco An­geli, Milano, 1992, pp. 285, L. 36.000

 

Etica ed economia sembrano difficilmente conciliabili, soprattutto in riferimento alla "azienda" sanità, ove sono in gioco la salute e talvolta la vita stessa dei malati. Di fronte a questa diffi­coltà, l'atteggiamento più diffuso fra i sanitari è quello di ignorare il problema, salvo poi scon­trarsi quotidianamente con la dura realtà della limitazione delle risorse disponibili.

Sandro Spinsanti fornisce il quadro teorico, ove etica ed economia si fondono assieme, sen­za nulla concedere a chi vorrebbe "monetizza­re" la salute e la vita umana.

Carlo Hanau si propone di offrire, nella forma più accessibile, i primi elementi dell'economia applicata alla sanità; è una necessaria integra­zione alla formazione degli operatori sanitari, che nel nostro Paese sono giunti ai diplomi ed alle lauree senza avere mai studiato tale disci­plina.

La trattazione dei grandi temi dell'etica viene svolta con la massima completezza e rigore, sia negli aspetti teorici, sia nelle applicazioni prati­che, da Costantino Iandolo, che aggiunge all'opera la forza della denuncia civile dei mi­sfatti più frequentemente commessi dai decisori politici e dagli operatori sanitari ed amministrati­vi.

Indice del volume:

- Economia e sanità nel dibattito della bioeti­ca (introduzione di Sandro Spinsanti);

- Sistemi sanitari nei paesi industrializzati: ideologie, modelli, realizzazioni;

- La scarsità delle risorse sanitarie e la spi­rale dei costi;

- Gli aspetti economici dell'assistenza sani­taria;

- Gli aspetti etici dell'assistenza sanitaria;

- I canoni comportamentali etici ed economi­ci nell'azienda sanità.

 

 

GAETANO BARLETTA, Il figlio altrui - Realtà e dinamica dell'adozione, SEI, Torino, 1991, pp. 150, L. 20.000.

 

Il volume è indirizzato alle coppie che intendono adottare un bambino, come aiuto per la necessaria riflessione prima di intraprendere la scelta adottiva.

L'Autore dichiara di aver sempre tenuto pre­sente «il bambino nel suo diritto a ricomporre con certezza, nella famiglia che lo accoglie, il senso della sua esistenza».

Nell'introduzione viene brevemente presenta­ta la realtà-adozione, con riferimento all'atteg­giamento dei mezzi di informazione e della men­talità diffusa, alle indicazioni della legge, ai dati statistici riguardanti il fenomeno adozione negli ultimi anni.

L'Autore sottolinea anche le diverse condizio­ni di partenza della filiazione adottiva e di quella biologica, in quanto «il bambino pone ai genitori adottivi richieste particolari» (p. 16), alle quali es­si devono saper rispondere con duttilità, ade­guandosi positivamente ai suoi bisogni.

Tutto il volume sviluppa la tematica dell'ado­zione evidenziandone le caratteristiche, nell'opi­nione dell'Autore, peculiari rispetto alla filiazione biologica; il significato dell'esperienza educativa connessa all'evento adottivo è comunque consi­derato problematico (p. 19).

La prima parte del testo è dedicata alla pro­blematica adottiva e alle "parti in causa" nell'adozione. Alle problematiche della coppia, e in particolare alla sterilità e alla sua elaborazio­ne, è lasciato molto spazio. In tutta questa prima parte si dà comunque per scontato che la cop­pia che fa domanda di adozione sia una coppia sterile.

Nella seconda parte del volume vengono af­frontate prima le problematiche relative all'avvio della relazione adottiva per passare poi a consi­derare le caratteristiche dell'adottando, eviden­ziandone gli aspetti più problematici e differen­ziando il discorso secondo l'età in cui si è verifi­cato l'abbandono.

Vengono infine presentate una serie di situa­zioni particolari quali l'adozione di un minore da parte di genitori prima affidatari, l'adozione di un minore straniero, l'adozione di un bambino por­tatore di handicap.

Il volume si chiude con alcune riflessioni, mu­tuate soprattutto da un volume di G.P. Meucci, sul significato della famiglia per tutti i bambini e sulla famiglia come bisogno fondamentale del bambino.

Innanzitutto un'osservazione sul titolo: parlare del figlio adottivo come "figlio altrui" è fuorvian­te, perché non sottolinea il fatto che, con l'even­to adottivo, il figlio diventa "proprio" a tutti gli ef­fetti. Rilevarne la diversità significa non ricono­scere in modo adeguato il cammino "adottivo" che ciascun genitore biologico, per diventare genitore a tutti gli effetti, deve comunque intra­prendere nei confronti del proprio figlio.

Lascia alcuni dubbi il fatto che vengano indivi­duati come "attori" dell'adozione, fenomeno con una rilevante valenza sociale, soltanto la fami­glia e il bambino. È vero che i protagonisti sono loro, ma sicuramente molte storie di adozione sono state grandemente influenzate, nel bene e nel male, dal ruolo giocato dai giudici dei Tribu­nali per i minorenni e dagli operatori dei servizi. Molti fallimenti, fenomeno al quale anche nel te­sto si fa più volte riferimento, sono il frutto di im­preparazione e incapacità della coppia adottiva, ma, sovente, anche di mancata preparazione e carente sostegno da parte degli operatori pre­posti a questo compito.

Un riferimento puntuale, infine, ad un passag­gio del testo che può ingenerare confusione. A p. 42 si parla del "ritorno dei genitori naturali di un bambino dato in adozione in Toscana": se il riferimento, come sembra, è fatto al "caso Lu­mann", la questione non è certo legata ad una caratteristica dell'adozione, ma ad un provvedi­mento del Tribunale per i minorenni nettamente contrastante con le norme della legge 184/1983.

Anche nella prosecuzione del testo, alle pp. 42, 43, 44, sfumando troppo i contorni del di­scorso sull'adozione e andando a toccare casi di affidamento familiare, si può ingenerare nel lettore una grave confusione. I ricordi che il bambino ha della sua vita precedente e dei suoi genitori d'origine, ricordi che possono affiorare in occasioni e con modalità diverse, sono altra cosa rispetto alla interruzione giuridica dei rap­porti con la famiglia d'origine, chiaramente defi­nita dalla legge 184/83 all'art. 27, e alla necessi­tà di salvaguardare il segreto rispetto all'avve­nuta adozione e all'identità della famiglia biolo­gica (art. 73).

CRISTINA BARBOTTO

 

 

CARITAS AMBROSIANA, Sfida della speranza, Edizioni Cammiliane, Torino, 1989, pp. 106, L. 9.500.

 

Vengono presentati in questo testo alcuni documenti elaborati negli ultimi anni in seminari, gruppi di studio e commissioni permanenti che mettono a fuoco i problemi «di due categorie di persone che istituzioni chiuse cercano di rinser­rare: i malati di mente ed i condannati del nostro sistema penale».

Sulle due tematiche sono state elaborate ri­flessioni riguardanti la legislazione, la persona, le dinamiche di rapporto e di aiuto ed i compiti specifici della comunità cristiana.

Il materiale non viene presentato su due linee distinte: si è lavorato piuttosto attorno ad alcune analogie comuni delle due problematiche, meno evidenti ma più stimolanti per la riflessione e più efficaci per l'impegno di sensibilizzazione che la comunità cristiana si propone. Due tappe signi­ficative del lavoro della Caritas Ambrosiana in questo campo vengono individuate nei Seminari "Realtà carceraria e comunità cristiana" (Monza, aprile 1986) e "Malati mentali e comunità cristia­na" (Melegnano, maggio 1986).

Coscientizzazione della comunità, accoglien­za, responsabilità e coerenza verso le persone coinvolte in questi problemi sono i compiti della comunità cristiana, ed esemplificati con l'espe­rienza di alcune parrocchie.

Poiché non si intende isolare il problema dei malati di mente e dei carcerati da tante altre gravi forme di emarginazione sociale, il volume si chiude con l'auspicio di una nuova mentalità pastorale, che sappia davvero partire dagli ulti­mi «non perché immaginiamo gli ultimi come un settore, ma come un'ottica che attraversi davvero tutta la pastorale e che a partire da questa solle­citi l'impegno politico, sindacale, istituzionale».

 

 

MOSÉ FURLAN, Etica professionale per infer­mieri, Piccin, Padova, 1989, 2a Edizione, pp. 391, L. 25.000.

Il primo capitolo del volume tratta dell'etica in generale e dei suoi fondamenti, che vengono identificati nel «bene integrale della persona umana»; si ritiene che nella cultura e nella so­cietà odierna ci siano di fatto alcuni valori umani e quindi dei principi etici universalmente ricono­sciuti. Tali valori, solitamente indicati con l'espressione "diritti umani", sono oggetto del secondo capitolo, al termine del quale si arriva alla definizione di una "tavola dei più fondamen­tali diritti dell'uomo".

Dopo essersi ancora soffermati sulle diverse concezioni etiche che sembrano più tipiche e si­gnificative in ordine alla comprensione di alcuni modi di sentire caratteristici del tempo presente, si passa ad esaminare i rapporti tra diritto e morale (cap. 4) e fra coscienza e legge, con la relativa questione dell'obiezione di coscienza (cap. 5).

Trovano poi trattazione tematiche ancora ge­nerali, quali i codici deontologici e il diritto-do­vere alla salute.

Passando ad esaminare i rapporti tra profes­sione infermieristica e rapporti umani, vengono analizzati i problemi del segreto professionale, dell'informazione al paziente e della tolleranza nei confronti delle concezioni religiose e filosofi­che dei pazienti.

Alle caratteristiche ed alle esigenze delle per­sone disabili e dei tossicodipendenti è dedicata apposita trattazione.

Negli ultimi capitoli del volume trovano infine trattazione le problematiche legate alla fase ter­minale della vita umana: l'assistenza ai morenti, l'eutanasia, il suicidio ed infine la terapia di ria­nimazione.

 

 

FLAVIO COCANARI (a cura di), Osare più soli­darietà - Sindacato e volontariato, Edizioni La­voro, Roma, 1991, pp. 357, L. 25.000

 

Il volume raccoglie gli interventi di F. Bentivo­glio, O. Benzi, F. Coscia, L. Guazzoni, M.E. Marti­ni, G. Nervo e L. Tavazza, presentati nel corso del seminario della CISL tenutosi a Roma il 20­21 marzo 1990.

Scopo dell'incontro è stata la valorizzazione delle esperienze attuate dal volontariato per promuovere la conoscenza nel mondo del lavo­ro e del sindacato di questo particolare settore della vita della società.

Si è consapevoli della diversità dei due modi di operare e dei diversi ruoli di intervento, ma si è altrettanto certi della necessità di unificare le forze nel momento in cui ciò può essere utile per la difesa delle situazioni più a rischio.

Una delle domande è proprio «come l'azione del sindacato possa farsi forte del volontariato e dare forza al volontariato» e ancora «come sin­dacato e volontariato possono dare indicazioni di percorso ai responsabili di governi nazionali e lo­cali per orientarli verso scelte politiche che diano priorità alla costruzione di un sistema di sicurez­za sociale improntato dal segno della giustizia».

Questo anche al fine di rimuovere con un'al­leanza sociale «e con una incisiva azione ver­tenziale» il pericolo sempre presente di delega totale al volontariato da parte delle istituzioni pubbliche e di amministrazioni locali della gestione di settori importanti della sicurezza sociale.

Ecco così l'importante richiamo di Oreste Benzi di «valutare il reddito prodotto, in termini sociali, da realtà familiari che si assumono la re­sponsabilità di prendere in affidamento bambini e minori che altrimenti rischierebbero l'istituzio­nalizzazione e quindi propongono un nuovo mo­do di riorganizzare i servizi e le attenzioni sociali alla persona, ma anche un nuovo modo di orga­nizzare la società, di essere comunità».

Afferma F. Bentivogli: «Il sindacato oggi ha di fronte questi impegni: tessere un tessuto solida­ristico ira i lavoratori, oltre la disarticolazione de­gli egoismi e dell'esasperato soggettivismo; vin­cere le crescenti contraddizioni tra i lavoratori dei servizi e lavoratori utenti; assumere come as­se strategico delle sue rivendicazioni contrattuali e sociali nel territorio l'obiettivo dell'uguaglianza, della solidarietà, dell'integrazione sociale per tut­ti i deboli, gli svantaggiati, gli scartati dall'effi­cienza del sistema».

Ma, come dice Mario Nasone, prima di tutto il sindacato deve riacquistare credibilità. «Il vero nodo da sciogliere nel rapporto tra volontariato e sindacato è il nodo culturale; bisogna che sia chiaro che il sindacato che si occupa di questi te­mi non fa un qualcosa in più, optional, rispetto a quello che è la sua normale vita e le sue finalità istituzionali, ma fa il suo mestiere. La solidarietà è la scelta preferenziale di un sindacato, che vuole mettersi dalla parte dei cittadini più deboli».

Siamo anche noi più che convinti che per ot­tenere importanti risultati è necessario unire vo­lontariato e sindacato, ma questo non sempre oggi si verifica.

Come ben rileva Nasone, nel suo intervento, «per diventare amici dei più poveri, dei perdenti, spesso bisogna mettersi in contrasto con i poten­ti, con i forti, quindi ci sono momenti in cui il sin­dacato dovrà decidere da che parte stare».

 

 

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