Prospettive assistenziali, n. 100, ottobre-dicembre 1992

 

 

Notiziario dei Centro italiano per l'adozione internazionale

 

 

ADOZIONE IN INDIA: UNA NUOVA DISPONIBILITÀ

 

Questo articolo, pubblicato dal “Times of India”; parla di adozione. Vediamo che cosa si scrive a questo proposito sui giornali indiani.

 

«Solo pochi anni fa era assolutamente comu­ne per coppie senza figli, sparire per un anno, quindi riapparire cullando un fagotto in fasce tra le braccia. I genitori, orgogliosi, procedevano poi ad annunciare che, finalmente, avevano avuto un figlio. Fino a non tanto tempo fa le coppie ricorrevano a questo trucco pur di non ammet­tere di aver fatto ricorso all'adozione.

Oggi le cose sono un po' cambiate e molte fa­miglie si stanno orientando verso l'adozione, così che questo istituto sta guadagnando una ri­spettabilità di cui non aveva mai goduto prima. C'è stato un enorme cambiamento nell'atteggia­mento degli indiani nei confronti dell'adozione ed essi oggi hanno aperto una strada a una nuova disponibilità.

In passato i genitori adottivi erano molto esi­genti circa l'età dei genitori del bambino e la re­ligione. Alcuni addirittura tentavano di stimare il quoziente di intelligenza del bambino. Oggi inve­ce hanno realizzato che molto più importante degli aspetti genetici è l'ambiente. Sono un esempio Sashi Kumar, un imprenditore del Ta­mil Nadu e sua moglie Raji: i loro timori sono an­dati scomparendo dopo che hanno adottato Ayswaraya, una bambina di sei mesi. Ora, tre anni dopo, la bambina è la più brillante della scuola materna che frequenta. Sashi Kumar e sua moglie non sono gli unici; il numero dei bambini adottati sta costantemente crescendo. Da 398 nel 1988 è salito a 757 nel 1989 e nel 1990 a 2.300.

Dice Deenaz Damania, un'esperta di adozio­ne: "C'è stato un cambiamento da parte degli adulti orientati verso l'adozione nei confronti del bambino adottabile. Prima la gente sceglieva l'adozione per motivi di eredità. Adesso, è per ri­spondere al bisogno del bambino ad avere una casa".

È il caso, ad esempio, di M. Chittaranjan e di sua moglie Rohini; la loro vita è radicalmente cambiata dopo che hanno adottato Shuba. Dice Chittaranjan: "Ora siamo in pace con noi stessi". Perdendo di valore il marchio d'infamia un tempo attribuito all'adozione, i genitori adottivi non tengono più conto nemmeno di tutta un'altra serie di pregiudizi; in precedenza essi volevano che i bambini fossero chiari di pelle, belli e ma­schi. Ora non più. Adesso i genitori di pelle scu­ra hanno compreso che i bambini scuri assomi­gliano più a loro e anche la preferenza per i ma­schietti va diminuendo.

Le statistiche mostrano che molte femmine vengono adottate. In Kerala ad esempio, le fem­mine sono preferite. Dice Nagappan Nair, Se­gretario generale del Kantaka Council for Child Welfare, un'agenzia di adozione di Trivandrum: "La sensazione, adesso, è che le bambine siano più dolci e affettuose, il sostegno della vecchiaia dei genitori". I genitori adottivi stanno anche dando minore importanza al problema della reli­gione. Ciò è stato dimostrato da una coppia che, imperturbabilmente, aveva chiesto ad un'agen­zia di Bombay un bambino esclusivamente di sangue Maratha e che ultimamente ha scelto un bambino mussulmano. Dice Padma Subbiah, di­rettore di un'agenzia di adozione a Bangalore: "Una volta che i genitori vedono i bambini, le preferenze svaniscono".

Anche i bambini indigeni non sono più intoc­cabili: dalle classi più alte alle classi medie, ci si sta prendendo cura di questi figli di un dio mino­re. Quel che più conta è che questi bambini co­minciano ad essere socialmente accettati.

Riferisce Sanshit Rodricks, 17enne di Bom­bay, adottato quando aveva solo otto settimane: "Nessuno ha mai fatto commenti gratuiti a scuo­la, anche quando hanno saputo che sono stato adottato". Una ragione per cui molti bambini so­no stati inseriti positivamente è l'intervento di operatori sociali adeguatamente preparati. Essi sensibilizzano le coppie circa il significato che l'adozione assume, sia per loro che per il bambino e invitano i genitori a non tenere segreta al bambino la sua condizione di figlio adottivo.

Maria e Roger Fernandes di Goa, che hanno due figlie di 4 e 1 anno, intendono dire loro che sono state adottate ma che esse sono già dav­vero figlie loro.

È interessante notare anche che ultimamente molti genitori con figli naturali si stanno avvici­nando all'adozione. Aloma e David sono di Ban­galore; avevano già tre figli maschi quando han­no adottato una bambina. Tre anni dopo, i quat­tro figli hanno chiesto un'altra sorellina e i si­gnori Lobo li hanno prontamente accontentati adottandola. Dice Aloma: "È stata una vera e propria gioia in tutti i sensi".

Oltre a genitori naturali, anche persone singo­le stanno realizzando adozioni. Solo a Bangalo­re ci sono già una mezza dozzina di donne che hanno adottato. II fatto che l'adozione sia uscita dalla clandestinità è evidenziato dall'iniziativa di alcuni genitori adottivi che si stanno organizzando in tutto il Paese per discutere i loro problemi e i loro timori.

L'Associazione Genitori Adottivi, con circa 65 membri, ha iniziato il cammino stimolando la confidenza dei genitori. Nonostante l'atteggia­mento positivo che molte coppie hanno nei con­fronti dell'adozione, c'è però ancora molta gente che mostra resistenza all'idea. C'è chi ricorre ancora a metodi costosissimi come l'insemina­zione artificiale, con una percentuale di riuscita dell'8% solamente. Il dottor Feruza Parikh, capo del Dipartimento di studi sulla sterilità e la fe­condazione assistita al Bombay Jaslok Hospital, dice che sempre mette in guardia la coppia sul­la bassa percentuale di successo dell'insemina­zione artificiale, ma le coppie non si scoraggia­no. Smita Gore, un'infermiera di Bombay sposa­ta da 17 anni, si è sottoposta a 11 operazioni a causa di un'ostruzione tubarica. Nonostante i ri­petuti insuccessi, lei non è stata in grado di avvi­cinarsi all'idea dell'adozione. Dice Cynthia D'Sa di Bangalore, che ha un fratello adottivo: "È pe­noso sapere che ci sono migliaia di coppie sen­za figli che vanno incontro alla solitudine rifiu­tando di adottare. Ma è ancora più triste che ci siano in giro 38 milioni di orfani sotto i 14 anni, dei quali 12 milioni indigenti, come ha appurato l'istituto Studi internazionali sulla Popolazione, di Bombay".

Paradossalmente, proprio mentre ci sono mi­gliaia di bambini in attesa di essere adottati, le 50 agenzie di adozione autorizzate hanno lun­ghe liste d'attesa che hanno portato una gran quantità di adozioni illegali, particolarmente nell'area dell'adozione internazionale. Siccome gli stranieri sono disponibili a paga­re qualsiasi somma, ci sono agenzie che clan­destinamente incassano migliaia di rupie e scartano le coppie indiane.

Una storica sentenza della Corte suprema del 1984 ha voluto cambiare tutto ciò. La sentenza del giudice Bagwati afferma che la priorità deve essere riservata all'adozione nazionale o con genitori indiani che vivono all'estero. Solo come ultima possibilità va considerata l'adozione da parte di genitori stranieri. Inoltre, per ottenere il riconoscimento governativo, le agenzie indiane devono assicurare che almeno il 50% delle ado­zioni vengano fatte nel Paese.

C'è comunque da dire che le coppie straniere sono le uniche ad accettare bambini handicap­pati; Deepa, una bambina nana abbandonata a Calcutta, è stata adottata da una coppia di nani del Michigan che vive in una speciale abitazio­ne, fatta apposta per loro.

Ancora, una bambina nata a Bangalore senza braccia né gambe, è stata adottata negli Stati Uniti.

Gli stranieri ritengono che qualsiasi tratta­mento o cura il bambino necessiti, può essere eseguita all'estero meglio che in India. Sebbene queste adozioni particolari non abbiano ancora preso piede in India, dice sempre Damania, "è solo questione di tempo". E, andando in questa direzione, questo momento non sembra essere molto lontano».

 

 

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