Prospettive assistenziali, n. 100, ottobre-dicembre 1992

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

GRAVISSIMA LA SITUAZIONE DELLA FASCIA PIÙ DEBOLE DELLA POPOLAZIONE PIEMONTESE: APPELLO ALLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO

 

Riportiamo il volantino redatto dal CSA - Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base il 10 ottobre 1992.

 

Da moltissimi anni la situazione degli anziani cronici non autosufficienti, degli handicappati con ridotta o nulla autonomia, dei bambini in situazione di abbandono o con genitori con gravi difficoltà familiari, è estremamente preoccupante.

È assurdo pensare che, dopo anni di carenze, la Regione Piemonte, le USSL ed i Comuni cambino strada e dal disinteresse passino alla pro­mozione dei diritti dei più deboli. Confidiamo quindi che il volontariato non consegua - come stabilisce l'art. 1 della legge 11 agosto 1991 n. 266 - le finalità di carattere sociale, civile e cul­turale individuate dallo Stato, dalle Regioni e da­gli Enti locali, ma si schieri effettivamente dalla parte dei più deboli.

Luciano Tavazza sostiene giustamente che il volontariato deve «attuare i diritti acquisiti di cit­tadinanza, sensibilizzare l'opinione pubblica, denunciare le inadempienze e gli eventuali so­prusi delle istituzioni e respingere la delega sel­vaggia come alibi dei politici incapaci che vo­gliono rovesciare sul volontariato i servizi».

 

La situazione degli anziani malati cronici non autosufficienti è sempre più preoccupante

Gli ospedali continuano a dimetterli, spesso in modo selvaggio come è avvenuto per una si­gnora di 81 anni trasferita dal Mauriziano alla propria abitazione nonostante fosse immobiliz­zata e sola.

Vi sono medici che alterano le diagnosi di ma­lattia di Alzheimer o altre forme di demenza se­nile, in quanto la sanità si dichiara incompetente e l'assistenza non può curare i malati. Con dia­gnosi di comodo il Comune di Torino ricovera i malati di Alzheimer nei propri istituti.

La Regione Piemonte boicotta l'estendersi dei servizio di ospedalizzazione a domicilio, richie­sto dai movimenti di base alle seguenti condizio­ni: vantaggi terapeutici per i pazienti, disponibili­tà di parenti o di terze persone e loro idoneità, costi nettamente inferiori al ricovero in ospedale o in altre strutture sanitarie, personale medico e infermieristico non superiore a quello occorren­te per il trattamento in strutture residenziali di pazienti aventi analoghe condizioni di salute.

Continuano a funzionare a Torino le pensioni abusive su cui ha indagato la Magistratura nel marzo dello scorso anno, anche per l'assenza di collaborazione da parte degli Assessorati alla sanità e assistenza della Regione Piemonte e del Comune di Torino. Per gli anziani autosuffi­cienti, il Comune di Torino ha oltre 200 posti di­sponibili.

In Piemonte non c'è un solo centro diurno per i malati di Alzheimer e altre forme di demenza senile, centri assolutamente necessari per aiu­tare i malati e rendere possibile la loro perma­nenza in famiglia.

Dal 15 luglio 1991 giace presso il Consiglio Regionale la proposta di legge di iniziativa po­polare "Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani cronici non autosufficienti e realiz­zazione delle residenze sanitarie assistenziali (RSA)", presentata con 24.500 firme, di cui si sollecita - ancora una volta - l'approvazione.

 

Gravissime le carenze dei servizi per gli handicappati. Violato il diritto al lavoro

La Regione Piemonte continua a non voler ri­solvere il problema del trasferimento delle fun­zioni assistenziali dalle Province ai Comuni, co­me previsto dalla legge 142/1990. Il trasferimen­to deve comprendere anche il personale, le strutture, le attrezzature ed i finanziamenti (tutti e non "regalando" 10-15 miliardi alla Provincia di Torino, con gravissimo danno per gli handi­cappati e per tutti i futuri bilanci comunali).

Le comunità alloggio di 6-8 posti sono boicot­tate, tant'è che molte di esse sono costrette a chiudere. Inoltre la Regione non ha presentato alcun progetto di comunità alloggio per handi­cappati per cui si rischia di perdere il finanzia­mento statale di 42 miliardi di cui alla legge 67/ 1988.

Invece di strutture residenziali di tipo parafa­miliare, la Regione, il Comune di Torino e le USSL piemontesi puntano sul ricovero in istituto e nelle RSA, e vogliono addirittura ricoverare in­sieme handicappati e anziani cronici non auto­sufficienti (v. Piano socio-sanitario 1990-1992, Villaggio di Rivarolo, Casa protetta di Via S. Ma­rino).

Da anni sono nettamente insufficienti i centri diurni per gli handicappati non in grado di essere inseriti al lavoro a causa della gravità delle lo­ro condizioni; queste strutture, distribuite nel territorio, sono indispensabili per evitare il rico­vero in istituto.

Insufficienti sono i corsi prelavorativi per han­dicappati intellettivi con capacità lavorative; la Regione non ha ancora preso in considerazione la proposta di legge presentata in data 5 giugno 1991 da alcuni Consiglieri regionali che prevede appunto l'estensione in tutto il territorio della formazione prelavorativa, positiva e pluriennale esperienza del Comune di Torino, Assessorato al lavoro e alla formazione professionale.

Da oltre 10 anni la Regione Piemonte non soddisfa la promessa di assumere 5 handicap­pati intellettivi.

Nulla ha fatto la Regione Piemonte per ottene­re dalle aziende pubbliche e private il rispetto della legge 482/1968 sul collocamento obbliga­torio, soprattutto per quanto concerne gli handi­cappati intellettivi. In particolare nulla ha fatto sia per il rispetto dell'accordo con l'API, Asso­ciazione Piccole e Medie Imprese del 1989, sia per l'assunzione di 30 handicappati intellettivi e 5 handicappati fisici da parte delle USSL di Tori­no e per l'attuazione della delibera della Provin­cia di Torino del 1991 per l'assunzione di 10 handicappati intellettivi e 3 handicappati fisici.

La stragrande maggioranza dei Comuni pie­montesi, anche per l'inattività della Regione Pie­monte, non hanno tempestivamente dato attua­zione alle norme della legge 41/1986 che obbli­gava gli Enti locali a predisporre i piani per l'eli­minazione delle barriere architettoniche degli edifici pubblici.

 

È inaccettabile che si continuino a ricoverare minori in istituto

Sono ancora mille i bambini ricoverati in istitu­ti del Piemonte, strutture che continuano a rice­vere finanziamenti da parte della Regione, men­tre quasi nulla viene fatto dalla Regione stessa, dalle USSL e dal Comune di Torino per aiutare le famiglie di origine e per favorire l'affidamento familiare a scopo educativo e l'adozione, soprat­tutto dei minori handicappati o ammalati.

Le famiglie disponibili all'accoglienza ci sono: è necessario però prepararle e sostenerle.

In alternativa all'istituto, nei casi in cui effetti­vamente occorra allontanare i minori dalla loro famiglia e non siano realizzabili l'affidamento fa­miliare e l'adozione, occorrono piccole strutture parafamiliari e cioè comunità alloggio di 6-8 po­sti inserite in modo sparso nelle comuni case dì abitazione.

 

Soppressi i sussidi terapeutici per le persone con disturbi mentali

Alcune USSL (ad esempio l'USSL TO VI) han­no soppresso i sussidi terapeutici per le perso­ne con disturbi mentali, le quali, ricevendo solo la pensione di invalidità (L. 300.000 al mese) non hanno più il necessario economico per vi­vere.

 

 

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