Notizie
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE
AMATO
Riproduciamo
integralmente la lettera aperta inviata in data 4 novembre 1992 al Presidente
del Consiglio dei Ministri da Gianni Selleri, Presidente nazionale dell'ANIEP,
Associazione nazionale tra invalidi per esiti di poliomielite e altri invalidi
civili.
Caro Presidente,
mi rendo conto che scrivere questa lettera equivale
al gesto di un naufrago che affida un messaggio alla bottiglia: tuttavia devo
farlo per la mia e la Sua dignità morale e politica e per informare l'opinione
pubblica.
15 miliardi per cinque Associazioni
Fin dal 1981 lo Stato concede contributi per il
sostegno delle attività delle associazioni di promozione sociale.
Per diversi anni si è provveduto con "finanziamenti
a pioggia" destinati alle associazioni combattentistiche e a varie
associazioni di handicappati e disabili.
Nel 1987 è stata approvata una legge (15 novembre
1987 n. 476) con la quale sono stati stabiliti criteri e parametri per
l'attribuzione dei contributi al fine di evitare disparità di trattamento e
comportamenti clientelari.
Nel 1991 è stata emanata una legge specifica per le
associazioni combattentistiche (legge 22 luglio 1991 n. 250) e si dichiarò che
non vi erano altri fondi per il finanziamento di ulteriori associazioni.
Con la legge finanziaria 1992 è stato tuttavia
possibile ottenere uno stanziamento di 15 miliardi per le "associazioni
di promozione sociale".
Il Parlamento però, negli ultimi giorni della legislatura,
con la legge 10 febbraio 1992 n. 67 ha destinato l'intero finanziamento a sole
cinque associazioni che rappresentano gli invalidi civili, i ciechi, i
sordomuti, i mutilati per cause di lavoro, gli invalidi del lavoro, enti che
peraltro sono titolari di rilevanti patrimoni finanziari e immobiliari.
Questa sorprendente ed arbitraria restrizione dei
destinatari del contributo statale costituisce un atto insostenibile dal punto
di vista della legittimità costituzionale e della correttezza amministrativa.
Col
decreto legge 233/1992 è stato riaffermato, secondo ovvi criteri di equità,
che il contributo di cui alla legge 67/92 riguardava tutte le associazioni di promozione sociale e
quindi anche quelle degli spastici, dei poliomielitici, dei subnormali, dei
miodistrofici, degli affetti da sclerosi multipla, ecc., che erano state
escluse.
Col decreto di reiterazione (342/92) la norma veniva
confermata, ma alla terza scadenza (D.L. 18 settembre '92 n. 382) l'articolo
relativo ai contributi è stato soppresso (per ragioni di opportunità formale!)
ed è stato riproposto in un disegno di legge presentato dal Ministro dell'interno
(Atto del Senato n. 682, art. 11) che avrà, data la situazione, un iter lunghissimo
e incerte prospettive di attuazione.
Il finanziamento per il lavoro degli handicappati
destinato per pagare i debiti dell'EFIM
Con la raffica di provvedimenti contenenti misure
urgenti per il risanamento della finanza pubblica è stato abrogato l'intero
finanziamento per la riforma del collocamento al lavoro, per il quale ci si
batte e si discute in Parlamento da oltre vent'anni.
Con la legge 8 agosto 1992 n. 359, art. 4, sono
stati messi in "economia di bilancio" 50 miliardi destinati
all'integrazione al lavoro degli handicappati; rimanevano disponibili 100
miliardi, ma un decreto di settembre (D.L. 18 settembre 1992, n. 382, art.
19) ha definitivamente cancellato questa previsione di spesa.
Quello che appare grottesco, ottuso e insostenibile
è che quei pochi miliardi sono stati ora destinati «Per far fronte alle più
urgenti necessità di amministrazione dell'EFIM...», ente fallito per ragioni
che investono la responsabilità dello Stato stesso.
È stata operata una cinica scelta fra le esigenze
del Commissario liquidatore dell'EFIM e l'inserimento sociale dei disabili per
i quali il lavoro costituisce l'unica vera condizione di autonomia poiché li
trasforma da assistiti in produttori di reddito, mentre la disoccupazione
rafforza un destino di inutilità e di emarginazione.
4 miliardi per l'Unione italiana ciechi
Con altri provvedimenti minori il Governo ha
"congelato" o cancellato le previsioni di spesa per l'eliminazione
delle barriere architettoniche, per l'adeguamento dei mezzi di trasporto pubblici,
per la specializzazione e l'assegnazione degli insegnanti di sostegno, per le
prestazioni di fisiokinesiterapia, per la perequazione delle pensioni
assistenziali, ecc.
Si potrebbe pensare che quando «si raschia il fondo
del barile», in un contesto di rigore finanziario e morale, non ci sia spazio
per sprechi e favoritismi clientelari.
Però, caro Presidente, l'art. 3 del D.L. 26 ottobre
1992, n. 418 è veramente una porcheria. Glielo trascrivo per memoria: «Per il
1992 è concesso all'Unione italiana ciechi un contributo di lire 4.000
milioni...» (oltre i 5 miliardi già stanziati).
Il decreto non spiega a che cosa sono finalizzati i
4 miliardi e non prevede alcun controllo sulla loro utilizzazione; non è
comunque possibile che una simile norma possa costituire materia di
decretazione d'urgenza.
In ogni caso non si può togliere o negare diritti da
una parte e finanziare dall'altra, senza nessuna motivazione, una corporazione
ricca e politicamente potente di handicappati.
Mi creda, caro Presidente, tutto quanto Le ho esposto
non costituisce una diatriba fra associazioni, ma rappresenta un'esigenza dei
principi dell'uguaglianza e del pluralismo democratico.
Gli aspetti e le valutazioni di opportunità e di
correttezza, riguardano invece Lei e la Sua attività di Governo.
APPELLO PER LA TUTELA DEL
DIRITTO ALLE CURE DEGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI
Riportiamo
l'appello per la tutela del diritto alle cure sanitarie degli anziani cronici
non autosufficienti di oggi e di domani, predisposto dall'Associazione
"Verdi Ambiente e società"; Via Massimo D'Azeglio 47, 43100 Parma,
tel. 05211 237981 a cui vanno inviate le adesioni:
All'appello
finora hanno aderito numerose personalità, fra le quali Mons. Giovanni Nervo e
Bianca Guidetti Serra.
Testo dell'appello
Da anni la Regione Emilia-Romagna e le USSL violano
il diritto alle cure sanitarie degli anziani cronici non autosufficienti,
diritto sancito da leggi in vigore fin dal 1955 (leggi 4.8.1955 n. 692;
13.2.1968 n. 132; 13.5.1978 n. 180; 23.12.1978 n. 833).
A seguito del mancato rispetto delle disposizioni
vigenti, gli ospedali dimettono (a volte anche in modo selvaggio) gli anziani
malati cronici non autosufficienti asserendo falsamente che essi non hanno
diritto al ricovero ospedaliero.
Gli interessati ed i loro congiunti sono, quindi,
costretti a rivolgersi agli istituti di assistenza e beneficenza, ai quali la
Regione Emilia-Romagna, non rispettando né la dignità dei malati, né le leggi
vigenti, ha affidato il compito di assistere - fornendo cure sanitarie minime -
gli anziani, anziani che sono colpiti spesso da pluripatologie in modo così
grave da determinare non solo pessime condizioni di salute, ma anche la loro
non autosufficienza.
Approfittando dello stato di necessità dei pazienti e
dei familiari, gli istituti di assistenza e beneficenza pretendono dalle
suddette persone il versamento di contributi economici per interventi che la
legge attribuisce alla competenza del Servizio Sanitario Nazionale e alla gratuità
delle prestazioni. Ora si è oltrepassato il limite!
L'I.R.A.I.A. (istituto di assistenza e beneficenza di
Parma) ha deciso di far causa ai ricoverati e ai loro familiari per ottenere il
versamento di somme che dovevano e devono essere sborsate dal Servizio
Sanitario Nazionale. Non solo le condizioni edilizie dell'Iraia sono
fatiscenti, ma le prestazioni fornite dallo stesso Iraia sono estremamente
carenti sotto il profilo medico, infermieristico e riabilitativo, ma i malati
ed i loro familiari devono anche pagare!
Appello
A tutte le organizzazioni e persone interessate alla
tutela della dignità e dei diritti dei cittadini più deboli e più indifesi
rivolgiamo un pressante appello diretto ad ottenere dalla Regione EmiliaRomagna
e dalle Ussl il rispetto delle leggi vigenti che sanciscono il diritto degli
anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie comprese - occorrendo
- quelle praticate in ospedale e in casa di cura private convenzionate. TALE DIRITTO VIENE RIVENDICATO NON SOLO PER
GLI ANZIANI DI OGGI, MA ANCHE PER QUELLI DI DOMANI.
HANDICAPPATI E SOCIETÀ: QUALI STRATEGIE PER IL LAVORO
Il documento "Handicappati e società: quali strategie
per il lavoro" è stato pubblicato dalle seguenti riviste:
-
Rassegna Handicap, dicembre 1990
-
Alogon, n. 1, gennaio-febbraio-marzo
1991
-
Prospettive assistenziali, n. 93,
gennaio-marzo 1991
-
Aspe, n. 8, 26 aprile 1991
-
Informazioni Adt, aprile 1991
- Ex, n. 4, aprile 1991; n. 7, luglio 1991, n. 8, agosto 1991
- Prospettive
sociali e sanitarie, n. 9/1991
- Bambini in
ospedale, n. 17, giugno 1991
- Partecipazione,
aprile-maggio 1991
-
Italia Caritas, documentazione, n. 2/1991
-
Medicina democratica, n. 73/1991
-
La San Vincenzo in Italia,
maggio-giugno 1991
- Informazione-riabilitazione, n. 94, giugno 1991
-
Fogli di Informazione e di Coordinamento
del MO.V.I., n. 2, maggio 1991
-
Anime e Corpi, n. 155
-
Spazio, luglio-agosto 1991
-
Linea, n. 2, aprile 1991
- The
Practitioner, ed. it. n. 150/1991 (citazione)
-
Appunti, n. 5, settembre-ottobre 1991
-
Ortopedici e sanitari, n. 311, maggio
1991
-
Voci di strada, n. 4, luglio-agosto
1991
-
Sindrome Down Notizie, n. 2/1991
-
Cavallo Handicap Medicina, n. 1/92
-
Sempre, n. 9/10, ottobre-novembre
1991
-
La rivista di servizio sociale, n. 4,
dicembre 1991
DEDUCIBILI IN PARTE LE SPESE
PER RETTE DI RICOVERO
A seguito della decisione della Commissione
tributaria centrale del 6 luglio 1987 n. 5485 e della risposta del Ministro
delle finanze dell'8 febbraio 1990 n. 2/423/UL alla interrogazione parlamentare
numero 4-04344, rientrano tra le spese mediche parzialmente deducibili le somme
versate per il ricovero in strutture residenziali (case di riposo, cronicari,
residenze protette, ecc.) di persone anziane, colpite da grave infermità,
anche nei casi in cui le rette comprendano non solo le spese mediche e
infermieristiche, ma anche quelle relative al vitto e all'alloggio.
A titolo esemplificativo si procede come segue: per
un reddito complessivo di 50.000.000, se le spese mediche sostenute sono state
di L. 5.000.000 non sono deducibili per: L. 900.000 (3% su 30.000.000) e L.
2.000.000 (10% su 20.000.000) e cioè L. 2.900.000.
La parte deducibile è quindi
la seguente:
spese mediche sostenute |
L. 5.000.000 |
quote non deducibili |
L. 2.900.000 |
Somma deducibile |
L. 2.100.000 |
www.fondazionepromozionesociale.it