Editoriale
LA DIFESA
DEI CASI INDIVIDUALI: BANCO DI PROVA DEL VOLONTARIATO, DEI SINDACATI E DEI
PATRONATI
Ad alcune centinaia di migliaia di persone continuano
ad essere negati i diritti fondamentali. Ci riferiamo al diritto alla famiglia
(d'origine, adottiva, affidataria) dei 50 mila minori che sono ancora
ricoverati in istituti, nonostante che da almeno 40 anni siano noti i deleteri
effetti della carenza delle cure familiari.
Ci sono circa 200 mila anziani e adulti, molti dei
quali già appartenenti al ceto medio (1), internati in strutture
assistenziali, spesso assolutamente inadeguate sotto il profilo ambientale e
soprattutto per quanto concerne la preparazione professionale e la quantità
del personale addetto.
Ad altre centinaia di migliaia di persone con
malattie croniche e invalidanti, seguite a casa loro dai familiari, il servizio
sanitario nazionale non fornisce alcun aiuto, salvo - e non sempre -
l'intervento del medico di base.
Agli handicappati il Governo e il Parlamento hanno
riservato la beffa della legge quadro sull'handicap (2), per cui diritti
fondamentali come la prevenzione, la cura, la riabilitazione, l'inserimento
scolastico, la formazione professionale, il lavoro, le strutture di
accoglienza a dimensione umana restano troppo spesso inattuati.
Certamente la situazione non è disastrosa in tutto il
nostro Paese. Vi sono eccezioni - rare per la verità - che dimostrano che i
servizi alternativi sono possibili e spesso non sono nemmeno troppo onerosi.
Anzi, in certi casi (pensiamo, ad esempio, all'aiuto economico e sociale alle
famiglie in difficoltà, all'adozione, all'affido), essi costano molto meno
dell'istituzionalizzazione, garantendo - nello stesso tempo - una qualità della
vita nettamente migliore.
Anche il servizio di ospedalizzazione a domicilio è
conveniente in termini economici, umani e sociali rispetto al ricovero
ospedaliero (3).
La situazione sembra essere destinata a peggiorare
con l'entrata in funzione della controriforma della sanità: in proposito
riportiamo in questo numero il testo integrale del decreto legislativo 30
dicembre 1992 n. 502, insieme a un articolo del Giurista, Prof. Massimo
Dogliotti, e a un commento redazionale.
Promozione dei diritti e difesa dei
casi singoli
Per modificare la situazione delle decine di migliaia
di persone a cui vengono negati diritti fondamentali, occorrono non solo prese
di posizione verbale, documenti di denuncia e di proposta, i cui effetti si
manifestano (anche se non sempre) nel medio-lungo periodo, ma anche iniziative
immediate.
Certamente non si deve operare caso per caso perché,
in questo modo, pur aiutando singole persone, non si costruisce una nuova
cultura e non si indirizzano servizi e personale verso una diversa operatività.
Tuttavia accanto all'individuazione delle esigenze e
degli strumenti occorrenti per il soddisfacimento dei diritti negati, insieme
alla verifica di quanto è già previsto dalle leggi vigenti, occorre dispiegare
un'azione in due direzioni:
- una di natura promozionale per il riconoscimento delle
esigenze e delle risposte a livello culturale e giuridico-amministrativo
(leggi, delibere, regolamenti, organizzazione dei servizi, ecc.);
- una seconda, strettamente collegata con la prima,
di difesa dei casi individuali, di modo che le persone possano veder
soddisfatte con immediatezza le loro urgenti e indilazionabili necessità.
Difendendo i casi singoli, il volontariato, i sindacati,
i patronati degli artigiani, dei commercianti, dei coltivatori diretti e delle
altre categorie professionali hanno, altresì, la possibilità di verificare la
fondatezza delle loro iniziative, di misurare il consenso loro accordato dalle
altre organizzazioni e dalla popolazione in genere, di accertare quali sono
le linee operative effettivamente perseguite dalle istituzioni pubbliche e
private.
Al riguardo, va osservato che da alcuni anni gli
emarginatori hanno modificato i loro comportamenti tattici: non sostengono più
la validità in assoluto delle loro linee e della loro operatività, riconoscono
la possibilità di servizi alternativi più rispettosi delle esigenze e della
dignità degli assistiti, giustificano le loro iniziative (ad esempio la
creazione di istituti per minori, per handicappati e per anziani) con
l'urgenza di interventi concreti, come se non fossero ancor più impellenti i
servizi sanitari domiciliari ed i centri diurni per i dementi senili,
influenzano i mezzi di informazione per ingigantire aspetti negativi anche se
marginali: ad esempio per sostenere che i vecchi vengono abbandonati in massa dai
loro congiunti, in modo da dare una copertura all'inattività delle istituzioni
pubbliche (Regioni, USL, Comuni).
Un esempio di questo cambiamento tattico è fornito
dalla legge-quadro sugli handicappati approvata l'anno scorso, in cui le
dichiarazioni di principio sono pienamente condivisibili, mentre nei confronti
dei servizi da istituire praticamente non è previsto nulla di concreto.
Dunque, l'azione culturale dei gruppi di volontariato,
dei sindacati e delle organizzazioni di categoria (artigiani, commercianti,
contadini, ecc.), mentre deve essere perseguita anche al fine dell'ampliamento
delle adesioni e dell'approfondimento delle relative tematiche, in particolare
dei risvolti operativi, consente ai gruppi stessi di verificare giorno dopo
giorno in che modo e con quale tempestività intervengono gli enti pubblici e
privati.
Difendere i casi singoli, significa altresì tutelare
i redditi dei pazienti e dei loro familiari. AI riguardo si tenga presente che
la retta di ricovero di un anziano cronico non autosufficiente in un istituto è
di 4-7 milioni al mese e che molto spesso gli ospedali pretendono la presenza
di una persona accanto al letto del paziente, il che comporta, ad esempio, per
il solo turno notturno, l'esborso di oltre 3 milioni al mese.
Azioni a difesa dei casi individuali
Riferiamo alcune iniziative assunte, fra l'altro, dal
CSA, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino, dal
relativo Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti e da altre
organizzazioni.
1. Respinta la richiesta di dimissioni ospedaliere
In questo numero riportiamo l'articolo "Causa
vinta sul diritto degli anziani cronici non autosufficienti alle cure
ospedaliere", causa sostenuta, anche sotto il profilo economico, dal CSA -
Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti e patrocinata dagli
avvocati B. Guidetti Serra, E. Passanti e M. Virgilio.
2. Iniziative contro le dimissioni ospedaliere
Da alcuni anni il CSA - Comitato per la difesa dei
diritti degli assistiti di Torino fornisce consulenza (gratuita) agli
interessati e ai familiari di anziani e adulti cronici non autosufficienti al
fine di difendere il loro diritto alle cure ospedaliere.
Fino ad oggi, il semplice invio della lettera, di cui
si riporta il testo nell'allegato 1, ha impedito l'effettuazione di migliaia di
dimissioni richieste illegalmente da primari ospedalieri.
Si tratta di una attività molto efficace (nessuna
persona è stata finora dimessa contro la volontà dei pazienti e dei loro
congiunti), estremamente semplice (viene fornita solo una consulenza) e poco
onerosa (stampa di volantini informativi e fotocopiatura dei fac-simili della
lettera che motiva il rifiuto delle dimissioni ospedaliere).
3. Indagini sui minori istituzionalizzati
Un'attività molto importante sia ai fini dell'approvazione
delle leggi 5 giugno 1967 n. 431 (introduzione nel nostro ordinamento
giuridico della legge sull'adozione speciale) e 4 maggio 1983 n. 184
"Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori", sia per
consentire l'inserimento familiare di migliaia di bambini in situazione di
abbandono materiale e morale (4) è consistita nelle indagini svolte non solo
da operatori ma anche da gruppi di volontariato. Ad esempio, si è e si potrà
verificare, interpellando i giudici tutelari, se gli istituti inviano gli
elenchi semestrali dei ricoverati (art. 9 della legge 184/1983). Parlando con
i genitori, che vanno a trovare i loro figli si è potuto e si potrà accertare
se il ricovero è giustificato e quali servizi possono essere proposti perché
il minore ritorni a casa sua o sia previsto l'affido o l'adozione.
Inoltre, si potranno accertare le condizioni di vita
dei minori ricoverati negli istituti presi in esame, se essi frequentano scuole
interne o esterne, se la struttura è in possesso dell'autorizzazione a
funzionare, se sono rispettate le norme sulla prevenzione e estinzione degli incendi,
se il personale è sufficiente e preparato, ecc.
4. Licenziata e riassunta in dieci giorni
Nell'articolo "Quando il volontariato promuove
la giustizia" (5), abbiamo riportato integralmente l'articolo di Alessio
Zamboni "Licenziata e riassunta in dieci giorni", in cui è riferita
un'esperienza della Comunità Papa Giovanni XXIII che, con il suo intervento,
ha permesso la reintegrazione nel proprio posto di lavoro di una persona con
handicap, qualche giorno prima licenziata dall'azienda in cui si era inserita.
5. Altre possibili iniziative
Numerosi sono, infine, i compiti che i gruppi di
volontariato, i sindacati ed i patronati possono svolgere per la difesa di casi
singoli: inserimento prescolastico, scolastico e formativo degli handicappati,
collocamento obbligatorio al lavoro, abbattimento delle barriere
architettoniche, assegnazione di alloggi dell'edilizia economica e popolare,
erogazione di contributi economici alle persone prive di redditi sufficienti
per sopravvivere, cura e riabilitazione di soggetti malati in particolare
quelli impossibilitati ad autodifendersi, esercizio dei poteri tutelari di
persone incapaci prive di sostegno familiare, ecc.
(1) Cfr. M. FRIZIERO - M. ROCCO - C.
SCARAFIOTTI, "Anche gli anziani del ceto medio devono chiedere di essere
assistiti; se diventano cronici e non autosufficienti non vengono curati",
in Prospettive assistenziali, n. 93,
gennaio-marzo 1991.
(2) Cfr. "La legge-quadro
sull'handicap: una scatola vuota", in Prospettive
assistenziali, n. 97, gennaio-marzo 1992.
(3) Si tenga presente che le
condizioni poste per l'istituzione del servizio di ospedalizzazione a
domicilio dalla proposta di legge n. 775 "Intervento dello Stato a
sostegno delle attività delle Regioni e delle Province autonome per il servizio
di ospedalizzazione a domicilio degli anziani" presentata alla Camera dei
deputati in data 18 maggio 1992 dall'On. Gabriele Salerno sono precisate
all'art. 4 come segue: «Le prestazioni
domiciliari sono fornite esclusivamente se si realizzano contemporaneamente le
seguenti condizioni: a) vantaggi sanitari complessivi per il paziente; b)
disponibilità da parte dei familiari o di terze persone a garantire il
necessario sostegno materiale e morale al malato; c) idoneità
dell'appartamento in cui il paziente viene curato; d) impegno del personale
medico-infermieristico non superiore a quello occorrente in ospedale per il
trattamento di quella specifica patologia; e) costi inferiori rispetto alle
spese ospedaliere». Cfr. Prospettive
assistenziali, n. 99, luglio-settembre
1992.
(4) Dal 1967 ad oggi sono più di 50 mila i bambini adottati. I
minori "normali" ricoverati in istituto sono diminuiti dai 200.550
del 1960 ai 27.124 (-86%) del 1988 (ultimo dato ISTAT disponibile), mentre
nello stesso periodo gli utenti dei brefotrofi sono scesi da 8.699 a 545 (-95%)
e le giornate di presenza nelle colonie permanenti sono diminuite da 8.173.708
a 403.790 (-95%).
(5) Cfr. Prospettive assistenziali, n. 99,
luglio-settembre 1992.
Allegato 1
LETTERA PREDISPOSTA DAL COMITATO PER LA
DIFESA DEI DIRITTI DEGLI ASSISTITI (Via Artisti 36, 10124 Torino, tel.
812.23.27 - 812.44.69, fax 812.25.95) PER OPPORSI ALLE DIMISSIONI DAGLI
OSPEDALI DEL PIEMONTE DI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI
Nota: Le copie delle lettere devono
contenere tutti i nominativi sottoindicati con i relativi indirizzi.
Data
........................................
RACCOMANDATE R.R.
Amministratore
Straordinario USSL .....................................................
Via
.........................................................................................................
Direttore
Sanitario .................................................................................
................................................................................................................
e
p.c. Comitato per la difesa dei diritti
degli assistiti Via Artisti, 36 - 10124 Torino (spedire questa lettera non
raccomandata)
...l... sottoscritt... ....................................................................
abitante in ................................ Via
.................................................... n. ............ visto
l'art. 41 della legge 12.2.1968 n. 132 (che prevede il ricorso contro le
dimissioni), preso atto della circolare dell’Assessore alla sanità e assistenza
della Regione Piemonte n. 0267/140 del 21.2.1984 (che detta norme in materia di
dimissioni dagli ospedali) e tenuto conto che l'art. 4 della legge 23.10.1985
n. 585 e l'art. 14 del D.L. 30.12.1992 n. 502 consentono ai cittadini di
presentare osservazioni e opposizioni in materia di sanità, chiede che ...l..
propri... congiunto ..................................... abitante in
.............................. Via
............................................. n. .............. attualmente
ricoverato... e curat... presso
............................................ non venga dimess... o venga
trasferit... in un altro reparto dell... stess...
............................................ o in altra struttura
sanitaria per i seguenti motivi:
1)
..........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
2) ...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
........................................................................................................................................................
Al
riguardo fa presente che le cure sanitarie, comprese quelle ospedaliere, sono
dovute anche agli anziani cronici non autosufficienti ai sensi delle leggi
4.8.1955 n. 692, 12.2.1968 n. 132 (in particolare art. 29), 13.5.1978 n. 180 e
23.12.1978 n. 833 (in particolare art. 2, punti 3 e 4 e lettera f).
L... scrivente si impegna a continuare a fornire al
proprio congiunto tutto il possibile sostegno materiale e morale compatibilmente
con i propri impegni familiari e di lavoro. Chiede pertanto che, nel caso di
trasferimento in altre strutture, non venga allontanato dalla città di
.................................
Ringrazia e porge distinti
saluti.
Firma .......................................................
www.fondazionepromozionesociale.it