Prospettive assistenziali, n. 102, aprile-giugno
1993
MESSAGGIO
DEL CARDINALE MARTINI SUGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI
Mi giunge gradita l'opportunità di porgere un saluto
a tutti coloro che, a diverso titolo, partecipano al vostro Convegno nazionale
sul «Progetto obiettivo "Tutela della salute degli anziani": quali
servizi, quale personale, quali strutture» (1).
Sono almeno due le ragioni che mi fanno sentire più
viva questa presenza al vostro incontrarvi, al vostro riflettere, al vostro
progettare: l'attenzione che porto alla promozione culturale, sociale e
istituzionale della vostra Associazione ai problemi della persona, soprattutto
quella che vive momenti problematici della propria esistenza, come è avvenuto
per altri Convegni, cui ho anche più direttamente partecipato, prendendo la
parola come relatore: non ultimo quello celebrato, sempre a Milano, nel maggio
del 1988, ancora sulle problematiche dell'anziano, ove ho scandito la mia
riflessione con quella autorevole del prof. Norberto Bobbio.
La seconda ragione, oltre le testimonianze citate, è
legata al contenuto tematico del vostro Convegno: gli anziani, soprattutto non
autosufficienti, e i loro diritti di cittadinanza (alla salute, alla cura,
all'assistenza, ad una vita dignitosa e di qualità). È un tema a me
particolarmente caro, anche per le numerosissime testimonianze dirette che
incontro nel ministero della Chiesa di Milano e per le numerose, talvolta
angoscianti, talvolta rassicuranti - eppure sempre commoventi - lettere che
gli anziani mi scrivono.
Anche, e soprattutto per questo, ho dedicato
recentemente qualche pagina a questo tema, nella mia Lettera pastorale
"Sto alla porta", ove ho indicato, tra le quattro priorità del
"vigilare", una rinnovata attenzione e cura per gli anziani,
soprattutto per coloro che a diverso titolo (la non autosufficienza, la non
autonomia) vivono con fatica, quando non con angoscia, la propria condizione
esistenziale.
Vorrei qui richiamare qualche pensiero, espresso in
quel testo: «La condizione anziana, la terza, la quarta età, l'essere o il diventare
anziani, interpella tempi e luoghi del vigilare: anzitutto perché la
vecchiaia, nel suo costituirsi in "anzianità" (cresce il numero dei
vecchi) e in "longevità" (cresce il tempo di vita dei vecchi), è
luogo e tempo "censurato", esorcizzato, rimosso dal sentire comune e
dall'immaginario collettivo. Nella stessa neutralizzazione del linguaggio (si
dice anziano e non vecchio) non appare più un tempo di vita. Spesso, anzi, i
servizi per gli anziani diventano luoghi di smemoramento di sé, per l'inaccettabilità
di questo tempo, cui è sottratta ogni eccedenza di senso, l'unica capace di
far vivere la transizione».
L'attuazione del Progetto obiettivo nazionale sulla
condizione anziana - passaggio significativo delle politiche sociali, pur in
assenza di un quadro programmatorio compiuto - è certamente riferibile alle
indicazioni progettuali, agli obiettivi prioritari, agli impegni richiesti al
Governo dal testo della Risoluzione, approvata in sede parlamentare.
Ritengo, come ho esplicato nella Lettera "Sto
alla porta", che almeno tre possano essere le aree ove positivamente
accogliere e raccogliere l'impegno e la testimonianza, perché questo tempo -
della condizione anziana - sia vissuto come autentico "tempo di vita"
(e non "tempo dopo la vita" o "tempo prima della morte").
1. La
dimensione culturale: appare necessario offrire ascolto, dare voce,
restituire parola al vissuto dell'anziano, consentendo e promuovendo spazi e
luoghi anche alla memoria e alle memorie degli anziani, dando vita agli anni
(e non solo anni alla vita: una vita non solo da allungare, bensì da allargare,
da approfondire, da ri-conoscere). È questo un problema che riguarda tutti: la
famiglia, i diversi soggetti, le istituzioni, il privato sociale. È il
problema di una cultura tanto necessaria quanto urgente, perché anche le leggi
migliori o gli atti amministrativi più avanzati non restino parole vuote, spazi
desueti, luoghi deserti, territori inerti.
2. La
dimensione strutturale: occorre ricercare, garantire, promuovere - nella vita
quotidiana - condizioni dignitose e rispettose per l'anziano:
* mantenendo l'anziano nella sua casa, garantendo
sempre una casa all'anziano, abbattendo barriere architettoniche, psicologiche,
relazionali e generazionali;
* promuovendo tutti i diritti di cittadinanza sociale
e umana, soprattutto per quanto attiene la tutela della salute: le situazioni
limite della forma di malattia inguaribile non possono - surrettiziamente -
essere considerate "incurabili", soprattutto dal comparto sanitario.
La situazione di non autosufficienza non può correre il rischio di essere
abbandonata dalle necessarie tutele di un corretto sistema sanitario. Debbono
valere, sempre e dappertutto, i diritti umani e sociali di cittadinanza.
Chiunque deve poter essere curato. Non si possono consentire e accettare alibi
per la noncuranza degli anziani: proprio perché, e non ostante, siano anziani,
debbono essere assistiti e curati, soprattutto quando non autosufficienti.
3. La
dimensione funzionale: è quella
che si riferisce ai "servizi sanitari, socio-assistenziali e
previdenziali" previsti anche dal Progetto obiettivo nazionale per la
condizione anziana. A me pare urgente sottolineare qualche priorità:
* la cura e l'assistenza specifica e specialistica,
sempre, nei presidi ospedalieri e non, per l'anziano;
l'assistenza domiciliare integrata, davvero
espressione di una comunità che si prende cura. È urgente promuovere tutte
quelle azioni che propizino lo strutturarsi e l'articolarsi di nuove forme di "Community care";
* l'ospedalizzazione a domicilio, già autorevolmente
sperimentata e dalla vostra Associazione incessantemente promossa;
* l'accoglienza familiare, contro ogni forma di
Istituzionalizzazione selvaggia, soprattutto dell'anziano solo: con tutte le
espressioni anche differenziate di accoglienza che la genialità e l'inventiva
della solidarietà sapranno delineare e storicamente declinare nel quotidiano.
È necessario che il Progetto obiettivo nazionale
trovi accoglienza e traduzione operativa adeguata nei diversi piani regionali,
vigilando sulle possibili delegittimazioni, che la legge delega e il
conseguente decreto legislativo sulla Sanità potrebbero favorire sull'assetto
istituzionale e organizzativo, soprattutto dell'integrazione sociosanitaria.
Mi auguro che il vostro Convegno offra contributi
significativi al delinearsi di questo quadro - culturale, strutturale e
funzionale - che restituisca valore al "tempo della vecchiaia", che
faccia sentire, accogliere e riconoscere ogni tempo del vivere come un tempo propizio,
buono e promettente, per tutti.
(1) Il convegno, svoltosi a Milano il
28 maggio 1993, 8 stato organizzato da Prospettive assistenziali, con l'adesione
di Alzheimer Milano, Associazione Colognese Famiglie Anziani, Associazione
Volontariato di Arcore, Centro Donatori del Tempo di Como, Comitato Promotore
Diritti Anziani Non Autosufficienti di Lecco, Comitati lombardo e piemontese
per la proposta di legge di iniziativa popolare "Riordino degli interventi
sanitari a favore degli anziani cronici non autosufficienti e realizzazione
delle residenze sanitarie assistenziali" e con il patrocinio dell'Ordine
dei Medici di Milano e Provincia.
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