Prospettive assistenziali, n. 102, aprile-giugno
1993
Notiziario del Centro italiano per l'adozione
internazionale
ROMANIA: ADOZIONI ANCORA A
RISCHIO
Circa dieci mesi fa il CIAI (Centro italiano per
l'adozione internazionale) firmò un protocollo d'intesa con il CRA (Comitato
romeno per le adozioni).
Dopo la caduta del regime, la Romania era divenuta
terreno di facile caccia per i "predatori" dell'adozione e migliaia
di coppie italiane si erano recate in quel Paese per scegliere un bambino,
preferibilmente biondo, piccolo e sano, da riportare in Italia come proprio
figlio grazie all'intervento di intermediari senza scrupoli. Il CIAI si rese
subito conto che era necessario interrompere queste pratiche che si svolgevano
ben lontano dai criteri di un'adozione internazionale con i crismi della
legalità. La Romania stessa, d'altro canto, sentì la necessità di regolamentare
questa continua espropriazione di minori e ben volentieri accettò la
definizione di un protocollo d'intesa con il nostro paese.
Attualmente in Italia, oltre al CIAI, hanno firmato
un accordo con il CRA due associazioni di Roma, il Servizio sociale
internazionale e le Missionarie della carità di Madre Teresa di Calcutta. Il
periodo che ha preceduto la firma dell'accordo con queste due associazioni è
stato veramente molto problematico per il CIAI, che si è trovato ad agire, pur
senza volerlo, in una situazione di monopolio: la coppia che si recava in
Romania per un'adozione, veniva inviata dal CRA al CIAI; qui però, da sempre,
viene richiesta una disponibilità all'accoglimento di un bambino, senza poter
definire a priori quale dovrà essere il suo paese di provenienza. Dopo una prima
fase in cui le coppie ricevevano anche informazioni poco chiare dallo stesso
CRA sulle funzioni del CIAI (indicato quasi come un ente delegato soltanto a
rilasciare un nulla osta su decisioni prese da altri), la situazione sì è
fortunatamente stabilizzata.
L'accordo attualmente in vigore prevede che
l'associazione italiana invii al CRA di Bucarest una documentazione completa
sulla famiglia, il CRA proporrà un bambino. Dalla firma dell'accordo, sono
arrivati in Italia tramite il CIAI 3 bambini nel 1992 e 1 bambino nel 1993.
Attualmente la documentazione di 18 famiglie è stata inoltrata dal CIAI al
CRA: di queste, 12 sono in attesa di segnalazione e 6 aspettano invece l'arrivo
dei bambino che è stato loro abbinato.
Anche se la presa di coscienza della drammatica
situazione, e quindi la decisione di porre fine all'adozione selvaggia ed
indiscriminata rappresenta già un passo avanti, ancora molti aspetti andrebbero
rivisti. La legge rumena sull'adozione internazionale è inadeguata e gli
istituti sono poco disponibili alla collaborazione con il Comitato che ha di
fatto messo fine al loro potere e "tagliato" ogni loro possibilità di
guadagno. Il Comitato e gli istituti soffrono quindi di una fondamentale
mancanza di fiducia reciproca e lo scambio di informazioni è veramente esiguo.
Ciò si ripercuote negativamente sulla possibilità di ricevere informazioni
attendibili sui bambini segnalati, sulle loro condizioni fisiche e psichiche,
sul loro reale stato di abbandono.
Attualmente ai rappresentanti delle organizzazioni
straniere è purtroppo esplicitamente richiesto un intervento che va ben oltre
i normali compiti, soprattutto per quanto riguarda la riverifica della
situazione di abbandono del minore segnalato; su incarico scritto del Comitato
è necessario contattare l'istituto, vedere il bambino, ricontrollare tutta la
documentazione e, in alcuni casi, in presenza di una lettera di consenso
all'adozione troppo vecchia, sarebbe necessario arrivare addirittura ad un
contatto diretto con la famiglia o la madre biologica, per la conferma
dell'effettiva intenzione di lasciare il bambino.
È evidente che si tratta di una procedura
estremamente pericolosa, che comporta altissimi rischi di forzature e persino
di ricatti da entrambe le parti.
Il CIAI ha sempre ribadito che la verifica della
situazione di abbandono del bambino non dovrebbe assolutamente spettare
all'associazione che è parte attiva nell'adozione, ma alle autorità locali,
veramente al di sopra delle parti. Per il momento, comunque, il Comitato romeno
per le adozioni non è assolutamente in grado di dare garanzie in questo senso,
ma stiamo lavorando affinché, al più presto possibile, abbia termine questa
situazione che non consente di procedere con serenità nella pratica
dell'adozione.
Ammesso che la prima verifica sulla situazione di
abbandono del bambino dia esito favorevole all'adozione, è previsto per legge
che i genitori biologici siano convocati dal giudice in seguito all'istanza
degli aspiranti genitori adottivi. In questa occasione i genitori biologici
devono decidere definitivamente se riconfermare l'adozione del figlio da parte
di una coppia straniera (che loro comunque non conoscono direttamente) o
cambiare idea ed opporsi. La legge consente anche che la famiglia biologica
possa fare opposizione ad una specifica adozione, oppure decidere che il
bambino rimanga in istituto pur continuando a non occuparsene e senza essere
privati "d'ufficio" della patria potestà. Una rinuncia al consenso,
in questa fase, quando la famiglia aspirante all'adozione è già stata
coinvolta attraverso la segnalazione del bambino, può avere effetti veramente
devastanti ed è un rischio che non si dovrebbe correre.
Situazione sanitaria
Sappiamo che la vita promiscua dell'istituto e le
precarie condizioni igieniche possono nuocere più o meno gravemente alla
salute del bambino. Nel caso della Romania, è necessario sottoporre tutti i
bambini segnalati a nuovi esami clinici. Quella che potrebbe sembrare una
facile operazione (prendere il bambino e portarlo presso una struttura
ospedaliera per un checkup), in
Romania diventa un'impresa non da poco.
Cosa pensiamo di fare
In attesa che le modifiche alla legge, attualmente
allo studio, vengano approvate, stiamo studiando una procedura che consenta di
offrire maggiori garanzie a tutti, bambini e famiglie. Innanzitutto, stiamo
studiando un iter procedurale che preveda la convocazione della famiglia
d'origine prima che la famiglia adottiva sia in qualche modo coinvolta, in modo
da poter procedere all'abbinamento in seguito alla definitiva rinuncia da
parte della famiglia biologica. Sembra che questo non sia un problema di facile
soluzione, ma stiamo cercando la strada giusta anche perché è veramente di
estrema importanza. In attesa dobbiamo operare con molta cautela.
In tale situazione, è evidente che un ruolo fondamentale
viene giocato dalla nostra rappresentante (una psicologa che svolge anche il
lavoro di osservazione dei bambini, di verifica della situazione di abbandono
e di assistenza alle famiglie) e dagli avvocati. Prima che la segnalazione di
un bambino giunga dal CRA al CIAI è, infatti, necessario che essi svolgano un
approfondito lavoro per verificare che essa sia attendibile e che quel
bambino si trovi effettivamente nelle condizioni di poter essere adottato.
Conclusioni
L'attuale procedura, seppure rappresenti un
importante passo in avanti rispetto al passato, non ci soddisfa pienamente.
Troppi sono ancora i rischi che la famiglia adottiva deve correre, troppo poco
attendibili sono le informazioni e siamo ancora lontani dalla garanzia di
tutela del diritto del bambino ad avere una famiglia che gli sappia dare gli
strumenti per crescere. Qualunque azione di perfezionamento dell'accordo, e
quindi della procedura, andrà in un primo tempo concordata e valutata con i
referenti locali, affinché essi possano divenire portavoce delle nostre
istanze.
Resta comunque l'opinione, riconfermata anche
dall'incontro con le agenzie europee dell'Aja, che il Comitato romeno per
l'adozione vada aiutato e sostenuto perché soltanto attraverso un suo più
corretto funzionamento può aver luogo un miglioramento della situazione
dell'adozione internazionale. Le agenzie europee hanno concordato
sull'opportunità di effettuare una visita collettiva in Romania nei prossimi
mesi, affinché possano essere affrontati senza personalismi, direttamente con
il Ministero, i temi più scottanti in questo campo e possano essere inseriti
correttivi che vadano a favore della limpidezza delle procedure.
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