Prospettive assistenziali, n. 102, aprile-giugno
1993
Notiziario dell'Unione per la lotta contro
l'emarginazione sociale
UNA INIZIATIVA DEI SINDACATI
E DEL VOLONTARIATO A TUTELA DELLE ESIGENZE E DEI DIRITTI DEI PIÙ DEBOLI
Il 5 maggio
1993 si è svolta davanti al Municipio di Torino una manifestazione organizzata
da CGIL-Funzione pubblica, CISL-FILSEL, UIL Enti locali, ACLI, AGH
(Associazione Genitori Handicappati, Venaria), SANA (Solidarietà anziani non
autosufficienti), Comitato dei parenti dei ricoverati presso l'Istituto di
riposo per la Vecchiaia, CSA (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti
di base) (1).
Nell'occasione è stato distribuito il
volantino, di cui riproduciamo integralmente il testo.
È DRAMMATICA LA SITUAZIONE
DEI SERVIZI ASSISTENZIALI PER I MINORI
I servizi
sociali non devono essere considerati un onere, ma un investimento per il
presente e il futuro.
I soldi ci sono - manca il personale
per una gestione adeguata ed efficiente dei servizi.
Gli
assistiti stanno male, anzi malissimo!!!
La
Regione Piemonte e il Comune di Torino non hanno richiesto i soldi messi a
disposizione dallo Stato:
-
42 miliardi per le comunità alloggio per handicappati;
-
51 miliardi per le residenze sanitarie per anziani cronici non
autosufficienti;
- 40 miliardi per le cure sanitarie domiciliari.
La
legge consente le assunzioni per la copertura dei posti vacanti, mancano:
-
20 responsabili di servizio sociale su 19 presenti;
-
34 assistenti sociali su 136 presenti;
-
47 educatori su 174 presenti;
- 152 esecutori assistenziali su 724 presenti senza
contare che, in genere, le maternità e gli invalidi non sono sostituiti.
Il Comune di Torino deve urgentemente modificare il
proprio regolamento per assumere, al più presto, gli operatori che hanno
frequentato i corsi finanziati con denaro pubblico e inoltre deve portare a
compimento i concorsi indetti da anni per assumere assistenti sociali ed educatori.
La drammatica situazione dei servizi dimostra la
grave inadeguatezza dei dirigenti dell'Assessorato all'assistenza del Comune
di Torino. È ora di cambiare anche per consentire ai lavoratori di esprimere
la loro responsabilità e professionalità.
È urgente che la Regione Piemonte, i Comuni, le USSL
programmino e organizzino i servizi tenendo conto delle esperienze positive
del volontariato, dell'associazionismo, del privato sociale e dei sindacati.
Il Comune di Torino, sta riducendo del circa 20% i
servizi, convenzionati con le Cooperative, riguardanti:
-
comunità alloggio per handicappati e minori;
-
assistenza domiciliare per anziani, handicappati, minori e relative famiglie;
-
centri diurni e servizi di assistenza educativa e territoriale.
Questo significa licenziamenti degli operatori,
ritorno del ricovero in istituto, aumento delle già lunghe liste d'attesa.
Scandalosa è la situazione degli anziani, in
particolare quelli colpiti da malattie che li rendono cronici, non
autosufficienti.
Si chiede alla Regione Piemonte, alle USSL, ai Comuni
di attuare il progetto obiettivo "Tutela della salute degli anziani"
reso esecutivo dal Parlamento il 30.1.92.
Il
progetto prevede:
-
la priorità degli interventi sanitari e socioassistenziali domiciliari;
- la creazione delle unità valutative geriatriche con
il compito di individuare le esigenze e le risposte;
-
la creazione delle RSA.
Circa i minori è urgente la creazione di servizi alternativi
in modo da ridurre a zero i ricoveri in istituto.
Partecipate
tutti alla manifestazione, mercoledì 5 maggio 1993, dalle ore 16,30 sotto il
Comune.
La
manifestazione è promossa da: CGIL FP - CISL FILSEL - UIL EE.LL. - ACLI - A.G.H
Venaria - SANA - Comitato parenti LR.V. - CSA.
ASSISTITI TRATTATI COME
MERCE
Riproduciamo
altresì, la nota inviata il 14 aprile 1992 dal Dirigente dell'Assessorato
all'assistenza del Comune di Torino, Dott. Sandro Gobbi, ai Presidenti della
Federsolidarietà e della Lega delle Cooperative, nota che tratta gli assistiti
come se fossero una merce qualsiasi.
Premessa
Attesa l'esigenza di razionalizzare i vari interventi
socio-assistenziali, gestiti attualmente in convenzione da cooperative occorre
tener conto dei seguenti fattori:
-
evitare la duplicazione degli interventi;
- utilizzo al massimo delle risorse e dei servizi
esistenti che ricordiamo ingenti, in relazione a ciò che esiste in altre realtà
italiane in un'ottica di efficienza ed efficacia;
-
conseguente adozione di economie sul budget complessivo;
- salvaguardia dei livelli qualitativi e quantitativi
dei servizi in termini accettabili, pur "limando" alcune risorse.
In considerazione di quanto sopra scritto si
formulano le seguenti proposte operative, distinte per tipologia di servizi.
Interventi di assistenza educativa
territoriale (E.T. per minori) - 11
convenzioni
a) riduzione dell'orario, variabile di una percentuale
dal 15% al 20% in relazione al numero di educatori coinvolti o della
Circoscrizione;
b)
riduzione del prezzo della prestazione, variabile dal 10% al 15%.
Centri diurni per minori (4 convenzioni)
a) blocco finanziamento del laboratorio della
Cooperativa Aurora in quanto spesa non strettamente assistenziale, finanziabile
con altre risorse; riduzione del numero di posti per ogni centro del 15%;
b) soppressione (eventualmente a giugno) di uno dei
centri della Circoscrizione 4 come già previsto nella licitazione;
c)
revisione della retta variabile dal 10 al 15%.
Casa di ospitalità notturna - 1 convenzione
Riduzione dell'orario (parziale abolizione del centro
diurno), conseguente riduzione del costo (dal 10 al 15%).
Comunità alloggio per minori - 11 convenzioni
- Riduzione generalizzata di 1 posto per ogni
comunità alloggio, che potrà "vendere" il posto ad altri Enti (USL
esterne). Definizione di un tetto massimo di retta.
Comunità alloggio per handicappati - 2 convenzioni
Definizione nuova retta per le comunità alloggio,
attesa l'esigenza del riconoscimento della quota sanitaria, da parte delle USL
subcomunali. Si fa presente che le attuali rette sono le più elevate nel
panorama regionale.
Educativa occupazionale - 9 convenzioni
Riduzione concordata di alcuni posti qualora si
verifichi il termine del progetto educativo, oppure per la presa in carico
economico da parte delle USL di utenti «misti... di competenza psichiatrica».
Riqualificazione della spesa, per utenti che abbiano
raggiunto una parziale autonomia lavorativa occupazionale, prevedendo per la
loro permanenza in cooperativa non più l'erogazione di una retta assistenziale,
ma altri interventi (es. borse-lavoro, tirocini, inserimenti lavorativi).
N.B. - Si fa altresì presente che il Ministero degli
Affari sociali ex legge 216, ha accordato sia finanziamenti diretti ad alcune
cooperative, per il potenziamento dei servizi oggetto delle convenzioni, sia un
ulteriore contributo di L. 384.000.000 alla Città, per il finanziamento di attività
di prevenzione al disagio minorile.
IL TELEGRAMMA DELL'ASSESSORE
REGIONALE ALL'ASSISTENZA E LA RISPOSTA DEL CSA
Il volantino
sopra riportato non è certo piaciuto a Emilia Bergoglio, Assessore
all'assistenza della Regione Piemonte che, evidentemente allarmata dalle
posizioni e dalle iniziative unitariamente assunte dai Sindacati, dalle
Organizzazioni di tutela e dai Gruppi di volontariato, ha inviato un telegramma
che riportiamo integralmente più avanti. Alla presa di posizione dell'Assessore Bergoglio, il CSA ha risposto in data 10 maggio 1993 con la nota che
pubblichiamo integralmente.
«In merito al volantino (vedi sopra), l'Assessore
Bergoglio ha inviato il seguente telegramma "Volantino distribuito giorno
3 c.m. contiene informazioni non corrette se riferite at contenuti art. 20
legge 67/88 e D.M. 321/89 inammissibili se correlate at situazione conseguente
legge finanziari vigente. Su restante parte mostra non conoscenza politica
servizi sociali promossa da questo assessorato et accordi sottoscritti con
OO.SS. sempre puntualmente rispettati. Siffatti atteggiamenti non contribuiscono
at soluzione gravi sforzi di chi opera con serietà".
«Al riguardo confermiamo che:
«- la Regione Piemonte non ha presentato nemmeno un
progetto di RSA (da noi intese come comunità alloggio di 8-10 posti) per handicappati,
rinunciando allo stanziamento dei 42 miliardi messi a disposizione dallo Stato
(art. 20, legge 67/1988), rinuncia che - fatto gravissimo per gli handicappati
ed i loro congiunti - costituisce non solo una intollerabile negazione delle
esigenze ma che può anche essere interpretato dai Ministeri interessati come
assenza di bisogno in Piemonte di nuove strutture residenziali. Al riguardo si
fa presente che alla data del 26.3.1993 la Regione Lombardia ha presentato 19
progetti di RSA per handicappati, il Veneto 21, l'Emilia Romagna 16, la Toscana
11, la Calabria 9, la Sicilia e la Sardegna 7, la Campania 6;
«- la Regione Piemonte non ha richiesto 51 miliardi
per le RSA per anziani non autosufficienti. La disponibilità per il Piemonte
(art. 20 legge 67/1988) era di 264,20, mentre sono stati approvati dai
competenti organi del Ministero della sanità progetti per 213,67 miliardi;
«- circa la possibilità della presentazione di
progetti (che, a nostro avviso, dovrebbe essere un dovere etico stante le
enormi esigenze insoddisfatte) anche dopo l'approvazione della legge
finanziaria vigente (ma dovevano essere presentati prima), segnaliamo la
delibera della Giunta regionale del 24.3.1993 n. 6-23748, delibera che
smentisce sia quanto ha affermato l'Assessore Bergoglio nel corso del convegno
della Lega delle autonomie locali svoltosi a Torino il 5.5.93, sia ciò che la
stessa ha scritto nel telegramma in oggetto;
«- la Regione Piemonte finora non ha-
speso una lira del denaro ricevuto dallo Stato per l'assistenza domiciliare
integrata: 8,7 miliardi per il 1991, 11,8 per il 1992 (ne riceverà altri 18,6
in base a quanto stabilito dal progetto obiettivo "Tutela della salute
degli anziani" reso esecutivo dal Parlamento il 30 gennaio 1992). Al
riguardo va osservato - quale esempio di pessima amministrazione - che, ai
sensi della delibera della Giunta regionale del 23.9.1991 n. 175-9150, è
previsto che servizi per 2 miliardi e 250 milioni di assistenza sociale
(pulizia dell'alloggio, igiene personale, somministrazione pasti a domicilio,
ecc.) siano assicurati a titolo gratuito anche ai benestanti, essendo stato
stabilito che detta somma deve essere considerata "quota socioassistenziale
a rilievo sanitario";
«- gli Assessorati alla sanità e all'assistenza della
Regione Piemonte, negando l'evidenza dei fatti, continuano a non riconoscere
come malati, gli anziani malati cronici non autosufficienti, consentendo, anzi
favorendo le dimissioni ospedaliere, spesso selvagge, e permettendo, pertanto,
lo sviluppo della disumana e incivile cultura secondo cui gli anziani colpiti
da malattie inguaribili e da non autosufficienza "devono" essere
allontanati dagli ospedali, quando le leggi vigenti garantiscono il diritto
alle cure sanitarie, comprese - occorrendo - quelle ospedaliere senza limiti di
durata. A questo proposito si ricorda, in particolare all'Assessore Bergoglio,
che il Pretore di Bologna, con provvedimento del 21.12.93 ha riconosciuto il
diritto della Sig.ra P.F., nata nel 1913, colpita da malattia cronica e non
autosufficiente, ospedalizzata dal 1986 "di poter continuare a beneficiare
di adeguata assistenza sanitaria usufruendo delle prestazioni gratuite del
servizio sanitario nazionale presso una struttura ospedaliera e non di generica
assistenza presso istituti di riposo o strutture equivalenti".
«Va inoltre segnalato che, in materia di servizi per
gli anziani cronici non autosufficienti, la Giunta della Regione Piemonte
continua sia a violare quanto è previsto dal progetto obiettivo "Tutela
della salute degli anziani" (riconoscimento della condizione di malati
degli anziani cronici non autosufficienti, priorità degli interventi
domiciliari, competenza sanitaria in materia di gestione delle RSA, ecc.), sia
a non adempiere alla richiesta presentata il 15-10-1992 dal Commissario di Governo
di trasferire al servizio sanitario nazionale la gestione della struttura di
Torino, via Valgioie;
«- l'Assessore Bergoglio continua a dare una
"sua" interpretazione alla legge regionale 24/1992 consentendo alla
Provincia di Torino di non trasferire ai Comuni e alle USSL la somma di L. 16
miliardi e addebitando, quindi, ai bilanci della sanità del 1993 e seguenti
delle USSL la somma suddetta. Basti osservare, a questo proposito, che nel
1990 la Provincia di Torino non ha richiesto e non ha incassato una lira per le
"quote relative alle attività socio-assistenziali a rilievo
sanitario". Non si comprende, quindi, per quale motivo giuridico, logico
ed etico, la Provincia di Torino realizza un incremento delle proprie risorse
di 16 miliardi per gli anni 1993 e seguenti, a seguito del trasferimento delle
funzioni assistenziali ai Comuni e alle USSL;
«- riteniamo assolutamente ingiustificata l'assegnazione
da parte della Giunta della Regione Piemonte alla Finpiemonte della consulenza
sul programma di investimenti di cui alla legge 67/1988 dell'importo di L.
1.578 miliardi, stante la chiarezza del decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri del dicembre 1989 e delle circolari esplicative del Ministero
della sanità;
«- è assurdo che la Giunta regionale piemontese
continui ad erogare miliardi (oltre 10 negli ultimi anni) per finanziare case
di riposo e case albergo per anziani autosufficienti, quando vi sono numerose
strutture inutilizzate totalmente o parzialmente (ad esempio 150 letti vuoti da
14 anni presso Casa Serena di Torino, Corso Lombardia);
«- continuano a funzionare le pensioni abusive
denunciate da questo Comitato alla magistratura;
«- negli ultimi dieci anni sono stati trasferiti dal
Piemonte ad altre USSL, soprattutto del Sud, oltre 1.000 operatori sanitari, in
particolare infermieri professionali.
«Confidando che la Giunta regionale e l'Assessore Bergoglio finalmente operino "con serietà" rispettando le esigenze
ed i diritti della fascia più debole della popolazione piemontese, questo
Comitato segnala con soddisfazione che dopo la manifestazione del 5.5.93 e la
diffusione del volantino in oggetto, ha avuto inizio una trattativa fra il
Comune di Torino, i Sindacati e le Associazioni, fra cui il CSA».
(1) Da segnalare l'assenza dei
Sindacati del- Pensionati CGII, CISL e UIL, che, dopo anni di discussioni e
convegni, continuano a non tutelare il diritto alla competenza sanitaria degli
interventi occorrenti per l'anziano malato cronico non autosufficiente che deve
essere curato e, se possibile, riabilitato. Se un giovane di 30 anni, colpito
dal cancro, deve essere curato, lo stesso diritto spetta al vecchio di 8090
anni. Accettare che gli anziani malati cronici non autosufficienti siano
relegati in istituti di assistenza/beneficenza è una intollerabile
discriminazione. I Sindacati dovrebbero intervenire sia in merito agli aspetti
etici, giuridici, sanitari, sia per quanto riguarda la tutela dei casi
individuali. Altrimenti corrono il colpevole rischio di essere considerati conniventi
della violazione delle esigenze dei vecchi, compresi i loro iscritti. Un'altra
assenza di rilievo è stata quella dell'ANFFAS (Associazione nazionale famiglie
di fanciulli e adulti subnormali), la cui credibilità presso le famiglie di
handicappati 8 in forte declino, a tal punto che sono sorte nella città e nella
Provincia di Torino numerose associazioni di familiari di handicappati
intellettivi, associazioni che fanno parte o sono collegate con il CSA,
Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base.
www.fondazionepromozionesociale.it