Prospettive assistenziali, n. 103, luglio-settembre
1993
Notiziario dell'Unione per la lotta contro
l'emarginazione sociale
ISTITUTI DI RICOVERO PER I
BAMBINI SOMALI?
Riportiamo
la lettera inviata il 15 maggio 1993 dal CSA alle Redazioni di
"Avvenire" e di "Uno sette".
In riferimento alla trasmissione “Uno sette”, che ha
riportato il servizio delle suore in Somalia che assistono centinaia di bambini
ciechi, desideriamo rilevare che è grave che non sia stata rilevata la
mancanza di azioni volte alla ricerca di una "famiglia adottiva" o
"affidataria" per tali bambini.
Mentre in Italia, ormai, nessuno osa più sostenere
che i bambini in istituto "stanno bene", e ci si adopera per
sostenere la famiglia d'origine o per provvedere a trovare una nuova famiglia,
secondo le disposizioni della legge 184/83, è grave, a nostro avviso, che lo
stesso scrupolo e la stessa attenzione non sia riservata ai bambini somali,
sempre e solo bambini desiderosi di affetto, cure materne, rapporti
privilegiati che nessun buon istituto e nessuna brava suora può garantire e
assicurare nella qualità e quantità necessaria. Sono dati ormai ampiamente
dimostrati e sostenuti da oltre trent'anni di ricerca ed esperienza in
materia.
Citiamo solo un esempio che ci ha profondamente
ferito tra i tanti riportati nel servizio. II caso di quel bambino separato
dalla nonna «che lo teneva stretto tra le braccia», ma che non poteva
assicurargli il necessario sostentamento. Era proprio necessario separarlo da
sua nonna? Non era forse più idoneo aiutare materialmente la nonna ad occuparsi
pienamente del suo nipotino?
Crediamo che sia indispensabile una riflessione
ponderata, perché non è giusto, né umanamente accettabile considerare buono
per i bambini somali, quello che per i bambini italiani ormai è stato
ampiamente superato.
NO ALLA RACCOLTA Di FONDI
PER UN NUOVO ORFANOTROFIO
In data 24
maggio 1993 il CSA ha inviato al Direttore dell'Istituto salesiano Val Salice
di Torino la lettera che riproduciamo integralmente.
In merito alla mostra benefica indetta dai Padri
Missionari Salesiani in collaborazione con l'istituto Salesiano Val Salice,
questo Coordinamento deplora vivamente che i fondi vengano raccolti per la
creazione di un orfanotrofio.
Da oltre trenta anni sono note (e mai smentite) le
nefaste e spesso irreparabili conseguenze derivanti dalla carenza di cure
familiari e dal ricovero in istituto, conseguenze nefaste che si manifestano
anche se gli istituti sono dotati di personale professionalmente preparato e
sufficiente sul piano quantitativo. Non si comprende per quali motivi, con una
spesa di gran lunga inferiore e con risultati certamente positivi non siano
aiutate le famiglie d'origine o, se necessario, vengano ricercate famiglie
adottive o affidatarie.
DEDUCIBILI I CONTRIBUTI
ELARGITI ALL'ULCES
Con decreto n. 2075 del 1° giugno 1993, l'ULCES è
stata iscritta nel registro del volontariato, sezione socio-assistenziale,
della Regione Piemonte.
Pertanto, com'è stabilito dalla legge 266/1991 sul
volontariato, sono deducibili in sede di dichiarazione dei redditi i contributi
erogati alI'ULCES.
Per le persone fisiche è ammessa una deduzione per
le erogazioni effettuate per un ammontare non superiore a lire due milioni;
per le imprese l'importo massimo deducibile è del 50% della somma versata entro
il limite del 2% degli utili dichiarati e fino ad un massimo di 100 milioni.
Al ricevimento di ogni contributo, l'ULCES rilascerà
una regolare ricevuta da allegare alla dichiarazione dei redditi (1).
(1) Le stesse norme valgono per i
contributi erogati all'ANFAA, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie,
riconosciuta ente morale con DPR 19 marzo 1973, n. 462.
www.fondazionepromozionesociale.it