Prospettive assistenziali, n. 105, gennaio-marzo 1994
Editoriale
PREOCCUPANTE SVOLTA DEI SINDACATI IN
MATERIA DI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI
L'appoggio dato dai sindacati CGIL, CISL, UIL, in
particolare quelli dei pensionati, all'approvazione della legge dell'Emilia
Romagna 3 febbraio 1994 n. 5 "Tutela e valorizzazione delle persone
anziane. Interventi a favore degli anziani non autosufficienti" pone
problemi che non esitiamo a definire drammatici (1).
Infatti, la legge dell'Emilia Romagna nega agli
anziani cronici non autosufficienti il diritto alle cure sanitarie in quanto:
- non viene riconosciuta la loro caratteristica
essenziale, e cioè che si tratta di persone malate, spesso sofferenti a causa
di una pluralità di patologie;
- viene istituito il nuovo comparto "socio-sanitario"
non previsto da alcuna norma nazionale e caratterizzato dalla discrezionalità
propria degli interventi del settore dell'assistenza/beneficenza. Ciò allo
scopo di impedire ai cittadini anziani malati cronici non autosufficienti di
poter esercitare i loro diritti alle cure sanitarie, peraltro sanciti da leggi
nazionali pienamente in vigore;
- le prestazioni sono in parte a carico degli utenti,
mentre le cure delle stesse patologie praticate in ospedale ai giovani ed agli
adulti sono gratuite;
- nelle RSA, residenze sanitarie assistenziali, non
vengono emarginati solo i vecchi inguaribili, ma anche gli adulti non
autosufficienti a causa di «forme morbose a forte prevalenza nell'età senile»
(2);
- le RSA, pur non appartenendo al settore sanitario
ma a quello socio-sanitario, sono destinate anche alla riabilitazione;
- la responsabilità del controllo dell'attuazione
degli interventi sanitari (ad esempio la verifica della validità delle cure
oncologiche) spetta ad un assistente sociale, che - ovviamente - non ha né deve
avere alcuna competenza diagnostica e curativa;
- non è previsto il servizio di ospedalizzazione a
domicilio e quindi moltissimi vecchi o resteranno a casa loro senza essere
curati o verranno ricoverati in RSA contro la loro volontà e le loro esigenze.
Sostanziali differenze fra comparto sanitario e
socio-sanitario
Per i cittadini malati, enormi sono le differenze fra
i due comparti, il primo regolamentato da una normativa nazionale, il secondo
"inventato" come denominazione dalla Regione Emilia Romagna, ma
retto dalle stesse norme dell'assistenza/beneficenza:
Settore sanitario -
La Costituzione estende gli interventi a tutti i cittadini senza alcuna
limitazione (art. 32 Cost.). -
Le prestazioni sanitarie sono un diritto esigibile da parte dei cittadino. -
Le prestazioni urgenti sono fornite immediatamente su semplice richiesta del
cittadino. -
Le principali prestazioni sono gratuite. -
Nessuna contribuzione é a carico dei parenti tenuti agli alimenti. -
Per il personale addetto la legge richiede abilitazioni e titoli specifici;
inoltre, sono previsti mansionari tassativi. -
Gli standard minimi delle strutture private pubbliche, anche se non
soddisfacenti, sono da anni definiti da leggi nazionali. |
Settore dell'assistenza/beneficenza -
La Costituzione limita gli interventi ai cittadini inabili al lavoro e
sprovveduti dei mezzi necessari per vivere» (art. 38 Cost.). -
In base alle leggi nazionali le prestazioni assistenziali non sono un diritto
esigibile da parte del cittadino. Se
le prestazioni assistenziali, comprese quelle urgenti, sono fornite, ciò
avviene solo dopo l'effettuazione di accertamenti e sociali, spesso di lunga
durata. Agli
utenti viene sempre richiesto un contributo, esclusi evidentemente coloro che
sono privi di mezzi economici. -
Molto spesso sono richiesti contributi economici ai parenti tenuti agli
alimenti, nonostante che le leggi vigenti non consentano agli enti pubblici
di pretendere i contributi stessi. -
La legge non richiede abilitazioni o titoli specifici esclusi gli assistenti
sociali, né prevede mansionari, neppure per la direzione dei servizi. -
Gli standard minimi delle strutture pubbliche e private non sono definiti da
nessuna legge nazionale. Quasi tutte le Regioni non hanno legiferato in
materia. In ogni caso le norme sono molto meno rispettose delle esigenze e
dei diritti degli utenti dì quelle in vigore per il settore sanitario. |
La posizione di CGIL-CISL-UIL
Poiché la legge dell'Emilia Romagna determina un
notevole peggioramento dei diritti delle condizioni degli anziani cronici non
autosufficienti rispetto alla vigente legislazione nazionale, era da noi e da
altri gruppi di base (3) attesa una forte presa di posizione da parte di CGILCISL-UIL,
in particolare dei Sindacati dei pensionati.
Invece, i sindacati hanno appoggiato l'iniziativa
della Regione Emilia Romagna, con conseguenze gravissime per tutti gli
anziani, compresi i loro iscritti. È incredibile che possano essere soddisfatti
dalla cancellazione dei diritti dei vecchi malati cronici e della loro
trasformazione in semplici domande, che gli enti locali possono soddisfare o
rinviare di mesi o anni.
Assolutamente diverse erano le proposte operative
predisposte dal "Gruppo di lavoro Anziani" istituito in data 11
gennaio 1991 nell'ambito del protocollo di intesa tra Ministro della sanità e
Sindacati dei pensionati, proposte che era
no
un valido riferimento del Progetto obiettivo "Tutela della salute degli
anziani" (4) e che erano state e sono da noi pienamente condivise.
Ci spiace anche dover constatare che puramente
formali sono state le adesioni dei sindacalisti, che ricoprivano e ricoprono
posizioni di responsabilità a livello nazionale, a documenti e altre iniziative
imperniate sulla richiesta del riconoscimento del diritto alle cure sanitarie
degli anziani cronici non autosufficienti.
Ci riferiamo, in particolare, a Silvano Miniati -
Segretario generale UIL Pensionati, Raffaele Minelli - Segretario generale
aggiunto SPI-CGIL, Graziana Delpierre - Segretario nazionale UIL Pensionati,
che avevano sottoscritto l'appello in favore dei malati cronici non
autosufficienti (5) predisposto dall'Associazione per i diritti degli anziani,
con sede presso la Presidenza nazionale della UIL Pensionati, appello in cui
si affermava che:
- il problema riguarda «quasi un milione di anziani che soffrono di malattie gravi che li
hanno resi completamente non autosufficienti»;
- «sono
malati più sfortunati che non possono contare su loro stessi neppure per far
sentire la loro voce, che devono dipendere dagli altri anche per le elementari
funzioni necessarie alla sopravvivenza»;
- «in quanto
malati hanno tutti i diritti di essere curati dal servizio sanitario nazionale,
senza alcun limite di tempo, sia per la malattia, che per le sue conseguenze
invalidanti»;
- «queste
persone hanno diritto ad essere curate anche quando non potranno più guarire,
dato che inguaribile non significa incurabile»;
- «deve
cessare l'abuso intollerabile, frequente in molte regioni, nelle quali il
malato cronico viene "scaricato" nelle case di riposo, pubbliche e
private, che pretendono illecitamente il pagamento di alte rette di degenza».
Infine l'appello terminava con la seguente richiesta:
«Chiediamo che le USL rispettino le leggi
dello Stato e i diritti dei malati, garantendo loro un trattamento umano in
ospedale o in residenza sanitaria assistenziale. Fino a quando questo non
avverrà, chiediamo la sospensione totale dei provvedimenti di cacciata forzosa
dagli ospedali dei cronici non autosufficienti».
La redazione di Prospettive
assistenziali era e resta pienamente d'accordo su tutti i contenuti
dell'appello, di cui abbiamo riportato le parti più significative. Possa
qualcuno illuminare i Sindacati perché si decidano finalmente a difendere i
diritti degli anziani cronici non autosufficienti e non appoggino le
istituzioni che li violano.
La negativa proposta di legge della
CGIL
La svolta di 180 gradi compiuta dai Sindacati ci
obbliga a ritornare alle firme raccolte dalla CGIL per la presentazione al
Parlamento di una proposta di legge in cui è previsto che le Regioni e le
Province autonome stabiliscono «i limiti
e i criteri di erogazione, nonché le eventuali forme di partecipazione alle
spese degli assistiti, per le prestazioni di tipo riabilitativo che necessitano
di trattamenti prolungati ad alta intensità assistenziale» (6).
Il Ministro Garavaglia non interviene
In data 30 dicembre 1993 il CSA - Comitato per la
difesa dei diritti degli assistiti ha inviato un telegramma al Ministro
Garavaglia per chiedere un suo intervento urgente per impedire che il
Commissario del Governo apponesse il visto al testo approvato dal Consiglio
regionale dell'Emilia Romagna.
Evidentemente, il Ministro non ha assunto alcuna
iniziativa e il visto è stato apposto.
Che cosa fare
Come abbiamo detto all'inizio, la situazione è
drammatica. Certamente i singoli cittadini e i gruppi di volontariato non hanno
la forza per resistere all'offensiva scatenata dalle istituzioni e sostenuta
dai Sindacati contro il diritto alle cure sanitarie degli anziani cronici non
autosufficienti.
L'Emilia Romagna ha aperto la strada alle altre
Regioni per l'assunzione di iniziative analoghe e quindi la negazione dei
diritti è destinata, purtroppo, ad estendersi.
Non vediamo altra soluzione che quella di continuare
a fornire informazioni corrette ai centri culturali, alle associazioni e al
volontariato non asserviti alle istituzioni, e a prestare alle persone e ai
nuclei familiari la consulenza necessaria per evitare le dimissioni dagli
ospedali dei malati cronici non autosufficienti nei casi in cui non è possibile
garantire adeguate cure domiciliari, consulenza che - ne sono ora ancor più
evidenti i motivi - non viene fornita dai Sindacati, nemmeno per i loro
iscritti.
Un problema agghiacciante
Sui giornali del 9 febbraio 1994, sono state
pubblicate le ammissioni del Prof. Per Hubbe, primario del reparto neurologico
dell'ospedale di Frederiksberg, un quartiere residenziale di Copenhagen,
secondo cui «i settuagenari vittime di
embolia e emorragia cerebrale - diecimila casi all'anno - dovranno rinunciare
a ricevere le cure appropriate, a vantaggio dei giovani» (7).
Purtroppo il caso di quest'ospedale non è isolato.
Infatti «la pratica della selezione per
età risulta abituale nella maggior parte degli ospedali». Penso - ha
aggiunto il Dott. Tom Skyhoej che lavora presso l'ospedale Bisperbjerg di Copenhagen
che «tra le ottocento e le mille persone
avrebbero potuto essere salvate ogni anno se avessero ricevuto le cure
appropriate» (8).
In moltissime zone del nostro paese la situazione è
analoga, anche se - ipocritamente - le autorità ed i medici non riconoscono
pubblicamente l'abbandono terapeutico, che il Cardinale Carlo Maria Martini ha
definito "eutanasia da abbandono".
Si susseguono i casi scandalosi, anche se ben pochi
si scandalizzano. Ne citiamo alcuni: - Mauro Sartori, da dodici anni medico di
base di S. Martino di Lupari, piccolo centro della provincia di Padova, ha
cancellato dalla lista dei suoi malati tutti gli ultrasessantenni, perché gli
arrecavano troppo lavoro. Da notare che Mario Bonì, segretario nazionale della
Federazione italiana medici di medicina generale (FIMMG) ha affermato che la
decisione di Sartori «va considerata
individuale e lecita» (9);
- prosperano le pensioni abusive, che ricoverano
illegalmente anziani malati cronici non autosufficienti, scoperte (ma non
tutte chiuse) prima a Torino e poi a Genova, ma verosimilmente presenti in
tutte le città più importanti (10).
Una diretta conferma della drammatica situazione
degli anziani cronici non autosufficienti si ricava dalle notizie fornite da
mezzi di informazione:
- La Repubblica del 26 agosto 1993 segnala che il
Signor A.L., da cinque anni ricoverato in una casa di riposo gestita
direttamente dal Comune di Capannori (Lucca), pur essendo in coma
irreversibile, rischia di essere dimesso perché non può più pagare la retta;
- due giorni dopo Avvenire e molti altri giornali
riferiscono di una lettera inviata all'Amministratore straordinario dell'Usl
di Sant'Omero (Teramo) dalla Signora L.M., che afferma: «Mi è stato impedito di recuperare una vita dignitosa a mio padre. A
questo essere umano io posso prestare solo le cure di una figlia, che non è
medico, né infermiere. Io posso solo nutrirlo, lavarlo, guardarlo di giorno in
giorno diventare un vegetale». E ancora: «Di lui nessuno si fa carico, né per le visite mediche domiciliari né
per prelievi specifici, né per controlli». Pertanto la signora L.M., non
ricevendo alcun aiuto e non sapendo più che cosa fare, chiede all'Usl di essere
autorizzata a sopprimere il proprio padre;
- La Repubblica
del 3 settembre 1993 riferisce in merito alla vicenda della signora G.B.,
una pensionata di Roma colpita da tumore alla mammella ed esente da ticket a
causa delle sue precarie condizioni economiche che, per sottoporsi ad una
terapia urgente «è stata costretta a pagare
5 milioni ad una clinica privata romana»;
- La Stampa del 3 ottobre 1993 informa: «Chiusa dai NAS una casa di riposo abusiva. Cantalupa, due anziani
dormivano in lavanderia»;
- nuovamente La
Repubblica del 5 ottobre 1993
"Ammalati cronici? Per le USL sono sani. E l'anziano rimane senza cure»;
- ancora La
Repubblica del 13 ottobre 1993 reca il titolo "Il giallo dell'ospizio: due morti!". Altri titoli:
- "Tutta la verità su questa morte. Secondo i
familiari la donna non avrebbe ricevuto le cure necessarie" (Gazzetta di Parma, 21 ottobre 1993 e Prospettive assistenziali, n. 104,
ottobre-dicembre 1993);
- "Viareggio: sottochiave sei ospizi per violazioni
della legge" (Avvenire, 7
novembre 1993);
- "Morì senza cure all'ospedale di Bari. Chiesto
il rinvio a giudizio per due medici" (L'Unità,
17 novembre 1993);
- "Dimenticati insieme ad anziani, ciechi e malati
di cuore. Ognuno costa 450 mila lire al giorno. Nocera, un lager a quattro
stelle. Reclusi nel fetore in 434" (Avvenire,
8 dicembre 1993) (11);
- "Sette ore di odissea negli ospedali, poi
muore. L'ultima vittima della malasanità è un uomo di 62 anni colpito da crisi
cardiaca. Non trova un posto libero, ricoverato per ordine del magistrato» (La Stampa, 23 dicembre 1993);
- "Verrua, casa di riposo. Maltrattò anziani:
grazie al condono evita il carcere" (La
Stampa, 25 gennaio 1994);
- "È morta la signora C.L, di anni 87, di Milano.
Dopo essere stata trasferita in quattro ospedali della Lombardia e del
Piemonte come se fosse un pacco postale" (Ansa, 2 marzo 1994);
- «Un blitz fa luce sugli ospizi lager. Trovati tre
cadaveri nella casa di cura della santona di Melito a Vermicino e in Campania.
Botte e punizioni agli anziani, raggiri sulle eredità» (La Stampa, 4 marzo 1994).
Alcune di queste situazioni sono state segnalate ai
Sindacati dei pensionati. Ma nessuno ha mosso un dito! E così pure i Sindacati
degli operatori dei servizi (Usi, enti locali, funzione pubblica) e quelli
degli utenti (metalmeccanici, chimici, tessili, ecc.).
(1) Cfr. l'editoriale del n. 104, ottobre-dicembre 1993, di Prospettive assistenziali "La
Regione Emilia Romagna continua a negare agli anziani cronici non
autosufficienti il diritto alle cure sanitarie". Il testo approvato dal
Consiglio regionale presenta alcune differenze marginali rispetto a quello da
noi riportato sullo stesso numero 104.
(2) Si tratta di una definizione che
non ha alcuna validità scientifica, in quanto quasi tutte «le forme morbose a forte prevalenza nell'età senile» sono le
stesse che colpiscono gli adulti e, spesso, anche i giovani. Inoltre, la legge
dell'Emilia Romagna non individua l'organismo a cui compete l'accertamento
della condizione di «adulto non autosufficiente
a causa di forme morbose a forte prevalenza nell'età senile», il che può
significare che verrà affidato agli stessi servizi preposti alle ammissioni
nelle RSA, quindi senza alcuna garanzia per i cittadini. Al riguardo, è molto
significativo rilevare che, in occasione della giornata di studio sul progetto
obiettivo anziani svoltasi a Genova il 20 settembre 1993 presenti i Ministri
della sanità e per gli affari sociali, le Regioni hanno elaborato un documento
in cui è scritto quanto segue: «E ovvio
che l'accesso ad un servizio dipende dal modello organizzativo che si vuol
porre in essere»: nessun riferimento è fatto ai diritti dei cittadini!
(3) Ricordiamo che in data 3 dicembre 1993 davanti
alla sede della Regione Emilia Romagna è stato distribuito un volantino che
metteva in evidenza i numerosi aspetti negativi della nuova normativa. Il
volantino era sottoscritto da CODICI - Tribunale della salute di Bologna,
Comitato familiari ricoverati presso l'IRAIA di Parma, CSA - Comitato per la
difesa dei diritti degli assistiti di Torino,
Associazione Ambiente e Società di Parma, Associazione malati reumatici
dell'Emilia Romagna, Comitato ligure per l'ospedalizzazione domiciliare,
Medicina democratica, Coordinamento nazionale per la difesa del diritto alle
cure sanitarie degli anziani cronici non autosufficienti.
(4) Le parti più significative del progetto obiettivo anziani sono
riportate sul n. 97, gennaio-marzo 1992 di Prospettive
assistenziali. Si veda, altresì, l'articolo «Linee guida per l'attuazione
del progetto obiettivo "Tutela della salute degli anziani"», ibidem, n. 100, ottobre-dicembre 1992.
(5) Cfr. Prospettive assistenziali,
n. 97, gennaio-marzo 1992. Ricordiamo che l'appello era stato firmato anche da
numerose personalità, fra le quali il premio Nobel Rita Levi Montalcini, il
Filosofo e Senatore a vita Norberto Bobbio, il Sociologo Achille Ardigò, Mons.
Giovanni Nervo, l'allora Segretario generale della UIL Giorgio Benvenuto.
(7) Cfr. La Stampa, del 9 febbraio 1994 "Fuori i vecchi dall'ospedale.
Niente più terapie intensive né riabilitazione per i danesi sopra i 70 anni.
Choc a Copenhagen per una nuova norma".
(8) Ibidem.
(9)
Cfr. Avvenire del 20 febbraio 1994.
(10) Cfr. "Le pensioni lager di Torino", Prospettive assistenziali, n. 93, gennaio-marzo 1991 e "Business-vecchietti, nessun
controllo", Il Secolo XIX, 19
dicembre 1993.
(11) Da notare che i giornali hanno
segnalato numerose situazioni allucinanti di ospedali psichiatrici, i cui
ricoverati sono nella stragrande maggioranza anziani cronici non autosufficienti.
Ad esempio, La Stampa del 21 ottobre
1993 reca il titolo: "Napoli, via all'inchiesta sul manicomio-lager. Oltre
700 malati sono abbandonati tra rifiuti, escrementi e sporcizia". Ancora su La
Stampa del 19 gennaio 1994 "C'è un inferno dietro il portone del
manicomio. Sassari: violenze sui ricoverati e condizioni igieniche
disastrose». A sua volta L'Unità del
29 gennaio 1994 riferisce: "Viaggi nell'ospedale psichiatrico di Palermo:
una struttura 'mangiasoldi' per incuria e abbandono. Via Pindemonte, nell'inferno
del manicomio".
www.fondazionepromozionesociale.it