Prospettive assistenziali, n. 105, gennaio-marzo 1994
TRASFORMAZIONE DEGLI ATTUALI ISTITUTI DI RICOVERO IN RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI: ASPETTI STRUTTURALI
EUGENIA MONZEGLIO (*)
1. Nelle «Linee di guida relative al progetto obiettivo
"Tutela della salute degli anziani"» (1) si ricorda che il 35% del finanziamento
delle linee di intervento previste nel progetto obiettivo sono per
l'attivazione di Residenze sanitarie assistenziali (RSA) o per convenzionamenti con RSA private dotate dei requisiti stabiliti per quelle pubbliche;
pare quindi di intendere che con la dicitura «attivazione e convenzionamento»
si pensi a studi, indagini, valutazioni di fattibilità ecc. che consentano di
avviare nuove RSA e di riconvertire l'esistente.
Il patrimonio esistente è quindi chiamato direttamente
in causa e ciò fa emergere una serie di considerazioni. Prima di tali
riflessioni è bene ribadire che la RSA non deve essere un surrogato improprio
dell'ospedale, bensì è struttura del comparto sanitario destinata a sostituire,
migliorandole (ad es. sotto il profilo dell'organizzazione spaziale) le
vecchie lungodegenze.
2. In primo luogo è necessaria una riflessione sulla
tipologia degli utenti e qui si parla di anziani malati cronici non
autosufficienti. Ciò impone di considerare che:
2.1 - l'anziano malato cronico non autosufficiente
può essere capace di manifestare i suoi bisogni, ma non di soddisfarli
autonomamente; può non essere in grado né di esprimere le sue necessità
fondamentali né di chiedere aiuto per soddisfarle;
2.2 - le malattie prevalenti in età senile che
generano non autosufficienza sono quelle di tipo cronico-degenerativo
(patologie cardio e cerebro vascolari, malattie neurologiche e demenze). In
alcuni casi è alterata di più la sfera cognitiva, in altri la mobilità, la
capacità di orientarsi, di esprimersi, di comunicare: in entrambi i casi sono
compromesse o rese impossibili le comuni attività della vita quotidiana;
2.3 - molto comune è la presenza di una pluripatologia,
che spesso richiede più interventi sanitari coordinati;
2.4 - la cronicità richiede interventi prolungati e,
al di là degli indispensabili interventi nella fase acuta, una ben più
faticosa e meno gratificante prestazione sanitaria di tipo continuo.
3. In secondo luogo, e cioè partendo dai bisogni degli
utenti, prima elencati, si possono avanzare una serie di considerazioni sulla
dimensione della RSA e sull'organizzazione spaziale degli ambienti nei quali
aver "cura" dell'anziano:
3.1 - dimensione:
l'allegato A (relativo a tipologie e requisiti dimensionali) del DPCM 22.12.1989
organizza la RSA in nuclei (max 20 persone) per un massimo di 60 utenti, ma con
possibilità di realizzare RSA fino a 120 posti in zone ad alta densità
abitativa. Già la dimensione di 60 può apparire eccessiva (anche se forse
giustificata sotto il profilo dell'organizzazione sanitaria), ma 120 è del
tutto inaccettabile perché attua una forte concentrazione di utenti con gli
stessi problemi, con allontanamento dal proprio contesto di vita e con maggior
rischio di isolamento;
3.2 - organizzazione
spaziale: sono indispensabili ambienti attrezzati per la cura e la
riabilitazione. Tali ambienti rivestono un'importanza primaria dal momento
che la RSA accoglie malati cronici non autosufficienti. Contemporaneamente
devono essere presenti "adeguati" spazi residenziali privati, con
possibilità di loro personalizzazione e spazi all'aperto. È bene sottolineare
che l'attività terapeutica di cura e riabilitazione non si svolge solo in
ambienti "sanitari" e cioè solo in determinati luoghi e tempi del
giorno, ma la prestazione sanitaria è di tipo continuativo: ad esempio una
corretta idratazione e nutrizione, la mobilizzazione, la cura dell'igiene del
corpo sono veri e propri atti terapeutici per i quali sono necessari personale
preparato ed attrezzature adeguate.
4. La riconversione
degli attuali istituti di ricovero assistenziale in RSA richiede:
4.1 - una
valutazione attenta delle potenzialità offerte dall'edificio esistente (ad
es. tipologia a corte con porticato e cortile interno, ampio spazio all'aperto,
ambienti "ariosi", luoghi facilmente riconoscibili) e, all'opposto,
degli elementi negativi (ad es. impossibilità di ottenere ambienti raccolti,
soffitti troppo alti, mancanza di agevole accessibilità, difficoltà di
utilizzare pienamente l'intero edificio, mancanza di spazi all'aperto);
4.2 - individuazione
delle priorità da rispettare. Elementi inderogabili per RSA ricavate da una
riconversione dell'esistente sono (come già visto al punto precedente) la
presenza di:
- spazi privati residenziali all'interno del nucleo
con presenza di camere con 1-2 letti e proprio servizio igienico. La camera
deve essere organizzata sia tenendo conto della ridotta o nulla mobilità
dell'anziano e della possibile presenza di confusione mentale sia
dell'esigenza di accogliere eventuali arredi integrativi per personalizzare la
stanza, adattandola allo stile abitativo e ai ritmi di vita delle persone ivi
accolte. La stanza deve permettere un comodo, sicuro, confortevole soggiorno
per l'anziano e per i familiari in visita, favorendo l'intimità, dando la
possibilità di stare da soli o in compagnia, evitando però il ripiegarsi su di
sé. Gli spazi privati residenziali comprendono, oltre alle stanze, ambienti dì
relazione, per la vita collettiva degli ospiti del nucleo. Tali spazi sono
individuati nella zona per il soggiorno e nel locale per il pranzo, ciò onde
evitare che persone non in grado di gestire autonomamente il loro tempo,
rimangano tutto il giorno in uno stesso ambiente. Motivi di natura strettamente
igienica (ad es. cattivo odore per la presenza di incontinenti) e motivi derivanti
dalla consapevolezza della valenza terapeutica della qualità ambientale,
impongono una differenziazione e caratterizzazione dei locali;
- spazi a prevalente valenza sanitaria per cura e
riabilitazione (ambienti per chinesi e fisioterapia, spazi per la terapia
occupazionale, locali per la cura e l'igiene del corpo);
- spazi all'aperto. È necessario realizzare un
rapporto immediato, comodo, facile e sicuro con le zone all'aperto dell'edificio.
Tenendo conto dei problemi di mobilità e di confusione di molti anziani, è
preferibile localizzare gli spazi residenziali privati a piano terra, per
favorire un più facile contatto con lo spazio all'aperto: è però indispensabile
che lo spazio all'aperto sia adeguatamente protetto. Ad esempio, la tipologia
a corte, con presenza di porticato che si affaccia sul cortile interno,
favorisce contemporaneamente l'orientamento e un uso sicuro dello spazio
interno aperto e protetto;
- spazi di tipo collettivo (da prevedere nei casi in
cui la RSA sia composta da più nuclei) da utilizzare anche per più attività
magari a rotazione. È importante che anche l'ambiente collettivo abbia una sua
"caratterizzazione" per evitare la sensazione di ambiente freddo,
anonimo. Si ribadisce l'assoluta necessità di evitare le camere a 4 letti e
di dotare ogni stanza di proprio servizio igienico. La scelta di dotare ogni
stanza di proprio servizio igienico (lavabo, vaso, bidet o vaso-bidet, doccetta
flessibile a fianco del vaso, doccia con sedile ribaltabile, maniglioni e strumenti
di supporto e di sicurezza) è motivata da considerazioni sanitarie (spesso
l'anziano presenta doppia incontinenza) e residenziali (necessità di
privatezza, possibilità di personalizzare l'ambiente bagno con propri oggetti,
maggior facilità e "tempestività" nel curare l'igiene dell'anziano)
ed è altresì finalizzata a favorire un uso il più possibile autonomo del
servizio igienico. All'interno del nucleo deve essere previsto un locale per il
bagno assistito dei degenti;
4.3 - abolizione
delle grosse concentrazioni di utenti. Deve essere assolutamente evitato
l'accorpamento di 2 RSA (magari per 60 posti ciascuna) in un unico edificio,
anche se le dimensioni dell'edificio lo consentono. In questo caso, e cioè
quando la struttura esistente sia di notevoli dimensioni, vanno operate scelte
coraggiose, quali l'abbandono dell'edificio ed il suo utilizzo per altra destinazione
oppure la compresenza di più servizi in una stessa struttura.
5. Sperimentazione, nel caso di edifici di consistente
dimensione, di soluzioni "miste" dove siano compresenti la RSA ed
altri servizi (ad es. centro socio-sanitario di distretto, servizi amministrativi,
culturali, commerciali, sociali di quartiere). Potrebbero anche essere
sperimentate soluzioni residenziali "miste": normali alloggi di
edilizia residenziale, comunità alloggio, RSA.
* * *
Nota - In materia di RSA su Prospettive
assistenziali, sono stati pubblicati i seguenti articoli:
- G. Nervo, Le residenze sanitarie
assistenziali: aspetti etico-sociali, n. 93;
- Le residenze sanitarie
assistenziali nell'ambito degli interventi rivolti agli anziani ed agli altri
soggetti non autosufficienti, n. 93;
- E. Monzeglio, Le residenze
sanitarie assistenziali: requisiti delle strutture edilizie, n. 94;
- Linee guida per le residenze
sanitarie assistenziali per anziani, n. 95;
- Le residenze sanitarie
assistenziali: aspetti gestionali e strutturali, n. 95;
- Approvato dal Parlamento il
progetto obiettivo "Tutela della salute degli anziani", n. 97;
- Prendersi cura delle persone
anziane anche alla luce del progetto obiettivo "Tutela della salute degli
anziani", n. 99;
- Linee guida per l'attuazione del
progetto obiettivo "Tutela della salute degli anziani", n. 100;
- Il progetto obiettivo anziani:
una svolta per i servizi sanitari e assistenziali, n. .100;
- Gli istituti di ricovero
assistenziale contro il progetto obiettivo "Tutela della salute degli
anziani", n. 100.
www.fondazionepromozionesociale.it