CONFERENZA
EUROPEA SULLE DONNE ANZIANE
Il 24-25 febbraio scorso si è tenuta a Copenhagen la
Conferenza europea "The situation of
older women: potentials and problems", organizzata dalla DaneAge Association di Copenhagen.
La Conferenza ha segnato la conclusione di uno studio
comparativo sulla situazione delle donne anziane nei paesi della Comunità europea,
condotto nel corso del 1993 (Anno europeo dell'anziano e della solidarietà tra
le generazioni), finanziato dalla Comunità europea e coordinato dalla DaneAge Association.
Alla Conferenza hanno partecipato ricercatori e
rappresentanti dei sindacati nonché di commissioni ed associazioni che operano
con anziani, provenienti dai paesi della Comunità che hanno partecipato allo
studio comparativo.
Sulla base dei rapporti nazionali (per l'Italia il
rapporto è stato curato da Mengani M. e Gagliardi C., Older women in the European Community: social and economic conditions.
Italian Report), Anne Maj Nielsen della DaneAge Association ha presentato
una relazione finale sulla condizione delle donne anziane nel quadro dei
diversi regimi di Welfare State attualmente esistenti in Europa.
In tutti i paesi considerati, le donne anziane,
seppure in misura differente, si trovano in condizioni economiche e sociali
svantaggiate rispetto agli uomini, in relazione anche alle ridotte possibilità
che hanno avuto di entrare nel mercato del lavoro o di maturare il diritto
alla pensione di vecchiaia.
Pertanto la qualità della vita delle donne anziane
dipende dal grado di protezione sociale che i vari regimi di Welfare sono in
grado di garantire. A questo proposito è stata avanzata e dibattuta la
seguente classificazione:
- regimi di
Welfare rudimentale (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia), debole intervento
dei servizi sociali a favore delle donne anziane, funzione assistenziale della
famiglia);
- regime di
Welfare corporativo (Francia, Lussemburgo, Belgio, Germania) e regimi residuali di Welfare
(Inghilterra, Irlanda, Olanda), intervento più sensibile nei confronti delle
donne anziane, che non consente però di superare le situazioni di svantaggio
rispetto agli uomini;
- regime
moderno (Danimarca), forte intervento dei servizi sociali nel garantire
alle donne anziane le stesse opportunità di cui godono gli uomini.
Sono state inoltre sviluppate, attraverso gli interventi
dei relatori nazionali, le problematiche più rilevanti che debbono essere
oggetto di politiche socio-sanitarie per migliorare la condizione delle donne
anziane in tutti i paesi della Comunità:
- una situazione generalizzata di svantaggio
economico e sociale rispetto agli uomini;
- la difficoltà delle donne, ed ancor più delle donne
anziane, a rendersi partecipi nella vita sociale e politica;
- il problema dell'attribuzione dei ruoli all'interno
delta famiglia;
- la difficoltà di ottenere un riconoscimento
dell'assistenza fornita alla famiglia, del lavoro domestico.
Dal dibattito attorno a questi problemi è scaturita
una risoluzione finale che verrà presentata al Parlamento europeo, al Consiglio
dei ministri e alla Commissione delle Comunità europee che afferma quanto
segue:
«I
partecipanti alla conferenza Europea "The
situation of Older Women: Potentials and problems", riconoscono ed affermano il contributo che le donne anziane forniscono
alle loro famiglie, alla comunità ed alla società, nonché il loro diritto ad
avere voce nelle decisioni a tutti i livelli di governo.
«Dallo
studio pilota "Older women in
the European Community - Social and Economic Conditions and Differences"
condotto dalla DaneAge Association con il supporto finanziario della
Commissione delle Comunità europee ed in accordo con altri studi di carattere
nazionale e regionale, si può generalmente concludere che:
- la
maggioranza delle persone anziane in tutti gli Stati membri è costituita da
donne, la cui proporzione cresce con l'aumentare dell'età;
- la
condizione delle donne anziane dipende in maniera decisiva da tre principali
fonti di risorse e precisamente le risorse relative alla situazione
individuale (reddito, famiglia, figli), le condizioni ambientali di vita, la
dimensione e le forme di intervento del Welfare State;
- le donne
hanno (ed hanno avuto) ruoli differenti rispetto a quelli degli uomini. In
particolare, le donne sono responsabili - e continuano ad esserlo anche in età
anziana - del lavoro (non retribuito) di cura della famiglia, un compito per il
quale esse non ricevono alcun compenso nella vecchiaia;
- la maggior
parte delle donne anziane sono "produttivamente" attive nella
vecchiaia e non possono essere considerate un peso per la società;
- in nessuno
degli Stati membri le donne hanno avuto le stesse opportunità degli uomini nel
decidere di essere economicamente attive al di fuori delle mura domestiche e
nello stesso tempo di avere una famiglia. Le donne sono sempre state - e
continuano ad essere -più svantaggiate degli uomini relativamente alla
permanenza nel mercato del lavoro;
- un numero
maggiore di donne rispetto agli uomini si trova in una condizione di totale
dipendenza dalle pensioni minime sociali; le donne risultano essere
particolarmente svantaggiate anche riguardo ad altre situazioni collegate al
reddito come l'abitazione, le attività da svolgere nel tempo libero, ecc.
Questo accade principalmente perché gli schemi pensionistici sono socialmente
determinati dagli uomini per adattarsi ai modelli maschili di occupazione che
non sono applicabili alla maggior parte delle donne.
«Quindi
nella vecchiaia le donne si trovano a vivere una serie di svantaggi: il reddito
basso, l'uscita dal mercato del lavoro, il problema dell'abitazione, della
salute e dell'assistenza. Gli svantaggi sono chiaramente l'effetto cumulativo
delle disparità verificatesi durante il corso della vita e come tali hanno un
impatto maggiore sulla situazione delle donne anziane.
«Dal quadro
che emerge dalle esperienze delle stesse donne anziane, dalla presente ricerca
e dalle conclusioni, i partecipanti alla Conferenza europea chiedono
all'unanimità al Parlamento europeo, al Consiglio dei ministri e alla Commissione
europea - nell'ambito del suo programma corrente 1994/95 e nello sviluppo di
tutti i programmi di azione rilevanti - di:
a)
attribuire valore al contributo che le donne anziane danno all'economia di ogni
paese;
b)
riconoscere che, lontano dall'essere un peso per la società, le donne anziane
danno un contributo ben maggiore rispetto a quello che ricevono;
c)
incoraggiare i governi nazionali a sviluppare politiche che riconoscano questo
contributo attraverso l'attribuzione di una pensione;
d) dare
l'opportunità alle donne anziane di partecipare ai processi decisionali ed
alla vita pubblica;
e)
promuovere delle azioni positive per incidere sulle discriminazioni contro le
donne anziane, comprese le minoranze etniche e altri gruppi di donne anziane
particolarmente svantaggiati,
f)
incoraggiare i governi nazionali ad includere le donne anziane nelle iniziative
di politica sociale sia a livello nazionale che locale;
g)
promuovere azioni al fine di assicurare che la divisione dei ruoli di cura ed
assistenza nella società e la relativa distribuzione delle responsabilità tra
donne e uomini riflettano la prospettiva di pari opportunità;
h) integrare
la prospettiva comune rispetto al sesso in tutti i futuri programmi ed in
particolare le quattro aree prioritarie già identificate nell'ambito del
secondo programma di azione per la popolazione anziana;
i) istituire
una struttura permanente finalizzata al dialogo tra l'unità per le pari
opportunità e l'unità per gli anziani per assicurare che tutti i programmi futuri
includano gli interessi delle donne nella prospettiva del corso di vita;
I)
promuovere attività che accomunino i rappresentanti europei degli anziani e le
organizzazíoni di donne per contribuire allo sviluppo delle politiche e dei
servizi in una prospettiva comune rispetto al sesso ed età».
Sui
programmi di ricerca e sulle pubblicazioni realizzate, si possono avere
informazioni scrivendo a:
Dott.
Massimo Mengani
I.N.R.C.A.
- Dipartimento ricerche gerontologiche e geriatriche
Lungomare
Vanvitelli - 60121 Ancona - tel. 071 / 5899745 - fax 203685
www.fondazionepromozionesociale.it