Prospettive assistenziali, n. 106, aprile-giugno 1994

 

 

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CONFERENZA EUROPEA SULLE DONNE ANZIANE

 

Il 24-25 febbraio scorso si è tenuta a Copenhagen la Conferenza europea "The situation of older women: potentials and problems", organizzata dalla DaneAge Association di Copenhagen.

La Conferenza ha segnato la conclusione di uno studio comparativo sulla situazione delle donne anziane nei paesi della Comunità europea, condotto nel corso del 1993 (Anno europeo dell'anziano e della solidarietà tra le generazioni), finanziato dalla Comunità europea e coordinato dalla DaneAge Association.

Alla Conferenza hanno partecipato ricercatori e rappresentanti dei sindacati nonché di com­missioni ed associazioni che operano con anziani, provenienti dai paesi della Comunità che hanno partecipato allo studio comparativo.

Sulla base dei rapporti nazionali (per l'Italia il rapporto è stato curato da Mengani M. e Gagliardi C., Older women in the European Commu­nity: social and economic conditions. Italian Re­port), Anne Maj Nielsen della DaneAge Association ha presentato una relazione finale sulla condizione delle donne anziane nel quadro dei diversi regimi di Welfare State attualmente esistenti in Europa.

In tutti i paesi considerati, le donne anziane, seppure in misura differente, si trovano in con­dizioni economiche e sociali svantaggiate rispetto agli uomini, in relazione anche alle ridotte possibilità che hanno avuto di entrare nel mer­cato del lavoro o di maturare il diritto alla pensione di vecchiaia.

Pertanto la qualità della vita delle donne anziane dipende dal grado di protezione sociale che i vari regimi di Welfare sono in grado di garantire. A questo proposito è stata avanzata e dibattuta la seguente classificazione:

- regimi di Welfare rudimentale (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia), debole intervento dei servizi sociali a favore delle donne anziane, fun­zione assistenziale della famiglia);

- regime di Welfare corporativo (Francia, Lus­semburgo, Belgio, Germania) e regimi residuali di Welfare (Inghilterra, Irlanda, Olanda), interven­to più sensibile nei confronti delle donne anzia­ne, che non consente però di superare le situa­zioni di svantaggio rispetto agli uomini;

- regime moderno (Danimarca), forte inter­vento dei servizi sociali nel garantire alle donne anziane le stesse opportunità di cui godono gli uomini.

Sono state inoltre sviluppate, attraverso gli in­terventi dei relatori nazionali, le problematiche più rilevanti che debbono essere oggetto di poli­tiche socio-sanitarie per migliorare la condizio­ne delle donne anziane in tutti i paesi della Co­munità:

- una situazione generalizzata di svantaggio economico e sociale rispetto agli uomini;

- la difficoltà delle donne, ed ancor più delle donne anziane, a rendersi partecipi nella vita sociale e politica;

- il problema dell'attribuzione dei ruoli all'in­terno delta famiglia;

- la difficoltà di ottenere un riconoscimento dell'assistenza fornita alla famiglia, del lavoro domestico.

Dal dibattito attorno a questi problemi è scatu­rita una risoluzione finale che verrà presentata al Parlamento europeo, al Consiglio dei ministri e alla Commissione delle Comunità europee che afferma quanto segue:

«I partecipanti alla conferenza Europea "The situation of Older Women: Potentials and pro­blems", riconoscono ed affermano il contributo che le donne anziane forniscono alle loro fami­glie, alla comunità ed alla società, nonché il loro diritto ad avere voce nelle decisioni a tutti i livelli di governo.

«Dallo studio pilota "Older women in the Euro­pean Community - Social and Economic Condi­tions and Differences" condotto dalla DaneAge Association con il supporto finanziario della Commissione delle Comunità europee ed in ac­cordo con altri studi di carattere nazionale e re­gionale, si può generalmente concludere che:

- la maggioranza delle persone anziane in tutti gli Stati membri è costituita da donne, la cui pro­porzione cresce con l'aumentare dell'età;

- la condizione delle donne anziane dipende in maniera decisiva da tre principali fonti di risor­se e precisamente le risorse relative alla situazio­ne individuale (reddito, famiglia, figli), le condi­zioni ambientali di vita, la dimensione e le forme di intervento del Welfare State;

- le donne hanno (ed hanno avuto) ruoli diffe­renti rispetto a quelli degli uomini. In particolare, le donne sono responsabili - e continuano ad esserlo anche in età anziana - del lavoro (non retribuito) di cura della famiglia, un compito per il quale esse non ricevono alcun compenso nella vecchiaia;

- la maggior parte delle donne anziane sono "produttivamente" attive nella vecchiaia e non possono essere considerate un peso per la so­cietà;

- in nessuno degli Stati membri le donne han­no avuto le stesse opportunità degli uomini nel decidere di essere economicamente attive al di fuori delle mura domestiche e nello stesso tem­po di avere una famiglia. Le donne sono sempre state - e continuano ad essere -più svantaggia­te degli uomini relativamente alla permanenza nel mercato del lavoro;

- un numero maggiore di donne rispetto agli uomini si trova in una condizione di totale dipen­denza dalle pensioni minime sociali; le donne ri­sultano essere particolarmente svantaggiate an­che riguardo ad altre situazioni collegate al red­dito come l'abitazione, le attività da svolgere nel tempo libero, ecc. Questo accade principalmente perché gli schemi pensionistici sono socialmente determinati dagli uomini per adattarsi ai modelli maschili di occupazione che non sono applicabili alla maggior parte delle donne.

«Quindi nella vecchiaia le donne si trovano a vivere una serie di svantaggi: il reddito basso, l'uscita dal mercato del lavoro, il problema dell'abitazione, della salute e dell'assistenza. Gli svantaggi sono chiaramente l'effetto cumulativo delle disparità verificatesi durante il corso della vita e come tali hanno un impatto maggiore sulla situazione delle donne anziane.

«Dal quadro che emerge dalle esperienze del­le stesse donne anziane, dalla presente ricerca e dalle conclusioni, i partecipanti alla Conferenza europea chiedono all'unanimità al Parlamento europeo, al Consiglio dei ministri e alla Commis­sione europea - nell'ambito del suo programma corrente 1994/95 e nello sviluppo di tutti i pro­grammi di azione rilevanti - di:

a) attribuire valore al contributo che le donne anziane danno all'economia di ogni paese;

b) riconoscere che, lontano dall'essere un pe­so per la società, le donne anziane danno un contributo ben maggiore rispetto a quello che ri­cevono;

c) incoraggiare i governi nazionali a sviluppare politiche che riconoscano questo contributo at­traverso l'attribuzione di una pensione;

d) dare l'opportunità alle donne anziane di par­tecipare ai processi decisionali ed alla vita pub­blica;

e) promuovere delle azioni positive per incide­re sulle discriminazioni contro le donne anziane, comprese le minoranze etniche e altri gruppi di donne anziane particolarmente svantaggiati,

f) incoraggiare i governi nazionali ad includere le donne anziane nelle iniziative di politica socia­le sia a livello nazionale che locale;

g) promuovere azioni al fine di assicurare che la divisione dei ruoli di cura ed assistenza nella società e la relativa distribuzione delle respon­sabilità tra donne e uomini riflettano la prospetti­va di pari opportunità;

h) integrare la prospettiva comune rispetto al sesso in tutti i futuri programmi ed in particolare le quattro aree prioritarie già identificate nell'am­bito del secondo programma di azione per la po­polazione anziana;

i) istituire una struttura permanente finalizzata al dialogo tra l'unità per le pari opportunità e l'unità per gli anziani per assicurare che tutti i programmi futuri includano gli interessi delle donne nella prospettiva del corso di vita;

I) promuovere attività che accomunino i rap­presentanti europei degli anziani e le organizza­zíoni di donne per contribuire allo sviluppo delle politiche e dei servizi in una prospettiva comune rispetto al sesso ed età».

 

Sui programmi di ricerca e sulle pubblicazioni realiz­zate, si possono avere informazioni scrivendo a:

Dott. Massimo Mengani

I.N.R.C.A. - Dipartimento ricerche gerontologiche e geriatriche

Lungomare Vanvitelli - 60121 Ancona - tel. 071 / 5899745 - fax 203685

 

 

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