LA
PSICHIATRIA IN ABRUZZO: PREOCCUPANTI CARENZE E NOTEVOLE SPRECO DI DENARO
Con una
insistenza che solleva dubbi sulla veridicità, si afferma che, a causa della
mancanza di mezzi economici, molti servizi sanitari, sociali e assistenziali, a
volte addirittura anche quelli indispensabili per la sopravvivenza, non
sarebbero in grado di garantire livelli accettabili.
Quanto sopra
è sostenuto dalle autorità preposte, dai partiti di maggioranza e, spesso,
anche da quelli di minoranza, non solo per emarginare gli anziani malati
cronici non autosufficienti, ma anche le persone (vecchi, adulti e giovani) con
problemi di natura psichica.
La
preoccupante carenza di servizi e il notevole spreco di denaro sono confermati
dal documento presentato nel settembre 1993 da Sergio Turone, vice-presidente
della Commissione di inchiesta sull'assistenza psichiatrica, istituita dal
Consiglio della Regione Abruzzo.
Documento del Consigliere Turone (1)
II sistema di potere politico-amministrativo che fin
dalla nascita dell'Istituto Regione ha condizionato l'Abruzzo ha trovato
nell'organizzazione psichiatrica - vale a dire in quella che dovrebbe essere
l'assistenza ai malati di mente - uno dei canali più massicciamente produttivi
di corruzione politica e di arricchimento. Lo sperpero accertato ammonta - in
lire attuali - a oltre mille miliardi. È questa in estrema sintesi la conclusione
cui è giunta la Commissione d'inchiesta che è stata costituita dal Consiglio
regionale alla fine del 1991 e che ha lavorato dai primi mesi del 1992 fino al
luglio 1993.
Quantificare lo sperpero - nei casi di cattiva
amministrazione e corruttela - è sempre operazione ardua, che suggerisce
doverosa cautela nella formulazione di cifre; ma la Commissione d'inchiesta -
pur fra le molteplici difficoltà in cui ha operato e che sono per esempio
testimoniate dai tentativi d'intimidazione e dalle ripetute dimissioni di
propri membri, volta a volta sostituiti - è riuscita ad acquisire gli strumenti
conoscitivi per una valutazione minimale approssimativa e dimostrabile. Si
tratta, a valore costante 1992 della lira, di un saccheggio non inferiore ai
1.050 miliardi: e tale somma è riferita soltanto al denaro che la Regione ha
versato a cliniche private, cui di fatto è stata delegata senza alcun controllo
l'assistenza psichiatrica almeno dal 1978 in poi. Siamo consapevoli che in
queste vicende il danno sociale è incalcolabilmente superiore al dato
aritmetico contabile, sia perché le abissali lacune dell'assistenza
psichiatrica pubblica si traducono in sofferenza atroce, che i malati mentali e
i loro familiari vivono sulla propria pelle e che non è misurabile, sia perché
gli effetti dell'abuso amministrativo producono in generale una sfiducia nelle
Istituzioni, costituendo una permanente minaccia per la sopravvivenza stessa
della democrazia. Abbiamo tuttavia voluto aprire questa relazione con un dato
aritmetico, per dimostrare come la Commissione d'inchiesta abbia proceduto su
basi di accertata concretezza e di riscontri rigorosamente oggettivi.
Ci sembra pertanto doveroso - pur senza sopravvalutare
il dato aritmetico circoscritto rispetto all'assai più lesivo danno sociale -
spiegare subito come è stato possibile giungere alla somma indicata di 1.050
miliardi.
II punto di partenza è un documento ufficiale di
provenienza governativa, e più precisamente una lettera che - dopo ripetute
richieste da parte della Commissione - l'Assessorato alla sanità ha scritto
alla Commissione stessa in data 2 giugno 1993. Nella lettera si parla del
rapporto finanziario intercorso fra la Regione e le due cliniche private:
Villa Pini e Villa Serena. Si precisa che le suddette case di cura non sono
convenzionate per la lungodegenza psichiatrica e si forniscono i seguenti dati
relativi al 1992.
Casa di cura "Villa Pini d'Abruzzo"
1) Pazienti ricoverati da
oltre un anno: 350;
2) Spesa per ricoveri
sostenuta dalla ULSS di Chieti nell'anno 1992: L. 34.573.914.606;
3) Diaria giornaliera: L.
181.398.
Casa di cura "Villa Serena"
1) Pazienti ricoverati da
oltre un anno: 313;
2) Spesa per ricoveri
sostenuta dalla ULSS di Pescara nell'anno 1992: L. 35.602.427.904;
3) Diaria giornaliera: L.
175.264.
La prima riflessione che viene spontanea su tali
cifre riguarda i pazienti ricoverati da oltre un anno, i quali sono, al di là
di ogni dubbio, lungodegenti. Su questo dunque c'è una prima evidentissima
illegalità, perché le due cliniche non sono convenzionate per la lungodegenza.
Sappiamo perfettamente che a tale rilievo si può obiettare sostenendo che i
malati mentali purtroppo esistono, che le famiglie non hanno la possibilità di
accollarsene il doloroso peso, e che di fatto le cliniche private esercitano un
ruolo di supplenza rispetto a una struttura pubblica che di fatto, nelle
province di Chieti e di Pescara, ha rinunciato per decenni ad esercitare
qualsiasi ruolo. Anzi, ha rinunciato addirittura ad esistere, perché
l'amministrazione regionale ha lasciato campo libero all'iniziativa privata.
Non è un caso che in altre province della nostra regione, per esempio a
L'Aquila (dove, nonostante difficoltà e lacune, una struttura pubblica come
l'ospedale psichiatrico di Collemaggio funziona bene, grazie all'impegno di
medici, paramedici, amministratori e degli stessi malati, stimolati a
sviluppare le residue risorse di autonoma intelligenza) la speculazione
privata trovi nel settore psichiatrico solo spazi molto esigui, o non ne trovi
affatto.
Ma è bene chiarire fin d'ora che la Commissione
d'inchiesta - sorta in un ambito politicoamministrativo quale il Consiglio
regionale e con compiti d'indagine sulla gestione politica dell'assistenza
psichiatrica - non si è neppure posta il problema di esprimere giudizi sull'operato
delle cliniche private che dalla situazione hanno tratto vantaggi economici. La
logica imprenditoriale può essere condivisa o combattuta sul piano
politico-culturale, ma nessuno può negare che all'imprenditore sia consentito
utilizzare tutti gli spazi di profitto offertigli dal mercato. Se nella
vicenda in questione ci sono state violazioni di legge - da parte di
amministratori pubblici come di operatori privati - la Commissione d'inchiesta
si rimetterà in proposito al giudizio della magistratura. Fin dall'inizio
dell'estate di quest'anno la Commissione - avendo ritenuto che molte delle cose
apprese durante le numerose audizioni potrebbero costituire "notitia criminis" - ha inviato i
verbali dei propri lavori alle procure della Repubblica di Chieti, di Pescara e
dell'Aquila, perché siano i giudici, se lo ritengono, a indagare sugli
eventuali contenuti penali di comportamenti su cui la Commissione d'inchiesta può
esprimere ed esprime solo giudizi di condanna politico-amministrativa. Anche il
testo della presente relazione sarà inviato alla magistratura, a completamento
della documentazione che la magistratura stessa ha già ricevuto od acquisito
mediante sequestri operati in regione.
Tornando - a conclusione di questo primo paragrafo -
alle cifre contenute nella lettera inviata alla Commissione d'inchiesta il 2
giugno 1993 dall'Assessorato alla sanità, è sufficiente un calcolo elementare
per apprendere che i fondi pubblici erogati alle due citate cliniche private
nel 1992 ammontano complessivamente a 70 miliardi più qualche spicciolo. Ora,
poiché tale sistema vige dal 1978, cioè da 15 anni, non è improprio moltiplicare
per 15 la spesa del 1992.
Il risultato della moltiplicazione dà giusto quella
cifra di 1.050 miliardi che abbiamo fornito all'inizio.
Una riflessione, infine sulle diarie. Come abbiamo
visto, la retta giornaliera praticata da Villa Serena per ciascun paziente, nel
1992, è stata di L. 175mi1a e rotti, mentre quella di Villa Pini è stata di 181
mila lire e qualcosa. I malati sono in stragrande maggioranza autosufficienti e
docili. Vivono in camerette ben tenute di due-quattro letti, fruiscono di un
buon vitto. Se, per ipotesi assurda, le spese potessero essere valutate secondo
criteri alberghieri, una giornata di soggiorno comporterebbe una diaria
ragionevole di 40.000 lire. In più c'è da calcolare però il costo delle
terapie, che può variare da caso a caso. Ma quasi tutti i lungodegenti - che
costituiscono la maggioranza dei ricoverati - ricevono purtroppo solo terapie
consistenti nella somministrazione di psicofarmaci. Quanto costa una pillola
di Valium? Alla divisione neuropsichiatrica dell'ospedale Mazzini di Teramo
(pubblico) l'ufficio di statistica sanitaria della Direzione ha compilato una
scheda da cui risulta che il costo farmaceutico per giornata di degenza è di
duecentodieci (210) lire.
Teniamo peraltro a ribadire che, se le diarie vigenti
lasciano alle cliniche private margini di profitto spropositati, la
responsabilità non è tanto degli imprenditori - che nel cercare il massimo
guadagno fanno il loro mestiere - quanto dei politici che, negli anni in cui la
DC abruzzese e i suoi alleati minori esercitavano su ogni ganglio della vita
pubblica un controllo assoluto, hanno consentito o favorito lo sviluppo di un
meccanismo così drammaticamente finalizzato allo sperpero di denaro pubblico.
Se i mille miliardi, perduti in una dissennata
gestione il cui risultato è che oggi in Abruzzo i malati mentali sono di fatto
lasciati a se stessi o alle disperate famiglie, fossero stati investiti nelle
strutture pubbliche che per legge dovrebbero essere distribuite sul territorio,
oggi i malati potrebbero essere assistiti secondo criteri assai più umani,
vivendo nelle famiglie, e trovando nei pressi della propria casa il supporto
terapeutico di cui abbisognano per essere seguìti e stimolati a pensare,
anziché addormentati con gli psicofarmaci.
Non occorre andare all'estero o nelle regioni ricche
del nord-Italia per trovare esperienze terapeutiche soddisfacenti nel campo
dell'assistenza psichiatrica. Basta andare nel Molise, che è una regione più
povera della nostra, ma dove, quanto meno nel campo della psichiatria, si sono
ottenuti, come la Commissione d'inchiesta ha accertato mediante utili
audizioni, risultati positivi a costi ridotti.
(1) II documento è
«una proposta di stesura che il vicepresidente della Commissione offre agli
altri Commissari».
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