Prospettive assistenziali, n. 106, aprile-giugno 1994

 

 

LA PSICHIATRIA IN ABRUZZO: PREOCCUPANTI CARENZE E NOTEVOLE SPRECO DI DENARO

 

 

Con una insistenza che solleva dubbi sulla veridicità, si afferma che, a causa della mancanza di mezzi economici, molti servizi sanitari, sociali e assistenziali, a volte addirittura anche quelli in­dispensabili per la sopravvivenza, non sarebbero in grado di garantire livelli accettabili.

Quanto sopra è sostenuto dalle autorità prepo­ste, dai partiti di maggioranza e, spesso, anche da quelli di minoranza, non solo per emarginare gli anziani malati cronici non autosufficienti, ma anche le persone (vecchi, adulti e giovani) con problemi di natura psichica.

La preoccupante carenza di servizi e il notevo­le spreco di denaro sono confermati dal documento presentato nel settembre 1993 da Sergio Turone, vice-presidente della Commissione di in­chiesta sull'assistenza psichiatrica, istituita dal Consiglio della Regione Abruzzo.

 

Documento del Consigliere Turone (1)

II sistema di potere politico-amministrativo che fin dalla nascita dell'Istituto Regione ha con­dizionato l'Abruzzo ha trovato nell'organizzazio­ne psichiatrica - vale a dire in quella che do­vrebbe essere l'assistenza ai malati di mente - uno dei canali più massicciamente produttivi di corruzione politica e di arricchimento. Lo sper­pero accertato ammonta - in lire attuali - a oltre mille miliardi. È questa in estrema sintesi la con­clusione cui è giunta la Commissione d'inchie­sta che è stata costituita dal Consiglio regionale alla fine del 1991 e che ha lavorato dai primi mesi del 1992 fino al luglio 1993.

Quantificare lo sperpero - nei casi di cattiva amministrazione e corruttela - è sempre opera­zione ardua, che suggerisce doverosa cautela nella formulazione di cifre; ma la Commissione d'inchiesta - pur fra le molteplici difficoltà in cui ha operato e che sono per esempio testimoniate dai tentativi d'intimidazione e dalle ripetute di­missioni di propri membri, volta a volta sostituiti - è riuscita ad acquisire gli strumenti conoscitivi per una valutazione minimale approssimativa e dimostrabile. Si tratta, a valore costante 1992 del­la lira, di un saccheggio non inferiore ai 1.050 mi­liardi: e tale somma è riferita soltanto al denaro che la Regione ha versato a cliniche private, cui di fatto è stata delegata senza alcun controllo l'assistenza psichiatrica almeno dal 1978 in poi. Siamo consapevoli che in queste vicende il danno sociale è incalcolabilmente superiore al dato aritmetico contabile, sia perché le abissali lacune dell'assistenza psichiatrica pubblica si traducono in sofferenza atroce, che i malati mentali e i loro familiari vivono sulla propria pel­le e che non è misurabile, sia perché gli effetti dell'abuso amministrativo producono in genera­le una sfiducia nelle Istituzioni, costituendo una permanente minaccia per la sopravvivenza stes­sa della democrazia. Abbiamo tuttavia voluto aprire questa relazione con un dato aritmetico, per dimostrare come la Commissione d'inchie­sta abbia proceduto su basi di accertata con­cretezza e di riscontri rigorosamente oggettivi.

Ci sembra pertanto doveroso - pur senza so­pravvalutare il dato aritmetico circoscritto ri­spetto all'assai più lesivo danno sociale - spie­gare subito come è stato possibile giungere alla somma indicata di 1.050 miliardi.

II punto di partenza è un documento ufficiale di provenienza governativa, e più precisamente una lettera che - dopo ripetute richieste da par­te della Commissione - l'Assessorato alla sanità ha scritto alla Commissione stessa in data 2 giu­gno 1993. Nella lettera si parla del rapporto fi­nanziario intercorso fra la Regione e le due clini­che private: Villa Pini e Villa Serena. Si precisa che le suddette case di cura non sono conven­zionate per la lungodegenza psichiatrica e si forniscono i seguenti dati relativi al 1992.

 

Casa di cura "Villa Pini d'Abruzzo"

1) Pazienti ricoverati da oltre un anno: 350;

2) Spesa per ricoveri sostenuta dalla ULSS di Chieti nell'anno 1992: L. 34.573.914.606;

3) Diaria giornaliera: L. 181.398.

 

Casa di cura "Villa Serena"

1) Pazienti ricoverati da oltre un anno: 313;

2) Spesa per ricoveri sostenuta dalla ULSS di Pescara nell'anno 1992: L. 35.602.427.904;

3) Diaria giornaliera: L. 175.264.

La prima riflessione che viene spontanea su tali cifre riguarda i pazienti ricoverati da oltre un anno, i quali sono, al di là di ogni dubbio, lungo­degenti. Su questo dunque c'è una prima evi­dentissima illegalità, perché le due cliniche non sono convenzionate per la lungodegenza. Sap­piamo perfettamente che a tale rilievo si può obiettare sostenendo che i malati mentali pur­troppo esistono, che le famiglie non hanno la possibilità di accollarsene il doloroso peso, e che di fatto le cliniche private esercitano un ruo­lo di supplenza rispetto a una struttura pubblica che di fatto, nelle province di Chieti e di Pescara, ha rinunciato per decenni ad esercitare qualsia­si ruolo. Anzi, ha rinunciato addirittura ad esiste­re, perché l'amministrazione regionale ha la­sciato campo libero all'iniziativa privata. Non è un caso che in altre province della nostra regio­ne, per esempio a L'Aquila (dove, nonostante difficoltà e lacune, una struttura pubblica come l'ospedale psichiatrico di Collemaggio funziona bene, grazie all'impegno di medici, paramedici, amministratori e degli stessi malati, stimolati a sviluppare le residue risorse di autonoma intelli­genza) la speculazione privata trovi nel settore psichiatrico solo spazi molto esigui, o non ne trovi affatto.

Ma è bene chiarire fin d'ora che la Commis­sione d'inchiesta - sorta in un ambito politico­amministrativo quale il Consiglio regionale e con compiti d'indagine sulla gestione politica dell'assistenza psichiatrica - non si è neppure posta il problema di esprimere giudizi sull'ope­rato delle cliniche private che dalla situazione hanno tratto vantaggi economici. La logica im­prenditoriale può essere condivisa o combattuta sul piano politico-culturale, ma nessuno può ne­gare che all'imprenditore sia consentito utilizza­re tutti gli spazi di profitto offertigli dal mercato. Se nella vicenda in questione ci sono state vio­lazioni di legge - da parte di amministratori pub­blici come di operatori privati - la Commissione d'inchiesta si rimetterà in proposito al giudizio della magistratura. Fin dall'inizio dell'estate di quest'anno la Commissione - avendo ritenuto che molte delle cose apprese durante le nume­rose audizioni potrebbero costituire "notitia cri­minis" - ha inviato i verbali dei propri lavori alle procure della Repubblica di Chieti, di Pescara e dell'Aquila, perché siano i giudici, se lo ritengo­no, a indagare sugli eventuali contenuti penali di comportamenti su cui la Commissione d'inchie­sta può esprimere ed esprime solo giudizi di condanna politico-amministrativa. Anche il testo della presente relazione sarà inviato alla magi­stratura, a completamento della documentazio­ne che la magistratura stessa ha già ricevuto od acquisito mediante sequestri operati in regione.

Tornando - a conclusione di questo primo paragrafo - alle cifre contenute nella lettera in­viata alla Commissione d'inchiesta il 2 giugno 1993 dall'Assessorato alla sanità, è sufficiente un calcolo elementare per apprendere che i fondi pubblici erogati alle due citate cliniche pri­vate nel 1992 ammontano complessivamente a 70 miliardi più qualche spicciolo. Ora, poiché ta­le sistema vige dal 1978, cioè da 15 anni, non è improprio moltiplicare per 15 la spesa del 1992.

Il risultato della moltiplicazione dà giusto quel­la cifra di 1.050 miliardi che abbiamo fornito al­l'inizio.

Una riflessione, infine sulle diarie. Come ab­biamo visto, la retta giornaliera praticata da Villa Serena per ciascun paziente, nel 1992, è stata di L. 175mi1a e rotti, mentre quella di Villa Pini è stata di 181 mila lire e qualcosa. I malati sono in stragrande maggioranza autosufficienti e docili. Vivono in camerette ben tenute di due-quattro letti, fruiscono di un buon vitto. Se, per ipotesi assurda, le spese potessero essere valutate se­condo criteri alberghieri, una giornata di sog­giorno comporterebbe una diaria ragionevole di 40.000 lire. In più c'è da calcolare però il costo delle terapie, che può variare da caso a caso. Ma quasi tutti i lungodegenti - che costituisco­no la maggioranza dei ricoverati - ricevono pur­troppo solo terapie consistenti nella sommini­strazione di psicofarmaci. Quanto costa una pil­lola di Valium? Alla divisione neuropsichiatrica dell'ospedale Mazzini di Teramo (pubblico) l'uffi­cio di statistica sanitaria della Direzione ha com­pilato una scheda da cui risulta che il costo far­maceutico per giornata di degenza è di duecen­todieci (210) lire.

Teniamo peraltro a ribadire che, se le diarie vigenti lasciano alle cliniche private margini di profitto spropositati, la responsabilità non è tan­to degli imprenditori - che nel cercare il massi­mo guadagno fanno il loro mestiere - quanto dei politici che, negli anni in cui la DC abruzzese e i suoi alleati minori esercitavano su ogni gan­glio della vita pubblica un controllo assoluto, hanno consentito o favorito lo sviluppo di un meccanismo così drammaticamente finalizzato allo sperpero di denaro pubblico.

Se i mille miliardi, perduti in una dissennata gestione il cui risultato è che oggi in Abruzzo i malati mentali sono di fatto lasciati a se stessi o alle disperate famiglie, fossero stati investiti nel­le strutture pubbliche che per legge dovrebbero essere distribuite sul territorio, oggi i malati po­trebbero essere assistiti secondo criteri assai più umani, vivendo nelle famiglie, e trovando nei pressi della propria casa il supporto terapeutico di cui abbisognano per essere seguìti e stimolati a pensare, anziché addormentati con gli psico­farmaci.

Non occorre andare all'estero o nelle regioni ricche del nord-Italia per trovare esperienze te­rapeutiche soddisfacenti nel campo dell'assi­stenza psichiatrica. Basta andare nel Molise, che è una regione più povera della nostra, ma dove, quanto meno nel campo della psichiatria, si sono ottenuti, come la Commissione d'inchie­sta ha accertato mediante utili audizioni, risultati positivi a costi ridotti.

 

 

 

(1) II documento è «una proposta di stesura che il vice­presidente della Commissione offre agli altri Commissari».

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it