Editoriale
LE
RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI: UN GHETTO SECONDO L'EX MINISTRO GARAVAGLIA
Estremamente allarmanti sono le indicazioni contenute
nelle linee guida sulle residenze sanitarie assistenziali (RSA) emanate
dall'ex Ministro della sanità Maria Pia Garavaglia in data 31 marzo 1994, il
cui testo è integralmente riportato in questo numero.
In primo luogo segnaliamo che le RSA sono previste
come una "nuova" sede residenziale di esclusione sociale delle
persone non in grado di difendersi. Infatti, nelle linee guida è stabilito che
vi saranno ricoverati non solo anziani non autosufficienti (1), compresi
quelli colpiti dalla malattia di Alzheimer, ma anche handicappati fisici,
psichici e sensoriali. Le RSA sono quindi strutture destinate alla cura - o
più esattamente alla custodia - di persone colpite da patologie invalidanti:
anziani cronici, malati mentali anche giovani e adulti, dementi senili
istituzionalizzati insieme (se pur suddivisi in appositi nuclei) ad
handicappati intellettivi, spastici, ciechi, sordi, ecc.
Una interpretazione di comodo della tanto mistificata
"integrazione fra sanità e assistenza", più volte richiamata nelle
linee guida, ha portato all'assurdo di una struttura che, per una parte dei
soggetti, dovrebbe essere caratterizzata in senso sanitario per curare e
riabilitare le persone malate, e per un'altra parte di ospiti, aventi esigenze
completamente diverse, dovrebbe avere il compito di provvedere alla educazione,
socializzazione, autonomizzazione di individui (giovani e adulti) colpiti da
handicap intellettivi fisici e sensoriali che malati non sono.
Le RSA per handicappati
Per quanto riguarda gli handicappati, negli ultimi
20-25 anni sono state attuate e sono in corso migliaia di positive esperienze
- nemmeno citate dall'ex Ministro della sanità - che hanno consentito ai
soggetti di condurre un'esistenza incomparabilmente migliore rispetto al
ricovero in istituto e allo Stato di risparmiare migliaia di miliardi in spese
di investimento e di gestione. Ci riferiamo, ad esempio, all'inserimento prescolastico,
scolastico e lavorativo, ai centri di formazione professionale integrati, ai
corsi prelavorativi, all'assegnazione di alloggi dell'edilizia economica e
popolare, alle iniziative di abbattimento delle barriere architettoniche, agli
aiuti psico-sociali rivolti agli handicappati e ai loro congiunti, agli
affidamenti familiari a scopo educativo, alle adozioni di minori con
menomazioni anche gravi (sordi, ciechi, focomelici, spastici, ecc.) (2).
Ci rapportiamo, inoltre, alle centinaia di comunità
alloggio e di case famiglia in cui gli handicappati vivono nel normale
contesto sociale e abitativo.
Fra i risultati positivi segnaliamo, altresì, la
netta riduzione dell'istituzionalizzazione. Significativi i dati dell'Istituto
centrale di statistica (3):
Ricoverati i
istituti per 1960 1988 Diminuzione 1960/1988
- handicappati sensoriali 10.588 3.863 64%
- handicappati fisici 5.302 4.301 19%
Per quanto riguarda gli handicappati intellettivi, i
dati indicano una stabilità dei ricoveri (16.983 nel 1960 e 16.787 nel 1988),
ma occorre tenere conto delle migliaia di soggetti che dai manicomi sono stati
trasferiti in strutture assistenziali (4).
Non vorremmo che le linee guida dell'ex Ministro
della sanità (concordate con le Regioni?) significassero il rilancio
dell'internamento delle persone più deboli.
Dimensioni da ghetto
Le linee guida stabiliscono che «in base alle loro condizioni psicofisiche, sono ospiti delle RSA:
- anziani
non-autosufficienti (in media 4 moduli da 20 a 25 soggetti fino ad un massimo
di 6 moduli). Nelle RSA per anziani, di norma, un modulo di 10-15 posti va
riservato alle demenze;
- disabili fisici, psichici e
sensoriali (in media due moduli, massimo 3 da 10-15 soggetti)».
Pertanto,
la capienza massima delle RSA è di 150 anziani e di 45 handicappati: in totale
195 posti; quella media di 80-100 anziani e 20-30 handicappati.
Si
tratta di dimensioni da vero e proprio ghetto.
Fra l'altro il decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri del 22 dicembre 1989 (che certamente non viene abrogato
dall'emanazione di linee guida!) prevedeva una ricettività massima di 60 posti,
aumentabile a 120 solo nelle zone ad alta densità abitativa.
Vi è da osservare che più la capienza aumenta e
maggiore è l'area territoriale di provenienza dei soggetti e quindi maggiori
sono le difficoltà dei congiunti di essere vicini ai loro cari e minore il
loro apporto alla gestione del malato. Inoltre, dall'analisi dei costi
effettivi, non risulta vera l'affermazione secondo cui più si aumenta il numero
dei posti, più ridotti sono i costi.
Partendo dalle suddette considerazioni e tenendo
conto delle valutazioni compiute dal Prof. Carlo Hanau, Economista sanitario,
era stata stabilita nella proposta di legge di iniziativa popolare
"Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani cronici non
autosufficienti e realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali», che
la ricettività delle RSA non dovesse superare i 40 posti letto, con
articolazione in gruppi di 10.
Le RSA per anziani
I lettori di Prospettive
assistenziali conoscono bene le nostre posizioni sulle RSA per anziani
malati cronici non autosufficienti (5), strutture che - lo ribadiamo per
l'ennesima volta - dovrebbero essere previste esclusivamente per i soggetti
che non sono curabili a domicilio, il che esige che le prestazioni terapeutiche
e riabilitative domiciliari e ambulatoriali (ad esempio i centri diurni per i
dementi senili che vivono in famiglia) non devono solo essere inserite nei programmi,
ma vanno concretamente attuate e messe a disposizione dei malati.
Emarginazione a pagamento
Com'è noto, le cure sanitarie residenziali effettuate
in ospedale, case di cura convenzionate o in altre strutture, sono obbligatorie
in base alle leggi vigenti quando il malato, compreso quello cronico non
autosufficiente, non può essere curato a domicilio.
Le disposizioni in vigore stabiliscono, inoltre, che
tutte le prestazioni sono interamente gratuite (6).
Senza citare alcuna normativa nazionale, le linee
guida dell'ex Ministro della sanità Garavaglia prevedono invece che:
- «nel caso
che l'ospite risulti non autosufficiente e indigente, si può disporre in
genere dell'indennità di accompagnamento prevista per gli invalidi civili. Sarà
necessario, peraltro, prevedere una via preferenziale per il riconoscimento di
invalidità civile per i soggetti non autosufficienti ricoverati presso RSA (7);
- «nel caso
di paziente con pensione adeguata, si può prevedere l'acquisizione di parte
della pensione, per esempio un importo massimo dell'80% della stessa fino a
copertura delle spese, fatta salva la disponibilità di una quota per spese
personali (per es. L. 200.000 mensili);
- «nel caso
che non risultino introiti sufficienti, fermo restando quanto previsto ai punti
precedenti, la somma restante sarà a carico dei familiari o dei servizi
socio-assistenziali del Comune di residenza».
Dunque non solo emarginazione di massa (anziani,
cronici non autosufficienti, handicappati fisici, psichici e sensoriali,
malati di mente, ecc.) ma anche a pagamento!!!
Monitoraggio del progetto obiettivo anziani
Estremamente preoccupanti sono le considerazioni
finali della Commissione di studio istituita dal Ministro della sanità Maria
Pia Garavaglia il 21 maggio 1993 «con il compito di effettuare un monitoraggio
per l'attuazione, a livello nazionale, del Progetto obiettivo anziani» (8).
Infatti
la Commissione, a conclusione dei suoi lavori:
- «ritiene
che il Progetto obiettivo anziani sia insufficientemente recepito a livello
locale e che i tempi della sua graduale attuazione (ad esempio, numero degli
assistiti in assistenza domiciliare integrata ed in spedalizzazione domiciliare
nel primo triennio, realizzazione delle RSA) siano in larga misura disattesi;
-
«il ritardo fin qui registrato rischia di
pregiudicarne gravemente la realizzazione;
- «gli
ostacoli identificati e le carenze segnalate impediscono di fatto il passaggio
dalla fase sperimentale di applicazione del Progetto obiettivo anziani
(durante la quale è consentita una eterogeneità di soluzioni) alla
identificazione di un definitivo modello operativo in grado di rispondere alle
reali esigenze socio-sanitarie dell'anziano».
Osservazioni conclusive
L'On. Garavaglia, quale Ministro della sanità, si è
piegata alle pressioni di coloro (medici di base e ospedalieri, strutture di
ricovero assistenziale, ecc.) che continuano a negare il diritto agli anziani
cronici non autosufficienti alle cure sanitarie nelle forme previste per gli
altri cittadini.
Ne sono una conferma non solo le linee guida sulle
RSA, ma anche il mancato intervento nei confronti della pessima legge della
Regione Emilia-Romagna 3 febbraio 1994 n. 5 (9).
Non ci risulta nemmeno che sia intervenuta per
invitare le Regioni ad erogare alle USL i fondi ottenuti dallo Stato il 16
febbraio 1990 (100 miliardi) e il 31 gennaio 1992 (135 miliardi) per gli
interventi sanitari domiciliari, né per sollecitare a presentare i progetti
per la realizzazione delle RSA. Come abbiamo documentato nello scorso numero,
al 30 giugno 1993, su 2.810 miliardi stanziati, le Regioni hanno richiesto
finanziamenti solo per 1.730 miliardi, lasciandone inutilizzati ben 1.080.
(1) Si osservi che nelle linee guida
non si fa mai riferimento agli "anziani cronici non
autosufficienti", ma agli "anziani non autosufficienti”, come se l'ex
Ministro non sapesse che si tratta di persone malate, anche per aver partecipato
(prima di essere nominata responsabile del dicastero della Sanità) ai lavori
di Gruppo Nazionale "Esigenze e diritti delle persone gravemente non
autosufficienti". Da notare che, forse per negare la caratteristica di
persone malate, all'inizio delle linee guida non si parla di "lungodegenza"
ma di "lungoassistenza".
(2) II tema è stato affrontato nel convegno "Adozione e
affidamento - Una proposta praticabile anche per storie difficili - Esperienze,
valutazioni, orientamenti operativi per l'inserimento familiare di bambini
portatori di handicap, malati o grandicelli", svoltosi a Castel Ivano
Fracena (Trento) il 3-4-5 giugno 1994.
(3) Cfr. "Annuario statistico
dell'assistenza e della previdenza", Vol. 10, edizione 1963 e
"Statistiche della previdenza, della sanità e dell'assistenza
sociale", Annuario n. 29, edizione 1991.
(4) Di rilevante importanza anche i
dati relativi alle persone ricoverate in istituti con utenza mista (24.337 nel
1960 e 8.854 nel 1988 con una riduzione del 64%) e quelli concernenti i minori
normali (200.550 nel 1860 e 27.124 nel 1988 con un calo dell'86%).
(5) Ricordiamo in particolare:
- il convegno di Milano 20-21 maggio
1988 "Anziani cronici non autosufficienti: nuovi orientamenti culturali e
operativi" con relazioni del Cardinale Carlo Maria Martini e del Filosofo
e Senatore a vita Norberto Bobbio (cfr. AA.VV., Eutanasia da abbandono, Rosenberg
& Sellier, Torino, 1988);
- il convegno organizzato a Roma nei
giorni 13-14-15 giugno 1988 dalla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università
cattolica del Sacro Cuore (cfr. P. Carbonin - R. Barnabei, Non autosufficienza
dell'anziano: strategie operative e sistema sanitario a confronto, "Vita e Pensiero", Milano,
1990) ;
- la proposta di legge di iniziativa
popolare "Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani
cronici non autosufficienti e realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali",
presentata con un'iniziativa popolare in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte e
dai consiglieri Mori (Dc), Scalabrini (Verdi federalisti), Monami (Pds) e congiuntamente
da Longhi (Rifondazione comunista) e Del Longo (Verdi) rispettivamente ai
Consigli delle Regioni Liguria, Lazio, Valle d'Aosta e Toscana;
- i documenti del Gruppo nazionale
"Esigenze e diritti delle persone gravemente non autosufficienti"
pubblicati su Prospettive assistenziali,
n. 75, 79, 82, 87, 92, 95 e 99;
- il volume di F. Santanera, M.G.
Breda, F. Dalmazio, Anziani malati
cronici: i diritti negati - Esperienze di difesa e di cambiamento, UTET
Libreria, Torino, 1994.
(6) In merito all'illegittimità della
richiesta di contributi economici ai parenti, compresi quelli tenuti agli
alimenti di persone assistite, citiamo l'articolo di Massimo Dogliotti apparso
su "La rivista trimestrale di
diritto e procedura civile", settembre 1987, il volume dello stesso
Dogliotti "Doveri familiari e
obbligazione alimentare", Giuffrè, Milano, 1994, la nota di Pietro
Rescigno pubblicata su "Giurisprudenza
italiana", ottobre 1993, pp. 687 e segg. e il capitolo di Gaspare
Lisella inserito nel libro "Anziani
e tutele giuridiche" curato da Pasquale Stanzione, Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli, 1991.
(7) Nei casi di ricovero gratuito
l'indennità di accompagnamento non può essere erogata. Sarebbe quindi sufficiente
precisare che coloro che sono accolti in RSA non possono percepire la suddetta
indennità.
(8) La Commissione ere composta da Carlo Vergani - Presidente,
Sandro Antoniazzi, Francesco Antonini, Orazio Buonaccorso, Gaetano Crepaldi,
Fabrizio Fabris, Luigi Ferrucci, Fortunato Marino, Massimo Palleschi, Franco
Rengo, Giuseppe Restelli, Renzo Rozzini, Francesco Santanera.
(9) Cfr. Prospettive assistenziali,
n. 104 e 105.
www.fondazionepromozionesociale.it