Prospettive assistenziali, n. 106, aprile-giugno 1994

 

 

Editoriale

 

LE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI: UN GHETTO SECONDO L'EX MINISTRO GARAVAGLIA

 

 

Estremamente allarmanti sono le indicazioni contenute nelle linee guida sulle residenze sanitarie assistenziali (RSA) emanate dall'ex Mini­stro della sanità Maria Pia Garavaglia in data 31 marzo 1994, il cui testo è integralmente riportato in questo numero.

In primo luogo segnaliamo che le RSA sono previste come una "nuova" sede residenziale di esclusione sociale delle persone non in grado di difendersi. Infatti, nelle linee guida è stabilito che vi saranno ricoverati non solo anziani non auto­sufficienti (1), compresi quelli colpiti dalla malat­tia di Alzheimer, ma anche handicappati fisici, psichici e sensoriali. Le RSA sono quindi strut­ture destinate alla cura - o più esattamente alla custodia - di persone colpite da patologie inva­lidanti: anziani cronici, malati mentali anche gio­vani e adulti, dementi senili istituzionalizzati in­sieme (se pur suddivisi in appositi nuclei) ad handicappati intellettivi, spastici, ciechi, sordi, ecc.

Una interpretazione di comodo della tanto mi­stificata "integrazione fra sanità e assistenza", più volte richiamata nelle linee guida, ha portato all'assurdo di una struttura che, per una parte dei soggetti, dovrebbe essere caratterizzata in senso sanitario per curare e riabilitare le perso­ne malate, e per un'altra parte di ospiti, aventi esigenze completamente diverse, dovrebbe avere il compito di provvedere alla educazione, socializzazione, autonomizzazione di individui (giovani e adulti) colpiti da handicap intellettivi fisici e sensoriali che malati non sono.

 

Le RSA per handicappati

Per quanto riguarda gli handicappati, negli ul­timi 20-25 anni sono state attuate e sono in cor­so migliaia di positive esperienze - nemmeno citate dall'ex Ministro della sanità - che hanno consentito ai soggetti di condurre un'esistenza incomparabilmente migliore rispetto al ricovero in istituto e allo Stato di risparmiare migliaia di miliardi in spese di investimento e di gestione. Ci riferiamo, ad esempio, all'inserimento pre­scolastico, scolastico e lavorativo, ai centri di formazione professionale integrati, ai corsi pre­lavorativi, all'assegnazione di alloggi dell'edilizia economica e popolare, alle iniziative di abbatti­mento delle barriere architettoniche, agli aiuti psico-sociali rivolti agli handicappati e ai loro congiunti, agli affidamenti familiari a scopo edu­cativo, alle adozioni di minori con menomazioni anche gravi (sordi, ciechi, focomelici, spastici, ecc.) (2).

Ci rapportiamo, inoltre, alle centinaia di comu­nità alloggio e di case famiglia in cui gli handi­cappati vivono nel normale contesto sociale e abitativo.

Fra i risultati positivi segnaliamo, altresì, la netta riduzione dell'istituzionalizzazione. Significativi i dati dell'Istituto centrale di statistica (3):

 

Ricoverati i istituti per                      1960                        1988             Diminuzione 1960/1988

- handicappati sensoriali                 10.588                      3.863                          64%

- handicappati fisici                         5.302                       4.301                          19%

 

Per quanto riguarda gli handicappati intelletti­vi, i dati indicano una stabilità dei ricoveri (16.983 nel 1960 e 16.787 nel 1988), ma occor­re tenere conto delle migliaia di soggetti che dai manicomi sono stati trasferiti in strutture assi­stenziali (4).

Non vorremmo che le linee guida dell'ex Mini­stro della sanità (concordate con le Regioni?) significassero il rilancio dell'internamento delle persone più deboli.

 

Dimensioni da ghetto

Le linee guida stabiliscono che «in base alle loro condizioni psicofisiche, sono ospiti delle RSA:

- anziani non-autosufficienti (in media 4 mo­duli da 20 a 25 soggetti fino ad un massimo di 6 moduli). Nelle RSA per anziani, di norma, un mo­dulo di 10-15 posti va riservato alle demenze;

- disabili fisici, psichici e sensoriali (in media due moduli, massimo 3 da 10-15 soggetti)».

Pertanto, la capienza massima delle RSA è di 150 anziani e di 45 handicappati: in totale 195 posti; quella media di 80-100 anziani e 20-30 handicappati.

Si tratta di dimensioni da vero e proprio ghetto.

Fra l'altro il decreto del Presidente del Consi­glio dei Ministri del 22 dicembre 1989 (che cer­tamente non viene abrogato dall'emanazione di linee guida!) prevedeva una ricettività massima di 60 posti, aumentabile a 120 solo nelle zone ad alta densità abitativa.

Vi è da osservare che più la capienza aumen­ta e maggiore è l'area territoriale di provenienza dei soggetti e quindi maggiori sono le difficoltà dei congiunti di essere vicini ai loro cari e mino­re il loro apporto alla gestione del malato. Inol­tre, dall'analisi dei costi effettivi, non risulta vera l'affermazione secondo cui più si aumenta il nu­mero dei posti, più ridotti sono i costi.

Partendo dalle suddette considerazioni e te­nendo conto delle valutazioni compiute dal Prof. Carlo Hanau, Economista sanitario, era stata stabilita nella proposta di legge di iniziativa popolare "Riordino degli interventi sanitari a fa­vore degli anziani cronici non autosufficienti e realizzazione delle residenze sanitarie assisten­ziali», che la ricettività delle RSA non dovesse superare i 40 posti letto, con articolazione in gruppi di 10.

 

Le RSA per anziani

I lettori di Prospettive assistenziali conoscono bene le nostre posizioni sulle RSA per anziani malati cronici non autosufficienti (5), strutture che - lo ribadiamo per l'ennesima volta - do­vrebbero essere previste esclusivamente per i soggetti che non sono curabili a domicilio, il che esige che le prestazioni terapeutiche e riabilita­tive domiciliari e ambulatoriali (ad esempio i centri diurni per i dementi senili che vivono in fa­miglia) non devono solo essere inserite nei pro­grammi, ma vanno concretamente attuate e messe a disposizione dei malati.

 

Emarginazione a pagamento

Com'è noto, le cure sanitarie residenziali ef­fettuate in ospedale, case di cura convenzionate o in altre strutture, sono obbligatorie in base alle leggi vigenti quando il malato, compreso quello cronico non autosufficiente, non può essere cu­rato a domicilio.

Le disposizioni in vigore stabiliscono, inoltre, che tutte le prestazioni sono interamente gratui­te (6).

Senza citare alcuna normativa nazionale, le li­nee guida dell'ex Ministro della sanità Garava­glia prevedono invece che:

- «nel caso che l'ospite risulti non autosuffi­ciente e indigente, si può disporre in genere dell'indennità di accompagnamento prevista per gli invalidi civili. Sarà necessario, peraltro, preve­dere una via preferenziale per il riconoscimento di invalidità civile per i soggetti non autosufficien­ti ricoverati presso RSA (7);

- «nel caso di paziente con pensione adegua­ta, si può prevedere l'acquisizione di parte della pensione, per esempio un importo massimo dell'80% della stessa fino a copertura delle spe­se, fatta salva la disponibilità di una quota per spese personali (per es. L. 200.000 mensili);

- «nel caso che non risultino introiti sufficienti, fermo restando quanto previsto ai punti prece­denti, la somma restante sarà a carico dei fami­liari o dei servizi socio-assistenziali del Comune di residenza».

Dunque non solo emarginazione di massa (anziani, cronici non autosufficienti, handicap­pati fisici, psichici e sensoriali, malati di mente, ecc.) ma anche a pagamento!!!

 

Monitoraggio del progetto obiettivo anziani

Estremamente preoccupanti sono le conside­razioni finali della Commissione di studio istituita dal Ministro della sanità Maria Pia Garavaglia il 21 maggio 1993 «con il compito di effettuare un monitoraggio per l'attuazione, a livello nazionale, del Progetto obiettivo anziani» (8).

Infatti la Commissione, a conclusione dei suoi lavori:

- «ritiene che il Progetto obiettivo anziani sia insufficientemente recepito a livello locale e che i tempi della sua graduale attuazione (ad esempio, numero degli assistiti in assistenza domiciliare integrata ed in spedalizzazione domiciliare nel primo triennio, realizzazione delle RSA) siano in larga misura disattesi;

- «il ritardo fin qui registrato rischia di pregiu­dicarne gravemente la realizzazione;

- «gli ostacoli identificati e le carenze segnala­te impediscono di fatto il passaggio dalla fase sperimentale di applicazione del Progetto obietti­vo anziani (durante la quale è consentita una ete­rogeneità di soluzioni) alla identificazione di un definitivo modello operativo in grado di risponde­re alle reali esigenze socio-sanitarie dell'anzia­no».

 

Osservazioni conclusive

L'On. Garavaglia, quale Ministro della sanità, si è piegata alle pressioni di coloro (medici di base e ospedalieri, strutture di ricovero assi­stenziale, ecc.) che continuano a negare il diritto agli anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie nelle forme previste per gli altri cittadi­ni.

Ne sono una conferma non solo le linee guida sulle RSA, ma anche il mancato intervento nei confronti della pessima legge della Regione Emilia-Romagna 3 febbraio 1994 n. 5 (9).

Non ci risulta nemmeno che sia intervenuta per invitare le Regioni ad erogare alle USL i fon­di ottenuti dallo Stato il 16 febbraio 1990 (100 miliardi) e il 31 gennaio 1992 (135 miliardi) per gli interventi sanitari domiciliari, né per sollecita­re a presentare i progetti per la realizzazione delle RSA. Come abbiamo documentato nello scorso numero, al 30 giugno 1993, su 2.810 mi­liardi stanziati, le Regioni hanno richiesto finan­ziamenti solo per 1.730 miliardi, lasciandone inutilizzati ben 1.080.

 

 

 

(1) Si osservi che nelle linee guida non si fa mai riferi­mento agli "anziani cronici non autosufficienti", ma agli "anziani non autosufficienti”, come se l'ex Ministro non sa­pesse che si tratta di persone malate, anche per aver par­tecipato (prima di essere nominata responsabile del dica­stero della Sanità) ai lavori di Gruppo Nazionale "Esigenze e diritti delle persone gravemente non autosufficienti". Da notare che, forse per negare la caratteristica di persone malate, all'inizio delle linee guida non si parla di "lungode­genza" ma di "lungoassistenza".

 (2) II tema è stato affrontato nel convegno "Adozione e affidamento - Una proposta praticabile anche per storie difficili - Esperienze, valutazioni, orientamenti operativi per l'inserimento familiare di bambini portatori di handicap, malati o grandicelli", svoltosi a Castel Ivano Fracena (Tren­to) il 3-4-5 giugno 1994.

(3) Cfr. "Annuario statistico dell'assistenza e della previ­denza", Vol. 10, edizione 1963 e "Statistiche della previ­denza, della sanità e dell'assistenza sociale", Annuario n. 29, edizione 1991.

(4) Di rilevante importanza anche i dati relativi alle per­sone ricoverate in istituti con utenza mista (24.337 nel 1960 e 8.854 nel 1988 con una riduzione del 64%) e quelli concernenti i minori normali (200.550 nel 1860 e 27.124 nel 1988 con un calo dell'86%).

(5) Ricordiamo in particolare:

- il convegno di Milano 20-21 maggio 1988 "Anziani cronici non autosufficienti: nuovi orientamenti culturali e operativi" con relazioni del Cardinale Carlo Maria Martini e del Filosofo e Senatore a vita Norberto Bobbio (cfr. AA.VV., Eutanasia da abbandono, Rosenberg & Sellier, Torino, 1988);

- il convegno organizzato a Roma nei giorni 13-14-15 giugno 1988 dalla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Uni­versità cattolica del Sacro Cuore (cfr. P. Carbonin - R. Bar­nabei, Non autosufficienza dell'anziano: strategie operative e sistema sanitario a confronto, "Vita e Pensiero", Milano, 1990) ;

- la proposta di legge di iniziativa popolare "Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani cronici non autosufficienti e realizzazione delle residenze sanitarie as­sistenziali", presentata con un'iniziativa popolare in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte e dai consiglieri Mori (Dc), Scalabrini (Verdi federalisti), Monami (Pds) e con­giuntamente da Longhi (Rifondazione comunista) e Del Longo (Verdi) rispettivamente ai Consigli delle Regioni Li­guria, Lazio, Valle d'Aosta e Toscana;

- i documenti del Gruppo nazionale "Esigenze e diritti delle persone gravemente non autosufficienti" pubblicati su Prospettive assistenziali, n. 75, 79, 82, 87, 92, 95 e 99;

- il volume di F. Santanera, M.G. Breda, F. Dalmazio, An­ziani malati cronici: i diritti negati - Esperienze di difesa e di cambiamento, UTET Libreria, Torino, 1994.

(6) In merito all'illegittimità della richiesta di contributi economici ai parenti, compresi quelli tenuti agli alimenti di persone assistite, citiamo l'articolo di Massimo Dogliotti apparso su "La rivista trimestrale di diritto e procedura ci­vile", settembre 1987, il volume dello stesso Dogliotti "Do­veri familiari e obbligazione alimentare", Giuffrè, Milano, 1994, la nota di Pietro Rescigno pubblicata su "Giurispru­denza italiana", ottobre 1993, pp. 687 e segg. e il capitolo di Gaspare Lisella inserito nel libro "Anziani e tutele giuri­diche" curato da Pasquale Stanzione, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1991.

(7) Nei casi di ricovero gratuito l'indennità di accompa­gnamento non può essere erogata. Sarebbe quindi suffi­ciente precisare che coloro che sono accolti in RSA non possono percepire la suddetta indennità.

 (8) La Commissione ere composta da Carlo Vergani - Presidente, Sandro Antoniazzi, Francesco Antonini, Orazio Buonaccorso, Gaetano Crepaldi, Fabrizio Fabris, Luigi Fer­rucci, Fortunato Marino, Massimo Palleschi, Franco Rengo, Giuseppe Restelli, Renzo Rozzini, Francesco Santanera.

 (9) Cfr. Prospettive assistenziali, n. 104 e 105.

 

 

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