RUOLO
POLITICO DEL VOLONTARIATO
FONDAZIONE ZANCAN
Riportiamo
integralmente il documento elaborato nell'ambito di un seminario di ricerca
sul tema “Ruolo politico del volontariato”; organizzato dalla Fondazione
Zancan, in collaborazione con la Caritas italiana e la Fondazione italiana per
il volontariato, svolto a Sacrofano (Roma) dal 25 al 27 febbraio 1992, da un
gruppo di lavoro composto da Enrico Bacigalupo, Claudio Calvaruso, Luciano
Guerzoni, Salvatore Nocera, Giuseppe Pasini, Giovanni Serpellon, Mauro
Stabellini, Luciano Tavazza e Tiziano Vecchiato.
Condividiamo
le linee portanti del documento, ma rileviamo che, come abbiamo precisato
nell'editoriale del n. 101 di Prospettive
assistenziali, l'azione del volontariato, per essere efficace, deve rivolgersi non
solo ai contenuti culturali, ma comprendere anche - ove necessario - iniziative
vertenziali nei confronti delle istituzioni pubbliche e private che non
rispettano le esigenze ed i diritti dell'utenza, in particolare dei soggetti
non in grado di autodifendersi.
Anche e
soprattutto quando si avviano vertenze, vi è la possibilità di verificare
quali siano le concrete possibilità di collegamento fra le diverse componenti
del terzo sistema e con le altre forze sociali e culturali disponibili al
cambiamento: troppo spesso vi sono gruppi che dalle parole (che non contano)
non passano ai fatti (che dimostrano veramente quali sono le posizioni reali).
Inoltre,
anche per evitare che i problemi siano affrontati solo sotto il profilo delle
enunciazioni di principio, occorre che i gruppi di volontariato provvedano alla
tutela dei casi individuali di modo che le persone possano vedere soddisfatte
con immediatezza le loro urgenti e indilazionabili necessità.
A) CRITERI E FONDAMENTI PER
UN RUOLO POLITICO DEL VOLONTARIATO
L'identità del volontariato sociale e solidaristico
si definisce a partire dall'esperienza, dalla pratica e dall'assunzione di
responsabilità personali e di gruppo verso bisogni sociali e verso beni e
valori che riguardano il modo di essere stesso della società e la definizione
del bene comune.
Problematiche sociali del volontariato
La pratica quotidiana della solidarietà per lenire
le sofferenze e i bisogni delle povertà estreme, degli emarginati e delle
fasce deboli della società, porta il volontariato ad interrogarsi sulle cause
della emarginazione, del disagio sociale e delle diseguaglianze comunque
inaccettabili.
Nella concreta esperienza del volontariato, pur nel
comune impegno di risposta alle situazioni di bisogno, si registra una
pluralità di percorsi, di sensibilità e di culture.
Accanto a coloro che ritengono di limitare il proprio
intervento ad alleviare la sofferenza o a dare risposte immediate, opera un
secondo tipo di volontariato, che accompagna l'attività assistenziale con una
lettura delle cause istituzionali e sociali, ma non ritiene sua competenza
intervenire a livelli che esorbitano dal proprio ambito di azione.
Negli anni recenti è emerso un terzo tipo di
volontariato che, oltre all'aiuto alla persona, considera proprio dovere
esercitare una funzione critica e nel contempo intervenire sulle cause
culturali, socio-economiche e istituzionali dei fenomeni di povertà e di
emarginazione.
Quest'ultima modalità di essere e di agire ha portato
il volontariato a maturare, acquisendo consapevolezza e sviluppando la prassi
di un proprio ruolo politico.
L'esercizio di un ruolo politico risiede nel farsi
carico dei problemi sociali e nell'assumersi responsabilità in ordine al loro
superamento.
Questi modi diversi di essere del volontariato hanno
tutti una qualche valenza politica, che può orientarsi, in modo consapevole o
inconsapevole, nel senso della conservazione dell'ordine sociale esistente
oppure nel senso della sua trasformazione.
Limitarsi ad un'azione di riparazione sociale di
fatto significa, anche se involontariamente, conservare le cause e le
condizioni di esistenza dei problemi.
Occorre superare una visione della politica come
funzione esclusiva dei partiti e delle istituzioni e riconoscere che il farsi carico
delle domande sociali, lo svolgere una funzione di controllo, di critica e di
denuncia, assumere un ruolo di partecipazione attiva nella vita democratica,
sviluppare una capacità autonoma di proposta e di progettualità sono tutte
espressioni di gradi differenziati di esercizio di presenza politica.
Ruolo politico del volontariato
L'esperienza più recente del volontariato indica che
un esercizio della solidarietà, storicamente efficace, esige una scelta
preferenziale verso le fasce deboli della società e verso gli interessi
esclusi.
Questa scelta, lungi dall'essere particolaristica,
esprime una visione generale della società.
Essa è l'unica che consente di elaborare una
progettualità sociale che non produca esclusione o comunque livelli di disuguaglianza
incompatibili con l'eguale dignità delle persone e i comuni diritti di
cittadinanza e di partecipazione.
In questa prospettiva si colloca oggi la specificità
del ruolo politico del volontariato. Riportare al centro dell'attenzione
politica e sociale la realtà dell'emarginazione equivale oggi a riproporre e
ridefinire la questione del bene comune; inteso come bene di tutti e di ciascuno.
Esso può realizzarsi solo nella piena condivisione
dei destini individuali e collettivi, mediante l'apporto responsabile e
irrinunciabile di ogni persona e delle diverse componenti sociali.
Per realizzare questo obiettivo occorre modificare
l'ordine delle priorità dello sviluppo, attraverso una gerarchizzazione delle
realizzazioni che pongano al primo posto la dimensione sociale e che rendano
lo sviluppo economico funzionale al conseguimento del bene comune.
Anche dal dibattito in corso sulle riforme istituzionali,
è possibile rilevare che il sistema democratico della rappresentanza rischia
di dar voce solo agli interessi forti e rischia di non porre la centralità
della questione sociale e delle politiche sociali, sia a livello nazionale che
europeo.
Di queste istanze il volontariato deve farsi coscienza
critica e forza di denuncia, acquisendo autonoma capacità propositiva.
È necessario allora che il volontariato non si limiti
alla sola realizzazione di servizi, ma nel contempo sappia anche rielaborare
culturalmente la propria esperienza in funzione di un interesse generale.
Autoverifica, riflessione, interpretazione dei
fenomeni e degli avvenimenti consentono al volontariato di dare un contributo
originale per il cambiamento sociale.
La centralità del bene comune
L'obiettivo del bene comune, da perseguire attraverso
la centralità delle politiche sociali, esige il cambiamento dei comportamenti,
dei rapporti sociali e la crescita di processi di solidarietà e di reciproca
responsabilizzazione nel quotidiano.
È indispensabile che si definisca un modello più
avanzato di politica sociale, basato sull'integrazione reale ed operativa del
pubblico e del privato, che contrasti l'attuale rischio di abbandono da parte
del pubblico di funzioni indispensabili, come la garanzia dei-diritti,
la programmazione, la valutazione degli interventi. Per questo è necessario
sostenere lo sviluppo di un modello integrato di politica sociale, fondato
sull'intervento solidale delle diverse componenti della società e fondato
sull'individuazione di soglie minimali di protezione sociale, che vanno
comunque garantite a tutti i cittadini.
Su questo piano, il volontariato che voglia essere
forza di cambiamento, deve saper esercitare un ruolo politico, proponendosi
come uno dei soggetti esemplari di nuova cittadinanza solidale e sviluppando
un ruolo di coscienza critica e di promozione democratica.
Di conseguenza esso si fa carico del dovere di
contribuire alla definizione del bene comune e quindi alla sua traduzione in
progetto politico.
In questa sua azione partecipa all'opera di
fondazione e diffusione dei valori di cittadinanza solidale, che è la sola base
possibile di una società nella quale le necessità e i diritti delle fasce più
deboli non vengano emarginati.
Volontariato e cultura della mondialità
Lo studio e la ricerca delle cause dell'emarginazione
non può prescindere, anche per il volontariato italiano, da una presa di
coscienza aperta alla situazione internazionale.
Ciò con particolare riguardo alle problematiche
nord-sud, poiché i meccanismi di riproduzione della povertà sono gli stessi a
livello interno ed internazionale.
Gli immigrati del terzo mondo, che rappresentano in
Italia una delle fasce di più grave disagio, costituiscono una espressione
emblematica della interdipendenza tra povertà locali e meccanismi che
producono povertà ed emarginazione su scala internazionale.
Questa constatazione comporta, a livello operativo,
un più stretto collegamento fra volontariato nazionale e volontariato
internazionale e un comune impegno a creare nella società una cultura della
mondialità, che richiede disponibilità a modificare i propri stili di vita,
soprattutto nei paesi ricchi.
La proposta politica del volontariato deve quindi
assumere responsabilmente il problema della povertà a livello mondiale,
esercitando una costante pressione sulle istituzioni e sulle forze economiche.
B) COMPITI PER UNA PROPOSTA
POLITICA
Anche alla luce della recente legislazione (142/90
sulle autonomie locali, 241/90 sul procedimento amministrativo, 266/91 legge
quadro sul volontariato) si vede la necessità di superare una persistente
concezione di separazione fra pubblico e privato.
Questa contrapposizione ha bloccato il ruolo autonomo
e positivo delle numerose forme intermedie di partecipazione sociale,
necessarie a garantire articolazione vitale e pluralista alla società civile e
ad arrestare la funzione del volontariato nei riguardi dell'istituzione.
I numerosi gruppi intermedi che compongono il terzo
sistema sono stati così, a seconda dei casi e delle ideologie dominanti,
ridotti ad una dimensione privata di tipo individualistico o assorbiti nelle
logiche dell'intervento statuale.
Molti dei problemi attuali nascono in particolare da
una mancata chiarezza, presente anche nella recente normativa socio-sanitaria,
sulla differenza tra funzione e servizio. La funzione istituzionale non può
essere delegata, pena il venir meno delle ragioni istituzionali di chi ne è
titolare. Il servizio può essere delegato, quando questo risulti vantaggioso
per il bene comune. Spesso tuttavia, si assiste a deleghe improprie in cui, la
gestione del servizio viene confusa con l'esercizio della funzione, con
conseguenti cadute nell'esercizio delle responsabilità, nell'impegno di
indirizzo e controllo, nella mancata valutazione dei risultati.
Tenendo conto di queste contraddizioni, si possono
individuare diversi modi dì presenza e di azione politica del volontariato.
a) Pur promuovendo e sviluppando ruoli diversi e
collocandosi a diversi livelli della società, tutti i volontariati devono
gradualmente acquisire una propensione politica al cambiamento della società.
Il volontariato, conscio del proprio ruolo di minoranza
attiva, deve tendere a facilitare il collegamento anzitutto fra le diverse
componenti del terzo sistema e con le altre forze sociali e culturali
disponibili al mutamento.
Ciò risulterà tanto più facile se sarà capace di
riportare l'attenzione e l'operatività su concreti problemi sociali e su forme
di povertà e di emarginazione che interpellano tutti, offrendo opportunità e
strumenti di collegamento e di coordinamento per affrontarli a livello
politico.
b) La funzione politica del volontariato si realizza
anche nella valutazione dell'impatto sociale della legislazione e nella
proposta di nuove norme a tutela dei diritti sociali di tutti i cittadini, in
specie di quelli più deboli.
Vi è poi un ulteriore importante campo di azione del
volontariato, che assume un significato politico nel rendere effettiva la
fruibilità dei diritti.
In concreto ciò significa svolgere un'azione di
sostegno e attiva collaborazione nei confronti di coloro che per la loro
situazione di debolezza non sono in grado di esercitare i propri diritti in
modo autonomo.
c) Un altro importante contributo politico del
volontariato sta nello stimolare, promuovere e sostenere forme di
auto-organizzazione dei soggetti deboli, rendendoli così protagonisti di azione
politica, ai fini del riconoscimento dei loro diritti.
d) È indispensabile che il volontariato sviluppi una
capacità di agire a diversi livelli (locale-regionale-nazionale-internazionale),
dando priorità alla realizzazione di micro-esperienze, che vedano la gente
protagonista, a livello locale, dell'azione di cambiamento.
e) Per la realizzazione di questo progetto politico
è indispensabile che il volontariato si coinvolga in una più larga area di
consensi e sia attivamente disponibile al dialogo, allo scambio e al
confronto.
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