Prospettive assistenziali, n. 109, gennaio-marzo
1995
Specchio nero
BAMBINO IN MANICOMIO CON I
VECCHI
Paolo, un bambino di 11 anni, è stato internato per
ben 10 giorni, in un reparto psichiatrico di Bologna.
Secondo quanto scrive "Il Giornale" del 5
agosto 1994, «il ragazzo arriva nel
capoluogo emiliano da una borgata di Roma, la sua città, a fine luglio (...).
La prima tappa di Paolo è presso una comunità dalle parti della stazione e lì
resterebbe se non fosse preso da un attacco gravissimo: come una furia si
avventa sugli oggetti, li distrugge, strepita per l'intera giornata. I
responsabili del centro di accoglienza decidono di portarlo al pronto
soccorso, poi in pediatria all'Ospedale Maggiore dove però non migliora, Il
giudice tutelare decide allora di destinarlo all'unico posto che, per i
piccoli come lui, è compatibile. La clinica neuropsichiatrica infantile, che
dipende dall'Università e dispone di posti letto, è però chiusa per ferie fino
alla fine di agosto».
RICCHEZZA E POVERTÀ SECONDO
AGNELLI JUNIOR
Su "La
Stampa" del 27 gennaio 1995 è riportata una intervista rilasciata da
Giovanni Alberto Agnelli a Bianca Berlinguer e trasmesso da "Tempo
Reale" su Raitre il giorno precedente.
Alla domanda della giornalista «Lei è molto ricco. Ci
può spiegare che cosa significa essere ricchi?» «Ricchezza - risponde Agnelli
- è entrare in un negozio con mille lire desiderando comperare un oggetto che
ne costa 900. Al contrario, povertà è entrare in un negozio con dieci milioni
e scoprire che l'oggetto desiderato ne costa undici».
FUORI I BAMBINI CRONICI
DAGLI OSPEDALI
Con la nuova impostazione del Servizio sanitario
nazionale, anche i bambini colpiti da malattie croniche rischiano di essere
estromessi dagli ospedali.
I nuovi criteri di spesa introdotti dai Ministri
della sanità non tengono assolutamente conto delle esigenze dei lungodegenti,
bambini compresi.
Come riporta "La Stampa" del 3 febbraio 1995, questo intendimento «l'aveva già lasciato capire con chiare
lettere Raffaele Costa quando era Ministro della sanità: negli ospedali non
deve esserci posto per i malati cronici - aveva preannunciato il Ministro -. Superata la fase acuta devono liberare
il letto ed entrare in altre strutture assistenziali o nella famiglia».
Quali siano le altre strutture di cura non è dato
sapere. Per quanto riguarda il rientro in famiglia siamo pienamente d'accordo
a condizione che i genitori siano idonei e possano provvedere. Ci riferiamo,
ad esempio, alle madri sole che, per poter mantenere se stesse ed il loro
figlio, devono lavorare.
Inoltre, è assolutamente necessario che a domicilio
intervenga un servizio idoneo composto da medici ed infermieri, in modo da
fornire ai piccoli malati cronici (colpiti da cancro o da altre malattie) le
indispensabili terapie.
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