Prospettive assistenziali, n. 110, aprile-giugno 1995

 

 

LA PRODUTTIVITA DELL'INTEGRAZIONE LAVORATIVA L'ESPERIENZA DEL SIL DELL'ULSS 4 - ALTO VICENTINO

ANTONIO SACCARDO - ORIANA ZALTRON

 

 

 

«Riabilitare la persona handicappata significa assegnarle un ruolo attivo nella vita sociale. Nell'età adulta il lavoro diventa lo strumento principale per l'acquisizione di un ruolo e per lo sviluppo di un'identità accettabile. Mettere a di­sposizione delle persone "deboli" progetti spe­cifici di integrazione lavorativa ed operatori spe­cializzati è un segno di rispetto della collettività verso di loro e anche verso se stessa. Senza nulla togliere all'importanza degli interventi di ordine assistenziale o di lavoro protetto, che sembrano però contenere in sé le premesse di una rassegnazione culturale alla marginalità, è necessario predisporre interventi di mediazione che attenuino la diversità rendendo la persona handicappata meno handicappata e la società più capace di immaginare un ruolo lavorativo anche per i più deboli».

È questa la filosofia che sottende all'azione del Servizio integrazione lavorativa (SIL) attivato dall'ULSS n. 4 - Alto Vicentino nel 1986, un ser­vizio specialistico che studia strategie e realizza programmi di integrazione sociale e lavorativa.

II SIL, operando all'interno del sistema servizi in un'ottica di integrazione e di collegamento con le differenti realtà istituzionalmente e funzio­nalmente coinvolte, attua i seguenti moduli di in­tervento:

1. promozione di iniziative di informazione e sensibilizzazione;

2. realizzazione di interventi di orientamento e consulenza;

3. programmazione e gestione di percorsi e programmi individualizzati di integrazione lavo­rativa nelle aziende ed enti disponibili;

4. promozione di collaborazioni tra i diversi soggetti istituzionali, di mercato e di solidarietà sociale.

L'attività del SIL è sostenuta da un Gruppo Guida, un organismo istituito dall'ULSS con il compito di garantire un'azione coordinata tra quanti hanno competenza in materia di lavoro e di assistenza sociale; è formato da rappresen­tanti di Comuni, Uffici periferici del Ministero del lavoro, Associazioni imprenditoriali, Organizza­zioni sindacali, Centri di formazione professio­nale, Associazioni di volontariato, ULSS.

Un progetto per l'integrazione lavorativa delle persone svantaggiate può difatti realizzarsi solo se viene attivato un serio coordinamento fra le diverse componenti coinvolte e se c'è un con­vinto e concreto sostegno (anche nella destina­zione delle risorse) sul piano politico-istituzio­nale.

Ciascun inserimento viene preparato, soste­nuto e verificato da un gruppo di lavoro formato da tecnici dell'azienda sede dell'esperienza e da un operatore del SIL: l'interazione dei contributi professionali e delle conoscenze favorisce il processo integrativo e la tempestiva rimozione di eventuali difficoltà.

II Servizio integrazione lavorativa dell'ULSS n. 4 - Alto Vicentino ha raggiunto risultati positivi ed incoraggianti sui piani riabilitativo, culturale ed economico, ottenendo l'adesione della co­munità locale, come testimoniano i dati di segui­to riportati e riferiti al periodo aprile 1986 - di­cembre 1994:

- il SIL si è occupato di 435 utenti, di cui 271 maschi e 164 femmine. Di questi, 311 hanno usufruito di interventi di orientamento e 207 so­no stati presi in carico ed inseriti nelle diverse realtà produttive del territorio. Nella seguente ta­bella gli utenti del SIL sono suddivisi per tipolo­gia di handicap.

 

Tipologla di

handicap degli

utenti del SIL

Utenti presi in

carico o inseriti

nelle diverse

realtà produttive

del territorio

Utenti che hanno

usufruito soltanto

di interventi

di orientamento

e consulenza

Dato

complessivo

fisico

55

93

148

intellettivo

94

49

143

psichiatrico

29

50

79

Psicofisico

25

23

48

sensoriale

4

13

17

Totale

207

228

435

 

Complessivamente sono stati attivati 312 tiro­cini e sono state assunte regolarmente in azien­da 112 persone (59 handicappati intellettivi, 35 fisici, 13 con problemi psichiatrici, 12 con diffi­coltà psico-fisiche e 3 con handicap sensoriali).

Le aziende che hanno collaborato con il SIL inserendo al loro interno persone disabili sono state 133, così suddivise: Industria: 59, Artigia­nato: 32, Ente pubblico: 18, Cooperazione so­ciale: 8, Terziario privato: 7, Agricoltura: 4, Com­mercio: 5. Sono state 35 le aziende che, dopo una prima esperienza, hanno scelto di realizzare altri inserimenti di persone handicappate.

Rinviando a un'altra occasione la presenta­zione dell'esperienza sul piano metodologico ed organizzativo, si ritiene utile affrontare prioritariamente alcuni aspetti legati all'efficienza del progetto di inserimento lavorativo dell'ULSS n. 4 - Alto Vicentino.

L'inserimento dei disabili nel mondo del lavo­ro si pone come un atto di conquista civile. II problema coinvolge valutazioni complesse che spaziano dalla sfera sociologica a quella umani­taria, a quella sanitaria, a quella giuridica ed an­che a quella economica.

Naturalmente non si deve considerare la valu­tazione economica come l'unico fattore decisio­nale, bensì come un input aggiuntivo di informa­zioni in una vasta matrice composta dai contri­buti interdisciplinari di altre scienze. Infatti la de­cisione sull'opportunità dell'inserimento lavora­tivo viene provocata da un complesso di apporti ed ha un alto significato umano che la valutazio­ne dei benefici economici non riesce quasi mai a quantificare nella funzione obiettivo.

Tuttavia, anche se certamente gli aspetti eco­nomici non prevalgono sugli altri, essi non pos­sono infatti essere considerati minoritari in quanto gravano sulla collettività e comunque le risorse impiegate sono suscettibili di usi alter­nativi. La valutazione economica dell'inserimen­to lavorativo dei disabili è importante soprattutto per decidere sulla base di dati oggettivi e rigoro­si, anziché di stime e sanzioni, emotive o incom­plete.

Rispetto a questo obiettivo si deve rilevare pe­rò l'assenza di uno specifico bilancio del SIL (esso è infatti una appendice dell'ULSS) e ciò, oltre ad ostacolare la programmazione e gestio­ne degli interventi, rende difficile una corretta valutazione.

Per superare questo problema si è stati co­stretti a ricostruire, grazie alla collaborazione dei vari uffici amministrativi dell'ULSS, le spese complessive sostenute nella gestione.

A titolo di esempio presentiamo qui di seguito alcune considerazioni circa gli aspetti economi­ci della gestione del SIL negli anni 1992 e 1993, senza per questo avanzare la pretesa di com­piere un'analisi approfondita degli stessi.

In questo periodo le spese sostenute sono state le seguenti:

 

Voci di costo

Anno 1992

Anno 1993

 

(lire)

(lire)

Gestione tirocini

143.872.234

126.375.000

(assicurazioni, borse-lavoro)

 

 

Contributi alle aziende

3,663.892

11.762.304

(legge regionale 46/80)

 

 

Personale

254.277.126

286.162.000

Altre spese

 

 

(acquisto attrezzature,

 

 

riscaldamento, elettricità, telefono,

27.729.379

18.890.365

pulizia locali, spese legali,

 

 

postali, manutenzioni, ecc.

 

 

Totale spese

429.542.631

443.189.669

 

A fronte di queste spese, gli utenti ai quali il SIL ha prestato i propri servizi sono stati:

 

Anno

Utenti presi

Utenti che hanno usufruito

Totale

 

in carico

di interventi di orientamento

 

 

 

e consulenza

 

1992

98

67

165

1993

100

69

169

 

II costo medio di un utente del SIL è stato il seguente:

 

Anno

Costo medto

Utenti che hanno usufruito

Costo

 

utente in

di interventi di orientamento

complessivo

 

carico (lire)

e consulenza (lire)

del SIL (lire)

1992

4.162.201

324.552

429.542.631

1993

4.224.062

301.210

443.189.669

 

Questi dati sono stati ottenuti attribuendo le singole voci di costo viste in precedenza nel se­guente modo:

- i costi di gestione dei tirocini e quelli relativi ai contributi economici versati (legge regionale 46/80) sono stati imputati totalmente e diretta­mente agli utenti presi in carico in quanto solo questi ultimi ne hanno beneficiato;

- i costi del personale sono stati anch'essi at­tribuiti direttamente in quanto gli operatori (6 nel 1992 e 7 nel 1993) hanno lavorato a tempo pie­no con gli utenti presi in carico, ad eccezione di 1 che si è occupato part-time (18 ore settimanali circa su 36) di svolgere le attività di orientamen­to, e per il restante tempo degli utenti in carico;

- le spese generali sono state invece attribui­te indirettamente utilizzando come criterio di ri­partizione il numero di ore lavorative dedicate mediamente agli utenti presi in carico (5 opera­tori a tempo pieno più uno part-time nel 1992, 6 operatori a tempo pieno più uno part-time nel 1993) e agli interventi di orientamento (1 opera­tore part-time).

Questi pochi dati ci consentono di esprimere un primo giudizio circa l'efficienza degli inter­venti realizzati.

In particolare l'aspetto che ci interessa è quello della convenienza economica o meno per la collettività (rappresentata in questo caso dall'ULSS) a investire risorse in un servizio avente il compito di promuovere l'inserimento lavorativo delle persone handicappate. A questo scopo può essere utile comparare i costi che I'ULSS ha sostenuto per il SIL con quelli che avrebbe dovuto sostenere in alternativa per gli stessi utenti presi in carico dai servizi assisten­ziali.

Nel Veneto sono diffusi in modo capillare i Centri educativi occupazionali diurni (CEOD) che sono gestiti direttamente dalle ULSS o da enti privati convenzionati (per esempio Coope­rative sociali di tipo A). Questi centri organizzano attività riabilitative, ricreative, di animazione e, in taluni casi, attività lavorative protette (di so­lito lavorazioni per conto terzi non destinate all'ottenimento di un ritorno economico tale da autosostenersi) aventi carattere occupazionale e strumentale ai fini educativi che il centro si propone. Non è raro quindi veder svolgere pic­cole attività lavorative - prevalentemente di as­semblaggio per conto terzi - le quali consento­no di osservare e sviluppare le abilità operative degli utenti, di strutturare la giornata secondo tempi predefiniti (molto simili a quelli lavorativi), di sviluppare le capacità relazionali delle perso­ne all'interno di un ambiente strutturato e con­trollato. In questo caso si configurano dei veri e propri laboratori protetti, dove l'attività lavorativa non è sottoposta alle regole del mercato ma se­gue ritmi autonomi che di conseguenza forni­scono un'integrazione lavorativa solo parziale.

Tuttavia i CEOD offrono un servizio molto im­portante soprattutto per quei disabili che, aven­do un potenziale lavorativo troppo scarso a cau­sa della gravità della minorazione, necessitano di un maggiore grado di assistenza.

Molto spesso però accade che anche disabili con capacità lavorative relativamente elevate si trovino ad essere inseriti in tali centri a causa della mancanza di risposte alternative come per esempio l'inserimento lavorativo. Nel caso di una successiva creazione di un SIL, la presenza di quest'ultimo può, ponendosi come comple­mentare rispetto al CEOD, e sfruttando le cono­scenze sui soggetti da quest'ultimo accumulate, dirottare verso il sistema produttivo quegli utenti che possono affrontare percorsi di integrazione lavorativa, dando loro una risposta più consona alle loro possibilità e liberando contemporanea­mente dei posti nei CEOD per potenziali utenti che in alternativa sarebbero destinati a rimanere a casa a carico della famiglia. In una fase più matura dell'organizzazione dei servizi per l'han­dicap, quando una seria valutazione dovrebbe evitare grossolani errori nella destinazione dell'utenza, la collaborazione tra SIL e questi centri occupazionali potrebbe comunque conti­nuare con l'obiettivo di creare strutture aperte e percorsi sempre più flessibili.

II SIL dell'ULSS n. 4 - Alto Vicentino ha favori­to l'uscita da un CEOD del territorio di 12 utenti (3 con handicap fisico, 9 con handicap intelletti­vo, 7 con percentuale di invalidità pari al 100%) che avevano dimostrato di possedere delle ca­pacità sufficienti per poter affrontare percorsi di integrazione lavorativa.

In questo caso la presa in carico da parte del SIL di questi utenti ha consentito"il raggiungi­mento di un duplice obiettivo:

1. liberare all'interno delle strutture assisten­ziali spazi idonei a ospitare utenti con handicap grave e che, prima dell'intervento del SIL, erano occupati da utenti che, completato il percorso educativo, sarebbero stati costretti a stazionare nel CEOD se non fosse stata loro offerta una ri­sposta più consona al loro reale bisogno;

2. consentire, per i 12 utenti presi in carico dal SIL (e usciti dal CEOD), un notevole risparmio di risorse economiche che avrebbero dovuto es­sere impiegate dall'ULSS nel caso in cui fossero rimasti nel CEOD.

In questo secondo caso infatti I'ULSS avrebbe dovuto sostenere un costo di L. 196.774.000 nel 1992 e di L. 226.712.000 nel 1993 per il paga­mento delle rette (comprensive di stipendi degli operatori e delle spese generali di funzionamen­to della struttura) relative ai 12 utenti. Con la presa in carico da parte del SIL invece, il costo relativo all'avvio e gestione dei programmi di in­tegrazione lavorativa per gli stessi utenti è stato di L. 59.934.412 nel 1992 e di L. 50.688.744 nel 1993 (comprensivo di tutte le spese viste in pre­cedenza).

II risparmio netto che ne è conseguito è stato quindi di L. 146.839.588 nel 1992 e di L. 176.023.256 nel 1993.

 

Anno

Costo 12 utenti

del CEOD (lire)

Costo 12 utenti

del SIL (lire)

Risparmio netto

(lire)

1992

196.774.000

49.934.412

146.839.588

1993

226.712.000

50.688.744

176.023.256

 

In realtà, tenuto conto del fatto che il CEOD ha continuato a funzionare con 12 nuovi utenti il dato più interessante che l'operazione descritta consente di far emergere è che I'ULSS, soste­nendo un costo aggiuntivo di L. 49.934.412 nel 1992 e di L. 50.688.744 nel 1993, è riuscita a ri­spondere al bisogno di 24 utenti (12 presi in ca­rico dal SIL e 12 nuovi entrati nel CEOD a segui­to dell'uscita dei precedenti) grazie allo sposta­mento dell'ottica degli interventi dal piano mera­mente assistenziale a quello, più efficace (ma stiamo vedendo anche più efficiente), riabilitati­vo e di promozione della persona.

Va inoltre sottolineato che, alla data del 6 marzo 1995, dei 12 utenti usciti dal CEOD sol­tanto 7 sono ancora in carico al SIL (5 in tiroci­nio, 2 assunti), mentre gli altri 5 sono stati rila­sciati in quanto regolarmente assunti e in pos­sesso di una sufficiente autonomia.

È pertanto del tutto evidente la convenienza economica dell'operazione descritta, e più in generale della scelta dell'integrazione, se si considerano ad esempio le 112 persone handi­cappate utenti del SIL che alla data del 31.12.1994 avevano conquistato un normale po­sto di lavoro: esse infatti percepiscono meno pensioni ed assegni, richiedono meno prestazioni personali da parte dei servizi socio-sanita­ri, producono e pagano le tasse.

C'è da dire però che questo vantaggio econo­mico per la collettività non dovrebbe gravare sulle imprese; ciò accadrebbe nel caso in cui le persone assunte provocassero dei costi ag­giuntivi a carico delle imprese (per esempio in termini di minor rendimento). In questo caso sa­rebbe necessario reinvestire il risparmio netto, o parte di esso, conseguito con il passaggio dai servizi assistenziali al mondo produttivo per in­centivare le imprese all'assunzione.

Infine si sottolinea come la predisposizione di interventi diversificati rispetto alle diverse carat­teristiche dell'utenza, consenta un utilizzo più razionale delle risorse impiegate oltre che un più efficiente impiego delle stesse.

Riteniamo quindi che le considerazioni sopra esposte giustifichino l'impiego di risorse pub­bliche nell'attività di integrazione lavorativa de­gli handicappati, anzi, legittimino un investi­mento più consistente in questo settore di inter­vento.

 

Piovene, 8 marzo 1995

 

 

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