Prospettive assistenziali, n. 110, aprile-giugno 1995

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

ANCHE GLI ASPIRANTI ALL'ADOZIONE DI BAMBINI STRANIERI DEVONO ESSERE ATTENTAMENTE SELEZIONATI E PREPARATI

 

In data 30 maggio 1995 la Presidente nazio­nale dell'ANFAA ha inviato ai Presidenti delle Se­zioni minorili presso le Corti di appello, ai Procu­ratori generali della Repubblica presso le Corti d'appello, ai Presidenti dei Tribunali per i mino­renni e Procuratori della Repubblica presso i Tri­bunali per i minorenni la lettera che riproduciamo integralmente.

 

Nel corso del seminario dell'ANFAA tenutosi a Celle Ligure nell'aprile di quest'anno sono state approfondite le problematiche relative all'ado­zione internazionale.

A conclusione dei lavori è stato deciso di scri­vere ai magistrati minorili cui è indirizzata la pre­sente per esprimere le più vive preoccupazioni per la superficialità con cui vengono rilasciate da diversi tribunali per i minorenni i decreti di idoneità all'adozione di minori stranieri; la situa­zione è ulteriormente aggravata dal fatto che di­verse Corti di appello - Sezioni per i minorenni accolgono indiscriminatamente i ricorsi presen­tati dai coniugi a cui è stata respinta la domanda da parte dei Tribunali per i minorenni perché ri­tenuti inidonei.

Alcuni Tribunali per i minorenni inoltre rila­sciano l'idoneità a coppie di età elevata, che - per non superare la differenza di età massima di 40 anni - possono adottare solo preadolescenti o adolescenti; sovente questi coniugi non sono poi in grado di portare avanti le adozioni di que­sti minori, indubbiamente difficili, che presup­pongono specifiche, notevoli capacità a livello affettivo ed educativo da parte degli adottanti.

Pertanto, l'atteggiamento scarsamente re­sponsabile di alcuni Tribunali e Corti di appello - Sezioni per i minorenni, rischia di causare un aumento, anche rilevante, delle adozioni che fal­liscono sia durante l'affidamento preadottivo che successivamente.

Significative al riguardo è la ricerca condotta dalla dott.ssa Floriana Vecchione e pubblicata su "Minori Giustizia", n. 2/1994 che comprova l'alto numero dei fallimenti delle adozioni di mi­nori stranieri.

Ciò premesso, intendiamo richiamare la Vo­stra attenzione sulle conseguenze negative che questi fallimenti comportano sulla vita dei minori coinvolti, già duramente segnati dall'abbandono e sulla validità dell'istituto giuridico dell'adozio­ne (e quindi anche sui minori italiani). Non va neppure sottovalutato al riguardo l'incremento di atteggiamenti razzisti già segnalati nel nostro Paese, in quanto la responsabilità dei fallimenti delle adozioni viene quasi sempre attribuita ai minori.

Ribadiamo quindi che è fondamentale per la riuscita delle adozioni internazionali (ma questo vale anche per i minori italiani) una attenta valu­tazione, selezione e preparazione dei coniugi, nonché un adeguato sostegno dopo l'inseri­mento del bambino.

II decreto di idoneità è il primo fondamentale provvedimento che può far diventare il minore, dichiarato in stato di abbandono nel suo paese, cittadino italiano, figlio - a tutti gli effetti - dei suoi genitori adottivi.

Riteniamo inoltre che nel decreto di idoneità andrebbero meglio precisate le caratteristiche (età, eventuali malattie e/o handicap, ecc.) dei bambini che i coniugi potranno adottare, proprio per quanto sopra esposto.

Vogliamo inoltre aggiungere che i coniugi cui viene rilasciato il decreto di idoneità non sempre ricevono dai Tribunali per i minorenni le neces­sarie indicazioni sui canali preferenziali da se­guire; a volte non viene neppure consegnato lo­ro l'elenco delle organizzazioni autorizzate ad operare dai Ministeri competenti.

II ruolo dei Tribunali non si esaurisce nella concessione del decreto, ma comprende tutte le iniziative che garantiscono, per la buona riuscita dell'adozione, i percorsi più idonei per i minori.

A nostro parere la scelta di questi percorsi non può essere "scaricata" sulle spalle dei co­niugi, che, in mancanza di precisi orientamenti, si rivolgono a canali o personaggi sovente non sicuri o corretti, con il rischio reale, di cadere, anche involontariamente, in situazioni di traffico di bambini che pregiudicano la riuscita dell'ado­zione: non si può consentire che diventino geni­tori persone che li hanno comprati o che li han­no avuti attraverso l'inganno o la frode! Queste nostre preoccupazioni ci sono state recente­mente confermate da figli adottivi provenienti da altri paesi che, ormai adulti, hanno sostenuto quanto sia fondamentale per loro, per poter vi­vere con fiducia e serenità la loro adozione, es­sere sicuri che non sono stati sottratti ai genitori d'origine solo perché poveri e che non vi era possibilità di inserimento familiare nel loro Stato.

Sappiamo invece di coppie che sono state messe in contatto diretto dall'avvocato cono­sciuto nel Paese di origine con i genitori del bambino per "contrattare" direttamente le mo­dalità di adozione (è successo, ad esempio, in Romania, dove sono state realizzate centinaia di adozioni da parte di coniugi italiani). Ad altri è stato possibile scegliere il bambino che preferi­vano fra quelli ricoverati nell'istituto...

Purtroppo solo il 13% degli affidamenti prea­dottivi di minori stranieri è stato realizzato attra­verso organizzazioni autorizzate ai sensi dell'art. 38 della legge 184/83.

II criterio-guida seguito finora dall'ANFAA è stato quello di invitare gli aspiranti genitori adot­tivi di minori stranieri ad avvalersi delle organiz­zazioni autorizzate:

- per non affrontare da sole la delicata fase della "ricerca" del bambino, prevenendo i rischi del "fai da te" già accennato;

- per avere la possibilità - attraverso il con­fronto e l'approfondimento con operatori qualifi­cati e famiglie adottive - di prepararsi adegua­tamente al loro futuro ruolo di genitori.

Spiace inoltre dover comunque rilevare che nei dodici anni di applicazione della legge 184/1983 non siano state assunte a livello par­lamentare e governativo iniziative concrete per affrontare i problemi di fondo dell'adozione in­ternazionale. Solo ora è diventato operativo l'ac­cordo bilaterale con il Perù, ancora non lo è quello con la Romania. Le richieste delle asso­ciazioni in merito sono restate lettera morta: al riguardo alleghiamo il documento-base del Coordinamento "Dalla parte dei bambini", cui I'ANFAA aderisce (1).

 

 

PRECISAZIONE SUL "TETTO AZZURRO"

 

Riportiamo integralmente la lettera inviata dal­la Presidente nazionale dell'ANFAA, Donata Mi­cucci, al Sindaco, all'Assessore ai servizi sociali e ai Componenti della Commissione consiliare sicurezza e sanità del Comune di Monza e al Prof. Ernesto Caffo, Presidente del Telefono az­zurro.

 

«In relazione all'incontro della Commissione Consiliare sicurezza sociale e sanità del Comu­ne di Monza che ha avuto luogo il 14 dicembre 1994 in merito al progetto relativo al "Tetto az­zurro", desidero ribadire ulteriormente alcuni punti.

«Non esiste nessuna pregiudiziale da parte dell'ANFAA al fatto che Telefono Azzurro gesti­sca una comunità alloggio per minori, a condi­zione che il numero degli ospiti non superi le 6­8 unità e che sia inserita in un normale contesto abitativo: continuiamo pertanto a non ritenere idonea la proposta di istituire il “Tetto azzurro" nel parco di Monza».

«Nella comunità dovrebbero essere accolti minori con situazioni di grave disagio familiare provenienti dal territorio dell'USL di Monza: la comunità dovrebbe rappresentare uno degli in­terventi dei Servizi socio-assistenziali territoriali dell'USL n. 64; al riguardo si segnala che da an­ni I'ANFAA chiede l'istituzione di una comunità di "pronto intervento" a Monza per evitare il loro ricovero in istituto.

«Resto a disposizione per gli ulteriori incontri già proposti dai Componenti della stessa Com­missione consiliare».

 

 

(1) II documento è stato pubblicato sul n. 107, luglio­settembre 1994, di Prospettive assistenziali.

 

 

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