Prospettive assistenziali, n. 111, luglio-settembre
1995
Libri
MARCO GEDDES (a cura di), La salute degli italiani - Rapporto 1993,
La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1994, pp. 367, L. 37.000
Questo quarto
rapporto sulla salute degli italiani richiama l'attenzione sui principali
bisogni sanitari della popolazione e sul grado di efficienza e accessibilità
dei servizi pubblici.
La prima parte
del volume presenta una rassegna aggiornata dei principali indicatori di
salute, insieme ad un quadro sintetico dei più recenti provvedimenti normativi
e delle risorse investite.
Gli argomenti
trattati riguardano la maternità medicalizzata, il medico di medicina generale,
il problema della casa ed i riflessi sulle condizioni di salute, l'asma
bronchiale, le malattie infettive.
Una
trattazione specifica e molto accurata 8 rivolta alla salute degli anziani,
all'invecchiamento demografico, alle loro speranze di vita e mortalità in
Italia e in Europa, alle patologie neurologiche e a quelle psichiatriche.
Inoltre,
adeguato spazio è dato alle problematiche relative alla domanda e all'offerta
dei servizi sanitari e sociali per gli anziani, con particolare riguardo a
quelli colpiti da cronicità e da non autosufficienza.
STANISLAW TOMKIEWICZ - PASCAL VIVET, Educare o punire - Inchieste sulle violenze
negli istituti per bambini e adolescenti, Edizioni Dehoniane, Bologna,
1993, pp. 272, L. 30.000
Secondo gli
Autori, tutte le istituzioni, anche le migliori, dal momento che organizzano un
modo di vita marginale e artificiale, generano violenza. Ma non è su questa
violenza che si è fermata l'attenzione di Tomkiewicz, psichiatra e di Vivet,
educatore e direttore di un centro di assistenza all'infanzia, che hanno
lavorato per più di dieci anni presso strutture di ricovero di minori.
Violenza
istituzionale è definita «qualsiasi azione
commessa all'interno di una istituzione o dall'istituzione stessa o qualsiasi
omissione di azione che causi al bambino una sofferenza fisica o psichica
inutile elo ostacoli la sua ulteriore evoluzione».
Le ricerche
condotte dagli Autori hanno riguardato «istituzioni
pubbliche, convenzionate o private destinate a "fare il bene" di
bambini e adolescenti in difficoltà, istituti medico psico-pedagogici, servizi
pediatrici degli ospedali psichiatrici, servizi residenziali per casi sociali
o per tossicodipendenti, servizi per handicappati».
Le violenze sono di natura fisica («schiaffi, sberle, spintoni brutali, capelli
e orecchie tirate sono pratiche frequenti»), psicologica (non rispetto
dell'utente, della sua intimità e della vita privata, richieste che non tengono
conto delle possibilità dei ragazzi, ecc.) e sessuale («la loro origine è
sempre nella patologia particolare di una persona, non sono collegate a un
impianto istituzionale, nessuno se ne vanta, restano clandestine, segrete,
nascoste con cura»).
Concludono gli
Autori «La violenza in un'istituzione è
inevitabile e naturale; per questo è necessaria una vigilanza costante per
limitarla il più possibile».
ESTER SAMPAOLO - PATRIZIA DANESI, Un posto per tutti - Analisi di esperienze
lavorative di adulti con sindrome di Down, Edizioni del Cerro, Tirrenia
(Pisa), 1993, pp. 123, L. 18.000.
Sono ormai
passati più di vent'anni da quando una legge di Stato (la n. 118 del 1971) ha
aperto l'ingresso nella scuola di tutti ai bambini handicappati.
Se però oggi
forse nessuno metterebbe in discussione l'inserimento scolastico, non esiste
altrettanta certezza in merito all'inserimento lavorativo.
Molto spesso
si dà per scontato che una persona handicappata in quanto tale sia necessariamente
incapace di essere produttiva e risulti potenzialmente pericolosa sul posto di
lavoro.
Alcune
esperienze in questi anni hanno permesso di verificare come invece
l'inserimento di persone, anche mentalmente handicappate, nel mondo del lavoro
sia non solo possibile, ma utile per le persone stesse e per le aziende che le
hanno inserite e permette di smentire molti degli stereotipi diffusi.
Le autrici di
questo libro hanno svolto un'interessante indagine sull'esperienza lavorativa
di 34 persone con sindrome di Down e offrono al lettore elementi utili alla
comprensione di queste realtà e alla riaffermazione del diritto al lavoro anche
per questi cittadini.
All'indagine
si affianca una analisi della legislazione nazionale e regionale relativa
all'inserimento lavorativo dei disabili e alcuni dati sulla situazione in
Italia.
"Un posto
per tutti" è il titolo ambizioso e un po' poetico di questo libro e piace
pensarlo come una sorta di augurio che vede in una maggiore presenza dei
disabili nel mondo del lavoro, in un momento di crisi come l'attuale, un segno
di speranza per tutti i lavoratori.
VITTORIO CINGOLI, II corpo familiare - L'anziano, la malattia, l'intreccio
generazionale, Franco Angeli, Milano, 1992, pp. 333.
Si tratta di
uno studio di psicologia sociale, attivato dal Centro Studi e Ricerche sulla
Famiglia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che analizza le relazioni
della famiglia, vista come totalità organizzativa.
La ricerca si
concentra su un oggetto specifico e cioè su che cosa succede nel corpo familiare
allorché un suo membro è gravemente malato.
L'Autore
sostiene che «il riconoscimento della
famiglia quale luogo di riferimento primario dell'anziano, ha spinto le
ricerche ad individuare i fattori che stanno alla base di una relazione soddisfacente
tra i genitori anziani e i loro figli adulti».
II quadro
risultante da questi lavori è composito, ma dimostra che «un valido rapporto generazionale non passa primariamente attraverso
canali quantificabili come quelli, ad esempio, dello scambio di aiuti o della
vicinanza fisica. Convivere non viene quasi mai indicato come una soluzione
efficace per rafforzare i legami: si preferisce sia da parte dei genitori come
da parte dei figli, "mantenere le distanze"; salvaguardando così i
propri bisogni di autonomia ed indipendenza (..). Sono altre le variabili che
risultano decisive per il benessere dell'anziano e della relazione: la cura
reciproca, la capacità di comunicare e negoziare i propri bisogni, il livello
di aspettative, il grado di maturità filiale e genitoriale. Dai risultati dei
lavori empirici si evince in definitiva che la percezione della relazione è
generalmente buona, il livello di conflittualità contenuto, e ciò soprattutto
grazie ad una migliore regolazione delle distanze emotive tra le due
generazioni».
La possibilità
di avere all'interno della famiglia una persona anziana da curare e da
accudire, aggiunge Cingoli «sta
diffondendosi nella nostra società e ne costituisce un aspetto peculiare. Una
volta la malattia dell'anziano annunciava la sua imminente morte. Oggi le
possibilità di guarire da malattie gravi, o comunque di prolungare la vita
degli anziani malati, è sensibilmente aumentata. Aumentano le malattie
croniche e ciò inevitabilmente dilata il tempo della sofferenza e della cura».
I gerontologi,
gli psicologi e gli operatori socio-sanitari possono trarre dal volume
importanti elementi di conoscenza e utili spunti di riflessione per una
valida organizzazione e gestione dei servizi curativi domiciliari.
RAFFAELE D'UVA, Minorenni alla deriva - La scuola e la vita, Edizioni Dehoniane,
Bologna, 1993, pp. 69, L. 6.000.
I saggi
contenuti nel volume propongono risposte - o tentativi di risposte - a una
domanda: che cosa significa essere giovani a Napoli?
Le diverse
sezioni e gli episodi narrati, vissuti in prima persona dagli Autori, mostrano
che Napoli è una città-pianeta in cui la vita può essere ipertecnologica o al
limite della resistenza sociale, a seconda delle zone. Tratto comune, tuttavia,
della vita di una grande maggioranza dei giovani napoletani è la disgregazione
sociale: essa ha colpito ormai, dopo le aree suburbane a popolamento rapido e
precario, anche il centro, i "bassi" dove una volta il senso
comunitario (famiglia, parentado, vicinato) era fortissimo. L'aggregazione è
spesso offerta dal gruppo giovanile e dalle strutture criminali che utilizzano
volentieri i minori.
E la scuola?
La scuola è una vera matrigna per chi vive in condizioni svantaggiate - e in
molte zone dell'hinterland si tratta
della maggioranza. Là dove la famiglia è incapace di provvedere
materialmente, affettivamente, moralmente, la scuola avrebbe il compito di
riempire un vuoto: invece condanna i suoi figli a una mortalità scolastica
altissima, che si ritrova in quattro su cinque vicende di criminalità minorile.
Le storie - di
scuola (a cura di R. D'Uva), di giustizia (analizzate da Melita Cavallo,
giudice del Tribunale per i minorenni di Napoli) e l'affido educativo
realizzato da Don Riboldi, Vescovo di Acerra) - raccolte nel volume puntano il
dito proprio contro la deplorevole situazione scolastica.
II libro è
destinato a insegnanti, assistenti sociali, operatori dell'informazione che si
occupano dell'emarginazione giovanile e di problemi scolatici. È anche
interessante come lettura sociologica per i non specialisti.
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