Prospettive assistenziali, n. 111, luglio-settembre
1995
Notiziario dell'Unione per la lotta
contro l'emarginazione sociale
CONVEGNO
ECCLESIALE 1995: UNA NOTA DEL CSA
Riportiamo
integralmente la nota inviata il 30 agosto 1995 dal CSA - Coordinamento sanità
e assistenza fra i movimenti di base ai componenti del Comitato preparatorio
del "Convegno ecclesiale 1995".
Questo Coordinamento, che dal 1970
ininterrottamente svolge attività di volontariato diretto alla promozione dei
diritti delle persone non in grado di autodifendersi, rivolge un accorato e
pressante appello alle Autorità preposte all'organizzazione del convegno di
Palermo del 20-24 novembre 1995 sul tema "II Vangelo della Carità per una
nuova società in Italia".
La condizione delle persone che non
sono In grado di autotutelarsi (bambini in situazione di abbandono materiale e
morale, handicappati intellettivi con limitata o nulla autonomia, anziani
malati cronici non autosufficienti, ecc.) è nettamente peggiorata negli ultimi
anni.
Sinteticamente la situazione è la seguente:
1) 40-50 mila minori sono ancora
ricoverati in istituto nonostante che dal 1950 siano noti i deleteri effetti
della carenza di cure familiari. Le numerose ricerche scientifiche condotte
sull'argomento hanno dimostrato che le negative conseguenze della vita in
istituto sono quasi sempre irreparabili. II miglioramento edilizio delle strutture,
la presenza di personale preparato, la suddivisione nei cosiddetti gruppi
famiglia migliorano le condizioni di vita dei minori ricoverati, ma non
eliminano i danni - sempre molto rilevanti - derivanti dalla mancanza di cure
familiari;
2) molto spesso gli handicappati
intellettivi, soprattutto quelli con limitata o nulla autonomia, sono rifiutati
dalle strutture sociali, ad esempio dalle scuole private dell'obbligo, comprese
quelle cattoliche (1).
Inoltre, in tutte le città del
nostro paese sono carenti e ancor più sovente inesistenti i servizi di sostegno
sociale sia diretti agli handicappati stessi, che alle loro famiglie. Ad
esempio sono carenti:
- i centri diurni per gli
handicappati intellettivi ultraquindicenni non in grado (a causa della gravità
delle loro condizioni psico-fisiche) di svolgere alcuna attività lavorativa,
che restano a totale carico della sola famiglia;
- le iniziative di formazione
professionale (corsi prelavorativi) per coloro che sono in grado di svolgere
una attività lavorativa ridotta, ma proficua per gli interessati e per le
aziende (come ad esempio molti handicappati con sindrome di down);
- il rispetto della legge 482/1968
sul collocamento obbligatorio al lavoro dei soggetti con handicap. Decine di
migliaia di persone sono pertanto costrette a vivere ai margini della società,
sia quelle con pieno rendimento lavorativo, sia quelle con capacità lavorativa
ridotta, ma pur sempre proficua per le aziende;
- le comunità alloggio, per coloro
che sono privi di sostegno familiare. Partendo dalle esigenze degli
handicappati intellettivi, i tradizionali istituti di ricovero dovrebbero
essere superati, così come non vanno previsti nuclei per handicappati nelle
costituende RSA, residenze sanitarie assistenziali, per anziani non autosufficienti;
3) ogni anno decine di migliaia di
anziani colpiti da malattie croniche e da non autosufficienza sono
illegalmente dimessi, a volte in modo selvaggio, dagli ospedali, compresi
quelli privati e quelli gestiti da religiosi. Nei casi in cui non sia possibile
ai familiari curarli a casa loro, viene richiesto il ricovero in strutture
pubbliche di assistenza e beneficenza o private, con rette anche di 4-5
milioni al mese. Abbastanza frequenti sono le strutture abusive. I servizi
sanitari domiciliari adeguatamente organizzati per la cura di malati gravi e
gravissimi (ad esempio quelli di ospedalizzazione a domicilio) sono estremamente
carenti anche se terapeuticamente utili per gli anziani ed economicamente molto
convenienti per il Servizio sanitario nazionale;
4) nei manicomi pubblici e privati
sono ancora rinchiusi 25 mila persone, che spesso vivono in condizioni disumane
(2). In quasi tutte le USL non sono stati creati i servizi necessari per la
prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento. Numerosi soggetti,
soprattutto anziani, sono impropriamente ricoverati in istituti di assistenza/
beneficenza;
5) spesso sono estremamente carenti
gli interventi sanitari, soprattutto quelli rivolti ai malati di Aids e ai
terminali;
6) quasi ovunque è disapplicata la
legge 595/ 1985 che prevede l'istituzione di posti letto di riabilitazione
nella misura dell'1 per mille della popolazione (e cioè 56.000 posti letto). Ne
deriva che numerose persone soffrono condizioni di inabilità e di dipendenza a
causa della carenza di servizi e strutture riabilitative;
7) praticamente inesistenti sono i
centri di volontariato o di altre organizzazioni che intervengono per la
difesa delle esigenze e dei diritti personali di coloro che soffrono per il
disinteresse o la violenza delle istituzioni. Questa carenza garantisce
l'impunità delle istituzioni e condanna alla rassegnazione passiva gli interessati
ed i loro congiunti.
Richieste
Questo Coordinamento ritiene che,
per dare un vero aiuto alla fascia più debole della popolazione, in
particolare alle persone non in grado di autodifendersi (minori in situazione
di abbandono materiale e morale o aventi famiglie con gravi difficoltà,
handicappati intellettivi con limitata o nulla autonomia, anziani malati
cronici non autosufficienti, malati psichici gravi e gravissimi), occorre che
le prese di posizione culturali siano assunte contemporaneamente alle azioni
di tutela dei casi singoli, in modo da difendere concretamente e con
immediatezza le esigenze ed i diritti violati.
È inoltre necessario e urgente che
le strutture e i servizi comunque collegati con la Chiesa cattolica
incomincino a coinvolgere le istituzioni
(Governo, Parlamento, Regioni, Comuni, Province, USL), per
la realizzazione di servizi adeguati alle esigenze e ai diritti dell'utenza.
Pertanto dovrebbe essere data priorità assoluta ai servizi sanitari e sociali
domiciliari e ai centri diurni.
Un altro servizio estremamente
importante è rappresentato dalle comunità alloggio di 8-10 posti al massimo,
inserite nel vivo del contesto sociale per il progressivo ma totale superamento
degli istituti.
LA VICENDA
DI RAVENNA: UNA LETTERA ALLE AUTORITÀ
In
data 10 luglio 1995 la segreteria di Prospettive assistenziali
ha inviato al Prefetto, al Sindaco, al Questore, al Comandante dei Carabinieri
e al Direttore generale dell'USL di Ravenna la seguente lettera.
«Uniamo fotocopia dell'articolo
"Negato a Ravenna il diritto alle cure sanitarie: resoconto di un
sopruso" pubblicato sul n. 110 di Prospettive
assistenziali (3).
«Segnaliamo,
in particolare:
- la negazione del fondamentale diritto alla salute da parte
dell'USL di Ravenna;
- il totale disinteresse dimostrato
dal Sindaco di Ravenna che non ha nemmeno risposto alla lettera del 5.1.1994;
- gli "inviti" rivolti
dalla Questura e dai Carabinieri di Ravenna al Sig. AB di presentarsi nei loro
uffici in una materia di cui la Questura ed i Carabinieri non hanno competenza
alcuna.
«Si gradirebbe conoscere quale
sarebbe stato il comportamento delle Autorità cui la presente è inviata nel
caso in cui un loro congiunto si fosse trovato nelle condizioni di malattia e
di non autosufficienza della Signora CD e le loro condizioni economico/sociali
fossero state quelle del sig. AB».
(1) L'avv. Salvatore Nocera, intervenendo come Consigliere
nazionale del Movimento Apostolico Ciechi alla VII Conferenza internazionale
del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli operatori sanitari sul tema
"Le vostre membra sono il Corpo di Cristo - Le persone handicappate nella
società" (Roma, 19-20-21 novembre 1992) ha dichiarato quanto segue:
«Purtroppo si constata che ancora molte scuole cattoliche rifiutano la
frequenza ad alunni con handicap, invitando i genitori a iscriverli negli
istituti speciali nei quali, pur con le migliori prestazioni professionali, i
bambini e i giovani perdono la ricchezza degli scambi relazionali con compagni
non handicappati e vengono posti in un circuito di emarginazione che li escluderà
dall'inserimento sociale».
(2) Si veda il volume di Roberto Cestari, L'inganno psichiatrico,
Editrice Sensibili alle foglie, Roma, 1994. Si tratta del resoconto di 11
visite-blitz compiute in altrettanti manicomi pubblici e privati italiani, effettuate
dal febbraio 1993 al gennaio 1994. Ciò che l'Autore ricorda di più è «la puzza.
Un odore pesante, disgustoso e appiccicaticcio di escrementi, tanto penetrante
da rimanere a lungo addosso, sulla pelle e sugli abiti». Prosegue l'Autore:
«Alcuni di quelli che partecipavano alla visita (giornalisti, parlamentari,
ecc.) hanno avuto conati di vomito e sono dovuti uscire un po' all'aria aperta
per riprendersi».
(3) L'articolo contiene un resoconto dei tentativi messi in
atto dall'USL di Ravenna per dimettere la sig.ra C.D. dalla Casa di cura
convenzionata "Domus Nova", nonostante che la paziente fosse non
autosufficiente perché colpita da paralisi alla parte sinistra e soffrisse di
crisi ipertensiva con conseguenti collassi e di problemi infiammatori con gravi
dolori alla gamba sinistra.
Prima
del ricovero la signora abitava con un figlio, assente durante il giorno per
motivi di lavoro.
Per
ottenere le dimissioni, erano intervenuti anche la Questura ed i Carabinieri.
www.fondazionepromozionesociale.it