Prospettive assistenziali, n. 112, ottobre-dicembre
1995
APPELLO CONTRO LE RSA
GHETTO
Riportiamo
l'appello contro le Residenze sanitarie assistenziali - RSA
ghetto, sottoscritto da: Anna Confardi, Associazione Italiana Persone Down;
Giuseppe Pambianco, AIAS - Associazione Italiana Assistenza Spastici, Nuova sezione
romana; Giampaolo Lavezzo, AIAS Venezia; Mario Alberto Battaglia, AISM -
Associazione Italiana Sclerosi Multipla; Costantino Rossi, ANICI - Associazione
Nazionale Invalidi Civili; Paolo Cozzi Lepri, CODICI - Coordinamento Diritti
dei Cittadini; Maria Grazia Breda, CSA - Coordinamento sanità e assistenza fra i Movimenti di Base; Nunzia
Coppedè, Comunità Progetto Sud; Augusto Battaglia, Comunità di Capodarco;
Consulta Handicap di Roma; CGIL - Ufficio H di Roma; Salvatore Nocera, FISH - Federazione per il superamento
dell'handicap; Mons. Giovanni Nervo, Fondazione E. Zancan; Giampiero
Castriciano, Lega Arcobaleno; Roberto Tarditi, Lega Nazionale per il Diritto
al Lavoro degli Handicappati; Fulvio Aurora, Medicina Democratica; Manzi
Nilla, MOVI - Movimento Volontariato Italiano; Cecilia Cattaneo, UFHA - Unione
Famiglie Handicappati.
L'appello è
stato distribuito ai partecipanti del convegno "Le residenze sanitarie
assistenziali per disabili" indetto dalla "Settimana della vita
collettiva" (Roma, 2 ottobre 1995).
TESTO
DELL'APPELLO
La RSA è nata come struttura propria del Servizio
sanitario nazionale, preposta per fornire agli anziani cronici non
autosufficienti le necessarie cure sanitarie.
Non si può pensare di ricoverare nella stessa RSA
anziani cronici non autosufficienti e soggetti con handicap fisici o
sensoriali o intellettivi e/o altre tipologie di utenti (malati di mente, dementi
senili, ecc.) così come hanno previsto già alcune Regioni: Lazio, Veneto,
Emilia Romagna.
Le RSA non devono essere l'ennesima risposta
emarginante che l'istituzione prepara anche per gli handicappati, soprattutto
per quanti, avendo una limitata autonomia, sono anche meno capaci di difendere
il proprio diritto a vivere il più possibile in ambienti socializzanti ed
inseriti nel vivo del contesto cittadino. Per evitare che ciò accada è
necessario che si programmino RSA in base ai bisogni differenti delle persone
handicappate.
1) Se si tratta di persone con patologie croniche
e/o non autosufficienti (ad es. sclerosi multipla, distrofia muscolare,
tetraparaplegici, cerebrolesi con danni neurologici permanenti, ecc.), la RSA
deve essere una struttura della sanità collegata con i servizi socio-sanitari
del territorio (compreso l'ospedale). Naturalmente, trattandosi di persone
che possono avere anche molti anni di vita davanti a sé, le RSA devono essere
strutturate in modo tale da assicurare il più possibile ambienti parafamiliari
ed essere inserite in contesti abitativi normali per favorire il mantenimento
delle relazioni affettive e sociali. La capienza dovrà essere contenuta (come
per le comunità alloggio, 8-10 posti al massimo).
2) Se la persona handicappata ha solo bisogno di una
soluzione abitativa con un supporto assistenziale, ma non ha gravi problemi di salute,
la richiesta è sempre quella di ottenere comunità alloggio in numero
sufficiente (almeno una ogni 30.000 abitanti) di 8-10 posti al massimo di
capienza, inserite nel contesto di vita cittadino e gestite dal settore
dell'assistenza sociale.
ATTENZIONE: la legge 595/1985 prevede che sia
destinato 1 posto letto ogni 1.000 abitanti per la riabilitazione. Non si deve quindi accettare che il posto letto
delle RSA sostituisca i posti letto riabilitativi, già così carenti.
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