Prospettive assistenziali, n. 112, ottobre-dicembre
1995
Interrogativi
LUNGA DEGENZA OSPEDALIERA
PER IL PADRE DEL PRIMARIO
Da sette mesi un paziente di 93 anni è ricoverato
presso la Divisione di cardiologia dell'Ospedale Niguarda. Si tratta del padre
del primario.
«Mio padre - ha dichiarato il dott. Antonio Pezzano - è un malato grave e ha diritto, come ogni
altro cittadino, di essere curato bene». Ed ha aggiunto: «Un malato, ed in particolare un anziano,
deve essere assistito coi tempi e i modi che gli necessitano» (1).
Concordiamo pienamente con l'operato dei dott.
Pezzano. Vorremmo solo sapere se questo corretto trattamento è riservato solo a
suo padre o a tutti i malati del suo reparto in analoghe condizioni di salute.
A QUANDO UNA ADEGUATA
ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI ASSISTENZIALI IN PIEMONTE?
In data 4 ottobre 1995, il nuovo Assessore della
Regione Piemonte, Giuseppe Goglio, ha inviato alle autorità interessate
(Sindaci, Presidenti delle Province e delle Comunità montane, Direttori
generali delle Aziende sanitarie o ospedaliere, ai Coordinatori socio-assistenziali,
ecc.) una circolare per trasmettere le linee guida relative alla realizzazione
di interventi urgenti a favore della popolazione minorile (2).
Nella circolare viene ricordato che l'art. 13 della
legge regionale 13 aprile 1995 n. 62 prevede che «le attività per la tutela materno-infantile e dell'età evolutiva sono
in ogni caso esercitate dalle USL o dai Comuni capoluogo di provincia che non
scelgano di partecipare alla gestione associata ovvero dai Consorzi o dalle
Associazioni costituite ai sensi della legge 8 giugno 1990, n. 142 e dalle
Comunità montane operanti entro gli ambiti territoriali individuati entro i
confini delle preesistenti Unità socio-sanitarie locali, al fine di garantire
l'efficacia e l'efficienza delle attività socio-sanitarie a favore di minori».
In sostanza si tratta di una normativa che sancisce
una situazione di vero e proprio caos istituzionale, con il reale pericolo
che, a causa dei possibili conflitti di competenza, non venga istituita la
necessaria rete dei servizi.
La citata legge della Regione Piemonte n. 62/ 1995
consente, inoltre, che i servizi rivolti agli handicappati e agli anziani siano
svolti da organi istituzionali diversi da quelli precedentemente indicati per i
minori. Ad esempio, dà la possibilità - incredibile ma vero - ai Comuni con
poche decine di abitanti di assumere il compito di erogare servizi (assistenza
domiciliare, comunità alloggio, centri diurni, ecc.), senza però che i Comuni
stessi siano tenuti ad istituirli!
Dunque,
il caos istituzionale può raggiungere livelli assurdi.
Stante questa situazione, chiediamo all'Assessore
Goglio se non ritiene di dover intervenire con la massima urgenza per
ridefinire gli organi preposti alla istituzione e gestione dei servizi (a
nostro avviso i Comuni associati, salvo quello di Torino che potrebbe
continuare ad agire autonomamente) in modo che tutti i cittadini (minori,
anziani, handicappati) sappiano a chi rivolgersi nel caso in cui necessitino
di un servizio di assistenza sociale.
L'Assessore vorrà, inoltre, tener conto che
l'unitarietà dei nuclei familiari esige l'unitarietà dei servizi tenuti ad
intervenire nei momenti di difficoltà?
Infine, intende sostenere l'azione da noi condotta
per ottenere che il Parlamento approvi una legge per trasferire dalle Province
ai Comuni tutte le competenze assistenziali in modo da eliminare, fra
l'altro, l'attuale odiosa separazione fra gli interventi nei confronti dei nati
nel matrimonio (di competenza comunale) e dei minori nati fuori del matrimonio (di
competenza provinciale)?
(1) Cfr. Marcello Chirico, "Cure infinite per il papà
del primario", li Giornale, 21 agosto 1995.
(2) II testo delle linee guida è stato riportato sul n. 111,
luglio-settembre 1995 di Prospettive assistenziali.
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