Prospettive assistenziali n. 112  ottobre-dicembre 1995

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

LETTERA APERTA AL SINDACO DI TORINO

Riportiamo la lettera aperta inviata al Sindaco di Torino in data 19 settembre 1995 dal CSA - Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base.

La situazione degli anziani malati cronici non autosufficienti torinesi (oltre 2.000 persone) è sempre più drammatica.

In violazione alle leggi vigenti, gli ospedali li dimettono, spesso in modo selvaggio, e Lei finora non ne ha mai difeso pubblicamente le esigenze ed i diritti.

La lista di attesa per l'ammissione negli istituti comunali che due anni fa era di 12-15 mesi, adesso è di 35-40 mesi! È un vero e proprio disastro.

II decreto legislativo 502/1992 prevedeva e prevede che Lei presenti alla Regione un piano relativo alla programmazione dei servizi sanitari occorrenti per tutta la cittadinanza.

È un impegno che non comporta spese particolari. Perché finora non ha fatto nulla? Anche se con imperdonabile ritardo (sono passati quasi tre anni), Le chiediamo di predisporre questo piano prevedendo in particolare: a) la priorità degli interventi sanitari domiciliari per persone minori, adulte e anziane, malate acute o croniche, nei casi in cui le prestazioni presentino:

- vantaggi terapeutici per i soggetti;

- disponibilità e idoneità dei congiunti o di terze persone;

- idoneità dell'appartamento;

- costi inferiori al ricovero presso ospedali o altre strutture sanitarie;

- necessità di personale non superiore a quello occorrente in ospedale per patologie analoghe;

b) creazione di centri sanitari diurni, aperti almeno 40 ore settimanali, per persone colpite dalla malattia di Alzheimer o da analoghe sindromi;

c) istituzione dei reparti di lungodegenza riabilitativa previsti dalle leggi vigenti nella misura dell'1 per mille della popolazione;

d) creazione delle Unità valutative geriatriche previste dal piano sanitario nazionale per il triennio 1994-1996;

e) creazione di residenze sanitarie assistenziali aventi al massimo 60 posti letto, organizzate in nuclei non superiori a 10 soggetti, per anziani cronici non autosufficienti. Le camere dovranno essere di due letti e avere ciascuna di esse un servizio igienico completo;

f) garanzia, come previsto dalle leggi vigenti, della permanenza in ospedale o presso case di cura private convenzionate, nei casi in cui non siano concretamente attuabili e idonee le prestazioni sanitarie domiciliari di cui al precedente punto a) e non siano disponibili posti in strutture sanitarie.

Le chiediamo inoltre di intervenire al più presto affinché il Servizio sanitario nazionale assuma le competenze dovute nei confronti dei mille anziani malati cronici non autosufficienti ricoverati all'IRV, al Carlo Alberto, al Convalescenziario alla Crocetta, che sono quasi tutti gravemente malati.

AI riguardo Le ricordiamo che il 96% degli anziani ricoverati presso I'IRV è non autosufficiente per ragioni mediche; il 60% è affetto da più di tre patologie importanti sul piano clinico-terapeutico, gli altri hanno più di quattro patologie. Attualmente circa il 30% degli ospiti è in trattamento per gravi patologie acute (infarto miocardico acuto, ictus cerebrale, broncopolmonite, scompenso cardiaco acuto, grave anemia, arteriopatia obliterante arti inferiori, ecc.). II 40% degli ospiti ha necessità di terapia iniettiva, il 30% di terapia per via endovenosa, il 28% ha necessità di medicazioni quotidiane.

Handicappati

Mancano le comunità alloggio per i soggetti privi di sostegno familiare. Infatti è gravissimo che ben 30 soggetti handicappati siano stati ricoverati in strutture fuori Torino e di questi ben 26 in istituti.

Sono carenti i centri diurni per gli handicappati intellettivi ultraquindicenni che, a causa della gravità delle loro condizioni psico-fisiche, non sono in grado di svolgere alcuna attività lavorativa.

La frequenza dei centri diurni (40 ore settimanali) aiuta gli handicappati intellettivi a conservare la maggior autonomia possibile e consente ai loro familiari di tenerli a casa loro, evitando il ricovero e permettendo così al Comune di risparmiare ingenti somme.

Anche la non creazione e l'abbattimento delle barriere architettoniche meriterebbe un Suo più deciso impegno.

Risorse

1) Chiediamo nuovamente a Lei di impegnarsi per un razionale utilizzo delle risorse. In particolare (come prevede la delibera della Giunta comunale del 19.7.94 rimasta finora totalmente disapplicata) dovrebbe essere redatto un programma riguardante i patrimoni delle ex IPAB, ex ECA e degli altri enti assistenziali disciolti. Si tratta di circa 1.000 miliardi!

2) Tre aderenti del CSA, sborsando di tasca loro oltre un milione, si sono sostituiti al Comune di Torino per chiedere al TAR che la Provincia di Torino sia condannata a restituire al Comune di Torino (e agli altri Comuni) i 7-8 miliardi all'anno sottratti illegittimamente a seguito dell'entrata in vigore della legge 142/1990.

II Comune di Torino, nonostante una delibera approvata mesi fa, finora non si è costituito in giudizio.

3) Infine Le ricordiamo che i 10-12 miliardi che ogni anno il Comune spende in materia di anziani cronici non autosufficienti sono - per legge - interamente a carico della sanità.

Perché non fa nulla per evitare di continuare a spendere questa ingente somma che non compete al Comune di Torino?

ESPOSTI ALL'ORDINE E ALLA FEDERAZIONE DEI GIORNALISTI

In data 3 ottobre 1995, Maria Grazia Breda, a nome del CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti - ha inviato l'esposto che riproduciamo ai Presidenti nazionali dell'Ordine dei giornalisti e della Federazione nazionale Stampa italiana, al Garante per la Radio-diffusione e per l'editoria, al Consiglio Consultivo degli utenti, al Comitato nazionale di garanzia e al Presidente dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte e della Valle d'Aosta (1).

Testo dell'esposto

Uniamo la lettera aperta recapitata alla redazione torinese di "La Repubblica" in questi giorni. È davvero inaudito il comportamento del quotidiano che con la sua disinformazione danneggia le persone malate croniche non più autosufficienti, incapaci di difendersi.

II giornale è libero, ovviamente, di avere le proprie opinioni in merito alle iniziative politiche e sociali che possono essere realizzate per risolvere il drammatico problema della cura delle persone sopra citate. Non può, invece, continuare a negare l'esistenza di precise disposizioni di legge, che, fintanto che nessuno le abroga, sanciscono precisi obblighi di cura per le persone adulte e anziane croniche non autosufficienti dentro le strutture sanitarie, compresi gli ospedali.

Se il quotidiano "La Repubblica" non è d'accordo, può dare battaglia per mutare tali disposizioni, ma, per ora, deve rispettare la legge e, quindi, informare i suoi lettori dei diritti precisi che queste prevedono.

Poiché la situazione degli anziani malati cronici non autosufficienti è particolarmente aggravata dalla mancanza dì alternative concrete (fuori dall'ospedale mancano i servizi di cura a domicilio, i day hospital, i centri diurni, le RSA, residenze sanitarie assistenziali e, inoltre, sono estremamente inferiori al minimo stabilito dalla legge i posti letto di riabilitazione) auspichiamo che le SS.VV. vogliano richiamare il Direttore e i collaboratori de "La Repubblica" ad un comportamento rispettoso delle leggi e almeno presentino con la stessa evidenza le opinioni a favore del loro rispetto e quelle contrarie.

Chiediamo inoltre che sia pubblicata su "La Repubblica" - Edizione di Torino la nostra lettera di precisazione, in modo che i cittadini più deboli ed i loro congiunti possano almeno conoscere i loro diritti e le concrete possibilità di ottenerne l'attuazione.

Lettera aperta al giornale "La Repubblica" - Edizione di Torino

Da molto, troppo tempo l'edizione torinese de "La Repubblica" presenta in modo gravemente deformato la situazione degli anziani cronici non autosufficienti.

Secondo "La Repubblica" gli anziani cronici non autosufficienti:

- usurperebbero i posti letto ospedalieri che sarebbero riservati (il che non è vero in base alle leggi vigenti) ai malati acuti;

- dovrebbero essere allontanati dagli ospedali anche se, nei casi in cui i congiunti non possono curarli a casa loro, non vi è alcuna disponibilità presso strutture residenziali pubbliche (la lista d'attesa del Comune di Torino per l'ammissione all'Istituto di riposo per la vecchiaia, al Carlo Alberto e al Convalescenziario alla Crocetta è ormai di 35-40 mesi!). Pertanto, l'unica soluzione è, per forza di cose, il ricorso a strutture private con pagamento (da parte degli utenti e dei loro congiunti) di 3-5 milioni al mese.

In questa situazione prosperano le pensioni che abusivamente ricoverano anziani malati, con trattamenti spesso incivili.

* * *

In merito alle esigenze degli anziani cronici non autosufficienti il CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti che funziona ininterrottamente dal 1970, precisa quanto segue (2):

1) in base alle leggi vigenti, nei confronti delle persone non curabili a domicilio, deve intervenire il Servizio sanitario nazionale. AI riguardo, il Decreto del Presidente della Repubblica 1 ° marzo 1994 "Approvazione del Piano sanitario nazionale per il triennio 1994-1996" stabilisce che «gli anziani ammalati, compresi quelli colpiti da cronicità e da non autosufficienza, devono essere curati senza limiti di durata nelle sedi più opportune»;

2) come risulta anche da sentenze della Magistratura, i Comuni e le strutture dell'assistenza sociale (case di riposo ecc.) non hanno alcuna competenza in materia di ricovero e cura degli anziani cronici non autosufficienti;

3) spetta ai primari ospedalieri e ai direttori sanitari (e non al malato o ai suoi familiari) individuare le strutture e i servizi necessari per i pazienti dimissibili non curabili a domicilio. È un compito affidato a questi esperti dalle disposizioni in vigore, in quanto per tali scelte è necessaria una competenza medica;

4) è urgente la predisposizione di servizi sanitari domiciliari (terapeuticamente più validi per i malati e meno costosi per lo Stato), ma questa iniziativa, a parte le esperienze dell'ospedalizzazione a domicilio delle Molinette e della Fondazione Faro, finora non é mai stata promossa e incentivata dalla Regione Piemonte e dalle USL;

5) salvo i 5-6 pazienti accolti dall'ospedale Einaudi, non vi sono centri sanitari di cura per i dementi senili, nonostante che per i loro familiari (spesso si tratta dei coniuge ultraottantenne) i carichi di lavoro ed economici siano insostenibili dovendo garantire la loro presenza 24 ore al dì per tutti i giorni dell'anno;

6) nonostante le precise disposizioni della legge 595 del 1985 la Regione Piemonte finora non ha disposto la creazione dei necessari posti letto per la riabilitazione (circa 950 per la sola città di Torino) di modo che non solo molti anziani, ma anche numerosi adulti e giovani diventano non autonomi per la mancanza di interventi riabilitativi.

Torino, 22 settembre 1995

 

(1) Esposti riguardanti il giornalista Alberto Custodero sono stati trasmessi al Consiglio interregionale PiemonteValle d'Aosta dell'Ordine dei giornalisti dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Torino e dall'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie in merito agli articoli apparsi su La Repubblica del 18 e 19 settembre 1993. Un'altra segnalazione è stata inviata in data 21 settembre 1994 alle autorità competenti dal CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti - affinché valutino se corrispondono o meno al rispetto della dignità della Signora L.G., non in grado di autodifendersi a causa delle sue gravissime condizioni di salute, e a un comportamento professionale corretto le notizie riportate su La Repubblica e su La Stampa del 9 luglio 1994: «È stata pubblicata la fotografia della signora L.G. (La Repubblica anche il 10 luglio 1994); sono state fornite al pubblico le sue generalità e quelle dei suoi congiunti con gli indirizzi delle relative abitazioni; è stato scritto che la signora, pur essendo gravemente malata e non autosufficiente, non è una malata vera (Alberto Custodero); sono state rivelate notizie strettamente personali e riservate: "la memoria l'ha abbandonata, raramente è lucida, borbotta a voce bassa parole che solo lei sa" (Giovanni Favro) e false: "paziente indigente" (A. Custodero)».

(2) Si tratta delle precisazioni inviate 1'11 agosto 1995 alla sede torinese di La Repubblica, che non le ha pubblicate.

www.fondazionepromozionesociale.it