Prospettive assistenziali, n. 113, gennaio-marzo
1996
Specchio nero
VIOLAZIONE EDILIZIA E
ANZIANI EMARGINATI
Riportiamo
integralmente la lettera inviata in data 1° febbraio 1996 dal CSA - Comitato
per la difesa dei diritti degli assistiti alle Autorità della Regione Piemonte,
del Comune e della Provincia di Torino in merito alla «inidoneità dell'ex ospedale
dell'Eremo alla destinazione di residenza sanitaria assistenziale per anziani
cronici non autosufficienti».
Testo della lettera
Questo Coordinamento, che funziona ininterrottamente
dal 1970 e che insieme ad altre organizzazioni ha promosso la proposta di
legge regionale di iniziativa popolare "Riordino degli interventi sanitari
a favore degli anziani cronici non autosufficienti e realizzazione delle
residenze sanitarie assistenziali" (attualmente all'esame del Consiglio
regionale piemontese - firme raccolte oltre 25 mila), conferma la sua convinta
opposizione all'utilizzo dell'ex ospedale dell'Eremo quale residenza sanitaria
assistenziale destinata ad anziani cronici non autosufficienti per i seguenti
motivi:
- l'ex ospedale sorge in; una zona
scomodissima per i torinesi e per gli abitanti del Chierese;
- i costi di ristrutturazione sono altissimi e almeno
uguali a quelli occorrenti per nuove costruzioni nella città di Torino e,
occorrendo, nel Chierese;
- a Torino sono disponibili strutture quali
l'Ospedale di Via Farinelli (che, ad avviso dei CSA, dovrebbe essere utilizzato
anche per malati non anziani), la struttura da tempo disponibile di via
Braccini, la "Casa Serena" di Corso Lombardia (il progetto di
ristrutturazione dei locali vuoti da 20 anni è stato recentemente approvato),
l'istituto Marco Antonetto.
Inoltre, recuperare l'Eremo significherebbe legalizzare
le gravi irregolarità edilizie compiute dalla Curia di Torino con la costruzione
di ben 5.700 metri quadrati in più di quelli concessi dalla licenza edilizia.
Calcolando che il funzionamento dell'ex ospedale
dell'Eremo sia di 40-50 anni, sarebbero alcune migliaia gli anziani che, a
volte anche per un lungo periodo, dovrebbero subire le negative e
ingiustificate conseguenze di una scelta certamente sbagliata, scelta che
renderebbe estremamente difficile ai loro congiunti (spesso ultraottantenni)
di essere presenti e di sostenerli sul piano morale e materiale.
Infine ricordiamo che occorrerebbe che la Regione
Piemonte, le USL e i Comuni rispettassero il piano sanitario (DPR 1° marzo
1994) che stabilisce quanto segue: «Gli anziani ammalati, compresi quelli
colpiti da cronicità e da non autosufficienza, devono essere curati nelle sedi
più opportune (e quindi negli ospedali pubblici e nelle case di cura private
convenzionate, n.d.r.), ricordando che la valorizzazione del domicilio come
luogo primario delle cure costituisce non solo una scelta umanamente
significativa, ma soprattutto una modalità terapeutica spesso irrinunciabile».
AI riguardo è noto che mentre la creazione di un
posto letto residenziale costa 100-150 milioni, le spese di impianto di un
servizio sanitario domiciliare sono pressoché uguali a zero. D'altra parte la
retta ospedaliera è di 250-300 mila lire al giorno, mentre l'ospedalizzazione a
domicilio costa solo 90-100 mila lire. Pertanto è auspicabile che vengano
potenziate le cure domiciliari e siano istituiti centri diurni per malati di
Alzheimer, in modo che gli anziani ricevano le prestazioni necessarie ed i
familiari siano concretamente aiutati.
P.S. - Si segnala che
il giornale 'La Stampa" continua ad operare una ingiustificata censura
alle posizioni del CSA sull'Eremo.
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