Prospettive assistenziali, n. 114, aprile-giugno 1996

 

 

Libri

 

 

ENRICO CAMANNI - MIRTA DA PRA POCCHIE­SA, L'ultimo messaggio - Viaggio verso il confi­ne del suicidio attraverso il quotidiano della vi­ta, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1995, pp. 119, L. 22.000.

 

Per l'organizzazione mondiale della sanità, il suicidio «appare come un problema da trattare risalendo alla base del substrato che lo ospita, cioè l'emarginazione, la disoccupazione, gli stati depressivi». Una premessa di non poco conto in quanto individua il terreno sociale sul quale il di­sagio attecchisce e si sviluppa, senza trascura­re la componente psicologica che dal disagio discende fino a motivare il gesto finale. Una vi­sione che supera la riduttiva impostazione psi­chiatrica del problema e apre la via a una rifles­sione nuova, articolata, ricca di sfumature.

Partendo da questa premessa, gli Autori han­no approfondito l'analisi delle emergenze socia­li, emergenze che, al di là di apparenze e alibi, nascondono precise responsabilità, comprese quelle dei mezzi di informazione.

Raramente il suicidio è un nichilistico atto di distacco. Spesso, al contrario, è l'insopportabile coinvolgimento psicologico in situazioni forti e deficitarie, come un amore o un lavoro perduto.

II suicidio è una scelta privata che richiede in­nanzitutto discrezione e rispetto; ma le cause e la prevenzione sono un problema di tutti.

 

 

GILBERTO MUSSONI, In prima persona - L'han­dicap: storie di vita, esperienze, testimonianze, Theut (Edizioni dell'Istituto di Scienze dell'Uomo, Via Tonini 5, C.P. 1138, 47037 Rimini), 1995, pp. 103, L. 15.000.

 

Gilberto Mussoni, nell'ambito del suo impegno volontario con un istituto culturale e della sua attività presso il Centro Documentazione Inte­grazione dell'USL di Rimini, ha raccolto le storie di vita, le esperienze e le testimonianze di per­sone con handicap o di loro congiunti finora pubblicate. Di ciascuna vicenda Mussoni ha re­datto un breve riassunto. Complessivamente si tratta di 60 schede.

Nella prefazione Andrea Canevaro ritiene giu­stamente che «la conoscenza e il riconoscimen­to del valore dell'esperienza costituiscono una lunga storia nascosta, minore (...). Le esperienze, di fronte alla scienza, sono timide». Ma, solo par­tendo dalla conoscenza della quotidianità, è possibile rispondere in modo adeguato alle esi­genze delle persone in difficoltà.

 

 

ADINA CIORLI - FRANCESCO DELLA CROCE, Per forza e per amore - L'assistenza ad anziani non autosufficienti dimessi da un ospedale mi­lanese, Franco Angeli, Milano, 1994, pp. 222, L. 32.000.

 

II volume raccoglie i risultati di una ricerca ri­guardante un gruppo di anziani ultrasettantacin­quenni (100 casi) rientrati al domicilio dopo un ricovero ospedaliero. «Il 60% dei soggetti intervi­stati ha livelli di capacità funzionale che richiedo­no interventi d'aiuto totale (...): la dimissione dall'ospedale richiede dunque che vi sia per loro la disponibilità di un’assistenza quotidiana».

Un altro elemento importante rilevato dalla ri­cerca è il seguente: «L'86% degli anziani dimes­si rientra al proprio domicilio o presso propri pa­renti». Emerge inoltre che «al momento della di­missione ospedaliera si verificano cambiamenti di convivenza che coinvolgono circa il 13% di co­loro che rientrano al domicilio».

Infine viene rilevato che «l'assistenza ad un soggetto anziano non autosufficiente è un com­pito di gestione difficile che richiede professiona­lità non necessariamente possedute da chi assi­ste».

Ciò nonostante, è risultato che la famiglia provvede «esclusivamente con le risorse proprie senza il supporto o l'accesso di servizi di soste­gno». Da osservare che le prestazioni «sono svolte per il 67% da donne della famiglia».

 

 

PIETRO VALDINA, Il sesso degli anziani, Edizioni dell'Università popolare, Roma, 1994, pp. 121, L. 24.000.

 

Il sesso degli anziani è come quello degli an­geli. Non si sa se esiste o se è meglio che non esista. Se esiste non si sa se è utile, se è inutile, se è dannoso, se si addice, se non si addice, se è disdicevole.

Nessuno ne sa nulla, pochi ne parlano, meno di tutti gli anziani.

Una lunga indagine condotta a Terni in più ri­prese per più di quattro anni, tenta di sollevare un veto sulla spessa coltre di ignoranza, di pre­giudizi, di indifferenza, di ripulsa e di silenzio che copre questo argomento.

Da quella indagine nasce questo libro che riassume, in estrema sintesi, i risultati della ri­cerca di Terni e di una vasta rassegna bibliogra­fica condotta in quell'occasione, indaga sulle caratteristiche della sessualità umana e prende in esame i comportamenti sessuali degli adulti e degli anziani confrontandoli anche fra loro per evidenziarne le numerose differenze.

Lo scopo di questo lavoro è quello di indurre l'anziano a non accettare sempre supinamente i ruoli ed i comportamenti che la società gli impo­ne e, a proposito di sesso, ad aiutarlo a sceglie­re liberamente fra una serena e motivata rinun­cia, una adeguata prosecuzione della attività sessuale o una interpretazione puramente spiri­tuale della propria sessualità.

 

 

STEFANO CIRILLO - M. VALERIA CIPOLLONI, L'assistente sociale ruba i bambini?, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1994, pp. 263, L. 35.000.

 

II testo riporta le riflessioni di un gruppo di operatori dell'USL 31 della città di Ferrara, im­pegnato in un lavoro di supervisione per ripen­sare il proprio modo di affrontare il disagio delle famiglie multiproblematiche e riprogettare così il proprio intervento.

II gruppo di lavoro, che ha operato in due pe­riodi, dall'85 all'88 e dall'89 al 91, ha lavorato su un campione di 30 famiglie multiproblematiche croniche, caratterizzate cioè, secondo la defini­zione degli Autori, dalla lunga durata del rappor­to assistenziale con i servizi territoriali, dal dete­rioramento della struttura familiare e dalle diffi­coltà di adattamento sociale di membri adulti, dalla presenza di più di un individuo portatore di patologie sociali e/o psichiche nell'arco di due o tre generazioni e, infine, dalla presenza di mem­bri in età minorile in condizione di evidente ri­schio evolutivo o di patologia conclamata.

Data la cronicità del rapporto con i servizi da parte degli utenti in questione, è stato approfon­dito il concetto di dimissione, intesa come «rag­giungimento dell'autonomia sociale ed economi­ca realisticamente possibile per ciascuna delle famiglie».

II lavoro analizza, inoltre, i fattori di rischio per il bambino e l'esigenza della sua tutela, metten­do in luce le resistenze degli operatori nei con­fronti dell'allontanamento del minore dalla fami­glia.

 

 

CLAUDIO MARTINI - STEFANO VITALE, Il rischio educativo - Indagine sui servizi socio-educativi per i minori a Torino, Edizioni Il Capitello, Tori­no, 1994, pp. 154, L. 22.000.

 

Questa ricerca è stata promossa dal Centro per l'Educazione di Torino, organismo che riuni­sce diverse associazioni impegnate nel settore della scuola e dell'extrascuola: MCE, CIDI, FNISM, ARCI ragazzi, Albera, Lend, Scholé, Co­gidas, Formazione '80, CISH, Scienza ed Am­biente, Centro Sereno Regis, CGD, UISP, ARCI Nova e CEMEA.

L'intento era duplice: da un lato, censire tutte le risorse esistenti sul territorio a disposizione dei minori privilegiando quelle agenzie ed inizia­tive organizzate e gestite in convenzione con il servizio pubblico; dall'altro lato condurre una di­samina qualitativa sullo stato di tali servizi indivi­duando: obiettivi, modalità d'intervento e di pre­sa in carico dell'utenza, strumenti di lavoro e bi­sogni formativi degli operatori.

Ne è risultato un quadro utile sul piano della programmazione degli interventi istituzionali e stimolante dal punto di vista della riflessione sulle principali risorse e difficoltà manifestate dai diversi operatori dei servizi in esame.

La ricerca non si limita a fotografare una real­tà, ma partendo dai dati raccolti, fornisce indica­zioni di ordine metodologico e di contenuto sulle pratiche e gli orientamenti possibili degli opera­tori impegnati nei servizi per i minori. Allo stesso modo viene criticamente analizzata la nozione di "rischio" e sono individuate nuove piste di la­voro sul versante della formazione degli educa­tori, ancora troppo distante dalla realtà concreta del lavoro quotidiano.

II libro si presenta quindi come uno strumento in grado di riguardare non solo chi opera su questo terreno specifico (animatori, educatori, assistenti sociali, supervisori, coordinatori e re­sponsabili politici), ma anche chi studia tali fe­nomeni da un punto di vista psicologico, socio­logico e pedagogico.

 

 

P. BASTIANONI, C. AVALLE, R. MILLI ALTAMORE (a cura di), Vuoi sapere cosa ne penso io della comunità per minori? 56 ragazzi e ragazze si raccontano, Quaderni: educare in comunità, n. 4, Edizioni Regione Toscana, 1994, pp. 91, sen­za indicazione di prezzo.

 

II volume fornisce un quadro sintetico, ma arti­colato dei minori ricoverati in comunità alloggio. Sono descritte le caratteristiche generali degli ospiti e delle loro famiglie d'origine e la storia istituzionale del minore e della sua famiglia, dal­la segnalazione alla prima presa in carico da parte dei servizi.

È un contributo e un'occasione per riflettere sulle situazioni dei minori ricoverati in comunità alloggio e sulle modalità operative dei servizi stessi.

Le testimonianze raccolte dai ricercatori in dieci comunità aderenti al Coordinamento delle comunità per minori (CNCM) offrono un ricco materiale utile anche per rivedere le modalità di progettazione e di valutazione dei casi.

 

 

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